36 - Bungo gay dogs

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Dazai entrò nella casa del marchese, la testa gli rimbombava ancora dei lamentosi canti cristiani che aveva ascoltato per più di un'ora durante il funerale. Il vestito di stoffa nera gli prudeva e gli stava troppo stretto sulle spalle: non vedeva l'ora di cambiarsi.

Chuuya entrò dopo di lui, seguito da Tachihara, Koyo e Yosano. Erano tutti vestiti di nero. Chuuya era abbastanza sicuro che le due donne durante la funzione, nascondendosi dietro i fazzoletti di stoffa bianchi ricamati si stessero scambiando, battutine che non era certo di voler conoscere.

Non appena entrarono in casa e chiusero la porta tutti persero la loro espressione luttuosa. Era stato un funerale eterno e noiosissimo, vi avevano partecipato moltissimi nobili e alla fine Dazai era stato circondato da una folla di gente vestita di seta nera che non faceva altro che porgergli le loro sentite condoglianze.

- Sei orfano.

Commentò Chuuya di punto in bianco mentre si toglieva la giacca, che aveva indossato contro il freddo autunnale e la nebbia che per tutto il giorno aveva avvolto la città in un grigio umido.

- Come te.

Rispose Dazai, riferendosi ai genitori biologici del marchese. Le due donne a quelle parole si scambiarono un'occhiata confusa, da quel che sapevano il marchese Nakahara e sua moglie erano ancora vivi. Koyo immaginava già che Chuuya fosse stato adottato, ma Yosano non sapeva niente a riguardo. Chuuya vedendo la loro perplessità si sbrigò a spiegare che era stato adottato dai due nobili dopo che era rimasto orfano.

- Tachihara, per favore, fa preparare una cena abbondante in sala da pranzo. Credo che dopo questa entusiasmante celebrazione ne avremmo bisogno.

- Certo, my lord.

Tachihara si allontanò diretto verso la cucina, mentre Chuuya faceva accomodare i suoi amici in uno dei salottini.
Le poltrone furono occupate da Koyo e Yosano, mentre i due ragazzi optarono per il divanetto. Fuori il cielo andava scurendosi, mentre qualche goccia iniziava a cadere contro le grandi vetrate.

Dazai sembrava ancora perplesso, incredulo dopo la morte consecutiva di entrambi i genitori.
Chuuya lo punzecchiò.

-Due in uno. È stato... intenso, oserei dire.

Il ragazzo moro alzò le sopracciglia senza guardarlo e annuì. Per qualche secondo il silenzio fu assoluto, rotto soltanto dai rumori provenienti dalla cucina.
Sembrava che Yosano volesse dire qualcosa, ma Dazai scoppiò a ridere prima che la ragazza potesse aprire bocca.
Chuuya rimase sorpreso, lo fissò per un secondo, poi non poté fare a meno di aggregarsi alla risata, mentre le Yosano e Koyo si limitarono a guardarsi e sorridere.
Quando la risata scemò Dazai si rivolse alle amiche, con un sorriso di scuse ma anche pieno di un'allegria che era consapevole essere un po' fuori luogo, ma non poteva fare a meno di provare.

-Quindi, ora... Yosano, non siamo più obbligati a sposarci.

Chuuya a quelle parole così dirette sentì come se un peso gli fosse stato sollevato dal petto. Aveva sempre provato ad ignorarlo, e pensava fosse scomparso, ma con quella semplice frase gli sembrò di tornare a respirare. Davvero l'idea che Dazai sposasse a Yosano, nonostante fosse consapevole che non l'amasse, gli aveva creato così fastidio?

A quanto pare sì.

Non si permise di sentirsi in colpa, o iniziare a rimuginarci sopra. Vedere il duca sorridente accanto a sé era già tutto ciò che poteva chiedere in quel momento.

Anche la ragazza sembrava felice della cosa. Annuì con forza.

-Volevo proprio parlarne. Ne ho discusso con Mori-san, abbiamo scritto una lettera ai miei genitori dove esplicito il mio desiderio di lavorare. Si sono dimostrati d'accordo, quindi rimarrò in paese come tirocinante nella clinica del dottor Mori.

Abisso - SoukokuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora