2 - Voglio morire, vi prego sopprimetemi

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La compagnia di sua zia, dovette ammettere Chuuya poco dopo, non era affatto fastidiosa, anzi cominciava ad apprezzarla. La signora kōyō era una donna con un'opinione sul mondo estremamente esilarante e veritiera.

- Hai già avuto modo, tesoro, di conoscere l'aristocrazia del paese? Ti sei già presentato?

- No, zia.

- Stai pensando di organizzare un ballo per conoscete tutti i tuoi nuovi compaesani?

- Preferirei di no, zia.

- No?

- Sono appena arrivato, non sono ancora riuscito a sistemarmi. Non mi era nemmeno passato per la testa di organizzare una festa.

- Non hai tutti i torti, caro.

Chuuya si sforzò di sorridere, forse era riuscito ad evitare un'imbarazzante ballo, dove avrebbe fatto solo una figuraccia dopo l'altra rendendosi insopportabile a tutti gli invitati (era già successo). L'ultimo ricevimento a cui aveva partecipato non era finito molto bene.

- Ti faccio una proposta. Sabato prossimo stavo pensando di organizzare una specie di ballo, una cosa tranquilla, tesoro. Potremmo trasformarlo in una presentazione della tua persona alla società.

Voglio morire, vi prego sopprimetemi.

- Zia, Ma è una splendida idea. Spero non sia un disturbo per te.

- Assolutamente nessun disturbo, questo e molto altro per il mio adorato nipotino.

- Grazie allora.

Il marchese sorrise nonostante dentro stesse insultando tutte le divinità classiche che conosceva con un lessico volgare che caratterizzava le classi più basse del popolo. Si aspettava che avrebbe dovuto partecipare ad un ballo al suo arrivo nel paese londinese, ma confidava di riuscire a rimandarlo quanto più possibile. Non sarebbe mai stato pronto psicologicamente per sabato.

- Fufufu, figurati caro. È un piacere. Oh, guarda un po' che tardi che è. Devo scappare.

Per fortuna, grazie al cielo.

- Oh, che peccato, zia. Spero la colazione sia stata di tuo gradimento.

- Tutto buonissimo, grazie caro. Ora ti saluto, passa a trovarmi ogni tanto, casa mia sarà sempre aperta per te.

- Grazie, verrò a trovarti allora.

La signora con fare civettuolo si alzò, recuperò un ombrellino parasole e il cappotto dalle mani di una cameriera e, accompagnata da Chuuya si avviò verso l'uscita.

- Buona giornata, tesoro mio, vieni a trovarmi prestooo.

- Certo zia. Buona giornata anche a te.

Non appena la non-gradita visitatrice fu fuori dalla porta Chuuya sospirò sollevato di essere lasciato di nuovo solo.

- Tachihara. Preparami un bagno caldo.

- Deve avervi angosciato profondamente l'idea di questo ballo, my lord. Non fate mai richieste del genere. Voi? Un bagno caldo di prima mattina? Volete che chiami un dottore piuttosto?

- Sappi che sono a tanto così da tirarti dietro questo vaso cinese, Tachihara. Se vuoi salvare il vaso e la tua testa va a preparami il bagno.

- Vado, vado. My lord, non c'è bisogno di tali minacce. Comprendo che siate sconvolto, ma questo mi pare un po' eccessivo.

- Per oggi non nominare più il ballo. Voglio dimenticarmene. Odio la gente.

- Va bene, va bene. Procedo a prepararvi un bagno caldo.


Quando il marchese si immerse nell'acqua calda e nella schiuma profumata che riempiva la vasca di marmo rilassò finalmente le spalle. Gli sembrò per un momento di trovare l'assoluta pace dei sensi.

Si era ritirato dalla sua carriera di mercante costantemente per mare con il desiderio di trascorre una vita tranquilla, almeno per qualche anno, quel tanto che bastava per sperimentare cosa significasse avere una casa, un posto stabile, una routine e un po' di tempo per sè.

I viaggi per mare nel nome della sua famiglia continuavano ad essere compiuti e gli scambi commerciali nel suo periodo di riposo non avevano smesso di avvenire, semplicemente ora non li gestiva Chuuya personalmente, ma una persona designata con cura in sua vece.

Gli aveva fatto uno strano effetto tornare in quel luogo dopo tanti anni, dalla vasca osservò le cime dell'enorme giardino che circondava la sua nuova e ricca dimora, il caldo sole ormai pomeridiano faceva risplendere le foglie di un verde smeraldo e una leggera brezza fresca le scuoteva appena, regalando alla mente del giovane marchese un sentimento di pura quiete e armonia. Socchiuse gli occhi, c'era così tanta luce in quel luogo che poteva percepirla anche con le palpebre chiuse, e gli tornò in mente un episodio di quasi dieci anni prima in quello stesso piccolo paese londinese.

Una voce, una poesia.

Non aveva dimenticato nulla, era estremamente convinto che momenti come quello, intrisi di magia e sensazioni difficilmente descrivibili, sono destinati a non sparire facilmente dalla memoria di chi li aveva vissuti.

Quella poesia, la ricordava ancora perfettamente, anche se non ne aveva ancora compreso il significato: aveva ventitré anni ormai (in teoria) e ancora non sapeva quanto costava amare qualcuno. Finché non avrebbe amato, non avrebbe compreso quel componimento.

Si passò una mano lungo le braccia, la schiena e tutto il corpo come per lavare via uno sporco che in realtà non c'era (i marchesi non si sa come mai sono spesso estremamente puliti). Ormai le sue mani non tremavano più quando sfiorava una delle numerosi cicatrici che ricoprivano il suo corpo. Ci aveva messo anni per imparare a convivere con quelle, stava ancora cercando di accettare il suo passato intriso di sangue e morte.

Un marchese non dovrebbe aver vissuto un tale incubo nella sua infanzia, dimenticati di tutto, mio adorabile piccolo Chuuya.

Era cresciuto con questa frase nelle orecchie. Spesso per cominciare qualcosa di nuovo e necessaria la morte del vecchio, gli avevano insegnato questo. Eppure per quanto lui si impegnasse per dimenticare quelle cicatrici restavano, alcune erano così ben marcate che non sarebbero mai scomparse.

Sinceramente, ci aveva fatto l'abitudine, molto fortunatamente non ricordava nemmeno come se le era procurate, quindi la loro presenza sul suo corpo gli era del tutto differente.

Tachihara lo prendeva in giro in maniera bonaria riguardo al suo corpo figurato e una volta se ne era uscito con una frase che aveva stupito Chuuya quanto lo aveva fatto ridere.

- My lord, sembra siate stato creato solo ed appositamente per verificare che, come si dice, quando una persona ti ama davvero, ama anche tutte le tue cicatrici.

A. A.

Eccomi con un nuovo (anche se breve) capitolo. Arriverà presto il prossimo e di sicuro vi piacerà (;

A prestoo.

Abisso - SoukokuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora