17 - Zia Koyo è una filosofia

957 102 143
                                    

Dopo che il dottore ebbe lasciato la stanza Chuuya cadde in un sonno profondo e febbricitante, si svegliò solo diverse ore dopo. Qualcuno gli aveva messo una pezza bagnata sulla fronte per dargli sollievo. Nel dormiveglia che segue i sonni profondi Chuuya pensò molto alle parole del dottore.

In effetti aveva bisogno di fare una lunga chiacchierata con Dazai dopo quella notte, glielo doveva e in più anche lui stesso meritava di ascoltare ciò che Dazai aveva da dire.

Quando riuscì a scrollarsi di dosso il torpore del dormiveglia, si mise seduto e constatò che effettivamente stava molto meglio di quella mattina. L'orologio a pendolo in un angolo della stanza segnava le sei di sera. Rimase quasi sconvolto nel constatare che aveva dormito quasi per tutto il giorno.

Tirò la cordicella accanto al letto per chiamare Tachihara, il quale non si fece attendere e si presentò sulla porta un minuto dopo con in mano un vassoio con della macedonia e un bicchiere d'acqua.

- Siete sveglio, my lord. Che bello.

Entrò nella stanza a grandi passi e lasciò il vassoio sul comodino, poi raccolse la pezza bagnata dalle lenzuola, dove era caduta quando il marchese si era alzato. Appoggiando una mano sulla fronte di Chuuya sentì che la febbre era sparita e allora sorrise.

- Come vi sentite?

- Non so. Bene, credo. Dov'è Dazai? Sta bene?

- Certo. È venuto un paio d'ore fa un servo della sua casata a cercarlo, è stato costretto a tornare a casa con lui, ma ho il sospetto che avrebbe preferito rimanere qui.

- Oh, capisco.

- Vi saluta.

- Grazie, immagino. Sto morendo di fame.

Sentenziò Chuuya prendendo il vassoio e appoggiandoselo sulle ginocchia.

- Avviso le domestiche di preparare la cena allora. Ve la servirò a letto, meglio che vi riposiate finché non sarete completamente in forze. Se avete bisogno chiamatemi

- Grazie.

Tachihara sorrise e poi uscì dalla stanza lasciando Chuuya nuovamente da solo. Il marchese bevve avidamente e in pochi minuti finì la macedonia, poi si ributtò sdraiato sui cuscini. Evidentemente la sua chiacchierata con Dazai avrebbe dovuto aspettare.



Chuuya cominciava a preoccuparsi seriamente. Erano passati dieci giorni dall'episodio di corruzione (così aveva chiamato Mori il manifestarsi della sua particolarità) e Dazai non era venuto a infastidirlo nemmeno una volta.

Temeva che Dazai non volesse più vederlo per via di quello che era successo, che avesse paura di lui dopo ciò che era accaduto, la parte più irrazionale del suo cervello si immaginava già il duca presentarsi alla sua porta con una folla inferocita di contadini armati di torce e forconi per ucciderlo. Però, siccome aveva anche un briciolo di cervello, aveva anche il dubbio che quella sua assenza era dovuta al padre quindi per rispettare il proverbio "tolto il dente, tolto il dolore" si recò personalmente alla residenza del duca.

Non fece nemmeno in tempo a scendere da cavallo che un servo che passeggiava in giardino in compagnia di una signora lo mandò via sgarbatamente come se fosse un appestato sostenendo che il padrone non gradiva visite di alcun tipo.

Abisso - SoukokuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora