Capitolo 25: The will of Yuga

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Due pugni si scontrarono tra loro, nocca contro nocca, seguito poi da una gamba tesa coperta dal pantalone di un gi bianco con strisce nere da arti marziali e un braccio muscolosetto coperto solo da una polsiera blu.
Un terzo cross-counter sbalzò all'indietro entrambi gli sfidanti, con la giovane donna dagli scompigliati capelli rosso cremisi corti che atterrò tranquillamente a gambe piegate ed una mano ben piantata sul terreno, coperta da un guanto senza dita sopra una serie di bende bianche strette, parte superiore del gi nera con bordi rossi. A livello dell'addome inferiore, una cintura nera con strisce bianche orizzontali sul bordo con sopra sigillati i simboli per: 'Yoseikan Budo'.
I piedi erano nudi, ad eccezione di una singola fascia nera a livello della parte centrale d'appoggio ed altre fasciature lungo i polpacci, nascoste per lo più dai pantaloni del gi.
Un sorriso si formò sulle sue labbra, nonostante fosse del tutto marcia di sudore ed un rivoletto di sangue che le usciva dalla guancia.
Molti non avrebbero di certo riconosciuto, viste quelle braccia muscolosette ed il corpo ancora più tonificato, che quella fosse la stessa Lea Faieti di solo otto mesi prima.
Dall'altra parte, c'era un giovane dai corti capelli castani con una fascia di colore blu sulla fronte e un vestiario che comprendeva una canotta blu, bende nella zona della spalla destra e sul petto, polsiere blu con pantaloni dello stesso colore e scarpe sportive bianche e nere; aveva una muscolatura molto più sviluppata rispetto a otto mesi prima, ma era sempre riconoscibile per il suo carattere:
Era Shingo Yabuki, e sorrideva nel vedere tutti i progressi che aveva fatto grazie alla guida di Michitaka.
"Bravo, Shingo... stai cominciando davvero a farmi sudare più del solito." si complimentò Lea con un filo di arroganza, tornando poi in guardia subito dopo, gamba davanti piegata da perno per un successivo movimento.
Il ragazzo sorrise amichevolmente.
"Non hai ancora visto niente! Aspetta di vedere la tecnica che abbiamo sviluppato insieme io e Bandou-san! Ho sputato sangue, sudore e lacrime, ma finalmente credo di esserci!"
"Basta che a questo giro non distruggi qualcosa di questa proprietà, poi per Chizuru puoi fare quello che desideri." lo riprese sorridente la Faieti, partendo poi con uno scatto repentino...
E tornando a scambiare rapidi e precisi colpi assieme al suo avversario.
I due paravano e tentavano sempre e comunque si sorprendere il proprio rivale, tanto che i loro colpi risultavano invisibili all'occhio più inesperto.
A visionare lo scontro fu lo stesso Michitaka Bandou, che era soddisfatto dei progressi di entrambi.
"Ancora due minuti e poi pausa! Mica volete essere imboccati, spero?"
"Possiamo ancora andare avanti, Bandou-san!" gridò Shingo, senza deconcentrarsi dallo scontro.
"Esatto! Non ho fatto tutta questa strada con gli insegnamenti per potermi permettere un lusso del genere!" esclamò a testa bassa Lea, balzando agilmente in aria per sorprendere Yabuki con uno strepitoso roundhouse kick.
Lui schivò di lato con un buffo movimento a mani aperte, tirando fuori velocemente il suo fidato libricino dove segnava tutte le mosse dei suoi avversari, rimanendo scoperto di schiena.
"Non dare la schiena! Shingo!"
Lea partì per un secondo colpo, un perfetto Axe Kick verso la sua testa...
Solo per essere spedita via all'ultimo da un'improvvisa scarica di energia proveniente dal contrattacco lampo di Shingo e sbattuta contro al muro lì vicino.
"Lea! Non prendere sottogamba il tuo avversario!" esclamò Michitaka con fare severo.
"Okay... qui mi ha sorpresa." ridacchiò lei a denti stretti...
Per poi schivare all'ultimo la famosa spallata mortale di Yabuki, che rilasciò all'ultimo una sorta di forza oscura e venefica.
Se Lea non l'avesse scansata, avrebbero dovuto raccogliere i suoi pezzi altrove, probabilmente.
Lo sguardo minaccioso del ragazzo sparì di colpo dopo la schivata della compagna di allenamento.
"Acci! Ero sicuro che sarei riuscito a colpirti, ma sei velocissima sulle gambe!"
L'italiana spense la sua arroganza alla vista di un tale flagello d'impatto e puntò lentamente lo sguardo verso Michitaka, indicando poi Shingo col dito, come per dirgli: "Ma... gliel'hai detto tu di farlo?"
"No, possiede una creatività tale che può fare tutto!" rispose Bandou.
"Comunque sia, occhio. Hai sfondato il muro di nuovo!" ribatté Lea; "Anche io mi sto trattenendo. L'ultima volta che ho scatenato il pieno potenziale, vi ricordate la faccia di Kagura?!"
"Ce la ricordiamo bene..." risposero entrambi in coro con un sussulto alle spalle per come Chizuru si fosse arrabbiata per i danni provocati.
Infatti, quel botto aveva attirato l'attenzione della padrona di casa stessa, e quando sentirono la sua voce che chiedeva cosa stesse accadendo, tutti e tre sussultarono all'unisono.
"Prepariamoci a un altra ripresa di Chizuru, non ne usciremo tanto presto." mormorò Taka, facendo un sospirone mentre gli andava incontro per chiarire la situazione in maniera rapida ma pur sempre dolorosa.
Lea si era già stretta i denti, aspettandosi il tonante grido di furia della Kagura e facendosi piccola...
Almeno finché non le sembrò di notare una strana e fluente capigliatura sul blu oltre il muro del giardino. Almeno, per un secondo, prima che scomparisse rapidamente.
Shingo, nel notare lo sguardo di lei concentrata in quel punto, le chiese se fosse tutto okay.
"Mah, per un attimo pensavo di aver visto qualcosa... sarà stata la stanchezza..." alzò le spalle lei in risposta.
"Ancora un altro muro?! Non è possibile! A questo giro lo paghi tu!" urlò nel frattempo Chizuru a Bandou con aria visibilmente irritata.
"Va bene! Contatta i muratori per un'altra volta! Magari ci fanno lo sconto per la decima volta!" rispose lui con aria di chi voleva sbrogliare in fretta la questione.
"No, farò qualcosa io!" dichiarò Shingo, battendosi il pugno sul petto; "Io ho rotto il muro, io devo porre rimedio! E... e d'ora in poi ci alleneremo solo in giardino! Lo prometto!"
"Shingo, fermo!" ribatté tuttavia Chizuru, alzando pacatamente una mano; "QUEL giardino è un luogo che vanta una storia secolare... consiglierei di non rilasciare poteri su di esso. Ha un grosso valore storico ed emotivo."
"Beh... un posto dove allenarci liberamente senza rischiare di distruggere tutto dobbiamo trovarlo!" esclamò il ragazzo.
"Se ci fosse ancora il dojo del maestro... quello reggeva a tutto. Non importa quanto violento l'allenamento..." mormorò Lea, mettendosi le mani sui fianchi.
A Yabuki venne un'idea:
"E se chiedessimo asilo a Benimaru? Sapete, lui a casa sua ha un palestrone high-tech! Ne ha anche sulle sue navi personali!"
Si accorse solo allora dell'espressione contrariata di Lea al prospetto di interagire con quel farfallone che amava vestirsi attillato.
"Guarda che sa trattenersi, Faieti-san! Non è sempre così farfallone!" esclamò nuovamente.
Chizuru si aggiustò una ciocca con una strana smorfietta pensierosa.
"Non è che Lea non abbia torto... diciamo che, da quando sono tornata in piedi, non ha fatto altro che mandare fiori e doni."
"Davvero?!" si sorprese il ragazzo; "Vuoi dire che tutte quelle consegne che ci sono state erano da parte sua?!"
Si girò e incrociò le braccia, le labbra tirate verso il basso e le sopracciglia aggrottate. "Hmm... suppongo sia meglio, io avevo seriamente paura che invece i pacchi venissero da Yagami..." mormorò ripensando al modo in cui Iori l'aveva ridotto tempo addietro quando l'undicesimo KOF si concluse.
Uno strano rossore si formò sulle guance di Lea quando il nome di Iori venne interpellato.
"Sì... non è proprio il tipo che da fiori così a sbaffo... mi sembra più uno che ti sbatte in faccia l'amara verità..."
"Beh, in effetti non è un corteggiatore da manuale, Yagami... ma ha un modo suo di dimostrare premura. E' più il tipo che resta in silenzio e ti protegge silenziosamente, pur insistendo con la sua facciata di freddezza." rifletté la Kagura con un sorrisino che aveva un che di triste.
"Posso provare a chiamare i miei genitori per sapere se in zona c'è qualche posto adatto... alla fine, hanno girato il mondo per allenarsi." commentò Michitaka con fare pensieroso a quel dilemma, aggiungendo che Benimaru era un pavone e Yagami era un tipo da portare rispetto a differenza di Kusanagi.
Dopo un primo momento di smarrimento, Shingo si mise in mezzo:
"Su, su! Kusanagi-san un minimo di rispetto lo merita, non trovate?"
"Oh, certo! Perché un pelandrone immaturo che tratta il suo 'allievo' come una pezza da piedi e non gli riconosce nulla merita rispetto, adesso..." sbuffò Bandou mentre si grattava la nuca.
"Purtroppo ha ragione..." scosse il capo Lea; "Anzi, senza più quella roba dello stile di Kusanagi, stai decisamente meglio... dovevi trovare uno stile tutto tuo."
Il ragazzo arrossì e batté timidamente la punta degli indici insieme.
"Ehm... grazie, Faieti-san. Fa piacere sentirti dire cose così carine nei miei confronti..."
"Beh, siamo o no compagni di allenamento? Otto mesi fa, non sapevo che pensare esattamente di te, ma ora mi hai fatto ricredere brutalmente."
Con quel commento, lei gli diede una portentosa pacca sulla spalla.
"Anzi... non sembra nemmeno che abbiamo dei pesi sugli arti. Sono otto mesi che ormai li teniamo."
"Oh, è vero! Li ho indossati anche andando a dormire, al punto che nemmeno ci penso più. Che dici, Faieti-san? Proviamo a toglierli un momento?"
Michitaka fece un cenno positivo con la testa.
"In effetti, sono curioso di vedere la vostra effettiva mobilità senza i pesi... forza, toglieteli."
Lea allora si mosse per sfilarsi leggermente dalle gambe i pantaloni bianchi del gi, rimuovendo le bende dai suoi polpacci, poi dagli avambracci e per ultimo dal petto.
Ben cinque placche nere caddero con un tonfo a terra non appena lei lasciò respirare il suo corpo con un po' di libertà motoria.
Saltellò un secondo sul posto ed eseguì un calcio laterale in rotazione.
Si sorprese lei stessa come, solo con esso, l'aria lì attorno venne del tutto frantumata, seguendo il percorso del suo colpo violentemente.
Chizuru guardò ammirata il risultato di quanto appena fatto dalla ragazza, e le sorrise. Anche Shingo ebbe la stessa reazione, dimenticandosi momentaneamente di doversi togliere i pesi anche lui.
Lea spalancò gli occhi.
"Ma... ho appena tirato un calcio? Mi sembrava di aver mosso una piuma..."
"Beh, è ovvio." le spiegò Kagura con una mano sulla spalla; "A forza di portare il peso, i movimenti più naturali ti vengono molto più facilmente una volta che lo rimuovi. All'inizio dovrebbe averti fatto sentire un po' di dolore, o sbaglio?"
"All'inizio non riuscivo a muovere nemmeno i piedi per alzare il ginocchio..." ribatté Lea, che inconsciamente sorrise ad occhi chiusi, una mano che andò a sfiorare la mano di Chizuru con naturalezza.
La donna dai lunghi capelli corvini arrossì e ricambiò dolcemente il gesto.
"Ehi, ehi! Ora tocca a me! Guardate!" le richiamò Shingo, intento a togliersi i calzini e i polsini appesantiti.
E non solo:
Si tolse la canotta per sfilarsi tutta la fasciatura sul petto, davanti alle due giovani donne...
E con la massima naturalezza!
Si bloccò un secondo quando si sentì gli occhi delle due addosso, notando che lo stessero fissando con un lieve rossore, e domandò loro, candidamente, che problema ci fosse.
"C-c-c-che p-problema?! Shingo! Sei... scostumato, qualche volta!" ribatté Lea, con un vistoso ammontare di sudore che si stava formando dalla sua fronte.
Fu allora che si rese conto di quello che stava facendo e divenne rosso come un pomodoro in tutto il corpo.
"N... N... N-N-Non pensare male! Io non... non ho intenzioni deviate! E... E... E poi ho una r-ragazza!"
"Sì, la bella Todoh...! Ecco, esatto!" continuò a puntargli il dito contro; "Q-Quindi resta fedele e non mostrare più il tuo corpo nudo ad una donna con tanta naturalezza!"
Bandou fece un sorriso sornione nel vedere quella scena.
"Ma come? Mi fate tanto le santerelle quando eravate a gustarvi il manzo che vi passava sotto il naso!"
Punzecchiò poi Lea, sottolineando di come non dovesse parlare, visto che nel suo parere non aveva il benché minimo pudore femminile, rifiutando addirittura di portare il reggiseno, cosa che fece frustrare sia Yabuki che la Kagura.
"Che c'è?! Si da il caso che lo trovi fastidioso! E poi non ho i seni così pronunciati come le mammelle da vacca di Mai." ribatté lei dopo essere arrosita di colpo.
"Mammelle da vacca..." ripeté Chizuru con un palese imbarazzo, immaginando come avrebbe reagito la sua amica ad un commento del genere.
"Beh, talvolta meno è meglio di più." si lasciò sfuggire candidamente Shingo per tirar su di morale la Faieti.
"Shingo!" mormorò imbarazzata Lea, coprendosi involontariamente il petto con entrambe le braccia muscolosette.
Confuso, il ragazzo guardò gli altri due, non capendo dove avesse sbagliato.
Michitaka fece per rispondergli, ma si ammutolì e fece teso di colpo quando sentì un rumore di passi lenti provenienti dal giardino.
"Dal suono... sembrano stivali... o stivaletti."
I passi vennero interrotti dallo scrosciare improvviso dell'acqua, come se qualcuno fosse caduto nel laghetto sul retro.
Chizuru e gli altri si allarmarono, dirigendosi a controllare.
Avvicinandosi allo stagno, rimasero di sasso:
Prona nell'acqua, c'era una giovane donna dai capelli corti e neri, e con indosso uno strano e scosciato completo azzurro e nero dal sapore vecchio stile, quasi da kunoichi. Sul suo corpo figurava un elaborato tatuaggio formato da un serpente viola che la percorreva dalla schiena fino alla gamba, inoltre alla cintola portava due esili spade gemelle dal'aria affilata.
"Oh, mio Dio... e questa chi è...?" si sorprese Lea, avvicinandosi rapidamente per controllare che non fosse annegata.
Chizuru tuttavia sembrò la più scossa mentre gli altri si lanciarono nel laghetto per aiutare la giovane donna dalla pelle pallida.
I tre fecero un sospiro di sollievo nel sentire che respirasse ancora; era flebile e con il corpo freddo, ma era ancora viva.
Fu lo stesso Michitaka a tirarla fuori dall'acqua e metterla sul terreno, cominciando a chiamarla e dargli dei leggeri buffetti sulla guancia per vedere se si svegliava.
"Quel tatuaggio..." mormorò la giovane donna, indicando lo spesso simbolo sulla schiena della giovane donna; "No... non può essere."
"Chizuru, questa ragazza non sta bene. Ha bisogno di una mano!" cercò di farla rinsavire Lea; "E' fredda e trema! Portiamola dentro."
Chizuru tuttavia non si mosse:
Lea poté capire che fosse turbata dalla presenza di quella donna misteriosa, mentre continuava a concentrare lo sguardo sul tatuaggio di serpente che la percorreva.
"Kagura-san!" La richiamò a sua volta Shingo.
"Ah... p-portatela dentro..." mormorò soltanto la Kagura, riprendendosi per un momento, ma senza perdere una strana oscurità di terrore alla vista della giovane donna dall'aria smorta.
"Certo che è bella... non sembra anche a voi un po' una bambola di porcellana?" commentò Shingo, che non riusciva a staccare gli occhi dal viso della donna.
"Bella e letale... ma cosa ci fa qui? Sembra un'assassina di qualche clan..." commentò in aggiunta Taka con aria sospettosa.
"Un'assassina? E perché dovrebbe trovarsi qui?" domandò Yabuki...
Prima di balzare in alto un secondo.
"AH! E se sia di quel gruppo... Quelli dal Passato? Il suo look me lo farebbe pensare."
"Per esserlo, non da proprio l'aria di essere un'esperta. Voglio dire, è fin troppo vistosa."
Intanto l'avevano già portata in una delle stanze da letto degli ospiti, lasciandola lì addormentata mentre la vegliavano.
Se non fosse stato per il lento alzarsi e abbassarsi del suo petto, l'avrebbero sicuramente data per morta, visto il suo pallore.
Tuttavia, Bandou non si sentiva tranquillo e fece per uscire dalla stanza.
"Vado a fare un giro di ricognizione... non mi piace questa situazione."
Quando fu uscito chiudendo alle sue spalle la porta, Shingo si fece pensieroso.
"E' strano... non capita spesso che il maestro Bandou sia così teso..."
"Forse riguarda la sua rete di assassini Hizoku. Questa donna ne da quasi l'aria, in effetti." ci pensò su Lea; "Tu che ne pensi, Chizuru?"
Dopo qualche secondo di silenzio corrucciato, lei rispose con voce tremante.
"No... non c'entra assolutamente niente con l'Hizoku... questa donna emana un'aura ben diversa... come se avesse addosso la macchia di un male ben peggiore... addirittura più pericoloso dell'Orochi."
"Più pericoloso anche di Orochi!?" esclamò sbalordito Shingo.
"Ma non era Orochi il più grande pericolo esistente?" si sorprese la Faieti; "Chi dovrebbe essere questo essere?"
Chizuru si sforzò nel pronunciare un singolo nome, con voce appena udibile:
"Ambrosia..."
"Ambrosia? E chi sarebbe?"
"Si tratta del signore degli Makai, il Re del Mondo Oscuro. Una divinità in eterno conflitto col Mondo Terrestre e con Gaia.
Se dovessimo dire l'unica cosa buona di Orochi, è la sua rivalità con lui."
"Aspetta!" la fermo Lea; "Mi stai dicendo che questa qui è legato a questo... Ambrogia o come si chiama?"
Kagura chiuse gli occhi e aggrottò le sopracciglia.
"Ci sono teorie su una sua particolare incarnazione manifestatasi verso la fine del diciottesimo secolo... un burattinaio chiamato Yuga il Distruttore... che rubava nascituri dai grembi delle madri per trasformarli nei suoi servi privi di volontà..."
"M-Ma com'è possibile che sia arrivata fin qui di propria volontà?! Se fosse come dici tu, ci avrebbe già attaccati, non credi?"
La indicò con una mano.
"Guardala! Non si regge in piedi, è stanca e non è in sé... anche se provenisse dal Passato, non potrebbe essere una di loro-!"
"Ma io lo posso percepire... guardatele la schiena. Quello è il simbolo."
"Non è possibile..." ansimò Shingo, girandosi verso la donna svenuta.
Trasalì quando si accorse che stava lentamente aprendo gli occhi, mostrando di avere un'iride blu e l'altra rossa.
"Io... dove sono...?" mormorò con un tono delicato, profondo, e in qualche modo freddo. Inespressiva, gli occhi socchiusi e lo sguardo che si posò su tutti loro; "Voi...?"
Lea tuttavia camminò tranquillamente lì, inginocchiandosi vicino al letto, non mostrando timore rispetto agli altri due.
"Va tutto bene? Ti abbiamo trovata svenuta nel laghetto dietro casa. Ti senti meglio?"
La donna dai capelli corti e neri si massaggiò la testa con una mano.
"Io... non so... non ricordo... niente... né chi sono... né dove."
"Niente niente? Questo è un problema..."
Lea cercò di farle delle domande, nonostante il suo fosse un modo di tranquillizzarla...
Ma più provava a parlarci per capire qualsiasi cosa che potesse aiutarla, più sembrava tutto confuso.
"E dimmi... quelle spade... quell'abbigliamento, e il tatuaggio... non ti ricordano nulla? In che anno siamo?"
Fu inutile:
Come risposte ottenne solo ulteriori variazioni di "Non so" e "Non ricordo", oltre che un insistente domandare a loro chi fosse e dove fosse.
Dopo diversi tentativi, qualcosa balenò nella mente della sconosciuta:
"Ho ricordato qualcosa... un nome. Una persona. Devo trovarla... devo ucciderla..."
Detto questo, iniziò lentamente ad alzarsi dal letto, con movenze che quasi la facevano sembrare uno zombie.
"Ma... aspetta! Ti sei appena ripresa da un malessere, come pensi di andare là fuori?! Tra un po' è sera tarda!" cercò di fermarla Lea.
"Non posso. E' importante." Insistette la donna, zoppicando verso la porta e ignorando Lea...
Ma dovette fermarsi quando si trovò la strada sbarrata da Chizuru.
La reazione della giovane donna pallida fu spostare lentamente la testa di lato, quasi a penzoloni sul collo, mentre la fissava.
"Che fai...? Ti stai mettendo in mezzo...? Perché lo fai...?"
"Chi devi uccidere?" chiese con voce ferma Chizuru di fronte alla donna.
"Un uomo... Haohmaru... dove si trova...?"
Il corpo della giovane si piegò con la schiena all'indietro, come se barcollasse.
"È qui...? Devo cercarlo... ucciderlo..."
Shingo e Lea si fissarono confusi. Non avevano mai sentito quel nome in vita loro.
"Qui non c'è nessuno che si chiama così." le rispose pacatamente la Kagura; "E anche se ci fosse, pensi ti permetteremmo di uccidere senza una ragione valida? Non ne hai ancora data una."
"Devo ucciderlo... non ho altra strada..." rispose nuovamente la giovane...
Prima di alzare entrambe le sue lame contemporaneamente.
"Non interferite... non nascondetelo."
Tutti si misero in allerta, ma Chizuru le stava ripetendo con calma che chi stava cercando non era lì e non sapevano nemmeno che faccia avesse.
"Se mi intralciate... siete nemici. Nemici da falciare." mormorò la donna, irrigidendo i tratti del volto.
"Okay... vediamo di calmarci." cercò di mettersi in mezzo Shingo, come per proteggere Chizuru da quelle lame; "Non possiamo-?!"

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