7 - Goblin come lavoro part time

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- In che senso hai provato a suicidarti DI NUOVO?

Dazai ridacchiò e si sventolò la mano davanti alla faccia come se non avesse detto nulla di che.

- Sai, Chuuya-Kun, ho una certa passione per tentare il suicidio. Si può dire, per assurdo, che morire sia la mia ragione di vita.

- Wow, una ragione di vita emozionante, davvero.

Calò un istante di silenzio dopo le parole ironiche di Chuuya, il marchese fece per aggiungere qualcosa poi però si bloccò e restò in silenzio a sorseggiare il suo tè, lanciando di tanto in tanto un'occhiata a Dazai.
Fu il duca, dopo aver finito la sua tazza di tè ed essersene versato impacciatamente un'altra, a parlare per primo.

- Quindi... Chuuya-Kun posso restare un po' qui? Giusto per aspettare che i miei genitori si calmino un po'?

- Non... c'è problema.

Sputò a fatica Chuuya con le spalle rigide, appoggiò la tazza sul tavolino e guardò il fuoco nel caminetto. Una domanda gli sorse spontanea:

- Quanti anni hai, duca?

- 23.

- Come me. Ma allora perché non cominci a vivere da solo? Sei più che adulto. Non è una rottura vivere ancora con i tuoi genitori?

Dazai sospirò e parve sprofondare nella poltrona, quasi sembrava desiderasse venirne ingoiato.

- Non immagini quanto. Ma non posso andarmene, è una specie di tradizione. Non si lascia mai il maniero dei Dazai se si è il primogenito maschio. Mio padre è cresciuto in quel luogo, poi si è sposato e mia madre è andata a vivere con lui. Per mio nonno fu la stessa cosa, come per il mio bisnonno e il mio trisnonno e tutti gli altri decrepiti antenati.

- Non sembra una cosa molto bella.

- Non lo è. Ora si aspettano che io mi sposi, puntano tutto sulla vipera. E che lei venga a vivere con noi. Quindi praticamente dovrò vivere con i miei genitori fino a che morte non ci separi. E siccome loro due sono duri a morire faccio prima ad ammazzarmi.

Chuuya si alzò, rimanere seduto troppo a lungo non gli piaceva e dopo poco che stava fermo sentiva il bisogno di muoversi, anche quando lavorava alla scrivania ogni due per tre cambiava posizione o faceva una passeggiatina per la stanza. Si appoggiò al muro accanto al caminetto e guardò Dazai sovrappensiero.

- Secondo me fai prima a darti alla fuga.

Dazai storse le labbra e lo guardò come se avesse detto qualcosa di enormemente stupido.

- Sì, scappare. Non mi converrebbe rinunciare a tutti i beni che ho e le mie fortune per condurre una vita incerta e in miseria. Ha più senso morire.

- Potresti, non so, scappare e sposare qualcuno di ricco e lontano da qui.

- Non so. L'idea non mi piace, non voglio scappare. Sarebbe da codardi, vorrebbe dire rinunciare a me stesso.

- Morire vorrebbe dire la stessa cosa.

- No.

Chuuya aggrottò le sopracciglia. Non lo capiva proprio, appoggiò la testa contro il muro di pietra e guardò fuori dalla finestra. Il sole stava tramontando dietro le pesanti nubi che ancora coprivano il cielo, la quantità di luce stava diminuendo e il camino era l'unica fonte di luce nella stanza. Vide Dazai con la coda dell'occhio alzarsi dalla poltrona, fare il giro del tavolino da tè e appoggiarsi al muro accanto a lui.
Chuuya si voltò a guardarlo e Dazai gli rivolse un ghigno.

- Sei davvero basso.

- Fuori da casa mia.

Borbottò Chuuya innervosito dandogli una spintarella.

Abisso - SoukokuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora