11 - Simposio forzato

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Era una piacevole notte d'estate. Il canto delle cicale riempiva la sera e unito al frinire dei grilli si innalzava fino al cielo, sembrava una lode ad un antico dio ormai dimenticato. Il giardino del palazzo in lontananza era grande ed affollato, alla festa della notte ferragosto indetta a palazzo non mancava mai nessuno. Nemmeno il più misantropo tra i misantropi: il marchese Nakahara.

Eccolo che se ne stava seduto su uno dei tavolini elaborati che riempivano il giardino, da solo eccetto per la compagnia di un bicchiere di champagne, dopo essere sfuggito a uomini d'affari e ricchi signori e aggraziate fanciulle alla ricerca di un marito.

Aveva bevuto un pochino, ma non tanto da perdere lucidità e il suo spiccato desiderio di solitudine. Desiderio che venne poco dopo violato dalla comparsa di un giovane duca.

Ormai i due si conoscevano da diversi mesi ed erano visti da tutti come ottimi amici, sebbene non facessero altro che punzecchiarsi e lanciarsi frecciatine a vicenda.

- Ohh, buongiorno. Mio carissimo marchese.

- Sparisci.

- Assolutamente no.

Sorrise affabile il duca, prendendo posto al tavolino rotondo al quale sedeva Chuuya.

- Voglio stare da solo. Non ne posso più di cose che respirano.

- Nemmeno io, un suicidio di coppia risolverebbe questo problema, che dici?

Chuuya a quelle parole lo fulminò con uno sguardo e tra non rispondere e uccidere l'uomo che aveva davanti, esaudendo così il suo più proibito desiderio, optò per il silenzio. Socchiuse gli occhi concentrandosi sul cicaleccio degli insetti, ancor più rumoroso di quello umano.

- Ho capito, anche oggi dovrò morire da solo.

Sospirò alzando gli occhi al cielo il duca. Si stava facendo sempre più buio, man mano che i colori del tramonto abbandonavano il cielo diverse lanterne venivano accese nel giardino del palazzo dalla servitù. Chuuya finì in un sorso lo spumante restante nel bicchiere sperando che questo lo aiutasse a sopportare le assurdità della amico.

- Sai, Chuuya-kun. Nell'antica Grecia, dopo i banchetti c'era il così detto Simposio. Dove si discuteva di un certo tema tutti assieme. Mi annoio, quindi ora io e te faremo un Simposio.

- No.

- Conosci Platone?

- Purtroppo.

- Bene, siccome non ho fantasia copierò il suo stesso tema: l'eros, cioè l'amore.

Chuuya a quelle parole sospirò esasperato tirando una testata al tavolo che scricchiolò pericolosamente:

- È il tuo modo di chiedermi qual é la mia opinione sull'amore o sbaglio?

- Chissà, Chuuya-kun... Chissà.

- Oh, ma ti prego. Io me ne vado. Addio Dazai.

Il duca trattenne il marchese per un polso e gli impedì di alzarsi dalla sedia.

- Avanti, fammi questo favore. Aiutami a passare il tempo, in cambio non ti darò più fastidio per il prossimo mese.

- Dazai, sappiamo entrambi che non lo farai, ma a questo punto non ho nulla da perdere se non la dignità, immagino.

- Ti preoccupi ancora della tua dignità con me, marchese? Dopo tutto quello che abbiamo fatto.

Dazai fece un'espressione da donna ferita e Chuuya innervosito gli tirò in testa un bastoncino raccolto da sotto il tavolo. Perché doveva sempre fare battute da pazzo maniaco?

Abisso - SoukokuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora