Capitolo 28

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Con gran fatica ad atterrare in volo, ecco che trovarono l'appiglio giusto per il teletrasporto dell'ombra di Michitaka e tutti quanti li videro scomparire in una folata di oscurità.
Lo stesso Galford ne rimase sorpreso, commentando su come avrebbe trovato un modo per farsi dire i segreti di quella tecnica.
Shauna invece, completamente spompata e retta dalla vicinanza di Hime e Project A, fissava stancamente lo sguardo inespressivo di Volk, in quel momento coi capelli lunghi che mostravano un colorito del tutto bianco mentre si reggeva un braccio, nascosto sotto la manica della giacca di pelle violetta.
Aveva scacciato dalla propria volontà Setsuna, ma il demone era ancora lì, non più al comando. Ripiegato sul suo braccio.
"Sarà meglio farlo vedere dalla Kagura nuovamente..." precisò Fio, controllandoglielo.
Lui scosse il capo.
"Conosco una persona in grado di sigillarlo del tutto... Nakoruru basterà."


In un lampo oscuro, ecco che Michitaka risbucò tranquillamente nel soggiorno di casa Kagura, proprio mentre Rimururu stava spazzando il pavimento con una scopa...
Solo per farla volare per lo spavento alla vista delle tre figure comparire dal nulla.
La scopa volò dritta dritta sopra la testa del povero Shingo, col ragazzo che si resse dolorosamente a denti stretti il capo cercando di non imprecare.
"Mi hai spaventato a morte! Non farlo mai più!" esclamò Rimururu con gli occhi lucidi.
L'uomo fece un sospiro e si era messo ad aiutarla a rimettersi in piedi.
"Scusa ragazzina, non posso sapere chi c'è e chi no."
Ripresasi dallo spavento, la piccola Ainu fece un grosso respiro a occhi chiusi per poi riaprirli di scatto e rivolgere l'attenzione al ragazzo, le guanciotte gonfie in preda alla rabbia.
"Beh, spero almeno che tu abbia avuto il buon senso di non sporcare! Ho fatto una faticaccia a pulire tutto!"
"Rimururu, cosa-?"
All'improvviso, ecco comparire da una delle porte scorrevoli la piccola figura di Nakoruru, in abiti decisamente più... odierni, così come la sorellina:
Nel corso di quel periodo, Chizuru le aveva dato persino abiti moderni per mettersi a loro agio, a parte gli abiti tradizionali che si era presa il garbo di far pulire.
La ragazza dai lunghi capelli scuri e lisci si accorse qualche secondo dopo della presenza del nuovo arrivato e fece un sorriso sollevato nel vederlo incolume.
"Le voci che ho sentito poco fa nelle fronde allora erano giuste. Esalavano un respiro di sollievo, come se una cappa opprimente fosse stata spazzata via!"
"Sì, diciamo che abbiamo sistemato un po' di questioni a riguardo." rispose Michitaka con fare tranquillo, chiedendo poi dove si trovasse Iori.
"Iori? Ah, sì! Il signor Yagami... è di là, ed ha... ecco... diciamo che è un bene che siate arrivati, tutto qui." rispose la sacerdotessa con un sospiro.
Lea alzò un sopracciglio, inizialmente...
Prima di percepire qualcosa che la fece fremere un secondo nel corpo.
"Sento... sento sangue Orochi... e non solo quello di Iori..."
"Già... quello snob con i capelli rossi con quella sua parlantina acida e quel ciuffo ridicolo si è portato dietro un'energumena e una che probabilmente è quella che il nonnino chiama 'signorina buonasera'!" brontolò Rimururu, rimettendosi a rassettare con Konril che le fluttuava placidamente intorno.
"Un energumena e una signorina buonasera...?" chiese Shingo non capendo agli inizi, per elaborare pian piano cosa intendesse dire Rimururu e cominciando a spalancare gli occhi.
"Merda... se qui non passano degli stronzi ogni tot mesi non siamo contenti, vero?" fu invece il commento di Michitaka, che cominciò a camminare con passo spedito verso la stanza in cui si erano radunati i simpatici ospiti.
Se li ritrovò riuniti nella sala laterale dedita ai pasti della singola proprietaria e degli ospiti, con Chizuru seduta ad occhi chiusi a sorseggiare un té al suo posto.
Non troppo distante, qualcuno che avrebbe fatto storcere la bocca a Michitaka e stringere i denti a Lea:
Capelli biondi in una coda di cavallo ben tenuta, ed una peculiare benda bianca a copertura dell'occhio sinistro, vestita in un perfetto abito nero da sera con camicia bianca sotto; sorseggiava a sua volta un té con molto garbo e sorridente, mentre Iori, vestito in camicia rossa e giacca nera, oltre che pantaloni bianchi eleganti, se ne stava placidamente sdraiato di lato con una mano a tenersi la testa, l'unico occhio visibile oltre la chioma che si puntò in automatico verso i nuovi arrivati alla porta.
"Hmph... era ora... che scortesia." brontolò il rossino con freddo distacco.
La bionda, invece, allontanò la tazza dalle labbra e fissò i nuovi arrivati con un sorriso.
"Oh, eccovi qua. Spero non sia un problema per voi se ci siamo accomodati. Abbiamo molto di cui discutere."
"Accomodati..." ripeté mugugnando Chizuru mentre con gli occhi evitava di guardare la donna, palesando un grado piuttosto altro di sdegno nei suoi confronti; "Vi siete letteralmente piantati in casa come se fosse vostra..."
Fu solo dopo averla sentita parlare che Michitaka notò qualcosa vicino a Kagura, a sua portata di mano:
Il bastone da esorcismo tradizionale scintoista.
"Questi sono dettagli minuscoli, tesoro... non abbiamo più nulla da spartire col vostro casato dopo che il vecchio Goenitz ha tirato le cuoia." spiegò tranquillamente lei, sorridendo leggermente; "Il clan Orochi è vacante di un leader, ma questo è un argomento per dopo... adesso andiamo con ordine."
Tossendo leggermente, alzò la voce ed esclamò:
"Vice...! Vieni qua, che è arrivata la piccolina."
"Chi?! Gambette da oca è ritornata?!" chiese a distanza Vice, mentre stava entrando nella stanza, vedendo il cambiamento estetico di Lea; "Per la miseria! Quelle gambette ora sì che sono diventate gambe!"
Anche quest'ultima indossava un abito simile a quello di Mature, ma dalla camicia rossa, e dalla vista pareva essersela rimessa alla velocità della luce.
"Ugh... e la vita stava andando già abbastanza bene..." mormorò Lea, reggendosi una mano sulla fronte mentre si toglieva il sudore dalla fronte; "Che cosa volete?"
"Siamo qui come compagne di viaggio per Iori, visto che come ben sapete ha perso i poteri." rispose Mature.
"Ma non mi dire... e ovviamente non serve spiegare come li abbia persi." aggiunse allora la Faieti.
"Piuttosto, tesoro. Tu come stai? Ho visto che hai avuto un'enorme ricaduta dopo quel torneo. Ti sei ripresa del tutto?" domandò allora Mature, stavolta con un fare quasi... materno?
"C-Che?! Certo che non lo direi a te..." ribatté seccata l'italiana, incrociando le braccia.
"Ma senti senti come fa la sostenuta la piccolina..." sogghignò Vice con le mani sui fianchi; "Forse dovremmo insegnarti un po' di rispetto e disciplina nei confronti delle tue vecchie madrine? Come ai vecchi tempi?"
"Non qui..." frenò il cavallo Yagami, chiudendo gli occhi e fermando Chizuru da un tentativo di afferrare il suo bastone da esorcista; "Se create casino in questo posto, mi opporrò da qualsiasi altra assistenza da parte vostra."
Mature ridacchiò.
"Tutto questo riguardo per queste due ragazze, Iori... ti sei ammorbidito molto, dall'ultima volta. Sei quasi adorabile."
Il rosso si alzò da quella sua posizione, dando così le spalle alle due donne.
"Non agisco per il diletto di voialtre. Arriviamo dritto al sodo e andiamocene."
"E va bene, parliamo chiaro...
Siamo tornate proprio per questo problema di Coloro che Vengono dal Passato." avvertì infine Vice, mettendosi le mani dietro al capo con aria annoiata; "Dicono che vorrebbero risvegliare Orochi, eh?! Balle fritte."
"In che senso?" domandò Shingo; "Non ci guadagnereste anche voi dal resuscitare il vostro signore?"
"Non è così facile come sembri." lo corresse Mature; "Noi agiamo per nostri fini... oserei dire che... vogliamo il bene della Terra, non il suo totale annientamento."
"E il bene della terra nella vostra lingua è lo sterminio degli esseri umani, dico bene?" sospirò Chizuru.
Vice girò gli occhi verso il soffitto.
"Un altro po'... soprattutto dei vecchi incartapecoriti. Come quel dannato Ariogilio-"
"NON LO DEVI NOMINARE!" le gridò addosso Lea, facendo sobbalzare i presenti.
Gli ospiti appena arrivati, tuttavia, non batterono ciglio. Iori reagì con girarsi dall'altro lato con le mani nelle tasche, mentre Vice se la ridacchiò in maniera trionfa.
"Oh, scusami, frollino... dimenticavo che quel vecchiaccio smanioso era il tuo maestro!"
Vedendola digrignare i denti e tremare per la rabbia, Michitaka le mise una mano sulla spalla, come per attenuare la sua voglia di farla pagare a quelle due donne con tutta sé stessa.
"Andate avanti..."
"Questi... esseri insignificanti pensano di sfruttare il potere di Orochi, una volta risvegliato, ed ucciderlo subito dopo per far assorbire tutta la sua aura al loro capo." continuò Mature, camminando tranquillamente a lato dell'enorme finestra verso il giardino esterno; "E questo per noi e per tutti sarebbe un problema, capite?"
"Quale sarebbe il loro scopo, allora?" domandò Shingo.
"Una volta ottenuta la Spada di Kusanagi, basterà loro tornare nella loro dimensione. E allora avrebbero il potere di cancellare il mondo che conosciamo e crearne uno a loro volontà... uno magari in cui Orochi non esiste più o l'umanità intera è schiava di questi esseri." rispose infine Vice; "Ehi, sarebbe divertente, un altro po'... ma niente Orochi, niente Hakkeshu..."
"E quindi noi, nemmeno io... non esisteremmo più." finì per lei Lea.
Shingo si massaggiò le tempie, pensieroso, e strizzò gli occhi.
"Non capisco... senza il potere di Orochi, voi non sareste semplicemente dei normali esseri umani? Non posso credere che sparireste così dal mondo!"
"Hai mai sentito parlare di ripercussioni temporali?" spiegò con la massima calma Mature; "In qualunque effetto nel passato può avere le sue conseguenze in un'epoca futura, cambiando radicalmente il corso della storia come la conosciamo."
"Guerre mai avvenute, evoluzioni fermate, alberi genealogici spezzati." continuò Vice, scuotendo il capo; "Ed ecco che di colpo la nostra realtà si sfalda in mille pezzi, come se nessuno di noi fosse mai esistito. Sarebbe la fine di tutto."
"E proprio per questo motivo, voi volete proporre un'alleanza... dico bene?" domandò allora Michitaka; "Bel coraggio tornare dall'aldilà per volere una cosa simile. Proprio da tutti quanti qui."
La rossa borbottò irritata.
"Sempre meglio che avvertire quel bambinetto di Kusanagi."
"Preferisco mille volte contare su di lui," ribadì secca Kagura dopo essersi alzata di scatto dal divano, "piuttosto che contare sul vostro aiuto. Non abbiamo prove che non ci pugnalerete alle spalle quando meno ce lo aspettiamo, o che non volgerete la situazione a vostro vantaggio non appena Coloro che Vengono dal Passato saranno sistemati!"
"Beh, tecnicamente non possiamo far nulla." la avvertì tuttavia Mature; "Gli Hakkeshu mancano di un leader, dopo la morte di Goenitz... e non è qualcosa come per l'elemento dell'acqua, che possiamo fare a meno.
Nessun diretto ascendente su Orochi rimasto in vita. E' impossibile anche solo pensare di risvegliarlo."
"Ma una soluzione per noi ci sarebbe... basterebbe che l'erede di Goenitz ne prenda il posto direttamente. Anzi, sarebbe ancora meglio."
Lea fece un passo indietro.
"C-Cosa vorrebbe dire...?"
"Pensaci bene, amore..." cominciò Mature, avvicinandosi pian piano a lei; "La morte di Ariogilio, il nostro allenamento unito al suo... il tuo risveglio come prossima erede era alle porte. Persino Gaia l'ha capito, a differenza di tuo padre."
"Frena un attimo, biondina... quella parte del contratto non è obbligatoria, cercatevi un altro leader per la vostra mandria di schizzati, noi siamo persone libere." disse Taka con aria irritata verso quelle parole.
"Era solo un consiglio che volevo dare... sai com'è, le madri devono sempre guidare le figlie." si ricorresse Mature, alzando le mani garbatamente; "Soprattutto quando la loro bambina è sempre più in una fase difficile come quest'adolescenza."
"Appunto! Mica abbiamo scarpinato fino a qui per niente! Vogliamo solo aiutarla!" aggiunse Vice con un sorrisetto.
"Veniamo al punto, dunque." commentò Michitaka come per chiudere il discorso e passare ai fatti.
"Tempo al tempo..." scosse il dito Mature, sorridendogli; "Ognuno qui è importante per fermare questi oppressori prima che distruggano il mondo.
Chiamiamola patta e gettiamo l'ascia di guerra, definitivamente."
"Definitivamente...?" domandò Chizuru dubbiosa; "Continuo ad avere dei dubbi riguardo al fatto che sia anche solo possibile seppellire l'ascia di guerra con gli sgherri del Grande Serpente. Ma suppongo non sia da me che desiderate una risposta..."
"Affatto... abbiamo bisogno di una risposta da tutti i Sacri Guardiani. Siete voi che avete bisogno di comprendere la realtà della situazione." ribatté Vice; "La cancellazione dall'esistenza o lo status quo di sempre!"
"Io rifiuto di permettere che qualunque entità metta a rischio l'esistenza di chi mi sta intorno. E poi... sono già coinvolta." ammise mestamente la sacerdotessa.
"Allora è deciso, dobbiamo solamente contattare il terzo guardiano." aggiunse Vice con un tono di chi voleva evitare proprio Kusanagi, per quanto gli desse sui nervi.
"Lasciate stare." tagliò corto Kagura; "Ci parlerò io con lui. E tu, Yagami... niente tirate di testa."
"Non ti prometto nulla..." Rispose lui con un sospiro fatto dal naso.
"Iori..." mugugnò Lea, sebbene sembrasse ancora trattenersi dal rilasciare la sua rabbia e a contenere il suo sangue davanti a loro due.
"Oh, tesoro, non fare così..." la consolò tranquillamente Mature; "Non c'è nessuno qui che ti vuole fare del male, guarda..."
"Esatto! Inutile tenere il pelo ritto dal nervoso! Tra poco leviamo le tende!" aggiunse Vice con un tono leggermente arrogante.
Nakoruru si resse timorosa il petto un secondo davanti a tutta quell'aura di oscurità nel cuore delle due donne immortali, prima che notasse la giovane rossina tremare leggermente.
"Perché... è dovuto morire...?" sentirono mormorare la giovane; "Era solo una pedina, per voi...? Un... essere sacrificabile a cui affidarmi...?
Sono soltanto uno strumento anch'io, senza ritegno alcuno...?"
Mature scosse la testa.
"Oh, piccola cara. Tu non sei uno strumento per noi. Anzi, ora come ora, sei nostra superiore. Semmai, noi siamo i tuoi fidati strumenti, e non il contrario."
"Ma a voi va bene così?!" sbottò la rossina, stringendo gli occhi e tremando sempre più coi pugni chiusi; "La vita per voi ha davvero così poco valore?! E' alla stregua di un giocattolo?!"
"Lo è sempre stato. Dal giorno in cui nascesti tu, sapemmo che tu avresti quasi fatto le scarpe a tuo padre.
Abbiamo avuto bisogno che qualcuno ti prendesse e ti trasformasse in una spina nel fianco di Goenitz, al punto da poterlo uccidere definitivamente." la informò Vice, scrollando la testa e grattandosi il capo con irritazione; "Cos'è?! Ti aspettavi una sorta di requiem in cui consolidavamo la nostra relazione, o altro? Sarai una testarda, ma per essere nostra figlia sei dannatamente ingenua."
"MA CHE FIGLIA?!" fu l'unica cosa che le venne di gridare, sentendosi vacillare le gambe ma mettendocela tutto per non crollare.
"Okay, adesso basta. Non tollererò altre parole di questo tono verso di lei! Uscite fuori da casa mia." le ammonì severamente Chizuru.
Mature ridacchiò con una mano sulla bocca.
"Questa è una bella svolta. Scusa, tesoruccio... pare che ne dovremo parlare più in là. Ci rincontreremo quando il tempo lo vorrà, allora..."
"Ma fatti una camomilla, vecchia mia!" esclamò Vice a Chizuru...
Peccato che Michitaka e Shingo, nel sentire quelle parole, si misero ad uscire dalla stanza nella maniera più rapida possibile.
"FUORI... DI... QUI!!!" urlò con voce tonante Kagura, spingendo via il terzetto a forza dalla villa.
Fu meno scontrosa con Iori, che se ne andò fuori dalla porta principale ad occhi chiusi, sebbene buttando l'occhio un secondo sia su Chizuru che su Lea.
Emise un singolo borbottio mentre si allontanava pian piano per la sua strada, tampinato dalle altre due donne, che si accollarono a lui come due amanti o robe più strane.
"Giuro che non so come fa a sopportarle..." mormorò Chizuru con un sospiro e una mano sulla fronte, come se avesse mal di testa.
"Ah...! Faieti-san?!"
Il richiamo di Shingo riportò alla realtà dei fatti la Kagura, quando notò il corpo di Lea cascare in ginocchio, in preda ai fremiti.
"Lea? Tutto bene?" chiese la sacerdotessa con aria preoccupata, abbassandosi per vederla negli occhi.
"Io... io non volevo dimenticare, lo giuro..." mormorò, reggendosi la faccia con una mano; "Non mi sento bene..."
"State indietro, per favore..." disse pacatamente la voce di Nakoruru mentre si inginocchiava accanto alla ragazza e le poggiò dolcemente le mani sulle spalle; "Va tutto bene... il tuo spirito ha subito una pesante ordalia. Non ti dirò che andrà tutto bene, ma farò in modo che tu stia meglio."
"Argh... quelle stronze..." mormorò irritato Michitaka, stringendo i denti; "Arrivano così e fanno gli affari che vogliono... e anche Yagami, che faccia tosta."
"Quello che voglio però è che non succeda un futuro come prestabilito dalle loro idee. Se quello che dicono è vero, dobbiamo davvero far fronte ad una minaccia più forte del normale, spero che tu lo sappia..." lo informò Chizuru, che si inginocchiò per reggere Lea a sua volta; "La sconfitta, stavolta... è inaccettabile."
"Lo so! E che mi urtano il sistema nervoso! Come padre, non posso tollerare certi obblighi!" rispose il Deva a denti stretti.
"Affronteremo tutto a tempo debito, come abbiamo sempre fatto! Dannazione, siamo o non siamo tutti compagni?!" ribatté Shingo; "Forza, Lea! Non lasciare che questo ti butti giù! Dimostra quanto sei cambiata e lo sai!"
"Ha ragione Shingo, non demoralizzarti, ne hai fatta di strada da quando sei arrivata." aggiunse Chizuru con un sorriso rivolto alla Faieti.
Lei rimase un secondo con la testa abbassata e strinse i pugni leggermente, anche quando Nakoruru terminò di chetare il suo spirito sanguinario dovuto ad Orochi.
"Lo so... proprio per questo non posso fallire..."
"Tu... stai pensando di voler fare tutto quanto da sola, non è vero?"
La domanda venne da Rimururu, che se ne era stata in silenzio con aria triste per tutta quella discussione, il frangione che le nascondeva gli occhi.
"Non mi piace quella mentalità... è la stessa che ha mia sorella quando vuole farsi carico dei problemi di tutti... fa soffrire chi ti sta intorno e altro..."
"Non so... ma questo sangue è qualcosa che può diventare un male per tutti, se non riesco a controllarlo o mi lasciassi sopraffare... è un mio problema, alla fine... e se sbagliassi, io-"
Il pensiero successivo la raggelò, con la mente rivolta ad un bagno di sangue e la furia omicida dimostrata da Iori o Leona fuori controllo, così come per lei nello scorso King of Fighters.
Orochi avrebbe nuovamente tentato di renderla il suo ricettacolo?!
Sentì poi una mano sulla spalla, era quella di Michitaka.
"Non sei da sola, ricordati solo questo piccolo concetto...e se sbarrelli? Ti diamo una mano a rinsavire."
Lea annuì, sebbene ancora un po' abbattuta nell'animo.
"Credo... comunque che abbia bisogno davvero di dormirci su. Ci abbiamo dato dentro solo oggi. Scusatemi..."
La videro allora camminare per raggiungere i piani superiori della villa, reggendosi con una mano sul bordo della scala mentre scompariva dalla loro visuale.
A Chizuru si strinse il cuore senza volerlo nel vederla in quel modo, e quasi si arrabbiò alla memoria di come Iori avesse permesso a quelle due arpie di tiranneggiare Lea più del solito.



Qualche mese dopo

Adelheid si mosse rapidamente lungo i corridoi lussureggianti di una villa proprietà Berstein a Marsiglia, sulla Costa Francese del Mediterraneo. Era non nero dalla rabbia, ma di più!
Come aveva potuto sua sorella soprassedere sull'informarlo di una decisione simile?!
Se n'era accorto con il vistoso trasferimento bancario dal conto di famiglia per la richiesta di affitto dello stadio locale entro le prossime settimane.
Se fosse stato per qualche evento sportivo a lei caro poteva ancora capire di volere tutto lo stadio affittato per lei, ma quello che fu il momento della sua rivelazione successiva in televisione... lo aveva sconvolto talmente tanto che, di ritorno con la Sky Noah, si era subito diretto spedito dove l'avrebbe trovata.
I telegiornali non parlavano d'altro da ore, e presto non ci sarebbe stato nient'altro di cui discutere se non quello!
"La famiglia Bernstein informa dell'imminente arrivo del King Of Fighters XIII a Marsiglia! Vi preghiamo di venire numerosi per ammirare i prossimi campioni scontrarsi per la gloria del titolo!"
Quelle parole quasi gioiose
e quell'abito rosso fuoco che indossava nella trasmissione... tutto troppo fuori luogo persino per lui.
Non sapeva cosa le fosse preso, ma l'avrebbe scoperto e gliene avrebbe dette quattro per una buona volta.
Era l'occasione giusta per lui:
L'annuncio era stato fatto da poco, e Rose si era momentaneamente ritirata nei suoi alloggi per risistemarsi il trucco e i capelli.
La trovò infatti lì, intenta a guardarsi allo specchio con un sorriso compiaciuto, ma che secondo lui aveva qualcosa di anomalo.
Non solo quello:
I suoi occhi rossi erano come vacui e senza alcuna vita, sebbene il sorriso.
"Rose! Eccoti qua! Ma che diavolo ti è preso?"
"Oh... fratello mio adorato. Hai visto l'annuncio? Ce l'abbiamo fatta... ho organizzato tutto quanto alla perfezione. Abbiamo tra le mani tutto quanto per possedere il miglior torneo King of Fighters di sempre. Non sei contento?"
Anche la sua voce, sebbene normale e tranquilla, non era toccata dalla visibile sorpresa di Adel.
Il biondo di origini spagnole entrò rapidamente e mise due mani sulle sottili braccine della sorella.
"Non è di questo che voglio parlare! Si può sapere che ti è preso?! Perché hai organizzato il King of Fighters?! Perché non mi hai detto nulla, si può sapere?!"
"Fratello... vuoi dire che parteciperai, quest'anno? Vuoi entrare? Se è così, fallo senza pensieri..."
"ROSE! Ma mi stai a sentire?! Che stai pensando, stavolta?! Non avevamo detto ba-"
"Ah, allora vuoi entrare davvero, eh? Allora ti consiglio di trovare una squadra in fretta, sebbene credo che tu possa farcela da sola senza problemi..."
La freddezza di quel sorriso fece quasi tremare le mani di Adel, rimasto a bocca aperta ed incapace di fare altre domande...
E Rose non solo rimase impassibile a quella reazione, ma lo passò per uscire.
"Ora, se non ti dispiace, devo andare a rispondere alla stampa francese entro cinque minuti. Vedrai, sarà il vero King of Fighters dei nostri sogni... ti piacerà un mondo..."
Dopo che la sorella uscì, Adel rimase come paralizzato in quella posizione, la bocca semiaperta, da cui uscirono dei mormorii appena percettibili.

Rose... ma non mi stavi nemmeno ascoltando...

Incurante della situazione, percorse il lungo corridoio, camminando con da fare sicuro e incurante di tutto quello che aveva intorno.
Sopra di lei, una presenza ombrosa che con le mani controllava una serie di fili che si attaccavano alla ragazza, rendendola come un burattino, invisibili tuttavia all'occhio umano.

C'è mancato poco... fortunatamente quel ragazzo è troppo ottuso per accorgersi della mia presenza... e comunque ha ben poca importanza.
Con questo, potremo ottenere finalmente l'energia che serve al nostro signore, e rifarci dei fallimenti passati.

Tuttavia, non poté immaginare cosa stesse succedendo nella camera dove Adel si trovava:
Alle spalle di quest'ultimo, infatti, sbucò la figura di Ash Crimson.
"Ullalà... non hai una bella espressione, mon ami."
"Che...?! TU?!"
Adelheid si mise quasi subito in posizione di guardia, stringendo i denti e facendo un balzo indietro.
"Allora siete voi vermi... che cosa state tramando?! Cos'avete fatto a mia sorella?!"
Il francesino si sistemò una ciocca con aria incurante, ma sorridente.
"Mah, sai... una cosa o due... tuttavia, è inutile tentare di scervellarsene da soli, n'est pas?
Perché non provi a chiedere a qualcuno che conosci? I tuoi amis, per esempio, dei servizi militari... sono sicuro che la cosa farà loro gola."
Adel rimase fermo in attesa, ascoltando quelle parole da quello che lui riteneva come una mina vagante, e per di più ricercata dallo stesso Heidern.
"Allora siamo d'accordo? Prova a domandare tutto a loro."
"Mi puzza come un tranello... vorresti forse dirmi che-?"
"Ah, io non posso dire nulla. Ho le labbra serrate. Ups, è l'ora della manicure! Au revoir-!"
"ASPETT-!"
Nemmeno il tempo di tentare di colpirlo con un Genocide Cutter che Ash Crimson era già scomparso...
E questo gli diede non poco fastidio.
Ma perché passare lì e rivelarsi?! Non aveva senso!
Era sicuramente una trappola, ma non aveva alternative!
Corse rapidamente al primo telefono disponibile nella stanza e compose rapidamente un numero con le dita sudate.
"Pronto...?! Qui parla Adelheid Bernstein! Passatemi immediatamente il Comandante Heidern, è urgente!"




Intanto, a Londra

Gli affari di tardo pomeriggio del Bar Illusion si accesero al rumore di un acuto pianto, che piuttosto che causare disagio alla clientela, questi ultimi se la risero alla vista di Sally ed Elisabeth intente a correresene freneticamente in giro alla ricerca di tutto l'occorrente e passando dal retro riservato allo staff al servire i clienti, soprattutto quando si interpretavano come compagne di gioco della piccola Queen, la nuova beniamina del locale.
Kismet, in quel momento intento a lavarsi le mani dopo aver pulito tutte le stoviglie sporche, girò gli occhi al cielo quando sentì il guaito della piccola sul retro e corse a raccattarla con il pensiero recondo di dover preparare un pannolino inizialmente...
Ma sospirando di sollievo quando il problema di fondo riguardasse il fatto che le fosse caduto il piccolo peluche di coniglietto bianco di suo possesso.
"Ah, ti è cascato Kira. Te lo prendo subito, amore..." la rassicurò il ragazzo, piegandosi per afferrare quell'animaletto di stoffa.
Non giocava con nient'altro, se non quando tentava comicamente di imitare le mosse dei genitori mentre gettavano via gli avventori scorbutici dal locale.
King era convinta che fosse portata per la lotta, ma Kismet non ne sembrava molto convinto.
"Non dovresti essere così protettivo con lei, e lasciare che sia lei a decidere che vorrà fare da grande!" gli ripeteva bonariamente non solo lei, ma anche sorella Grey ogni volta che veniva a trovarli col resto della famiglia, come avrebbe fatto anche quel giorno.
Non che lui non ascoltasse, ma ogni tanto avrebbe voluto un po' di tranquillità pure per lei.
Non appena vide il suo sorriso ampliarsi mentre prendeva in mano il suo animaletto di pezza preferito e tentare di pronunciare il suo nome, Kismet non poté fare a meno che sorridere a sua volta e prendere in braccio la piccola Queen e farle un bacetto alla eschimese. Cosa che lei adorava ogni volta.
"Vuoi vedere la mamma? Sta lavorando, ora. Non disturbarla, che sennò sai che si arrabbia."
Lei era tuttavia piccola, e incredibilmente testarda... ed è risaputo:
I bambini così piccoli non sanno accettare un no come risposta. Quel rifiuto alla sua richiesta la fece imbronciare di colpo, col labbro inferiore che prese a tremare, il fiato corto e gli occhioni che si facevano man mano più lucidi.
Stringendo i denti a sua volta nel timore di un grido in pieno timpano, Kismet dovette acconsentire alla richiesta e, prendendola meglio in braccio, uscì fuori dalla zona sul retro per comparire dietro al bancone con lei, che tutta sorridente reggeva il coniglietto in mano e salutava timidamente sia Sally che Elisabeth al loro passaggio.
Trovarono la responsabile di quella richiesta specifica tutta intenta a terminare un drink con gran abilità.
Camicia bianca con papillon nero tenuta dentro dei pantaloni neri eleganti e scarpe dello stesso colore, guanti neri senza dita stretti ai suoi palmi.
"La vedi che lavora? Te l'avevo detto." disse scherzosamente Kismet alla figlia, fermandosi alle spalle di King con la massima tranquillità.
"Da-dah!" esclamò lei sporgendosi in avanti e tendendo le manine verso la mamma, e quando Kismet cercò di convincerla a lasciarla lavorare in pace, Queen per tutta risposta prese a picchiarlo e pizzicarlo.
"Ahio! Okay, va bene, ma non farle perdere la concentrazione." cercò di avvertirla il giovane uomo, lasciando che gattonasse sul terreno del bancone perché le abbracciasse una delle gambe.
King si accorse di quel abbraccio e sorrise, finendo di servire il cliente che aveva di fronte a se.
"Ma chi abbiamo qui? La piccola curiosona!"
Ancora una volta, ecco che Queen la chiamò tutta allegramente, con King che si inginocchiò per prenderla un secondo in braccio.
"What? Avevi perso Kira? Per questo avevi un diavolo per capello dietro? Fortuna che papà è un eroe che aiuta tutti, eh?"
La piccolina ridacchiò in risposta, mentre aveva stretto la manina sul naso della madre.
La scena aveva un che di tenero, facendo tralasciare un clima caloroso nel bar.
Pure Jan, che oramai era diventato un giovane di bell'aspetto non poté che sorridere mentre parlava con una donna affascinante.
"Vedi? Quella è la mia piccola nipotina."
"Aaah, quant'è carina. Sono sicura che ha preso tutto da entrambi i genitori."
"Mia sorella ha un fascino molto mascolino, ma è anche una bellissima donna. Beh, io non sono da meno, ovvia-AAAH!"
Dovette interrompere la sua conversazione/flirt quando alle sue spalle una mano coperta da un guanto nero gli strinse l'orecchio.
La proprietaria, Zaki, indossava ancora la sua perfetta divisa scolastica con tanto di tuta full-body sotto, oltre che la maschera sul volto.
"Sei incorreggibile. Non lo sai che le donne odiano i ragazzi che fanno le moine ad ogni singola persona esistente?"
"Scusa! Scusa! Scusa!" esclamò lui con aria dispiaciuta.
"Tu cosa hai da guardare? Lui è mio! Cercati un altro!" esclamò la rossa con uno sguardo raggellante verso la terza incomoda.
"Ti prego! Non farmi del male! È tuo!" esclamò la donna, che scappò via, non prima di aver lasciato una cospicua somma sul tavolo per la fretta.
Una volta che quella donna se ne fu andata, Zaki sbuffò in maniera rumorosa con una mano sul fianco, e solo in un secondo momento distese i muscoli e i tratti del volto per avvicinarsi all'allegra famigliola.
Vedendola, Queen la fissò negli occhi con un sorriso a bocca spalancata ed emise un trillo con le braccia spalancate.
"Va bene, va bene, pulce... vieni tra le mie braccia." mormorò Zaki mentre si avvicinava per prendere Queen e coccolarla.
Mon sembrava, ma ogni volta sembrava sciogliersi in un sorriso più sincero nonostante la mascherina che copriva le labbra.
Kismet gliela passò gentilmente e sorrise a sua volta, sotto i complimenti e le risate di alcuni clienti presenti...
Prima che la porta del bar non si aprisse di colpo, e la giunonica Angela Belti non entrasse energicamente. Solo per poi chiedere delicatamente permesso notando come si fosse ammutolito il bar in sua presenza.
"Oramai sei dentro... vuoi qualcosa da bere?" chiese King con un sospiro di finta rassegnazione.
"Oh, King! Tesoruccio!" ridacchiò il donnone dopo essersi messa a sedere su uno sgabello con le gambe accavallate e i gomiti poggiati sul bancone. Vista la sua stazza e l'altezza relativa di quest'ultimo, la Belti dovette piegare un po' la schiena in avanti. "Mi conosci. Servimi qualcosa di bello forte, ma con una tinta di dolce come piace a me!"
"In arrivo. Solo attenzione a non esagerare, o dovremo intervenire anche stavolta." ridacchiò a bocca chiusa la francese, già messasi all'opera mentre Zaki si era seduta lì accanto con la piccola Queen seduta sul bancone mentre sembrava intenta a giocare con le borchie della sua maschera e le mostrava il coniglietto Kira come se fosse anche suo amico.
"Allora... come va col tuo... Marcus?"
"Oh, guarda... non ne parliamo, zucchero." sospirò affranta Angela; "Ultimamente è così preso dagli studi di medicina in Francia che è sempre stanco morto a fine giornata, povera stella... ma quando tornerò, io sarò pronta ad accoglierlo con tutto il mio amore! E non solo io, anche i miei bambini non vedono l'ora!"
"Quindi siete in una sorta di piccola pausa... vedrete che farete fuoco e fiamme una volta che ritornerà!" commentò con voce fiduciosa King mentre le servì il suo drink.
"Beh, almeno vedo che pensa solo a te, e questo è un bene." commentò invece Zaki; "Forse QUALCUNO dovrebbe prendere esempio da lui, ogni tanto."
Jan, sentendosi preso in causa, sorrise bonariamente grattandosi il capo.
"Come mi tratti freddamente tu non lo fa nessun altra, mia Zaki. Ma c'è un motivo se non mi stancherò mai di te."
"Voglio proprio sentire, spara." chiese lei con aria offesa mentre continuava a giocare con Queen.
"Hai una personalità da favola, capelli rosso lucenti e conoscitrice del migliore metodo per la risoluzione di problemi." rispose semplicemente il giovane biondino.
La delinquentella arrossì e chiuse gli occhi, cercando tuttavia di mantenere un'aria sostenuta.
"Sono molto fiera delle mie capacità nel risolvere i problemi. Ma lo sai che le lusinghe con me non funzionano, furbacchione! Specie quando so che tendi a congratularti con tutte le ragazze..." commentò dandogli un pizzicotto sulla guancia.
"Alcune volte il vizio rimane! Mi dispiace!" esclamò il biondino, mentre si massaggiava la guancia per il dolore.
"Almeno hai perso il vizio di fotografare le lottatrici in costume..." disse infine la Sukeban con gli occhi a mezz'asta.
"Oh, no. Lì ormai so bene a chi chiedere, quando ho bisogno." ridacchiò subito dopo Jan, facendo scattare un occhiata irritata ed imbarazzata allo stesso tempo di Zaki.
"Forse la prossima te la stacco, la guancia."
"Però l'album migliore è quello che ho chiuso in cassaforte, con le foto della migliore fra tutte, quella che più mi fa venire le farfalle nello stomaco..." sussurrò il biondino con aria seducente.
La rossa fece un sospiro di rassegnazione.
"Lo vedi, piccoletta? Tuo Zio è un farfallone... ma lo fa dannatamente bene che dopo l'irritazione provi solo tenerezza."
"E non ha preso proprio da nessuno di famiglia, a quanto mi risulta." alzò le spalle Kismet; "Sempre stato così da quando lo conosco."
Il suo commento venne interrotto quando passò rapidamente alla televisione l'annuncio dell'ultima ora riguardante il casato Bernstein che annunciava il prossimo King of Fighters, targato 'XIII'.
Tutti i presenti rimasero di stucco per tale annuncio, tra cui i veterani di quel torneo.
"Ma non si era detto che non se ne facevano più?" chiese King con un filo di voce e con uno sguardo leggermente serio.
"Sapevo che Adelheid non avrebbe più pensato di proporne ed avrebbe volentieri lasciato lo sponsor ad altri." alzò le spalle lui; "Certo, sono sorpreso anch'io."
"Ehi! Un secondo! Ma la volta scorsa il titolo non è diventato vacante?!" domandò la Belti; "E se fosse per quello?! Dare la cintura prima di passare lo sponsor?"
"Non proprio. Tecnicamente, gli Ikari hanno ancora il titolo. Sebbene non confermato."
"Appunto, non è confermato, quindi di sicuro quel vecchio gibbone con la bandana vorrà confermare il titolo." commentò Zaki, facendo spallucce.
Mentre discutevano su cosa stesse accadendo, poterono vedere che, fra le varie inquadrature mostrate al servizio del TG, vi erano un paio di scene verso la fine che mostravano una familiare ragazza bionda vestita di rosso con due voluminosi codini a spirale che le scendevano lungo le spalle, anche se la voce del commentatore ne copriva le parole.
"Rose Berstein che rappresenta in prima persona rispetto al fratello... eh? Mi sembra un deja-vu di qualche anno fa." commentò con falsa sorpresa King, incrociando le braccia; "Le sono tornate le voglie di combinare casini?"
"Sarebbe troppo scontato, non credi?" domandò Angela, tutta intenta a reggere su una singola spalla la piccola Queen.
"Sicuramente sta architettando qualcosa." brontolò Zaki; "Guardate quel suo sorrisetto da primadonna spocchiosa! Mi fa venire l'orticaria solo a guardarla!"
"Cosa c'è?" domandò incuriosito Jan; "Non ti piacciono le ragazze che si conciano a nobildonne?"
"Ne conosco una che è molto più sopportabile... tutto qui." rispose lei velocemente, chiudendo il discorso alla sua solita maniera.
Il servizio, intanto, continuò con una sfilza di riprese di varie edizioni del torneo, che la piccola Queen osservava con attenzione, facendo versetti sorpresi con la bocca semiaperta.
Difatti stava vedendo sua madre e suo padre combattere, così come altri che conosceva e non conosceva allo stesso tempo.
"I tuoi genitori sono dei veterani! Menomale che non hanno mai dato la possibilità di dipingere la faccia a chi perdeva! Ti facevi due risate garantite!" esclamò la Belti con fare divertito.
Queen batté le mani felicemente, quasi volendo provare lei stessa.
Kismet per una volta rimase tuttavia dubbioso sul voler andare.
"Stavolta, mi sento io quasi con la necessità di non partecipare. Non che ci sia nulla che ci spinga a farlo-"
"Beh, cavolo... i premi in contanti a me non fanno schifo di certo." ribatté tuttavia Zaki.
La discussione venne interrotta quando sentirono il telefono del bar suonare, cosa che fece fare un sospiro a King.
"Hello?" domandò dall'altro lato una volta aperta la comunicazione.
Ecco che in meno di un secondo l'orecchio di King venne invaso da una petulante vocina da lei nota:
"KING! Menomale che rispondi! Veramente, non so più che pensare con quei testoni a casa mia! Hai sentito la notizia?! Facciamo squadra come un tempo?!"
"Ciao anche a te, Yuri... non so... stavamo effettivamente decidendo sul da farsi." rispose lei con una voce calma.
"Dai, non vorrai fartela nuovamente con Kismet il giro. Sai che Mai sbufferebbe di gelosia! E poi la piccola deve imparare da donne forti come combattere, se vuole prendere da qualcuno!"
King ci pensò sopra:
Effettivamente, Queen sembrava contenta quando vedeva i suoi genitori combattere, che fosse la volta buona di un torneo tranquillo?
"Listen... devo finire il turno e controllare la piccolina. Richiamo io quando ti so rispondere."
"D'accordo, ma non farmi attendere troppo! Non ho voglia di certo di starmene in panchina, ora che mio padre se n'è uscito di voler nuovamente partecipare dopo tutti questi anni di stop."
Con quelle parole, Yuri staccò la chiamata.
La francese rimise a posto la cornetta, realizzando solo in un secondo momento quello che aveva appena sentito dall'amica Sakazaki.
"Oh my god, Takuma partecipa a questa edizione. Questa non me l'aspettavo..."
Poi si riprese lesta, ricordandosi che doveva in qualche modo trovare un accordo col marito.
Kismet era già lì a sentire a qualche metro di distanza e non gli servì una scienza per capire:
"Yuri ha richiamato a raccolta il vecchio Women Fighters degli anni passati?"
"Apparentemente sì. Però non sono così egoista da decidere da sola. Come famiglia, sento che è una decisione che sia giusto discutere, anche se ammetto che a Queen piace vedere il suo papà e la sua mamma uno contro l'altro."
Angela fece un verso di sorpresa a labbra serrate e alzò le sopracciglia con un lieve cenno della testa.
"Cosa particolare!"
"Allora vai e divertiti." sorrise suo marito; "Non ci vedo nulla di male. Io mi arrangio in qualche maniera con qualcuno per un team. Beh, basta che lo faccia prima che Angel non arrivi di corsa per chiedere di far parte della sua squadra."
"Oh... lei..." brontolò per un attimo King con un vistoso broncio, evitando per un attimo lo sguardo dei presenti.
"Dov'è finita, poi?!" domandò Angela.
Kismet alzò le spalle.
"E' in giro per il mondo a rinfrescarsi le idee. Voleva svagarsi dopo quanto accaduto e il fatto della malattia mortale da cui è guarita."
"Dopo quello che gli è successo... quindi? Possiedi già un idea da chi farti accompagnare?" domandò Zaki tenendo le braccia incrociate.
"No... non ho più saputo nulla delle mie vecchie glorie degli Outlaw. Ognuno a farsi la sua vita."
"Allora è deciso!"
Angela prese tra le sue braccia possenti sia Zaki che Kismet.
"Facciamo squadra! E stavolta andiamo contro Kurenai e Lea, persino! Vorrei vedere la loro faccia al pensiero di avermi contro!"
Zaki farfugliò qualcosa con irritazione, per poi sospirare e desistere.
Al suo OK, vide il donnone porgerle davanti al naso un pennarello.
"Conosci la prassi. Quando batti un avversario, gli lasci in faccia una simpatica dedica con questo!"
"Mi prendi in giro...?" domandò con un sopracciglio alzato lei.
Angela scosse il capo.
"Sono serissima! E poi... quella è la parte divertente!"
La Sukeban brontolò sonoramente, per poi metterselo nel taschino della sua marinaretta.
"E va bene, ma mi riservo il privilegio di farci un bel graffito!"
"Che probabilmente finirà con la scritta 'Scemo' amabilmente scritta in grande sulla fronte." mormorò Kismet, mettendo via anche il suo pennarello indelebile; "King. Cerca di non farti battere da nessuno. Se uno come Sakazaki è tornato, non posso immaginare cosa abbiamo a che vedere."
"Non ti preoccupare! So ancora il fatto mio!" esclamò la bionda con un sorriso deciso e stringendo la mano a forma di pugno.
"Non ne dubito..."
"Ehi, piccioncini. Ma almeno avete visto quanto poco tempo di preavviso ci hanno dato? Non dovreste, tipo, cominciare seriamente a prepararvi?" domandò irritata Zaki; "Non vorrete di certo farvi mettere in ombra, quest'anno."
"Certo che no! Anche perché di sicuro gli altri non saranno rimasti fermi in panciolle!" esclamò King in risposta.
"Voi chi pensate che potrà dare fastidio?" domandò Angela.
Zaki alzò le spalle.
"Di certo non mister karateka."
"Mi auguro solo che abbia migliorato il suo repertorio, visto la legnata che gli hai dato l'ultima volta! " fu il commento della Belti nel ricordarsi quello scontro tra Zaki e Ryo.
Lei emise una sbuffata simile ad una pernacchia.
"Sì... se mi ripresenta quel ichi-geki satsu, o come l'ha chiamato, la prossima volta gli faccio sputare le palline da ping pong con il prossimo calcio."
"Di sicuro dobbiamo preoccuparci degli Ikari, visto che vorranno confermare il titolo a tutti gli effetti." aggiunse Jan, seguendo il loro discorso con interesse.
"Parlando degli Ikari," si intromise Zaki nel discorso; "Ricordate quella ragazza che ne faceva parte? Pensate che questa volta parteciperà?"
"Leona? Da quel che so, ha avuto problemi a gestire il suo potere... era presente però in Italia durante l'ultimo torneo, sebbene non abbia partecipato." rispose King, pensandoci su.
"Di sicuro i fratelli Bandou avranno due team diversi di persone temibili... per non parlare dei Morning Star, la vecchia guardia non è mai da sottovalutare." commentò la Belti mentre finiva di bere il suo drink.
"Dipenderà tutto se il loro bassista si schiererà o meno con la sua fidanzatina, stavolta." alzò le spalle Zaki...
Prima di alzarsi dal suo posto.
"Bene... a questo punto, direi che è ora. Kismet, Angela. Valige! Andiamo ad allenarci nel posto migliore di tutti. La mia città."
Jan allora si alzò lesto per avvicinarsi a lei.
"Vuoi dire che farete l'allenamento intensivo come l'hai fatto tu alla tua scuola?!"
"Beh, non proprio lì. Sai com'è... istituto femminile, non si vedono molti ragazzi."
Alla Belti venne una mezza idea.
"Però Kismet ha un bel faccino. Potremmo conciarlo da studentessa e-"
"NO!" risposero gli altri due in coro, con lo stesso identico tono secco.
"Okay, piccioncini! Era per dire!" esclamò l'italiana, mentre si faceva due risate.
King guardò un secondo l'orologio e sospirò, prendendo poi in braccio la piccola Queen.
"Honey, vuoi andare dai nonni un po' di tempo?"
Lei emise un verso allegro subito dopo.
Kismet si avvicinò per darle un buffettino delicato con una mano.
"Papà torna tra un po'. Fai il tifo per entrambi?"
Queen rispose con un altro verso allegro, come per dare doppia conferma.
"Allora è deciso... direi che dobbiamo chiamarli per avvertirli." disse sua madre mentre andava al telefono.
"Basta che non chiami mio padre che trova il mio allenamento come una scusa per non prendermi le mie responsabilità di genitore e marito." borbottò Kismet.
"Ma no! Tranquillo!" esclamò lei con una breve risata, cominciando a fare il numero con tutta calma.
"E poi conosci lo zietto. Se si tratta di badare a Queenie, non si fa alcun problema, le vuole bene come se fosse figlia sua. Senza contare che anche gli altri..." ridacchiò Jan a denti stretti.
"La trattano come una Regina... scusate il gioco di parole." concluse Zaki con un sospiro.
"Okay... abbi cura di te, King. Ci vediamo al torneo."
Con quelle parole, Kismet si limitò a dare un leggero abbraccio alla moglie prima di andare di sopra per cambiarsi.

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