34 - La situazione brutta del capitolo precedente non è nulla in confronto

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Qualche giorno dopo la disavventura con il cacciatore di streghe Dazai si era ripreso quasi del tutto ed era tornato a casa, Mori aveva avvisato i suoi genitori che si era assentato dalla villa ed era stato ricoverato per un malore e che sarebbe passato tre giorni dopo il suo ritorno per un controllo.

Fortunatamente quando Dazai tornò alla villa suo padre era fuori casa e sua madre rinchiusa nelle sue stanze, al duca sarebbe piaciuto potersi abituare a quella tranquillità. Nei giorni successivi suo padre non gli rivolse mai la parola, non lo mandò a chiamare e durante i pasti lo ignorava completamente. Dazai immaginò che a tenerlo lontano fossero state le parole di Mori che lo avevano dipinto come malato di una terribile malattia.

Doveva fingersi malato più spesso se questo gli garantiva tutta questa tranquillità. Erano passati tre giorni da quando era tornata a casa e tre giorni dall'ultima volta che aveva visto il marchese. Non poteva andare a trovarlo, troppo impegnato com'era a fingersi malato.

Quando la cameriera bussò alla porta per annunciargli che aveva visite Dazai era sdraiato sul suo enorme letto di ebano e guardava il soffitto in maniera stanca, pensando. Non avevano ancora scoperto chi era stato a mandare la lettera a Mori. Non avevano nemmeno un sospettato.

- Signorino? È permesso?

- Avanti.

Una ragazzina evidentemente appena assunta con la pelle lentigginosa e una cascata di indomabile di ricci rossi si affacciò alla porta. Dazai era quasi sicuro di non averla mai vista.

- Avete visite. Il marchese Nakahara chiede di voi.

Dazai si mise a sedere di scatto e guardò la cameriera.

- Che bella notizia che mi date, signorina. Fatelo entrare. Portatelo pure nella mia stanza.

La cameriera annuì e se ne andò, per tornare qualche minuto dopo in compagnia di Chuuya.

- Grazie.

Disse Chuuya alla cameriera, quella quindi chinò il capo e se ne andò lasciandoli soli. Dazai alla vista del marchese sorrise e gli si lanciò addosso stringendolo in un abbraccio più dispettoso che dolce.

- Chuuya, mi sei mancato tantooo.

- Sono solo tre giorni che non ci vediamo, scollati.

Chuuya lo spinse via con poco successo. Dazai lo lasciò andare dopo un po' e guardò con un sorriso il marchese con i capelli tutti scarmigliati per l'abbraccio.

- Sei carino, Chuuya-kun.

Chuuya arrossì di colpo, lo spinse da parte e si sedette sul letto con le braccia incrociate e un'espressione perplessa in viso.

- A cosa devo tutto questo affetto oggi?

- Sei venuto a trovarmi. Tu. Vuol dire che ci tieni a me.

Sorrise Dazai battendo una volta le mani, poi prese posto sul letto accanto a lui e gli guardò le labbra con un ghigno, a quel gesto Chuuya arrossì ancora di più.

- Baciami se ne hai il coraggio, duca.

Dazai non perse il suo ghigno a quelle parole e si protese verso Chuuya, il marchese lo guardò con sfida, con il cuore che batteva sempre più veloce chiedendosi cosa aveva intenzione di fare quel maniaco. Quando sentì le labbra di Dazai posarsi sul suo collo si sentì scosso da un brivido. Dazai però rovinò completamente la dolcezza del momento, saltandogli addosso e bloccandogli i polsi sul letto.

- Dazai?

La voce di Chuuya vibrò di panico un istante, poi il marchese scoppiò a ridere non appena Dazai cominciò a fargli il solletico sulla pancia. Dazai lo fece ridere finché non vide gli occhi di Chuuya riempirsi di lacrime per le troppe risate. A quel punto, sorbendosi tutta una serie di insulti in lingue sconosciute, si sdraiò accanto al marchese sorridendo.

- Sono felice.

Quelle parole investirono in pieno Chuuya, provocandogli una strana agitazione nella pancia. Lui? Era riuscito a rendere felice quell'ameba di Dazai?

- Posso baciarti?

Chuuya lo guardò ancora più stupito. Cosa aveva oggi Dazai? Cos'era tutta quell'allegria? Quella dolcezza e quella gentilezza?

- Non chiedermelo nemmeno.

Dazai gli appoggiò una mano sul fianco, lo attirò a sè e lo baciò. Chuuya sorrise e una sensazione di tepore e quotidianità, un'emozione pericolosa, gli fece battere il cuore.

Stava così bene, il corpo di Dazai premuto contro il suo, il calore che percepiva sulla pelle, le morbide lenzuola attorno a loro, che in quel momento non avrebbe potuto chiedere di meglio.

Il bacio si fece più intenso, come quella notte sulla spiaggia. Chuuya aveva pensato a quello che gli aveva detto Dazai, lui non voleva fargli del male. E... aveva capito che poteva accettare tutto quel contatto fisico.

Dazai si staccò dalle sue labbra un istante per poi baciargli la clavicola, Chuuya rabbrividì e sorrise.

Di colpo fu tirato via da Dazai, qualcuno lo avevo preso dai capelli e lo aveva strattonato indietro, il gesto aveva mandato la sua testa a sbattere contro le colonne di legno del baldacchino. Trattenne un verso di dolore e guardò confuso di Dazai. La botta lo aveva stordito e non riusciva a capire cosa era appena successo.

Lo sguardo di Dazai era puntato alle sue spalle ed era pieno di panico. Solo allora Chuuya capì. Qualcuno li aveva scoperti. Si girò. E quel qualcuno non era altri che il padre di Dazai.

L'uomo che aveva mandato a morire un povero e innocente ragazzo solo perché era stato troppo gentile con suo figlio. Rabbrividì e si girò a fronteggiare il padre di Dazai. Si chiese se fosse il caso di ucciderlo e risparmiarsi un bel po' di problemi e scuse campate in aria.

Il padre di Dazai non proferì parola, tirò per il colletto Chuuya giù dal letto e guardò Dazai con un odio che di umano aveva gran poco. Dazai si alzò rapidamente pronto a fronteggiare suo padre.

- Padre...

Chuuya vede l'uomo alzare la mano per colpire Dazai, ma l'impatto della sua mano contro la guancia del ragazzo non arrivò mai. Dazai aveva afferrato la mano dell'uomo in tempo e lo guardava con sfida.

- Mi hai portato via abbastanza, padre. Mi hai privato più volte delle cose che amavo cercando di farmi diventare come volevi tu.

Suo padre non parlò ancora, la rabbia, la vergogna, l'umiliazione deformavano il suo viso e lo facevano apparire quasi bestiale, come il muso di un animale.

Dazai strinse il polso del padre con forza e lo guardò negli occhi.

- Sono orgoglioso di essere una vergogna, una macchia sull'onore impeccabile di famiglia, se è questo vuol dire essere felice.

Dazai mollò il polso dell'uomo. Padre e figlio, uno di fronte all'altro. Si guardarono negli occhi per lunghissimi secondi, poi il padre di Dazai fece un passo indietro. Prese di nuovo Chuuya per i capelli, e tra le sue mani scintillò una lama. Un pugnale. Chuuya ancora stordito per la botta fu troppo lento a reagire e si ritrovò l'arma premuta contro la gola.

- Ammazzerò prima lui. Poi ammazzerò te. Lentamente. Godendomi ogni tuo grido.

La voce dell'uomo era cavernosa, Dazai non aveva mai sentito suo padre parlare in quel modo.

- No...

Dazai scattò in avanti nel momento in cui suo padre alzava la mano pronto a colpire il collo di Chuuya.

Chuuya vide la lama con un scintillio abbattersi su di lui, chiuse istintivamente gli occhi.

A. A.
Muahhahahahh (:

Abisso - SoukokuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora