Capitolo 23: I'm back

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Una settimana precedente al torneo


In un luogo sconosciuto, dove la realtà si fondeva con un'oscura, indissolubile freddezza, paragonabile al vuoto, le voci di milioni di spettri si perdevano nell'oblio come un mantra infinito, e proprio quello fu l'ultimo sussurro che udì quando qualcosa lo trascinò sempre più in basso, scavando nel proprio essere con la stessa forza di un artiglio che lacerava la carne umana.
Poteva percepire come un enorme spirale di malvagità integrarsi nel suo essere, risucchiandolo.
"Sembra quasi un incubo..." mormorò nella propria mente, percependo una voce interiore che non si ricordava di avere.
L'ultima cosa che vide fu solo un volto femminile, una lucentezza quasi cristallina mentre borbottava parole che lo facevano solo sentire più frastornato che mai.
Davanti ad una visione simile, si perdeva il senso stesso della vita.
Sentì come delle mani fredde di quella figura toccarlo...
Poi una luce dall'ardore inconcepibile...
E poi il silenzio.
Tutto quanto sembrò terminare in quello stesso momento.


Ma allora, perché respirava?


Un freddo pungente lo colpì in tutto il corpo, proprio mentre riaprì lentamente gli occhi:
La sua vista sfocata gli mostrò una landa pianeggiante, ripiena di fiori, bellissimi fiori dalla candidatura rosata che si muovevano al tocco del vento.
Alle sue spalle, le rovine di una sorta di edificio vittoriano mangiato dal tempo.
Eppure, lui poteva percepirlo, rispetto a chiunque altro:
C'era il pungente stegno di fuliggine e morte in quel luogo. Un panorama decisamente triste.
Lo sguardo del giovane uomo andò alle sue mani. Sottili ma forti mani dalla pelle mulatta, che strinse a pugno come per tastarne la forza...
E le ritrasse subito dopo quando si accorse di essersi tagliato con la sua stessa presa.
Sangue cadette copioso da esse, gocciolando sul terreno erboso, e sui suoi piedi.
I suoi lunghi e lisci capelli bianchi dalle sottili ciocche azzurrine seguivano il corso del vento mentre il suo sguardo, segnato da dei tratti giovanili e quasi incantevoli, ma freddi come il ghiaccio, si alzava al cielo.
Vide nuovamente la Luna e le stelle brillare, mostrandogli quasi un'uscita da quell'oscurità che l'aveva rinchiuso come in una prigione di spine:
Era passata quasi un'eternità da quando aveva respirato nuovamente.
Tutto quanto attorno a lui era vivo nuovamente...
Eppure niente. Non provava assolutamente nulla:
Nessun dolore, nessuna felicità, nemmeno una sorta di tristezza...
Sentiva solo dentro di sé un enorme rancore. Qualcosa di disumano che si era sviluppato dentro di sé come una sorta di piaga...
Ma la cosa non sembrava nemmeno turbarlo:
Lo sentiva come parte di sé da sempre.
"Uuuh Uuuh..."
Il verso sibilante ma percettibile di un gufo lo colse di sorpresa, e il suo sguardo si voltò verso i resti del vecchio maniero alle sue spalle:
Sopra un pezzo di mura, ecco appollaiato il responsabile. Un maestoso gufo dal manto bianco e grigio lo fissava con occhi freddi e apparentemente severi.
Il suo braccio, quasi muovendosi da solo, si protese in alto verso di lui...
E un nome sibilarono le sue labbra:
"Nagi..."
Quasi come a comando, il volatile sbatté le ali, volando tranquillamente sul suo braccio...
E allora si accorse di come reggesse nelle zampe una spada:
Un'enorme katana dalla lama scura al cui singolo tocco bastò per percepire un'energia di dimensioni immense, che partì proprio dal suo corpo.
Nello stesso istante in cui lui percepì la forza crescere nuovamente in lui, afferrò con ancora più fermezza la spada, chiudendo gli occhi...
E un fulmine oscuro cascò dal cielo, un evento che si poté vedere a chilometri e chilometri di distanza.
Quando la luce nera squarciò i cieli, colpendo la fonte di quel potere, ecco che pian piano si sfaldò da sola...
E il giovane uomo dagli occhi azzurri si trovò coperto da una lunga divisa formale sul verde scuro, puramente orientale, sotto ad un soprabito blu senza maniche, scarpe eleganti e stretti guanti senza dita sulle mani che reggevano la Nodachi.
Un leggero sorriso si formò sulle sue labbra, mentre si portava una mano sul volto.
"Ora lo sento. L'odore della morte."
Nagi emise un leggero bubolare mentre le sue ali si spalancarono, volando in alto...
Esattamente nella direzione in cui una figura femminea ed androgina vestita di rosso e dai capelli biondi si mostrò non troppo distante, proprio da dietro il muro delle rovine.
Stava battendo tranquillamente le sue sottili manine, sorridendo tranquillamente.
"Bravo... magnifique, monsieur musone. Finalmente ho visto un sorriso formarsi sulle tue labbra."
Gli occhi dell'uomo si soffermarono su quel ragazzetto striminzito e leggermente più piccolo di lui in altezza, e poteva vedere una fonte di energia immensa provenire da dentro quel corpicino apparentemente esile.
"Ti starai chiedendo chi sono, vero? Non c'è bisogno di stare sulla difensiva, sono venuto qui a farti una proposta molto allettante." riferì il biondino con aria pacata e con un sorrisetto stampato sul volto.
"Hmph... non ho paura di certo di te." sottolineò con una fonte di freddezza lui, indicandolo con la mano aperta; "Sei come una zanzara sulla mia fronte. Infastidiscimi, e morirai."
"Oooh, ostilità, ostilità!" fece l'altro con una finta reazione intimorita, le mani aperte e i palmi ben in vista mentre faceva un lento passo indietro; "Ma tranquillo, mon ami. Non sono qui per infastidire TE. Solo che... sai... sei un tipino interessante. Molto!"
"Dietro a quel corpicino, percepisco un qualcosa che mi sta infastidendo...
Lo specchio. Uno dei sigilli.
Eppure non hai il sangue di quella famiglia."
L'uomo chiuse gli occhi e sospirò, una mano che tornò a coprirsi parte del volto.
"Ironia della sorte. Percepisco in questo mondo la presenza di altri sigilli..."
Il biondo platinato ridacchiò e si allontanò di qualche passo, facendo spallucce. "Neanche mi sorprendo, considerando quanto in questo momento l'apertura del cancello abbia destabilizzato le cose da queste parti. Non mi sorprenderei nel ritrovarmi a quattr'occhi con persone non di questa linea temporale, sai? Tipo qualche sedicente sacerdotessina in grado di sigillare il portale del... Makai, giusto?"
"Quindi è vero..."
L'uomo impugnò ancora con più forza la lama di spesse dimensioni nella mano e strinse il pugno.
"Questo potere... lo squilibrio nel chi e questa insaziabile voglia di uccidere...
Ma quell'essere... Ambrosia... che cosa voleva-?"
"Quoi?"
"No... non capiresti. Non sdrucciarti dal comprendere." scosse il capo l'uomo davanti a sé.
Il ragazzo fece un finto broncio, le mani sui fianchi.
"Va bene, va bene. Continua pure a fare l'oscuro rimuginante e complessato, ho sentito che le signorine l'adorano, sai? Comunque che farai, allora? Puoi restartene qui a fare il complessato o iniziare a muoverti per... ovunque tu voglia andare!"
"Non sono di certo qui a perdere tempo... devo assicurarmi che nessuno si intrometta."
L'uomo compì i primi passi su quel prato immenso, accompagnato dal suo gufo, Nagi, che continuò perennemente a fissare lo strano androgino con aria severa.
"Ora, con tutti questi sigilli in mezzo, dovrò far sì di liberarmi di un paio di seccature.
Chi ha aperto il Makai? Il primo ad aver aperto la porta... chi ha aperto il sigillo?"
Il biondino si arricciò la punta del ciuffone che gli copriva l'occhio con il dito indice e sorrise, distogliendo lo sguardo.
"Già... chissà chi è stato?" disse ridacchiando; "Posso dirti che sicuramente sono in grado di manipolare davvero bene le dimensioni, per esserci riusciti... hmm..."
Lo spadaccino dai lunghi capelli fra l'argentato e le ciocche azzurrine si girò nuovamente verso di lui, senza cambiare espressione.
"Non ingannarmi con i tuoi giochetti... posso leggere le tue emozioni. Sono lo specchio della tua anima."
"Ecco... diciamo solo che ho le mie ragioni per continuare su questo cammino.
Tu, invece, sembra che sia interessato soltanto a placare la tua sete incontrollabile di sangue... o c'è dell'altro?" chiese il ragazzino androgino.
Lui sorrise arrogantemente.
"I parassiti non hanno bisogno di sapere molto... se non campare con la loro insulsa ed insignificante vita."
"Oh, parole dure! Così mi ferisci..." replicò l'esile ed efebico ragazzo fingendosi triste; "Ma la mamma non ti ha mai insegnato che anche gli insetti molesti, i parassiti, non vanno presi sottogamba?"
Il tono cordiale del giovane fu tradito da un repentino barlume rosso nei suoi occhi.
Sfoderando lentamente la sua lama dal fodero, l'uomo si preparò a testare il suo nuovo corpo...
Ma qualcosa combatteva dentro di sé:
Era giusto combattere ad ogni occasione? Questa sete di sangue era davvero ancora forte come al tempo?
Per di più, sentiva come se fosse affetto dalle emozioni.
Impossibile!
Non lui... un'entità del Makai come lui non poteva farsi possedere da queste sensazioni!
La presa sulla katana si fece più lieve, e un sospiro partì dal suo naso.
"Vedi di non morire subito... devi ancora spiegarmi quello che voglio sapere..."
Da una parte, nelle mani del ragazzo efebico, si formarono vistose fiamme color verde, e lo vide sorridere soavemente.
"Cerchiamo di fare in fretta, allora. Dopo ti faccio provare una torta niente male, mon ami."
"Fai silenzio e preparati..."
Nel momento esatto in cui pronunciò quella frase, l'uomo caricò la propria lama di statiche oscure, scattando in avanti con un fendente voluminoso, sfidando le fiamme di Ash Crimson.


---

"Sono tornato..."

Sentendo come una voce nella propria testa, una giovane donna dalla pelle scura si risvegliò di colpo dal suo torpore, corti capelli mori con una singola ciocca bionda, tutti rialzati all'indietro.
Era sudata su tutto il corpo, e l'unica cosa che percepivano le sue orecchie era l'eco delle grida della folla mentre se ne restava seduta, stremata, all'angolo del ring.
A pochi passi da lei, la sua avversaria, una certa Jody, stramazzata a terra... non che a lei importasse più di tanto il nome che aveva annunciato l'arbitro, intento a chiamare per entrambe i medici:
Tutto il suo corpo le doleva pesantemente, e sentiva la sua faccia gonfia sopra lo zigomo e la mascella:
Non si ricordava più quanto accaduto durante l'incontro, ma il fatto che fosse l'unica ancora cosciente parlava per lei.
Inoltre, non era il suo di sangue quello con cui il pavimento del ring era stato dipinto. Altrimenti sarebbe dovuta essere già più di là che di qua...
Ma dentro di lei, quasi lo desiderava.
I medici entrarono rapidamente, facendo un controllo rapido per entrambe, in caso dovessero portarle d'emergenza in ospedale.
"Signorina! Mi sente?"
Lei borbottò qualcosa e si alzò lentamente, sfruttando le corde su cui si era appoggiata all'angolo del ring, completamente circondato da una gabbia di ferro.
Percepì nuovamente il contatto del terreno con i suoi piedi nudi, vestita solo di un paio di shorts neri aderenti ed un top dello stesso colore, entrambi sporchi di sangue e sudore, oltre che trovare l'appoggio giusto per rimettersi in piedi, sfruttando la presa dei suoi guanti senza dita.
Ansimando lentamente e con il mondo che ancora le girava, il suo cervello sembrò ancora assorto dalla voce comparsa all'improvviso nella propria testa:
Che l'ultimo calcio ricevuto sul lato sinistro della testa l'avesse rincretinita del tutto?
No, non era quello. Non era la prima volta che quelle visioni le capitavano:
Gli spari improvvisi nel mezzo di una strada fredda di Dallas, uomini in nero che apparvero all'improvviso e una figura che la stringeva morente fra le braccia, il suo sguardo spento che cercava di sorriderle mentre il sangue scorreva dalle sue labbra, steso a pochi centimetri da lei dopo averle fatto da scudo...
Il solo ripensarci, la fece stare nuovamente male. La nauseava dentro.
Persa com'era nei suoi pensieri, nemmeno si accorse della folla, o dello speaker che ne annunciava la vittoria:
Voleva solo uscire di lì e stendersi, con la consapevolezza di aver finito quella giornata del girone. Voleva solo stendersi e pensare.
Voleva mettere a tacere quell'illusione che continuava a tormentarla, a schernirla, dicendole l'impossibile.
Poco alla volta si era diretta verso il corridoio che portava agli spogliatoi, i suoni attenuati ma che rimbombavano a causa dell'effetto eco, cosa che le faceva vibrare le orecchie.
L'unico suono distinto che arrivava alle sue orecchie era quella continua, insistente voce familiare che le sussurrava di essere tornato, sempre più forte, sempre più chiara.
"Sto impazzendo... sto impazzendo del tutto... è chiaro..." ansimò con una risatina amara, una mano poggiata sulla parete più vicina.
Forte com'era, nella sua mente si scandagliò il volto dell'uomo che l'aveva protetta fino alla morte:
Un viso soave e freddo, occhi celesti ed una lunga capigliatura azzurra.
Tratti che non poteva scordare di certo, ma che a furia di vederli le facevano male.

Sei morto... io lo so! Stai zitto! Non puoi essere vivo! Perché tu?! Perché dovevi essere tu?!

Quando raggiunse lo spogliatoio, ormai si reggeva lo sterno con forza, coprendosi la bocca con la mano per evitare che un voluminoso conato la cogliesse di sorpresa.
Si andò poi a sedere su una delle panchine di legno disponibili, cercando di ricacciare un altro conato più potente rispetto a prima.


Quando arriverà anche il mio di momento? La mia vita oramai è buia...

Ripensò bene alle ultime settimane, in cui quella voce continuava imperterrita ad entrarle in testa come un mantra. Due semplici parole che gettarono la sua concentrazione già precaria in fondo ad un vortice di dolore.
Oltre che alla lotta clandestina, la giovane donna correva nelle gare automobilistiche, oltre che in quelle aeree...
Tutte prove al limite della sopravvivenza, dove cercava imperterrita di superare i limiti umani.
Oramai era chiaro:
Lo faceva non per la fama e i soldi. Ma perché voleva trovare un posto dove chiudere gli occhi.
Tuttavia, qualcosa la teneva costantemente in vita, da quel giorno.
La vana speranza che quelle parole si avverassero, anche se sapeva che non sarebbe mai avvenuto nulla.
Per la rabbia, gridò, prendendo la sua borraccia e lanciandola violentemente verso la parete vicino alla porta...
E per poco centrando una persona nel suo gesto:
Un uomo biondo e alto dall'enorme muscolatura e con vestiti eleganti; l'espressione quasi lasciva e l'aria falsamente generosa.
Schivò al pelo il contenuto della borraccia, che andò a schiantarsi contro al muro...
Prima di fischiare un secondo, carezzandosi il retro del capo con aria falsamente dubbiosa.
"Secondo me, dobbiamo diminuire il consumo di alcool... ma anche quello minimo concesso, Shauna."
"Tu..." sibilò a denti stretti la ragazza dalla carnagione scura.
"Su, su, non c'è bisogno di tutto questo astio nei miei confronti. Sono o non sono il tuo amico agente di fiducia? Okay, lo so che 'agente' e 'fiducia' non vanno esattamente a braccetto, ma..."
"Che cazzo vuoi?! Non vedi che non sono in forma?!" si lamentò lei; "Sono giorni che non riesco più a combinare nulla!"
"Beh, hai appena sfondato a testate quella poveraccia di Jody... ed era quasi due volte te di fisico." le ricordò lui; "Ancora a fare brutti sogni? Forse dovresti prenderti una pausa dal circuito... di recente, stai esagerando.
Come minimo, fai solo quattro ore di sonno e poi ti butti a capofitto nella prossima impresa."
"Non posso prendermi una pausa, e tu lo sai bene, Keiji!"
Shauna agitò un indice instabile verso il viso dell'uomo.
"Ci stiamo avvicinando alle semifinali, e sai quanto me che la concorrenza si farà ancora più spietata! Se mostro il fianco anche solo un momento, puoi dire un bacio di addio al premio in palio!"
"Ma di che ti lamenti, scusa? Hai gareggiato così tanto che sei ricca sfondata, miss Shauna Ackerman... detta per gli esperti 'Cheetah'." fece l'occhiolino l'uomo di nome Keiji; "Ah, piuttosto... mi ha chiamato prima il Professore. Vuole vederti."
"Cosa? Che vorrebbe da me quel vecchio pazzo?" domandò Shauna con aria scocciata.
"Oltre che ricordarti di studiare per migliorare il tuo giapponese, e costruirti un futuro... beh, credo che voglia mostrarti qualcosa che potresti trovare interessante."
Detto ciò, le mostrò qualcosa dal proprio palmare.
"Sembra che la nostra piccoletta abbia ottenuto nuove funzioni. E hai saputo sul torneo del King of Fighters? A quanto pare, è finito tutto quanto in un gran tonfo..."
"Sì... ho saputo che ci sono stati parecchi casini nell'ultima edizione, e con questo? Cosa centro io?" chiese lei, mentre fissava il palmare.
"A quanto pare, siamo stati convocati per una riunione. Uno dei tuoi vecchi datori di lavoro, il Comandante Heidern, richiederebbe la nostra presenza per parlare di una scoperta riguardante le ultime vicende.
Parteciperanno un paio di persone di alto calibro. Non sei contenta?"
Keiji si ritrovò il palmare sulla fronte subito dopo, come per coprire il gesto successivo di Shauna:
Spogliarsi letteralmente lì davanti e prendere il largo verso le docce sul retro, noncurante del fatto che mostrasse il suo fisico asciutto e muscolosetto allo stesso tempo al suo agente.
"Allora? Non ti viene la pelle d'oca?" le chiese lui ad alta voce, facendosi sentire persino nelle docce.
"Fuck it! Ho sempre odiato quegli esuberanti mercenari!"
"Dai, è solamente un giro di giostra... se non sei soddisfatta, possiamo andarcene quando vuoi." ribatté lui, mentre si teneva la mano dietro la testa.
"Ma che diavolo passa per la testaccia di quel quattrocchi?! Prima le lezioncine sulle buoni maniere, ed ora fare tutto il simpatico con gli Ikari Warriors." si lamentò Shauna, accennando poi a gemiti di dolore per via della guancia leggermente gonfia.
"Lo sai che c'è sempre un motivo alle sue scelte... non lasciarti ingannare dal suo modo abbastanza particolare di interagire con le persone."
Nel dire quelle parole il biondo si era allontanato per recuperare un kit di primo soccorso da portare lì vicino una volta che Shauna fosse uscita dalla doccia.
La vide sedersi con una mano sulla fronte, i capelli bagnaticci e una biancheria sportiva addosso color nero.
"Alza un po' la fronte e facciamo subito. Però domani una bella dormita.
Abbiamo un volo da prendere. Il Professore aspetta a Valencia per salire sulla nave di Heidern."
"Sì, sì. Basta che mi lasci sola. Voglio pensare!"
"Okappa. Ma non rimuginare troppo. Ti vengono pensieri sgradevoli e basta." fece l'uomo con una mano sulla spalla della giovane.
"Okay, papà! Non ci metto sopra le uova a friggere sulla mia testa!" esclamò lei con fare umoristico, facendo sì che Keiji ridacchiò, lasciandola da sola.
Quando l'uomo chiuse la porta, lei frugò senza farsi vedere nel suo armadio, andando a prendere nelle sue mani il suo vestiario stropicciato...
Oltre che un pendente che si portava dietro:
Un proiettile macchiato di cremisi legato ad una catenella.
Lo strinse talmente forte tra le mani che per poco non lo sentì bruciare come allora.
Era il suo monito. L'avevano estratto dal suo corpo. Il proiettile che le aveva salvato la vita, colpendo a morte lui.
"Ancora caldo..." mormorò con voce strozzata mentre lo portò a contatto con la fronte.
Sebbene non fosse possibile, poté sentire un calore familiare su quella superficie metallica, macchiata e leggermente smussata, come se la macchia di sangue fosse stata fatta da poco.
Per mezzo secondo, l'immagine di un uomo apparve nella sua mente:
Un ricordo indelebile. Lunghi capelli azzurri e lo sguardo serio, ma bello e delicato.
Era una persona che si considerava un mostro, e la gente non poteva sopportarlo. Ma per lei non lo era...
L'aveva sottratta ad una vita di stenti e prostituzione, ricordandole di essere libera di scegliere ciò che voleva.
Non prima però che delle figure oscure lo uccidessero...
Uomini in nero, probabilmente di qualche mafia. Non era riuscita nemmeno a distinguerli, ma quelle bocche di fuoco sembravano dare alla luce lampi rossi come il sangue...
Accompagnati da strane visioni. Teschi e enormi serpenti aggrovigliati.
Il pensiero di quella visione le fece montare dentro un fuoco nero di rabbia e sentimenti negativi.
Oh, quanto desiderava trovarli e sterminarli dal primo all'ultimo!
Mancava poco, però:
Se avesse ottenuto la fama necessaria nelle competizioni illegali, forse avrebbe potuto scoprire i mandanti!
Per questo, doveva sempre dare il massimo. Non aveva tempo di riposarsi!
Stringendo ancora di più il pendente fra le mani, lo indossò e tornò a vestirsi, i denti stretti e la necessità di sfogarsi più grande del solito.
Avrebbe dovuto solo trattenere le mani fino al prossimo incontro... e un altro ancora.



Il giorno dopo

"Guardi, Professore! Il suo valente party si sta unendo alle nostre fila!"
Erano le prime luci di mattina nel porto Sud di Valencia, in Spagna. La bellissima città ricordata per il suo protettore contro i mori, El Cid Campeador.
Una quantità impressionante di uomini e donne si stavano radunando all'interno di un molo a cui era attraccata una spessa nave militare poco più in là.
All'ingresso, una peculiare ragazza dai corti capelli blu, la pelle pallida ed il vestiario high tech sul verde, simile alla vecchia tecnologia di NESTS, indicava un taxi in arrivo su cui le figure sia di Shauna che del suo agente, Keiji Shinogi, stavano scendendo.
Vicino a lei, un uomo alto, con i capelli grigi e scompigliati, dei tondi occhialini e un'aria sinistra, degna di uno scienziato pazzo, iniziò a ridacchiare sommessamente, in maniera quasi perfida.
"Bene, benissimo! Quasi temevo che potessero mancare ad un evento così monumentale! Il comandante ne sarebbe stato sicuramente affranto!"
Il taxi si fermò giusto a qualche passo da loro, con Keiji che cominciò a discutere con l'autista per il pagamento con uno spagnolo molto buffo...
Cosa a cui Shauna intervenne ad occhi chiusi dando i soldi al taxista perché si levasse dalle scatole, offrendogli persino una mancia.
"Mi tratti come se fossi un po' ignorantello, o sono io?" le domandò impertinentemente Shinogi, reggendosi il collo con un sorriso distante.
"Oh, sta zitto-!"
Il tempo di scendere dal taxi con la sua borsa che Shauna venne letteralmente investita da un abbraccio da parte della ragazzina in tuta high-tech.
"Oh, la rapida gheparda è alfin giunta! Il mio cuore è in preda al tripudio nel vederti!" pigolò, strusciando la guancia sul corpo del suo "bersaglio".
"Astrid! Eddai, stop it!" si lamentò lei, completamente rossa in volto per tutto quell'affetto corporeo dimostrato, cosa a cui l'uomo con gli occhiali ed il sorriso inquietante approvò annuendo.
"Un abbraccio non si rifiuta mai, mia cara... fatto buon viaggio?"
"Insomma... non finiva di parlare." mormorò la Ackerman, puntando lo sguardo un secondo verso il suo sedicente agente, che già sembrava più intento a stringere la mano al bizzarro uomo con gli occhiali lì vicino.
"Professor Mishima, buenos dias. Si gode il clima mediterraneo?"
Lui si lasciò andare ad un'altra risatina eccentrica.
"Oh, è squisito. Assolutamente squisito. Magari tutti i summit del comandante si tenessero qui, invoglierebbe ancora di più a prendervi parte!"
Notarono poi arrivare un grosso lupo dalla pelliccia bruna e con gli occhi opachi, accompagnato da una giovane donna dai capelli rossi accesi e lunghi per buona parte della schiena, vestita con dei pantaloni lunghi e degli stivali, top bianco e dei guanti neri a coprire le mani.
Astrid si avvicinò a loro per dare i suoi saluti.
"Ossequi, mie amiche! Ci avete precedute alla sacra tavola rotonda!"
"Ehm... sì, qualcosa di simile." si grattò la testa la rossina, ridacchiando pacatamente ad occhi chiusi; "Ti vedo in forma, Astrid."
Il lupo, o per meglio dire la lupa, fece muovere la coda velocemente, come se fosse contenta nel vedere Astrid. Difatti, si mise ad abbaiare rumorosamente.
L'animale poi si alzò sulle zampe posteriori per poter arrivare a leccare in faccia la piccola ragazza. Visto il suo peso, non fece fatica a buttarla indietro a terra, ricoprendola con le sue effusioni.
Astrid si mise a ridacchiare con tutte quelle coccole ricevute.
"Dai, Rexanne! Sono felice anch'io di rivederti!"
"Quel lupo chi sarebbe, scusate?" chiese sarcasticamente Shauna:
Conosceva di persona Rexanne, ma non l'aveva ancora vista trasformarsi prima d'ora, quindi non si poteva immaginare di trovarsela davanti in quella maniera.
"Credo che sia la Signorina Livingstone in una versione rilassata e più agio con sé stessa... rimango sempre affascinato nel vedere un esemplare di licantropo come lei." rispose Mishima con il suo tipico sorriso.
"Ma a tal proposito... non aveva sempre dietro il suo falco Jennifer?" domandò Keiji.
"Ah, giusto!"
Astrid si guardò attorno un secondo, dubbiosa.
"Rexanne, e Jennifer?"
Lei fece un lungo ululato in risposta, facendo sì che dopo qualche secondo la testa di Mishima si fece pesante di colpo, a causa dell'arrivo del falco, che aveva fatto un verso di saluto.
"A quanto pare i suoi capelli sono un perfetto nido per falchi, Professor Mishima." commentò la rossina, indicando la sua testa con falsa sorpresa.
Lui rise quasi con aria maliziosa, o era la sua classica risata?
"Oh, cielo... non era atteso un tale accorgimento. Ma dove potremmo andare senza scoperte come queste?"
Astrid allora saltò su per salutare il volatile appena arrivato, la "piccola Jennifer", come l'aveva chiamata, che la salutò con un affettuoso e calmo stridio.
"Come dici? Hai tardato perché hai seguito un falco di un altro piano temporale? Che cosa singolare..." rise la piccola ragazza.
"Oooh, teorie sui piani temporali. Veramente da accapponare la pelle come pensiero, ma... dopo quanto visto con questi ingraditi ospiti misteriosi tutto è possibile." commentò il Professore...
Per poi notare Shauna sturarsi un orecchio con l'indice e mettersi dritto col busto.
"Ahem! Beh, suppongo sia un discorso da fare in privata sede ed in maniera più dettagliata.
Ma prego, signor Shinogi... signorina Ackerman. Il meeting avrà inizio tra un po'."
Dopodiché, avvertì loro di seguirlo sulla nave attraccata, su cui salivano ogni tanto militari in uniforme o altre persone peculiari.
La maggior parte dei soldati fecero un cenno di saluto nel vederli passare, indicando il punto in cui si trovava il comandante Heidern.
Ci fu un momento in cui Rexanne si era separata da loro per ritornare in versione umana pochi secondi dopo. Si era leggermente irrobustita il corpo, rendendolo più tonico, pelle scura e capelli corti di color castano, aveva dei pantaloni e degli stivaletti di colore marrone, sopra aveva un top arancione e guanti marroncini di pelle con le dita scoperte.
"Scusate l'attesa, volevo presentarmi nella giusta maniera al meeting."
"Già, è bene saper essere in ghingheri. Sappiamo com'è severo a riguardo il Comandante." annuì il Professor Mishima; "Anche se... ahimé, la gioventù di oggi sa essere ancora molto ribelle.
Per carità, anch'io come giovinotto ho passato la mia fase di ribellione."
"Di niente, amica licantropa, di niente!" la rassicurò Astrid; "Tutti vogliamo essere al meglio di fronte al capo paladino delle forze della luce!"
"Alla mia vista è un uomo dall'enorme potere che merita il mio rispetto, ma come paladino... no, non possiede tale fascino." rispose la donna mentre ci pensava sopra.
Astrid si sorprese di quel commento.
"Ma... ma è un ufficiale al servizio delle forze del bene e della giustizia, ergo un paladino! No?"
"Finché detiene quella serpe malefica tra le sue fila, non lo posso ritenere tale." rispose lei con serietà sul volto.
Mishima si rizzò sul posto, sebbene non perdesse il sorriso.
"Aaah, il nostro prode tiracalci ucraino. Poverino... mi ricorda un po' i miei tempi bui."
"Dopo quello che avevo letto in quel rapporto ci credo bene che tiene il dente avvelenato." mormorò Keiji con un sorriso tirato.
Shauna fece una smorfia poco convinta, guardando altrove...
Prima che, camminando in avanti, non rischiò di andare a sbattere il muso sul petto di un uomo leggermente più alto di lei dalla pelle scura e gli abiti neri in pelle.
"E attenta a dove vai!" borbottò con una smorfia irritata il giovane da lei colpito.
Dopo un primo momento di confusione, Shauna saltò su, esclamando:
"IO? TU mi sei venuto addosso! Questo perché insisti nell'indossare gli occhiali da sole al chiuso!"
"Come hai detto, ciccolatino arruffato?" domandò lui, abbassando la testa e mantenendo le mani in tasca; "Ti devo infiammare il visino per farti rifare la vista?"
I due si andarono letteralmente a naso, le fronti che si scontravano fra loro. "Cioccolatino a chi, cioccolatino slavato?! Vuoi morire?"
"Ehi, ehi! No! Destatevi dal fronteggiarvi!" cercò di fermarli Astrid...
Nello stesso momento in cui si mise in mezzo assieme ad una ragazzina con un lungo vestito bianco ed i capelli color ambra, più piccola di lei di età.
"K', per favore, non litigare!"
Lui fece schioccare la lingua, e si mise in una posizione più rilassata.
"Dannata ragazzina..."
"Maledetto spiumato." si lamentò dall'altro lato Shauna, poco prima che Keiji non le pattasse la spalla.
"Piano, piano. Non cominciamo qui liti. Non poi con uno dei vecchi campioni."
"Quello? Uno dei vecchi campioni? Stento a crederci!" commentò lei con un fare leggermente stupito.
"Certamente... in queste ultime edizioni, ci sono stati parecchi campioni alquanto particolari." rispose lui con una breve risata.
K' si girò dall'altra parte e schioccò rumorosamente la lingua.
"E' davvero così importante essere campioni in un torneo come quello? Bah..."
"Well, yeah... ma come ho detto, non mi davi l'aria. Troppo ammosciato per esserlo, senza offesa." gli rispose Shauna; "Mi ricordi qualcuno che..."
Abbassò poi lo sguardo all'improvviso e le parole le morirono in gola.
"Hmm?"
"No... lascia stare."
Quel commento della donna fu tuttavia sufficiente a prendere l'attenzione dell'esile ragazzo vestito di cuoio, che non poté fare a meno di chiedersi se fosse legata in qualche modo ai suoi ricordi mancanti.
La sua attenzione però venne sviata nello stesso momento in cui una manona gli si gettò sulla spalla.
"Fai amicizia, compare? Non pensavo che queste cose ti interessassero."
Al sentire quelle parole e notando l'enorme uomo alle spalle di K', Astrid sbrilluccicò con gli occhi:
Un uomo grande e grosso con un'armatura cyborg.
"Un costrutto come me?" chiese meravigliata.
L'omone si grattò la tempia, per poi risponderle.
"Costrutto? Eh, no, mi spiace. Vedi, io ho ancora una componente umana, quindi sarebbe più giusto definirmi un cyborg!"
Lei inspirò con le mani sulle guance.
"Come il leggendario eroe invincibile che controlla l'armata di costrutti senzienti e il leone spaziale!"
Il Cyborg, Maxima, rimase in silenzio, non sapendo come prendere le parole di Astrid.
"Ti ringrazio... presumo, non sono un intenditore nel campo dell'animazione, perché è di quello che stiamo parlando, vero?"
"Mah, stiamo a perdere tempo... sentiamo cos'ha tanto d'importante da dire quel vecchio, così me ne torno a spaparanzarmi su un divano." mormorò irritato K', facendo per camminare via da lì con una mano dietro al collo.
"Ma come?! K', avevi promesso che, finito qui, andavamo a farci una gita ad un parco giochi!" si lamentò allegramente la piccoletta dai capelli ambra dietro di lui.
"Eh?" fece il ragazzo di nome K', girandosi per guardare la piccoletta di sbieco.
Poi abbassò spalle e testa, restando con le mani in tasca e camminò lentamente in avanti, replicando:
"Ma vacci per i cazzi tuoi, al luna park. Che ci vengo a fare, io? Troppa luce e schiamazzi, stai fresca..."
"Ehi! Non si fa così! Rispettale le promesse, cattivone! Kula ora si arrabbia!" si lamentò la bambina, saltellandogli dietro con le mani al cielo strette in simpatici pugnetti...
Almeno finché non si sentì una mano sulla testa:
Una mano femminile coperta da un guanto marrone lungo fino al gomito.
"Ti ci porto io, al luna park, tranquilla." disse pacatamente la proprietaria.
Kula si girò per guardare la proprietaria, e il suo sguardo si illuminò.
"Seirah! Sorellona!"
Quasi di scatto, si buttò fra le sue braccia, ridendo gioiosamente ed abbracciandola a forza.
La ragazza, una minuta soldatessa dai capelli castani lunghi fino alle spalle, la lasciò fare e le sorrise, dicendole che una volta finita la riunione non vedeva l'ora di sentire com'era andato il viaggio, cosa che K' sapeva bene cosa volesse dire:
Le due avrebbero sicuramente preso a spettegolare su di lui.
"Oh, signorina! Che aura di dominio che percepisco! Ha molti punti in carisma!" si fece leggermente indietro Astrid, come in difensiva.
"Davvero? In effetti, so di possedere un certo fascino!" ribatté la giovane ragazza con un sorriso compiaciuto.
"Con quella frusta, ha scaldato parecchi didietro..." mormorò Rexanne.
Whip sorrise maliziosamente per un secondo.
"Oooh, credo di non aver sentito bene."
"Ho detto la verità... con quella frusta, hai dominato parecchie persone." disse nuovamente Rexanne, ridacchiando al solo pensiero.
"Noooooo... non parecchie... solo una, perlopiù." rispose Whip con aria innocente, per poi incupirsi il volto e distogliere lo sguardo con una smorfia; "Se lo meritava, ecco."
"Parli dello zietto Ralf?" domandò Kula, dubbiosa; "Ogni tanto sa essere buffo, anche se di questi tempi aveva sempre la Luna storta."
"Proprio lui..." brontolò la mora. "Ne ho le tasche piene delle sue continue molestie sessuali!"
"Ma quali molestie sessuali, tesoro?"
Maxima si picchiettò il dito sulla fronte più volte, poco convinto.
"Ce l'hai ancora con lui per via del nomignolo che ha inventato per te al tempo."
"Ecco! Mi riferisco a quello! Quel nomignolo!" saltò su la ragazza; "Avete idea di quanto sia imbarazzante per me?!"
"Certo che te lo vai a cercare..." mormorò a denti stretti K', camminando dentro l'enorme sala lì vicino.
"Come, scusami?"
Whip schioccò la frusta nelle sue mani una singola volta, seguendolo praticamente come un'ombra.
Maxima sospirò ed alzò le spalle.
Si girò poi verso il Professor Mishima e fece cenno con la mano di accomodarsi all'interno.
"Sarebbe un dispiacere non accogliere l'allievo e collega del nostro Dottor Saizuki. Devo molto anche a lui, al tempo... prego, abbiamo riservato dei posti vicino ai nostri, se non vi dispiace."
Shauna si sorprese per tutto quel ritegno verso di loro:
Non aveva mai partecipato direttamente a riunioni di quel calibro, ma conosceva gli Ikari come gruppo mercenario. Un tempo, anche lei era un militare, prima di finire in una cattiva strada...
Suo padre lo era ancora, dopotutto, un uomo in divisa. Certo, un uomo ipocrita e corrotto, dal suo punto di vista.
Se fosse rimasta nei militari, avrebbe fatto la sua stessa fine.
Tuttavia, mentre entrava in un enorme sala simile alle aulee universitarie di qualche college americano, tutti i suoi pensieri si soffermarono nell'essere sorpresa di quante persone ci fossero lì dentro:
Heidern, in quel momento in piedi al centro di quella sala, affiancato dai suoi due uomini migliori, in quel momento perfettamente seri, stava discutendo tranquillamente con un peculiare uomo dagli occhi chiusi e i corti capelli castani con addosso un perfetto smoking blu, affiancato da un ancora più peculiare giovane uomo dai lunghi capelli scuri e con addosso un perfetto abito elegante sotto ad un...

Wait... quello è un grembiule da cuoco?

I due uomini accanto ad Heidern sembravano sulla stessa lunghezza d'onda, parlando in maniera pacata, col secondo che pareva quasi indossare una maschera per quanto non cambiasse minimamente espressione facciale, anche quando si premette le mani sulle guance leggermente arrossate.
"Oh, a quanto pare ci sono anche loro... il Gruppo Chidouin." annuì Keiji, andando a sedersi tranquillamente al suo posto vicino ad Astrid, tutta intenta a sgambettare felicemente fra lui e Mishima, che non smetteva di ridacchiare in qualche maniera.
Shauna allora si accostò al professore e gli sussurrò:
"Chi è il gruppo Chidouin?"
"Beh, signorina, è un gruppo finanziario molto prestigioso che si occupa di molte sfaccettature dell'economia e dell'industria."
"E sono così importanti?" si sorprese la Ackerman.
"Parte dei fondi di ricerca nostri ed alcune finanze persino degli Ikari sembrano provenire da loro, di questi ultimi tempi. La questione del King of Fighters sembra aver attirato i loro interessi in modo molto particolare."
"Questo sembra spiegare perché i suoi portavoce parlano a braccetto col vecchio pirata..." commentò fra sé e sé la Ackerman.
"Quello non è un semplice portavoce." scosse il capo Tsukihime, lì vicino, mentre incrociava le gambe e abbozzava un sorrisetto; "Quello è un pezzo grosso. Il capoccia vero e proprio. Il Signor Chidouin."
Shauna rimase a bocca aperta. Si aspettava che il capo della Chidouin avesse un'aria austera e imponente, mentre l'uomo che aveva davanti agli occhi aveva un'aria quasi da persona media e sempliciotta.
"E l'altra persona chi è, sua moglie?!"
Sia a Keiji che a Mishima per un attimo non scappò una risata, ma vista la situazione si trattennero.
"Negativo... quello è il suo bodyguard."
Lei inarcò un sopracciglio.
"Non sembra molto sveglio come bodyguard..."
Mishima se la sogghignò.
"Non prenderlo sottogamba. Potrebbe sorprenderti!"
Keiji si passò una mano dietro al collo, sospirando sornione.
"E poi ho sentito che ha persino una figlia molto carina. Un portento del Kendo di solo diciassette anni, mi risulta."
Per un attimo, a Shauna parve che la guardia del corpo di Chidouin si fosse girato verso di loro, e provò un brivido:
Gli occhi di quella persona erano spenti e inespressivi, come quelli di un morto.
"Sembra che il cagnolino ti abbia puntato, Shinogi." gli riferì, con lui che alzò le spalle, incrociando poi le braccia in forma di rispetto quando notò i due uomini accomodarsi ed Heidern chiedere il silenzio generale nella sala.
Una volta arrivato il clima adeguato, Heidern cominciò a parlare:
"Vi ringrazio di essere partecipi a questa riunione che parlerà di quello che è successo durante l'ultimo King of Fighters."
Subito, la luce nella stanza venne leggermente oscurata, in modo che tutti i presenti potessero vedere con esattezza ciò che il Comandante degli Ikari volesse mostrare:
L'attenzione passò quindi ad una serie di immagini, ritraenti per primo un uomo noto per il suo corpo di pietra ed i capelli bianchi, oltre che lo 'sponsor' dell'ultimo torneo e i vari già noti Hakkeshu.
"Come sapete, nelle ultime due edizioni, abbiamo dovuto fronteggiare una minaccia ignota... un culto conosciuto come Coloro che Vengono dal Passato.
E' chiaro solo che possiamo collegare i loro intenti in qualche modo alle azioni dell'ora defunto leader delle teste di Orochi, Leopold Goenitz...
E, grazie ad una gentile testimonianza da una fonte che ha chiesto di restare ignota per ragioni di sicurezza, abbiamo confermato la possibilità che si tratti di esseri provenienti da un altro Universo."

Spostò poi la stecca che aveva in mano per mostrare esattamente l'essere mostruoso dai tratti bestiali confermato con il nome di Magaki.
"Costui ha affermato come il suo piano fosse stato in principio il riportare in vita Orochi, proprio come gli Hakkeshu... e dalla fisionomia sua e del suo compagno, Mukai, abbiamo potuto subito analizzare poteri al di là della nostra immaginazione.
Nemmeno più le fiamme o il dominio di altri elementi sembrano così sorprendenti davanti ad una forza come la loro.
E... inoltre, abbiamo altre fonti a cui riferirci per queste indagini.
Siamo riusciti a prendere possesso del corpo di Magaki ed è attualmente sotto osservazione in questa stessa nave da un'équipe di professionisti per poter studiare a fondo i tratti che legano il suo essere con i poteri in suo possesso.
La possibilità di creare piccoli varchi dimensionali è estremamente importante, e non solo per noi."

"Sembra tutto quanto così assurdo, quasi un cartone animato o un romanzaccio di fantascienza. Esseri interdimensionali, portali, creature strane con corporature e poteri strani... ma siamo sicuri che sia il mondo reale?" sussurrò Shauna con una punta di ironia. Non riusciva a capacitarsi di come si potesse tenere seriamente una conferenza simile con a capo uno dei più importanti esponenti militari in circolazione.
Non ci fu tuttavia il tempo per proseguire, che la nave andò completamente al buio, come se avesse subito un Black Out.
"Ehi! Ma che diavolo sta succedendo?!" domandò K' con aria scocciata nel vedere quel problema tecnico.
Kula, lì vicino, si impuntò di colpo, ed i suoi capelli divennero azzurri.
"Che c'è, Principessina?" domandò Maxima, anche lui messo in allerta.
"C'è un potere incredibilmente alto in arrivo... Kula lo sente!"
Persino Astrid spalancò gli occhi, dopo che brillarono, come intenti ad esaminare tutta l'area mentre si formava tutt'attorno un enorme brusio.
Puntò quasi subito un dito verso il centro della sala.
"Signor Comandante, attento!"
Ma nessuno ebbe il tempo di reagire, che davanti al comandante apparve un singolare figuro, come avvolto dalle ombre.
"Tu...! Chi diavolo sei-?"
L'uomo non gli diede la possibilità di finire la frase che già l'aveva afferrato per il collo...
O almeno, ci provò, e con tutto l'intento di spezzarglielo se non si fosse messo di mezzo un calcio fiammeggiante di un figuro dai capelli verdognoli e smilzo, comparso in protezione di Heidern.
"Comandante, stia indietro... questo qui è pericoloso."
"Non ti conviene stare in mezzo a due fuochi..." rispose l'individuo nei confronti del nuovo arrivato, mentre si stava preparando ad attaccarlo.
"Chi sei, tu?! Come hai fatto ad entrare?!"
Anche Ralf, in quel momento scattato in difesa di Heidern a guardia alta assieme al collega Clark, si stava preparando a menare le mani.
L'unica reazione di quel peculiare uomo dai lunghi capelli bianchi e le punte azzurrine fu quella di estrarre dal fodero che reggeva nella propria mano una spada di grosse dimensioni.
Nel sentire quella sensazione sgradevole mista a terrore, rexanne Urlò di stare attenti.
"Che-?!"
"SPARITE!"
Subito, eccolo caricare un fendente in verticale, con tutto l'intento di tagliare a metà Ralf, con lui che dovette schivare di colpo:
La spada si era colorata di un'aura oscura, elettrica e mortale.
Il soldato dai capelli verdi, Ivarov, piantò un balzo in aria per attaccare con una combo di calci volanti, tutti e tre che vennero parati con un singolo braccio del loro assalitore...
Che all'ultimo secondo sbatté via l'ucraino con netta facilità.
"Che seccatura."
Alle sue spalle, balzarono giù già diversi combattenti, fra cui lo stesso K' e Maxima.
"Altolà, non un altro passo." cercò di avvertirlo il cyborg canadese, intento ad esaminare il nemico davanti a loro con il suo scanner...
E riscontrando qualcosa che lo mise in allerta come mai prima d'ora.
"P-Pericolo di classe SSS?"
K' strinse i denti e aggrottò le sopracciglia.
"Quel tuo scanner deve fare le bizze... neanche le peggiori armi di NESTS arrivavano a quel livello di minaccia!"
"Magari lo facesse... è nuovo di fabbrica, collega." scosse il capo lui, cercando di analizzare ulteriormente i dati il più rapidamente possibile; "E questo... ma non è possibile!"
L'uomo si girò verso al cyborg quasi di colpo, scattando per un assalto frontale istantaneo e carico di quell'energia oscura.
Ci volle tutta la prontezza di Maxima per evitare di restare senza testa, ma bastò un singolo fendente di quella lama per recidere visibilmente tessuti meccanici del cyborg canadese, creando statiche.
K' ne approfittò per lanciare un Iron Trigger infiammato allo spadaccino, che ebbe solo il tempo di schivare perché se lo vide arrivare addosso con uno scatto improvviso ed il pugno infiammato proteso in avanti.
Il nuovo arrivato sentì le fiamme sfiorarlo, ma fu abbastanza rapido da evitare di prendere in pieno un colpo dalla potenza esplosiva.
"Bel trucchetto... ma sei lento." gli sorrise a due centimetri dal volto, arrivando ad afferrargli il volto con la mano con gran sorpresa di K' stesso...
Lanciandolo poi via con una scarica di elettricità oscura e facendo sì che andasse a sbattere contro gli spalti.
Kula lo chiamò a squarciagola, per poi girarsi verso quel figuro dai capelli bicolore, una folata di aria gelida che fu emanata dal suo corpo mentre lo fissava con rabbia.
Subito, piantò le mani al terreno, evocando colonne di stalattiti di ghiaccio che rischiarono di perforarlo.
Nemmeno si curò di quelli che erano nelle vicinanze mentre prendeva di mira l'aggressore.
Il capellone balzò agilmente in aria, usando la sua spada per perforare le colonne di ghiaccio e farle a pezzi.
"Non è possibile! Sembra prevedere ogni singolo colpo e rispedirlo al mittente...!" si lamentò Ralf...
Prima di notare Whip cercare di sfruttare la sua frusta per lanciarsi in un attacco in aria con il suo stivale.
"ATTACK!"
"No! Whippy! Aspetta!"
Probabilmente distratta dal nomignolo del Colonnello, la donna arrossì e perse l'equilibrio di Voodoo dalle mani...
E giusto in tempo:
Un raggio di elettricità era partito dalla punta della spada dell'aggressore, e l'avrebbe probabilmente polverizzata visto che il colpo andò ad esplodere dritto contro ad una delle pareti, forandola in pieno e causando danni considerevoli.
Whip atterrò rotolando proprio al fianco di Shauna, che si era avviata quasi di colpo di sotto.
Keiji notò un particolare nei suoi occhi:
Brillavano di una strana aura. Come se quell'essere l'avesse letteralmente attirata pesantemente.
E aveva tra l'altro iniziato a muoversi verso di lui, come se fosse stata in trance, lentamente, con gli occhi fissi su quella figura ombrosa e i muscoli tesi.
"Signorina Ackerman, stia indietro!" avvertì Astrid improvvisamente; "I suoi dati di combattimento sono estremamente alti. E' come affrontare un boss finale estremamente over-power! Verrebbe incenerita!"
Ma lei non gli diede nemmeno ascolto, continuando ad avanzare verso quella figura che tanto lo attirava come una luce per una falena.
Notandola, lo stesso Clark si mise in mezzo all'ultimo, evitando che facesse un altro passo avanti.
"Little girl... ripetimi esattamente i dati. Abbiamo un DNA già riscontrato?"
"È un gene incredibilmente simile al soggetto catalogato nei file segreti come VA#150525!"
"COSA?!"
Heidern sembrò sbiancare.
Nel sentire quella sigla, anche Keiji si ammutolì, facendosi serio di colpo.
"Quando si dice sbucato dal passato... avrebbe dovuto essere morto e sepolto..."
Notò poi che quel gruppo di soldati al servizio di Heidern si era fatto ancora più teso dopo quella rivelazione.
Lo spadaccino sembrò fendere l'aria un paio di volte per poter creare una sorta di campo elettrico oscuro attorno a sé.
"La morte cammina davanti a tutti voi... non intralciate il suo percorso, o vi mangerà azzannandovi alla gola."
Quel campo elettrico non solo faceva in modo che scariche elettriche fra il nero e il violaceo fluttuassero intorno al corpo del ragazzo, ma generava una pressione talmente elevata che oppresse talmente tanto i presenti per il terrore da togliere quasi il fiato. Nessuno dei soldati presenti ebbe il coraggio di fare un passo per fermarlo.
Il solo a farsi largo sembrò essere Heidern, sebbene sudasse persino lui dalla fronte per un secondo.
Strinse i guanti nelle proprie mani e lo fissò con malcelato disprezzo.
"Persone come te sono come comete... pronte a cadere."
"Mi vuoi sfidare da solo?"
Un sorriso deviato si formò sul volto del giovane uomo davanti a sé.
"E sia... uno o tutti assieme, poca differenza per me... mi è bastato che foste riuniti comunque qui.
Cosa pensa che sia successo alla sua squadra di ricerca, nel frattempo?"
Heidern spalancò brevemente gli occhi con un sussulto, per poi stringere i denti e irrigidire i tratti del volto.
"Quindi... tu...!"
In un attimo, l'allarme scattò nella sala, gli altoparlanti che impazzirono di colpo per l'imponente boato all'esterno.
"Attenzione! Qui il ponte di comando! La nave di supporto con il pacchetto speciale è stata abbattuta del tutto! Sta affondando davanti ai nostri occhi!"
"Cosa?!"
Whip girò le immagini all'esterno per controllare a sua volta la situazione e renderla visibile ai presenti:
Una delle corazzate bruciava con furore mentre sprofondava rapidamente di lato.
"Il corpo di ricerca e il corpo di Magaki...!" digrignò i denti Clark.
Ralf strinse un pugno con foga ed Ivarov sorrise in maniera deviata, entrambi pronti ad avventarsi sul loro ospite indesiderato.
Al loro fianco, fece un passo avanti anche Leona, pronta a sua volta a lanciarsi all'offensiva appena fosse stato dato l'ordine.
"È terribile... tutte quelle vite perdute..." si scoraggiò Astrid, davanti a cui si mise in protezione un professor Mishima molto più serio del solito e senza segni di ilarità sul volto.
"È buffo davvero... questo è il vero livello di un demonio fatto uomo. Complimenti, mister pericolo pubblico." lo canzonò Keiji, sebbene meno scherzosamente di prima.
Lo spadaccino semplicemente sogghignò.
"A voi piace molto sentire il rumore della vostra voce."
"Soprattutto la tua, quando ti faremo urlare dal dolore!" esclamò Jones mentre si stava scrocchiando le dita delle mani per prepararsi ad attaccare.
"Non hai posto dove scappare. Sei forse in combutta con quegli esseri? Rispondi, Vladimir Anischenko!"
Heidern si mise a sua volta in guardia, stavolta con tutto l'intento di combattere seriamente e al massimo delle possibilità.
Shauna ebbe un sussulto in tutto il corpo, e si arrestò per un attimo appena sentì quel nome.
"Vladimir... Anischenko..." mormorò con voce tremante e gli occhi sbarrati.
In risposta, lui si caricò ancora di più della sua energia elettrica e il suo sguardo si fece ancora più freddo, con la Ackeman che poté fissare ogni singolo lineamento del suo viso...
E flashback del suo passato tornarono ogni tanto, confondendo la sua realtà.
"No... it's you..."
Lo spadaccino chiuse gli occhi e il suo istinto omicida sembrò calare di colpo, soprattutto al sentire quella voce nella testa.
"Io non sono dalla parte di nessuno..."
Notando l'abbassarsi di quelle sue scariche, Shauna compì dei piccoli passi traballanti verso di lui, una mano debolmente protesa in avanti.
"Sei vivo... sei davvero vivo... ma come...?"
Non appena però provò a toccarlo, ecco che qualcosa risuonò in lui:
Uno strano malessere interno, talmente forte da rodergli la mente. Una sete di sangue senza precedenti.
Il suo corpo chiedeva nuovamente di uccidere!
Subito, scostò all'ultimo Shauna, perdendo la presa dalla spada per un momento.
"Adesso! Prendetelo!"
Subito, buona parte dei combattenti si lanciarono all'attacco...
Solo perché l'uomo noto come Vladimir Anischenko non gridasse al cielo, reggendosi la testa con entrambe le mani, e rilasciando un'impressionante scarica elettrica che squarciò il tetto della nave, spedendo tutti all'indietro...
E facendolo scomparire nel nulla.
Ralf fece quanto prima possibile per rimettersi in piedi a discapito di quella sensazione di bruciore e torpore in tutto il corpo a causa di quelle scariche...
E scattò per raggiungerlo, fermandosi solo dopo che Leona lo richiamasse.
"E' inutile, Colonnello. Ormai si è dileguato."
"Maledizione! Ma come è possibile!? Qualcuno me lo deve spiegare!"
"Okay, prima di tutto calma e sangue freddo..." mormorò la voce di Keiji, cercando di tranquillizzare gli animi; "D'altro canto, la situazione è andata anche meglio del previsto..."
Ralf si bloccò di colpo.
"Me...me...MEGLIO?!"
Gli andò poi praticamente a naso.
"Quel pericolo pubblico è tornato a circolare tra i vivi! Ha distrutto una nostra nave di scorta per le ricerche, e ucciso tutto l'equipaggio! Ed ora ha fatto distruggere il cadavere di Magaki, unica pista per scovare delle risposte su quei bastardi che viaggiano nel tempo!"
"Eppure qualcosa di buono c'è." rispose l'altro con naturalezza; "Noi siamo ancora vivi, e quindi possiamo ancora indagare sulla questione. Ci deve essere un motivo per cui ci ha risparmiato, del resto."
Il suo sguardo andò su Shauna.
Clark fissò la cosa a sua volta e si mise a posto il cappello.
"In effetti, ha evitato di colpire tutti da quel momento... si è come spento."
La ragazza, adagiata in ginocchio non troppo distante da dove l'aggressore l'aveva scostata per evitare di farla rimanere coinvolta nella scarica mortale, era ancora ferma a fissare il foro sul soffitto, i denti digrignati in un misto di sorpresa, terrore, e sconforto.
"Shauna... va tutto bene?!"
Al suo fianco, andò ad inginocchiarsi Astrid, seguita a ruota persino da Tsukihime.
Shauna ci mise un po' a rispondere, assorta nei suoi pensieri.
"Sto bene... almeno credo..."
"Comunque sia... chi diavolo era, quel tipo?" si lamentò scazzatamente K', stiracchiandosi il collo.
Kula si era accovacciata a terra per il timore.
"Kula sentiva freddo in tutto il corpo... era gelido."
Maxima rivalutò i suoi dati e annuì.
"Codice DNA confermato. Era Vladimir Anischenko...
Un ex assassino e sicario russo famoso per il suo essere spietato e perfettamente preciso. Ma i dati lo davano per morto..."
"Ma in lui c'erano due aure...una più piccola e bianca, e l'altra più nera e avvolgente, come se ci fossero due persone al comando di un corpo." rispose Rexanne con aria pensierosa.
Anche la guardia del corpo di Chidouin, intento che era ad aiutare il padrone a riprendersi, si soffermò ad ascoltare il loro discorso e, con voce lenta e pacata, disse tra il riflessivo e il quasi incuriosito:
"Un leggendario assassino... Anischenko...?"
"Non lo conoscevi?" domandò l'uomo suo padrone; "Si dice che da solo abbia fatto più danni di un'atomica nei suoi giorni di attività.
Lo pagavi a cifre spropositate, e lui in risposta faceva quanto pattuito, non importa se le richieste fossero di porre fine ad un casato criminale, oppure uccidere un irraggiungibile capo di stato.
Persino i cacciatori di taglie che hanno tentato di ucciderlo sono finiti a mangiare il terreno per sempre."
"Quindi... è il classico uomo che valeva mille persone... capisco." commentò lui con fare comprensivo; "Un assassino fantomatico che torna dalla morte con poteri soprannaturali. Certo che sembra proprio una brutta leggenda metropolitana che leggeresti online..."
"Da come la racconti, pare che anche tu ne abbia di battute pronte in merito." ribatté con un sorrisetto Keiji, sebbene la sua malcelata sorpresa nel sentire quel nome nella sua mente.
"Solitamente, gli assassini specializzati attraversano dei regimi di allenamento massacranti... sperimentare veleni, elettroshock, scontri all'ultimo sangue contro altri loro simili... o così ho sentito... ma da lì a ottenere quel genere di potere? Difficile..."
"È peggio di ogni supposizione possibile... mi è stato confermato il suo decesso molti anni fa... ed al tempo era quasi potente quanto me.
Ma adesso..."
Heidern si fece pensieroso.
"Eppure, i miei occhi e la mia vista non mentono. Quello era lui..."
"Beh, poco male. Se è tornato a morire di nuovo, lo accontenteremo." alzò le spalle Ivarov.
"Rimettere in piedi un morto... sembra l'opera degna di qualche arte oscura. Non conviene parlare con qualcuno esperto del settore?" chiese Clark agli altri, sperando di trovare qualche soluzione a riguardo.
"E con chi vorresti parlare?! Non è che ci siano molti accoliti necro-cosi in giro per il mondo!" esclamò Ralf, non comprendendo dove volesse andare a parare.
Heidern si sfiorò le labbra con le dita e aggrottò le sopracciglia.
"Però, mi risulta che CONOSCIAMO un'esperta di misticismo e rituali... o sbaglio?" Al che, tese un braccio con da fare autoritario, e ordinò:
"Mettetevi in contatto con Kagura... e se non con lei, con chi è in stretto contatto con lei."
"Kagura?"
Il signor Chidouin rizzò un orecchio.
"La signorina Chizuru Kagura, forse? Oh, qual buona notizia! La proprietaria della Kagura Enterprises! Andiamo molto d'accordo, nel mio lavoro."
"Vuole che mi metta in contatto con lei, padrone?" domandò la guardia del corpo.
"Tornerebbe utile, grazie. E già che ci sei, facci un pensierino... è single, e siete coetanei! Penso fareste un'ottima coppia!"
L'ultima frase, l'uomo la disse con un sorriso sornione di complicità, col risultato di far irrigidire il suo inserviente.
"E se trovate Vladimir Anischenko... portatemelo. Oppure segnalatemi la sua posizione." ordinò con ancora più freddezza Heidern, sistemandosi il guanto con tanta di quella forza da irrigidire la mano e far tremare di paura un secondo lo stesso Ralf.
Leona stessa, nonostante l'apparente inespressività, aveva l'aria di qualcuno che aveva appena realizzato di essere morta dopo quella reazione del suo comandante.
"Wait... cosa vuole fare di lui?" lo fermò improvvisamente Shauna, parlando finalmente dopo un enorme momento di silenzio, da com'era paralizzata in precedenza per quella visione.
"Fermarlo a tutti i costi... ha fatto parecchi danni che non posso tollerare."
"Fermarlo come?" domandò allora, iniziando a sentire un brivido lungo la schiena; si sentiva dentro che la risposta non le sarebbe affatto piaciuta.
"Con l'unica maniera che lui conosce, apparentemente."
Con quelle parole, il Comandante strinse entrambi i pugni con furia.
"Per la morte dei miei uomini, il minimo è morire altre cinque volte."
La Ackerman abbasso lo sguardo nel sentire quelle parole...
Finché non sentirono che il collegamento con la signorina Kagura.
Dall'altro lato della trasmissione si affacciò lo spento sguardo di Chizuru:
Sedeva su una sedia a rotelle nel suo studio, vestita di un abito puramente tradizionale...
E dall'altro lato con lei c'era un familiare giovane dai corti capelli castani scompigliati ed una fascia bianca sulla testa, tutto intento a mettere a posto la videocamera perché inquadrasse a richiesta il volto di Chizuru.
Il giovane fece cenno che fosse tutto pronto, facendo parlare la donna.
"Signori... ho saputo che mi volevate contattare per una questione urgente, parlate pure."
Il signor Chidouin fece cenno all'ufficiale militare di lasciar parlare lui, visto che aveva più dimestichezza con la CEO della Kagura.
"Signorina Chizuru Kagura, è sempre un vero piacere vederla. Si ricorderà di me, spero?"
"Certamente... lei è il Signor Chidouin. Abbiamo fatto affari in passato."
"Aaah, bene. Temevo non ricordasse. Senta, avremmo un piccolo problema, e le sue conoscenze risulterebbero le più appropriate per tale compito." cercò di spiegare lui; "Secondo lei, resuscitare dalla morte e un caso di doppia anima in un unico corpo sono cose impensabili?"
Lei rimase leggermente stupita da quella domanda.
"È possibile per entrambi i casi, ma bisogna possedere una pressoché perfetta conoscenza delle arti oscure per compiere un tale gesto... posso chiedere il perché di tale domanda?"
"Se noi le dicessimo che un pericoloso criminale è risorto dall'oltretomba ottenendo poteri occulti inspiegabili, probabilmente risultato di un'anima che alberga in lui... che cosa direbbe?"
"Che siamo tutti in grave pericolo. Risultati del genere non portano a nulla di buono, dipende poi che anima abbiano messo nel corpo." rispose Chizuru con la massima serietà.
"Non abbiamo compreso nemmeno noi di cosa si trattasse."
Heidern si fece avanti, salutando con un cenno del capo.
"Ah, Comandante... perché immaginavo che dietro ci fosse lei?"
"Purtroppo, non c'è molto tempo. Non starò a spiegare per filo e per segno, ma abbiamo Vladimir Anischenko, un uomo risorto dalla sua tomba, che ha appena distrutto da solo una mia nave e demolito l'unica pista da parte di Coloro che Vengono dal Passato.
Ora sembra che l'unico caso da seguire sia cercare lui... o trovare una pista per l'attuale possessore dei suoi poteri e delle fiamme degli Yasakani."
Al sentire quelle parole, Hime sembrò stringere i denti per la rabbia:
Ancora non si immaginava come Iori, suo cugino, fosse riuscito a farsi fregare la reliquia di famiglia da un apparente ragazzino in grado di controllare fiamme verdi e che se ne va in giro con le unghie tutte dipinte.
Anni ed anni ad allenarsi per affrontarlo per la successione di famiglia, ed ora succede una cosa simile. Era ovvio che questo avesse fatto sì di terminare il suo allenamento il prima possibile.
Fu allora che le venne un'idea:
E se fosse andata LEI a cercare il responsabile del furto della Giada di Yasakani?
Avrebbe mostrato il suo valore e al contempo fatto le spalle al cugino, dimostrando una volta per tutte che aveva la stoffa per diventare la vera capofamiglia Yagami. Anche la vecchiaccia al villaggio avrebbe dovuto riconoscerlo per forza!
"Quindi quello che ho percepito era vero... questi balzi spazio-temporali stanno facendo troppi danni.
Le frontiere col Makai sono a rischio... e senza lo Specchio non posso sigillare questa spaccatura.
Entità molto più forti sono in gioco nuovamente, anche se Orochi adesso è un problema decisamente minore." affermò la Kagura, sebbene il suo sguardo sembrasse spento.
"M-Ma possiamo comunque fare qualcosa, no?! Abbiamo ancora la spada, Kagura-san! No?!" continuò a saltellare il ragazzo alle sue spalle.
"La spada da sola non basta, Shingo... abbiamo bisogno di potenti alleati che possano bilanciare le sorti della battaglia tra il bene e il male."


E non solo... come è riuscito a sottrarre i tesori sacri a me e a Yagami, quell'uomo non si farà problemi a trafugarlo anche a Kyo... bisogna proteggerlo, in qualche modo...

"Ma perché cazzo c'è sempre il problema dell'oltretomba e delle bestie antiche in ogni singolo torneo del King of Fighters, io non ne ho idea!" si lamentò con palese irritazione Ralf.
"Colonnello, non credo sia il momento... la frittata è stata fatta, quindi sbattere un secondo uovo non farà la differenza." lo fermò Clark.
Keiji sorrise.
"Complimenti, Tenente... ora ho pure una fame da lupi, adesso." ridacchiò...
Prima di notare Shauna farsi avanti all'improvviso.
"Per favore, fatemi partecipare!" richiese la giovane donna, piegando la testa in avanti e stringendo i pugni vistosamente; "Lui... io lo so che non può essere del tutto un mostro... se qualcosa lo controlla, glielo strapperò via a suo di pugni e calci!"
"Non è del tutto un mostro! Ha solamente rischiato di ammazzarci tutti, distrutto una nave militare e fatto sparire una prova importante per un'indagine vitale, senza contare i suoi molteplici trascorsi criminali!" sbottò irritato Ralf, aprendo le braccia.
"Ma lui non è un mostro davvero! E' una persona con un cuore! Non posso credere che lui possa essersi spinto a tanto di sua volontà!" scosse violentemente il capo lei; "I know it! E non posso permettere che venga additato come il responsabile!"
Jones rimase interdetto dal modo in cui la donna era inamovibile nella sua posizione di voler difendere quello che reputava un assassino spietato e nient'altro, e si domandò come potesse ignorare quanto appena accaduto.
Clark, in effetti, si ricordò di un particolare:
Di come Vladimir avesse letteralmente spinto via la Ackerman prima che potesse coinvolgerla in quell'ultima scarica elettrica fuori controllo.
"In effetti, se posso permettermi, direi che più siamo a svolgere determinati compiti, più possibilità abbiamo di fermare i piani di chi ha voluto riportare in vita il Signor Anischenko." consigliò Mishima ai presenti.
"Suggerimento eccellente!" si complimentò il Signor Chidouin...
Prima di girarsi verso la propria guardia del corpo.
"Kai... fammi un piacere, potresti essere le mie orecchie ed i miei occhi in questa situazione? Sono sicuro che tu sappia cavartela meglio di me, in questi casi."
"Come lei desidera... però, da quello che so, nel King of Fighters bisogna partecipare con un team da tre lottatori... oltre al fatto che bisogna aspettare parecchio prima di poter inaugurare un altro torneo."
"Non passerà molto. Potete contarci." chiuse discorso Heidern; "Se questi esseri hanno un piano, sfrutteranno tutto quello a loro disposizione per impedire i nostri progressi... consiglierei a tutti quelli presenti in questa sala di fare attenzione. Sarà una lunga caccia..."
"Non sarà la lunghezza a spaventarci, più quanto sarà intensa la caccia... vero, Jennifer?" chiese Rexanne al suo falco mentre la accarezzava sotto il becco.
"Farò in modo di inviare tutti i dati necessari per la missione."
Clark salutò rispettosamente prima Jennifer, poi si mise a lavorare su un palmare per spedire tutto il necessario alla Kagura, che ancora non pareva in gran forma:
Pareva che Shingo dovesse fare tutto quanto per lei.
Infatti, se ne stava spesso in silenzio, come in trance, con lo sguardo fisso dinanzi a sé e l'aria abbattuta, cosa che spezzava il cuore al povero ragazzo, che avrebbe voluto fare di tutto per sollevare il morale a quella che per lui era ormai come una sorella maggiore.
"Ora, se permettete, a breve avrò degli ospiti che la maggior parte di voi conosce bene... parlerò a loro della situazione."
"Ospiti?" domandò curiosamente il Signor Chidouin.
"La figlia di Leopold Goenitz comincerà il suo addestramento. Vista la mancanza di una figura forte tra noi Tesori Sacri... darò il massimo per far sì che sia all'altezza della situazione."
"Ma è sicura di tale scelta?" le chiese Heidern.
"Diciamo che una persona molto convincente mi sta aiutando parecchio a muovere le fila."
"Una persona convincente...?"
Prima che chiunque potesse rispondere all'uomo, il campanello della casa di Chizuru suonò, e Shingo dichiarò che sarebbe corso lui ad aprire, ma non prima di risistemarsi la felpa e i capelli con aria nervosa.
Quando aprì la porta, si fece rapidamente indietro con una vistosa goccia di sudore che cadde dalla sua fronte, soprattutto quando si trovò davanti lo sguardo di un maschiaccio dai capelli rossi e lunghi, vestita con una giacchetta da motociclista e pantaloncini di jeans, stivali a terminare il vestiario; reggeva sulle spalle una sacca da viaggio logora e vecchia ed aveva uno sguardo decisamente freddo, quasi rabbioso agli occhi di Shingo:
Ma poi, era davvero una donna o un androgino ragazzetto con più muscoletti che intimità?
Nonostante il sudore freddo che gli imperlava il viso, Shingo si sforzò di sorridere. "Aah, Faieti-san! Fatto buon viaggio? Hai proprio l'aria di una che ha percorso mezzo mondo a piedi, eh?" disse con una risatina imbarazzata.
"Hmm?"
Lea abbassò lo sguardo, fissandolo negli occhi un secondo con una strana smorfia, e Shingo per un secondo pensò di aver appena segnato la sua sorte...
Senonché la ragazza non cambiò quel grugno in un'espressione più mite, con tanto di sopracciglio alzato.
"Parcheggiato il triciclo quando distribuivano il coraggio?"
Lui lasciò cadere la testa con un sorriso affranto, sebbene ancora sorridesse.
"Ahia... punge sul vivo come sempre, non si è sciolta neanche un po'..."
Si ricredette quando la vide scompigliargli i capelli all'improvviso con una impertinente risatina ad occhi chiusi.
"Scherzo, testone. Ma seriamente, togliti quei guanti col Sole... non ti si addicono!"
Yabuki sussultò e arrossì, la bocca serrata e gli occhi sbarrati.
Poi andò con lo sguardo ai guanti senza dita che indossava e si fece immediatamente serio:
Per lui erano stati una parte integrante della sua vita per molto, molto tempo, un tornaconto della sua stima per Kyo Kusanagi e il suo desiderio di emularlo... quello stesso Kyo Kusanagi che col tempo si era distanziato sempre più, trattandolo freddamente, se non con arroganza.
Mentre lui era perso nel suo io, Lea entrò dentro allo studio, fermandosi proprio davanti a Chizuru, in quel momento con gli occhi che si alzarono a guardare la giovane donna davanti a lei.
"Reas Goenitz... sì, preferisco Lea Faieti..." commentò.
Lea alzò gli occhi al cielo un secondo e strinse i denti.
"Non dirmi più quel nome in tutta la tua vita."
Kagura chiuse gli occhi e sospirò.
"Chiedo scusa. Sono stata indelicata."
Cercava di mantenere un tono contegnoso, sebbene la sua voce fosse decisamente più stanca, quasi rasposa.
"Dalle mie parti, quando accogli una persona a casa tua, ti presenti davanti alla porta..." commentò a sua volta allora Lea; "Mi chiami fin qui, senza dirmi altro d'importante... ed ora questo. Alzati in piedi, almeno."
Chizuru spalancò gli occhi e aprì la bocca con un leggero sussulto...
Tuttavia non disse nulla, e poco dopo riabbassò lo sguardo, mesta.
"Ho detto... in piedi! Non ho fatto mezzo mondo per tornare indietro con un pugno di mosche."
Lea si avvicinò, mollando la sacca che portava su una sedia lì vicino...
Per poi stringere una delle mani di Chizuru per farla alzare di colpo.
Quando però si rese conto di quanto fosse debole fisicamente, tanto che le gambe le stavano tremando, l'italiana mollò quasi subito la presa, con lei che si risedette nuovamente.
"Allora, le cose stanno così? Quel maledetto di un Bandou mi ha preso per il culo, altroché."
"Io non prendo mai per il culo nessuno." commentò una voce maschile che conoscevano molto bene, non riuscendo però a capire da dove provenisse.
Lea nemmeno si sorprese, sebbene un iniziale fremito, con tanto di capelli che si mossero in un singolo istante, come da una folata d'aria invisibile.
Puntò un dito verso la Kagura, che nemmeno si degnava di guardarla in faccia, e guardò dritto verso lo schermo della riunione ancora in corso, oltre che attorno a sé subito dopo.
"Allora spiegami questo... dovrei forse imparare a contenere il mio potere da una... una debosciata?"
"Voi tre siete dei zucconi!" esclamò con rabbia Michitaka, apparendo fuori dall'ombra di Shingo; "Uno che continua a reprimere il suo potenziale per seguire un idolo che non lo caga nemmeno, anzi! Lo deride! L'altra che ha paura di vivere senza i suoi poteri e si comporta come una bambola! Per non parlare di una che offende senza provare!"
Shingo strinse con forza i pugni, e gridò:
"Io non voglio reprimermi! Ce la sto mettendo tutta per sbloccare il mio vero potenziale! E poi tu... che diritto hai di criticare Kagura-san? Non hai nemmeno idea di come si senta!"
"Non ho idea di come si senta?! Non è l'unica che aveva perso tutta la sua volontà di vivere, solo qualche giorno fa! Non sono io ad aver chiesto di avere un padre che voleva farmi diventare il ricettacolo dei suoi folli piani!" ribatté lei; "Ed ho rischiato di restare paraplegica! Ma almeno ho deciso di rialzarmi!"
"Per questo ho portato qui Lea, con il permesso di Chizuru... per iniziare una terapia di gruppo che può trarre solo beneficio per tutti." informò allora Michitaka con un sorriso...
Per poi notare la telecamera ancora accesa ed in comunicazione con la nave di Heidern:
"Voi che ci fate ancora qui? Ciop ciop! E fateci sapere qualcosa sul morto che cammina! A presto!"
"Ehi, aspetta un momento!" esclamò Heidern con un passo avanti; "Chi ha detto che potevi concludere qui la chiamat-?!"
Fu interrotto quando la chiamata fu forzatamente spenta da Michitaka, che fece un sorrisetto soddisfatto una volta conclusa quella videoconferenza.
"Bene! Impiccioni tolti! Adesso possiamo cominciare a ragionare sul Da farsi! E non voglio sentire piagnistei! A parte quelli del mio futuro figlio!"
"Futuro figlio...?"
Shingo spalancò la bocca, che poi si tramutò in un sorriso.
"DAVVERO?! Congratulazioni, Bandou-san!" fece, stringendogli allegramente le mani.
"Grazie! Grazie! Ma una cosa alla volta!" ribatté la Deità con un sorriso stampato sul volto; "Allora, cosa vogliamo fare? Metterci seriamente per dare sberle? Oppure facciamo la maglia?"
Finalmente Yabuki smise di agitargli le braccia e lo guardò in faccia, perplesso. "Ehm... ma cosa dobbiamo fare esattamente, noi tre? Kagura-san non è esattamente in grado di muoversi..."
Bandou fece un sospirone e si mise di fronte a Chizuru...
Dandole poi uno schiaffo sul viso.
"Chizuru Kagura... sei più di così! I miei genitori mi hanno raccontato della tua forza d'animo! Alzati e combatti! Anche senza lo specchio, possiedi un corpo!"
Lei si resse la guancia con tristezza, gli occhi che davano ancora più in basso, verso il terreno.
Lo schiaffo era bastato a ricordarle quanto accaduto solo un anno prima:
Usata come una marionetta e privata dei suoi poteri, Chizuru si era sentita abbandonata a sé stessa persino dalle sue due amiche, Mai e King.
Tuttavia, quella tristezza si era trasformata in determinazione quando cominciò a stringere le mani in pugni, guardando poi i presenti in quella stanza.
Provò quasi subito ad alzarsi sulle sue gambe tremanti lentamente.
La videro barcollare pericolosamente, a Shingo si lanciò a sorreggerla per un braccio...
Ma lei lo scostò.
"No, Shingo... ho chiesto fin troppo il tuo aiuto... tu e Iori avete già fatto abbastanza."
I suoi passi si fecero via via meno barcollanti, finché finalmente non riuscì ad ergersi normalmente, sebbene con evidente fatica.
Commosso da quanto accaduto, Shingo reagì d'impulso, e si lanciò al collo della Faieti, abbracciandola felicemente mentre piangeva.
Lea non seppe nemmeno come reagire, se non arrossire a denti stretti e pattando irritata la schiena del ragazzo.
"Sì, sì, sono felice anch'io, piagnone..."
"Meglio?" chiese Bandou con un sorriso più sincero.
Chizuru appariva basita da quello sviluppo:
Si sentiva ancora un po' incerta, ma si sorprese di come tutto sommato riuscisse a reggersi. Certo, ancora si sentiva debole come una lattante, ma era comunque un miglioramento.
"Allora? Se sei in piedi in così poco tempo, quanto pensi di metterci per insegnarmi a contenere il mio potere?" le domandò Lea, cercando di allontanare il frignone vivente appiccicato a lei con la suola del piede.
Chizuru scosse la testa.
"Sono in grado di camminare, ma non ho più i poteri per combattere. Ti farò da guida verbale, quanto all'allenamento fisico, abbiamo chi riuscirà a farlo a dovere."
Michitaka fece andare l'indice come per dire: "No, mia cara, anche tu vai sotto con l'allenamento!"
"Ma non sono più in grado di usare i miei poteri." obiettò lei. "Come dovrei combattere, scusa?"
"I poteri sono un extra... il nostro corpo, se usato a dovere, è di per sé un arma."
"Bandou-san ha ragione, Kagura-san!" cercò di rincuorarla Shingo; "Parte tutto dal corpo e dall'energia che hai dentro! Se dai il 110%, puoi riuscire in tutto, anche a distruggere i limiti che ti imponi!"
"Ci vorrà un po', Shingo..." sospirò lei, ancora con gambe leggermente traballanti; "Chiedo solo un po' di pazienza all'inizio..."
"Beh, mio padre ed i suoi scopi sono andati al diavolo... ma visto che ho capito che gli Shi-Tennoh non possono davvero morire, il tempo non è molto a nostro favore.
Sono quasi diventata il ricettacolo di Orochi per la mia stupidità. Sapessi che rabbia..."
Lea strinse i pugni e i denti.
"Sei andata ad oltranza, ma c'è un altra cosa che mi ha fatto storcere il naso... il tuo usare le arti marziali miste." commentò Michitaka con aria seria.
"Beh? Sono MMA, le sto mischiando con il mio stile per usare le tecniche più efficaci davanti allo stile statico del mio dojo." cercò di giustificarsi lei.
"Quindi non hai scoperto le vere radici dello stile insegnato dal tuo maestro... ulteriore lavoro, ma nulla di impossibile." disse lui...
Per poi tirare fuori un libro dall'aspetto molto vecchio.
"E quello dove l'hai preso...?"
Lo sguardo di lei sembrò paralizzarsi alla vista di quel tomo, che riconobbe per la rilegatura.
"Non può essere...!"
Subito, lo prese fra le mani tremanti e lo aprì...
E quando notò la scrittura, ecco che lo strinse a sé come un bebè.
"Whoah! F-Faieti-san?!"
"Gli appunti del Maestro... tutte le mosse del suo stile Yoseikan Budo.... tutto...."
Shingo fu basito dalla rivelazione.
"Quel libro l'ha scritto Arogilio-sensei? Ma... ma... Bandou-san! Dov'è che...?!"
"Lo hanno recuperato i miei genitori dopo l'incidente in cui ha perso la vita... si conoscevano da tempo. Ma Shingo, tu che hai partecipato a più King of Fighters di me dovresti conoscerli." rispose Bandou con un fare sincero ed esaustivo.
Shingo si grattò la guancia con la mano completa.
"Sì... partecipai l'anno in cui avvenne l'incidente di Orochi. Li incontrai, ma non ebbi molta possibilità di rivolgere loro la parola. E' quando ho scoperto che eri loro figlio che non sapevo bene come comportarmi."
Lea, intanto, guardava tutte le pagine con rapidità, passando gli occhi rapidamente come in brodo di giuggiole, sebbene vistose lacrime che si stavano formando sui suoi occhi.
"Quante mosse... perché non me le ha mai insegnate, Maestro...? E' per via di questo potere? Posso controllarlo, lo giuro... ma ora devo imparare tutto..."
"Vedrai che ci riuscirai, ci siamo qua noi ad aiutarti." la tranquillizzò Chizuru con aria pacata, mentre aggiungeva che c'erano abbastanza camere per tutti.
"Oh, no... vorrei trovarmi un posto dove stare altrove. Non mi sembra giusto stare qui a scrocco." cercò di giustificarsi lei.
Chizuru scosse la testa.
"Non è affatto uno scrocco. E' una villa grande, e qui da sola è un po' triste. Farà bene avere qualcuno che sgambetta in giro per casa. Qui ci siamo solo io ed il mio piccolino."
Lea alzò un sopracciglio.
"Pi...piccolino? Sei mamma?"
Shingo rise di colpo.
"Ma no! Ecco, Kagura-san ha con sé un canarino domestico, Chee-chan. Ha un manto bellissimo."
"E' un piccolino davvero adorabile. Se vieni con me, te lo faccio vedere." propose lei facendo segno ai ragazzi di seguirla, sebbene ancora camminasse in maniera un po' incerta.
Lea deglutì un secondo e annuì.
"Ma certo... v-vengo a vedere, se non si spaventa nel vedermi."
"Se non si è spaventato nel vedere Iori, figurati se si spaventa nel vedere voi." ribatté la giovane dai capelli corvini, ridacchiando in maniera genuina nel vedere il comportamento di Lea, mentre Michitaka aveva fatto un cenno positivo con la testa.
"Non mi dispiace vedere un canarino... di solito, vedo solo corvi e corvi."
"Corvi, eh? Se ne vedono spesso nei pressi del tempio, non lontano da dove vivo io." commentò Shingo con aria saputa, mentre apriva la porta della stanza in cui si trovava la gabbietta di Chee-chan.
Fu il primo ad entrare, ma non ci volle molto che si pentì di averlo fatto:
Infatti, la gabbietta era completamente vuota!
"Oddio!" gridò col tono di una ragazzina indifesa.
"Oddio cosa?" chiese Chizuru.
"Chee-chan! E' Sparito! Dobbiamo cercarlo!" rispose lui con fare allarmato.
"Cosa?!"
Le gambe di Chizuru si mossero d'istinto, spostando rapidamente Shingo di lato per entrare.
"Chee-chan? Chee-chan! Dove sei?!"
Il giovane Deva cominciò a fischiare nella speranza di sentire una risposta di qualche tipo, visto che aveva quella capacità particolare:
Fu allora che si rese conto di un'ombra lesta che strisciò rapida alla loro sinistra, in direzione del grande cortile esterno della casa.
"Eccolo! Forza ragazze, tocca a voi... fischiate con delicatezza." mormorò Bandou.
"No, aspettate!" li richiamò Chizuru quando si rese conto di qualcos'altro:
Un gatto bianco con macchie nere e due profondi occhi verdi stava inseguendo il povero uccellino, motivo per cui sentirono la bestiola pigolare nervosamente.
"Cosa facciamo? Cosa facciamo? Cosa facciamo?" chiese Yabuki con fare teso.
Si aspettava che Chizuru gli rispondesse, ma stava respirando pesantemente, in preda ad una rabbia che stentava a contenere. Tutti loro poterono vederla emettere come un'aura rossiccia e fiammeggiante.
"Oh! Lo fermo io!"
Lea scattò all'improvviso, andando ad acciuffare il gatto con un placcaggio prima che potesse afferrare il povero canarino.
Il felino cominciò ad agitarsi e smiagolare come un dannato nei confronti di Lea, arrivando addirittura a tirare zampate per graffiarla.
La sentirono lamentarsi per aver ricevuto una serie di graffi mentre il suo continuare a tenere fermo l'animale stava letteralmente agitando il cespuglio in cui era riuscita ad infilarsi per acciuffarlo.
"Oh, no! Faieti-san è in pericolo! Dobbiamo salvarla, o sarà troppo tardi!" pigolò Shingo, saltellando da un piede all'altro in preda al panico mentre si mangiava le unghie.
Poi si riprese, e strinse il pugno davanti al viso.
"No... è in questo momento che gli uomini devono dimostrare il loro valore e il loro coraggio! Provvederò io!"
Lo videro allora caricare il cespuglio a sua volta, infilandocisi dentro al grido di: "KUIIIIIIIIIIN!"
E quando ci finì dentro, ecco che anche le sue di lamentele si sentirono dall'interno.
"Maledetto felino, resta fermo!" si lamentava Lea, ma nemmeno si era accorta di come il gatto, perdendo di vista il canarino, fosse balzato via da lì di colpo, facendo sì che la Faieti stesse stringendo in una presa da Jiu-jitzu il collo di Shingo tra le sue cosce.
Le grida di Yabuki si erano fatte goffe e stridule, mentre supplicava la ragazza di mollarlo perché non riusciva a respirare, le gambe che gli si muovevano freneticamente su e giù, scalciando.
"Lea... Lea, ferma, quello è Shingo!" cercò di fermarla Michitaka...
Con lei che se ne accorse solo all'ultimo, alla vista di Chee-chan che cinguettante si era posato sulla sua testa.
Fu allora che mollò Shingo di colpo.
Il ragazzo rotolò per mettersi sulle mani e sulle ginocchia mentre tossiva rumorosamente, cercando di riprendere sempre più fiato e di ridare un po' di sollievo a tutti i muscoli indolenziti da quella presa.
"Porca puttana! Quel gatto lo facevi alla Veneta se lo prendevi con quella presa!" esclamò Bandou andando a dargli una mano per farlo rialzare.
"Ehi, mi aveva graffiato mani e faccia, che dovevo dire?" domandò lei...
Per poi notare Shingo flaccido a terra e stringere i denti, sibilando ad occhi semichiusi.
"Ouch..."
Quando finalmente il ragazzo ritrovò le energie e il fiato per parlare, si girò verso Lea e le chiese:
"Ma sei veramente sicura di aver bisogno di ulteriore allenamento? Sei già formidabile!"
"Ehi, se fossi formidabile non avrei problemi a vincere ogni torneo e controllare i miei poteri, no?" chiese tuttavia lei in risposta...
Per poi notare Chee-chan pulirsi le piume sui suoi capelli e ridere per il sollettico.
Chizuru fece una sommessa risatina e indicò verso sinistra con il dito indice destro, intimando alla bestiolina di volarci sopra.
Chee-chan lo notò e, cinguettando, volò tranquillamente sul suo dito e lasciando stare Lea, i cui capelli erano diventati un disastro.
"Bene, caso risolto e canarino salvato... che ore sono?" chiese Taka.
Shingo si guardò l'orologio dal cellulare che teneva nella divisa scolastica blu e rispose:
"Sono le sei di sera, tecnicamente."
"Quindi è quasi ora di preparare la cena..." ci pensò su Chizuru; "Vedrò di farvi preparare qualcosa che possa piacervi. O c'è qualcosa in particolare che vorreste?"
"Visto che sono ospite, posso cucinare io per ricambiare?" domandò Michitaka.
"Oh, ma posso farvi preparare qualcosa... mi sentirei in colpa nel lasciarvi fare tutto il lavoro." cercò di ribattere la Kagura.
"No no, voi mettetevi comodi e lasciate che cucino io."
Chizuru sospirò, reggendo il canarino fra le mani gentilmente.
"La cucina si trova poco oltre le stanze mie. Lasciate che vi mostri dove poter dormire, poi."
"Ricevuto! Vai tranquilla, per quello abbiamo tempo!" rispose Bandou, che dopo poco tempo aveva sbattuto fuori in maniera cordiale anche gli inservienti dalla cucina.
"Aria! Andate a sedervi!"
I cuochi e le cameriere rimasero interdetti da quanto accaduto, alcune di queste ultime che iniziarono a lamentarsi del trattamento, mentre altre si gongolarono al prospetto di potersi riposare un po'.
Shingo, Lea e Chizuru rimasero stupiti da quella scena, chiedendosi cosa si stesse mettendo a cucinare Michitaka per essere così sicuro di sé.
"Beh, se cucina bene non mi lamento." rispose tuttavia la Faieti; "Poi, io non ho il palato raffinato. Qualsiasi cosa va bene."
"Sono curiosa di vedere qualche piatto Italiano." commentò la Kagura con aria incuriosita.
Il ragazzo giapponese si portò le mani dietro la nuca e alzò gli occhi verso il soffitto. "Chissà che pensieri potrà avere uno come lui?"
Fu allora che si ricordò di quella ragazza dagli abiti e i capelli verdi che era con lui e arrossì sommessamente.
"Ma che stai pensando, maialino!" ridacchiò la Kagura, strizzandogli una guancia affettuosamente; "Non farti strane idee. Sei troppo puro per certe cose."
Lui emise un gridolino acuto e agitò le mani davanti al viso.
"Non pensavo niente! A-A-Assolutamente no! N-Non oserei mai! Non pensavo certo a Bandou-san e la signorina Xiao Lon nell'intimo!"
"Allora l'hai pensato..." intercambiò Lea, grattandogli il capo e ridacchiando.
"V-vado a lavarmi le mani! Ci vediamo al tavolo!" esclamò lui andando spedito verso il bagno.
Nel farlo, tuttavia, intruppò contro lo stipite della porta, ed emise un goffo gridolino di dolore, seguito dallo scalpitio dei suoi passi sul pavimento di legno.
Lea e Chizuru strinsero i denti all'unisono, sibilando per la pena che provavano per il povero Yabuki.
"Accidenti, che male..."

Dopo un po' di tempo, videro Michitaka arrivare con un carrello di legno, di quelli usati nei ristoranti di lusso o nelle case raffinate.
"Scusate l'attesa, ma credo che i profumi parlino prima delle mie parole."
"Addirittura coi carrelli di legno e tutto. Mi sento fuori luogo solo così." batté le mani Lea, chiudendo gli occhi tutta contenta e nascondendo un velato sorriso sagace al pensiero di poter presto mettere qualcosa sotto ai denti.
"Mi erano comodi, e poi ho cucinato di tutto." commentò lui mentre alzava le cloche dei vassoi, mostrando diversi piatti di origine Italiana.
"Però, siamo sicuri che sei un Hizoku?" gli chiese Chizuru con fare stupito.
"Quello è il mio compito principale, ma possiedo anche due lauree e gestisco un negozio di liquori."
"Beh, chi l'ha detto che un Hizoku non sappia cucinare? Ora, io quella volta che sono stato in squadra con un Hizoku, non è che glielo abbia chiesto, anche perché mi guardava sempre con aria truce che se gli avessi parlato mi avrebbe fatto a fettine, ma... già." ribatté Shingo, grattandosi la nuca con una risata.
"Già... Lin è fatto così, è pessimo in cucina, pochi si salvano in quel clan." commentò Michitaka sarcasticamente, cominciando a versare nei piatti di ciascuno diverse pietanze di carne o pasta.
"Beh, non era nemmeno quel granché di simpaticone, mamma... almeno, nemmeno il fratello della signorina Xiao-Lon sembra così socievole." commentò Shingo.
"Duo-Lon possiede troppo rancore nei confronti di Ron... mi auguro che con la nascita di suo nipote possa mettere in ordine le sue priorità."
Shingo si mise a mangiare di gusto, prendendo bocconi su bocconi corposi con le bacchette, mentre Chizuru mangiava con gli occhi chiusi bocconi molti piccoli che si metteva separatamente in bocca masticandoli lentamente.
"E dimmi..." fece poi la padrona di casa; "Ora sono curiosa... come ha reagito tuo cognato alla notizia?"
"Come i ragazzini... all'inizio ha fatto l'offeso, poi è sparito, è andato a trovare sua sorella ed è uscito con un sorriso pacato sul volto." rispose Taka, aggiungendo che si erano addirittura scontrati muso a muso per un paio di minuti.
"Ma pensa... non lo facevo così bambinone..." furono le parole di Shingo... Probabilmente, visto che il suo parlare a bocca piena le rendeva quasi incomprensibili, e fu la ragione per cui la Kagura gli rifilò uno scappellotto sulla nuca.
"Hah... beccati questa." ridacchiò Lea...
Prima di ricevere a sua volta uno scappellotto da Chizuru.
"AHIA!"
"Non si ride delle disgrazie altrui, vergogna."
Gli inservienti nel frattempo ridacchiarono nel vedere così tanta luminosità in quella semplice cena e di nuovo la loro Signora così energica.
"E cosa fate voi lì ad attendere un ordine? Sedetevi e mangiate anche voi." li spronò la padrona di casa; "E' giusto che mangiate come tutti."
Tutti gli inservienti si misero a sedere, ringraziando Chizuru per la possibilità di mangiare assieme a loro e rimanendo deliziati dai piatti preparati da Michitaka, dopo essersi serviti e mangiato un paio di bocconi.
"Certo che tratti tutti quanti i tuoi lavoratori come membri di casa... pensavo che i riccastri li usassero senza rimorso...
Senza offesa, ovvio..."
Lea cercò di non essere maleducata, fallendo miseramente con quel commento rivolto a Chizuru.
"Nessun problema... ammetto di averli fatti preoccupare non poco, ma non per questo gli ho maltrattati, nonostante la mia depressione." Rispose la giovane donna con pacato sorriso.
"Certo che no!" esclamò Shingo, le mani ben piantate sul tavolo; "Kagura-san è una vera signora! Sempre educata e bendisposta con tutti!"
"Ma sì, ha detto una sua opinione... alla fine, è una verità che non trova fondamenta in questo posto." aggiunse con tono rispettoso uno degli inservienti, un uomo con i capelli brizzolati e ben ordinati con un taglio corto.
"No, forse la mia domanda era fuori luogo e maleducata... scusate." cercò di guardare altrove Lea, arrossita al pensiero di aver causato disagio o discordia.
Chizuru rimase a fissarla in silenzio, mentre si metteva delicatamente in bocca un altro piccolo boccone. Nella sua mente sembrò formarsi un qualcosa.
"Io... probabilmente mi ritiro per stasera. Mi sono fatta un gran viaggio, dal Kenya... sono leggermente frastornata."
Lea fece per alzarsi, congedandosi con calma.
La Kagura annuì. Poi chiese cortesemente a Shingo di accompagnarla verso la sua camera in modo che potesse riposare.
Shingo annuì, alzandosi di colpo e facendo un rispettoso inchino.
"Ah, p-prego Faieti-san! Mi segua..."
Lea lo fissò un secondo, pizzicandogli poi il naso con due dita.
"Smettila con quel cognome, grazie. Chiamami Lea, rigidone."
"Va bene! Cercherò di prenderci l'abitudine!" rispose lui mentre si stava massaggiando il naso, cominciando ad incamminarsi con lei e lasciando Taka e Chizuru assieme agli inservienti nella sala dedicata ai pasti.
Quando i due terminarono di mangiare a loro volta, fu allora che cominciarono a discutere nell'esatto momento in cui rimasero da soli:
"Allora...? Qual'è la situazione?"
"Come avevamo previsto... fratture spazio-temporali ovunque. Persone che abbiamo localizzato come non appartenenti a quest'epoca."
Chizuru annuì.
"E che mi dici di Ash Crimson?"
"Non sono riuscito a prenderlo in tempo, ma ho fatto sì di mettergli degli Hizoku dietro... a quanto pare, sembra che non stia mai fermo. E la sua lista di contatti aumenta...
Tra di loro, ho individuato qualcuno che, se quanto è successo ad Heidern poco fa è esatto, farebbe venire i capelli bianchi a Luan stessa."
"Chi sarebbe?"
"Il corpo di Vladimir Anischenko è posseduto da un demone del Makai, il più pericoloso per giunta, Setsuna ti dice qualcosa?"
Chizuru aggrottò le sopracciglia e fece per alzarsi.
"Vieni con me. Voglio mostrarti una cosa... sono documenti molto importanti risalenti alla fine del periodo Edo... più altre cosette che ho conservato per ricerca."
Michitaka sorrise e si alzò anche lui dalla sedia, facendo per seguirla.
"Sarà solo un piacere fare lezione di storia con una bella presenza al mio fianco."
Chizuru pacatamente lo portò fino agli archivi segreti contenuti all'interno della sua casa, facendo sì che solo loro due fossero i presenti lì dentro prima di andare in un punto esatto di tutto quel miscuglio di documenti e tomi antichi:
Si arrampicò su una scala per recuperare uno di essi, che appoggiò subito dopo ad uno dei tavoli lì vicino.
Bandou notò anche qualcosa che sporgeva dal volumone:
Non era sicuro di che materiale fosse esattamente, ma sembrava un qualche ciondolo di una pietra simile allo smeraldo.
"Okay, cosa dovrei leggere nello specifico?" chiese lui, mentre apriva delicatamente il libro con una mano e teneva il ciondolo con l'altra per evitare di farlo cadere.
La donna aprì il libro all'altezza in cui il ciondolo faceva da segnalibro. A vederlo sembrava un registro storico di eventi che risalivano al diciannovesimo secolo, quando il Giappone era ormai giunto alla fine del periodo Edo per cominciare il suo processo di occidentalizzazione, nel periodo comunemente noto come Bakumatsu.
"Così dettagliati non se ne vedono spesso in giro, mi chiedo come l'hai ottenuto." mormorò Michitaka, leggendo con attenzione le varie parole scritte.
"Questo è stato tramandato alla mia famiglia da generazioni... anche questo ciondolo è legato alla nostra dinastia di sigillatrici." spiegò Chizuru, tenendo in mano l'ornamento; "Apparteneva ad una mia antenata, prima che trascendesse al suo dovere di guardiana a vita dopo che il Makai venne aperto in questo periodo."
"Mi chiedo perchè aprire il Makai se poi non sono capaci di gestirlo nel suo tremendo potere che ne può fuoriuscire." disse lui con aria seria.
"E' possibile che con le conoscenze congiunte di passato e presente, ora siano in grado di controllare le forze del Makai... pensa a che minaccia potrebbero diventare se riuscissero nel loro intento." rispose Kagura con le sopracciglia aggrottate e una mano sul tomo.
"E questo Setsuna?"
"Lui è venuto poco dopo l'apertura del Makai da parte di Shinnosuke Kagami, uno dei quattro originali guardiani della porta dell'Inferno... un messaggero del re dell'Oltretomba Ambrosia, secondo alcuni... un demonio privo di scrupoli per altri, conosceva solo la violenza e la morte.
Si reincarnò nel mondo umano sotto le spoglie di un giovane uomo sulla ventina e il suo scopo fu quello di impedire il sigillo del Makai per non essere costretto a ritornarci."
"Ma alla fine ci è ritornato comunque.
Adesso ha preso un altro biglietto per farsi un giro dopo molti anni in un altro corpo morto." commentò lui con un sospiro...
Sembrava preoccupato per tutte quelle cattive notizie, ma mise le mani sulle spalle di Chizuru, fissandola negli occhi:
"Non so quanto i miei poteri possano aiutare, ma prometto di aiutarvi ad allenarvi per quando sarà il momento."
"Stai già facendo molto, Michitaka... chiedo scusa in anticipo per quanto tempo ci sarà bisogno per tirare su anche me."
La Kagura socchiuse gli occhi.
"È quasi ironico avere in casa mia la figlia dell'assassino di mia sorella."
"Mettila su questo piano... alcune volte, il destino ti fa intrecciare con alleati improbabili, ma non credo che tua sorella si stia rivoltando nella tomba.
Secondo me, l'avrebbe accettata, sapendo com'è fatta Lea nello spirito." rispose Taka con fare sereno.
"Lo spero..." sospirò la sacerdotessa; "Sai, quando ancora avevo i miei poteri, potevo ancora sentirmi il suo spirito dentro, parlarle con lei... ora è come se Maki fosse sparita insieme allo Specchio di Yata... è straziante."
"Posso capire in parte questo tipo di sofferenza, ma non voglio avere una Kurenai che mi borbotta dietro come una pentola di fagioli... alcune volte e intrattabile, soprattutto quando possiede lo stomaco vuoto!"
Kagura si lasciò uscire una lieve risatina sommessa.
"Tua sorella, a quanto vedo, ha un bel caratterino acceso quando vuole."
"Oh sì, come il cibo piccante che mangia spesso! Fidati! Impari a sputare fiamme come i draghi!"
Chizuru ridacchiò ancora di più e scosse il capo.
"Mi ricorda un po' Maki... anche lei era un po' perfida nei suoi scherzetti. Ma le si voleva bene."
"Già... mi sa che andavano d'accordo sotto certi aspetti." concluse lui, ritornando un pò più serio poco alla volta.
Quando questo avvenne, Chizuru tossì leggermente e chiuse gli occhi.
"Credo che mi assenterò anch'io per oggi. Domani suppongo che dovremo trovare un punto dove cominciare a lavorare su tutti noi."
"Ti seguo, visto che domani mattina dobbiamo alzarci presto... c'è tanto da fare." disse Taka, cominciando a chiudere il tomo con il ciondolo nello stesso punto in cui era prima.
Mentre lo faceva, gli parve che per un attimo la pietra fosse stata attraversata da un bagliore di qualche secondo.
Chizuru riportò il libro nel suo scaffale e spense le luci dell'archivio, chiudendo a chiave la porta alle loro spalle...
Ignari del fatto entrambi di come il medaglione stesse aumentando di luminosità, rispondendo ad una forza superiore alla loro immaginazione.

Nemmeno si resero conto che, in una gigantesca rovina da qualche parte in Europa, un enorme gruppo di uomini incappucciati, tra cui vi erano sia un noto uomo gigantesco di pietra dai capelli bianchi e una giovane donna dai capelli blu a caschetto, pelliccia attorno al collo e vestiti scialbi, erano intenti ad inginocchiarsi davanti ad una fonte di energia cremisi abbastanza impressionante da formare come una porta, da cui una moltitudine di anime cominciarono ad uscire in un mantra quasi infinito.
La loro attesa terminò quando dal portale comparve un essere filiforme dai lunghi capelli biondi e lo sguardo annoiato, completamente nudo.
Bastò la sua visione per far abbassare ancora di più la testa a tutti i presenti.
"Lord Saiki!" esclamarono in coro tutti i presenti in forma di rispetto.
Lui rimase in silenzio, guardando i presenti dall'alto al basso come se fossero insetti e cominciando ad attorcigliarsi una vistosa ciocca di capelli tra le dita, notando poi un particolare...
Anzi tre.
"Denoto che manchino delle persone... voi miserabili insetti non siete capaci di fare nemmeno dei compiti così semplici come la puntualità."
L'omone abbassò il capo con gli occhi chiusi.
"E' stato tutto a causa della nostra negligenza, questo è innegabile." disse con voce rammaricata.
Gli occhi frigidi e taglienti del giovane uomo dai capelli lunghi si soffermarono su di lui.
"Non solo questo... come mi spiegate quel cane sciolto? Come intendetevene assumervene la responsabilità se le sue tirate di testa manderanno tutto a monte?"
"Parlavate di moi? Bonjour!"
Ecco che la figura in questione, quella di Ash Crimson, non comparve nel centro della stanza, portandosi dietro la più alta figura di Vladimir Anischenko, stavolta in abiti più... moderni:
Giacca di pelle sul viola, jeans stretti, guanti neri di pelle senza dita e scarpe nere eleganti.
Reggeva ancora la katana in una mano mentre i suoi lunghi capelli bianchi dalle punte azzurrine si mossero per il rapido teletrasporto.
"Parlavamo di quella bomba a orologeria che ti stai portando appresso. Spero che tu intenda ritenerti responsabile se a causa sua tutto il piano andrà a monte." disse secco Saiki, visibilmente irritato dalla presenza di Crimson.
"Non ti preoccupare, mon ami! E' tutto sotto controllo!"
"Almeno rispondi a questa domanda... perché non ti sei ancora impossessato dell'ultimo Sacro Tesoro? Ora che sia lo Specchio di Yata che la Giada di Yasakani sono nelle nostre mani, l'ultimo tassello resta la Spada di Kusanagi... e non solo questo - c'è un altro fattore che potrebbe mandare a monte il piano se per caso si dovesse attivare."
Ash sembrò pensarci un secondo e poi ridacchiò, mettendo avanti entrambe le mani.
"Su, su... abbiamo tutto il tempo del mondo, per quello. Abbiamo interrotto le ricerche sui nostri piani grazie al mio nuovo ami, non? Senza il corpo di Magaki dalla loro, niente più modi di scoprire i nostri metodi segreti. Tempo guadagnato."
Saiki fece una smorfia di disappunto.
"Ma anche senza il corpo di Magaki a loro disposizione, possono sempre rintracciare il traditore e farlo parlare. Quel maledetto voltafaccia... non sopporto che voi siate così inetti da permettere che scorrazzi vivo!"
"Signore, Shion è stato ritenuto perduto... potrebbe essere scomparso nel campo dimensionale dopo essere stato sconfitto." cercò di intervenire Mukai...
Solo per incontrare con la faccia il terreno quando il piede di Saiki lo spedì a forza lì con estrema facilità.
"Ti ho forse detto che puoi rispondere?! Sei in incompetente, come tutti voi... pensi che portarmi indietro la sua lancia spezzata sia servito a farmi delle domande da solo?!"
"Era... rimasto solo quello di lui..." rispose Mukai con una voce sommessa a causa della bocca che stava letteralmente baciando il terreno.
"Peccato che tu non abbia modo di provarlo, a parte le tue parole di dubbia natura. C'è la possibilità che tu voglia coprirlo, non è vero?" domandò con fredda naturalezza Saiki, giocherellando con una ciocca dei lunghi capelli biondo platino.
L'uomo alle spalle di Ash camminò tranquillamente in avanti, e nemmeno il rossino pensò di fermarlo, sorridendo al pensiero di cosa sarebbe potuto accadere.
Saiki se ne accorse e girò lo sguardo freddamente verso di lui.
"E tu cosa pensi di fare...?"
"Sembra che ti diverti a schiacciare le mosche. Quando affronti un mostro corri via?"
"Tu? Un Mostro? Non farmi ridere! Sei solo un insetto più grosso e resistente da schiacciare!" rispose Saiki con voce ferma e tagliente.
"Le tue parole sono taglienti, ma non vedo sostanza." commentò infine lui; "Sicuro di non sopravvalutare i tuoi poteri?"
"Vuoi provarli di persona? Sei sicuro poi di non strisciare ai miei piedi come l'infima creatura pari agli altri?" gli chiese l'altro, mentre si avvicinava con aura minacciosa.
I due si fissarono negli occhi con tanto di quell'astio da formare vere e proprie lastre di ghiaccio tutt'attorno.
"V-Verme! Mettiti a terra quando parli a lord Saiki!" cercò di riprenderlo la donna in pelliccia e caschetto, Botan.
Nemmeno si era resa conto, come Ash, che lo spadaccino si era mosso da solo in un cenno di difesa nei confronti di Mukai.
L'omaccione stesso ebbe un sussulto e rimase senza parole dinanzi a quel gesto completamente inaspettato, e rimase a guardarlo perplesso per capire quali fossero le sue intenzioni effettive.
Fu solo quando sembrò che i due volessero scontrarsi che Ash gli mise una mano sulla spalla destra.
"Su, su, non è il caso di andare a naso e giocare in questo momento. Siamo qui per fare rapporto, non?"
La mano dello spadaccino si allontanò dall'elsa della katana, la sua espressione immutata.
Saiki respirò pesantemente dal naso, per poi distogliere lo sguardo con disinteresse. "Se non hai altro da aggiungere, allora prosegui con i tuoi compiti. E almeno per una volta... vorrei non avere delusioni."
"Subito, immediatamente, e senza riguardi. Toccherà cercare l'ultima reliquia allora..." rispose Ash infine; "Ma non stiamo dimenticando qualcosa? Tipo... il motivo per cui siamo bloccati qui? Non dirmi che non te ne sei accorto.
Qualcuno sta sigillando la porta, nuovamente."
"La Vergine Sigillatrice..." sussurrò Mukai, stringendo debolmente i pugni.
Botan fece un leggero passo avanti; "Evidentemente QUALCUNO non è riuscito ad eliminarla prima che si manifestasse nuovamente!"
"Uuuuuh, mi sento colpito nel profondo." fece una finta aria addolorata Crimson, tringendosi il torace; "Sembra che qualcuno voglia coprire le proprie colpe, scaricandole su altri."
La donna col pellicciotto e il caschetto scuro strinse i denti con furore.
"Assicurarti che la Vergine non interferisse faceva parte delle mansioni tue e di quel tuo cane sciolto!"
"Ehi, abbiamo già sistemato un problema in un giorno, e tipo... ha fatto tutto lui." commentò Ash; "Diamogli un po' di merito."
"Ed io non lavoro per voi." sospirò il giovane uomo, chiudendo gli occhi con una smorfia.
"Non sarai uno di noi, ma fino a quando sei qua non dovrai intralciare i miei scopi nemmeno un secondo... un altro richiamo simile, e muori." concluse Saiki, cercando di farsi quanto più minaccioso possibile.
E dall'aura che lo spadaccino, Anischenko, percepì, aveva abbastanza forza da fare sul serio.

Quanta forza, per un verme di questo calibro... dovrei venire fuori e consumare tutto il suo ego.

"Resta lì dentro e lascia fare a me." richiamò pacatamente l'uomo, per nulla toccato dalla voce interiore che sentiva.
Saiki si sistemò meglio i capelli, per poi ordinare di tornare tutti ai loro posti, ma non prima di aver intimato alla donna col pellicciotto di avvicinarsi perché le doveva parlare.
Lei annuì e, con un inchino, seguì l'uomo completamente nudo.
Mukai, ancora a terra, si sentì la mano di Ash aiutare a rialzarlo, a cui si unì subito dopo quella del misterioso individuo suo compagno.
L'omone non disse niente, ma c'era una palpabile perplessità nel suo sguardo, preso com'era a studiare ogni loro mossa per poter capire le loro vere intenzioni.
"Ti stai facendo un bel fardello gigantesco. Hai le spalle pesanti, Mukai." commentò Ash tranquillamente; "Ma non credo che tu abbia abbastanza forza per farcela da solo, vero?"
Lui fece un sospiro, dicendo che non si aspettava che Saiki gli credesse completamente riguardo Shion, ma almeno fargli guadagnare tempo per farlo mettere al sicuro.


Shion... ora dovrebbe trovarsi a contatto con quelle persone che sicuramente vedranno di assicurarsi che non finisca nei guai... ammesso che non sia lui a mettere nei guai loro.

"Non preoccuparti, comunque." gli sorrise Ash tuttavia, pattandogli una spalla con tranquillità; "So esattamente dove si trova, comunque... e resterà un segreto.
Se prometti tu un qualcosa."
"Che genere di promessa?" gli domandò Mukai.
"Dovrai solo aiutarci... vuoi salvare gli umani, vero?" gli domandò infine Ash con la massima nonchalance, mentre si fissava le unghie.
"Sì... voglio salvarli, non meritano di morire in maniera così egoistica."
"Allora la mia proposta farà al caso tuo... e tutti e trarremo vantaggio."
Ash gli porse una mano con la massima nonchalance, mentre invece lo spadaccino chiuse gli occhi e incrociò le braccia, come se si fosse esentato da quel discorso.
Tuttavia, Mukai non afferrò subito quella mano protesa verso di lui.
"Prima di poter accettare la tua proposta, devo capire se posso davvero fidarmi di te. Hai l'aria di chi non si fa problemi a fare il doppio, triplo, se non quadruplo gioco. Voglio essere certo delle tue vere intenzioni."
"Tutto a suo tempo, mon ami. E' tutto parte di un enorme schema, ma... sarebbe un problema se l'umanità scomparisse per la ricomparsa di Orochi, no?" domandò lui.
"Questo è ovvio." rispose l'omone; "Lo scopo ultimo di Orochi è la purificazione di Gaia da coloro che hanno stravolto l'ordine naturale con il loro operato. Se si svegliasse, è palese che il genere umano avrebbe ben poche chance di sopravvivere."
"Allora da questo lato siamo completamente d'accordo, che dici? Ti va di fare squadra?" gli chiese nuovamente, l'efebico ragazzo porgendoli nuovamente la mano con fare da amicone.
"E' inutile chiederlo adesso, non trovi?" lo interruppe stavolta Anischenko; "Chiediglielo con le azioni, e non con promesse apparentemente vuote."
"Tipo diretto! Mi piaci sempre più! È ovvio che faremo tanti fatti!" esclamò Ash con aria convinta e dando una leggera pacca sulla spalla di Anischenko.
"E allora falli e non stare lì a commentare." chiuse discorso lui, scostandosi per camminare via.
Mukai notò Ash scuotersi leggermente la mano che aveva toccato la spalla del giovane uomo, commentando a denti stretti:
"Ouch, quanta forza..."
Mukai si lasciò sfuggire un sommesso:
"Un'altra spada a doppio taglio... forse ancora più affilata..."
"Comunque sia, il primo passo è stato fatto... ci vorrà un po' prima che si raccolgano tutti i pezzi." ci pensò su Ash, carezzandosi i capelli; "Magari, finita questa storia, ci sarà tempo per farsi una vacanzina. Magari in qualche luogo esotico."
"Ma tu non fai vacanze sempre e comunque?" gli chiese da lontano lo spadaccino, senza nemmeno girarsi.
"Oui, ma... sai... alle volte le vacanze vanno fatte con le persone giuste al momento giusto."
Poi gli arrivò alle spalle per sussurrargli:
"Tipo te, ad esempio. Sei disponibile per un allegro week-end in villeggiatura io e te? Conosco certi posticini notturni che sono semplicemente merveilleux!"
"Perché dovrei venire in vacanza con te...? Non ho comunicato di certo la mia parte di Parrocchia..." sospirò l'altro, gli occhi socchiusi e lo sguardo annoiato.
Volk si vide poi puntato davanti al naso l'esile indice del suo efebico compagno, che sorrideva in maniera furba.
"Perché tu hai tutta l'aria di uno che ne ha disperatamente bisogno. Sei teso come una corda di violino, mon ami... e la gente non rende bene sul lavoro se è stressata, sai?"
"Io vedo solo il lavoro, prima della vacanza. Mi aiuta a non distrarmi... ma sono ammanettato fino a quando tu non farai la tua parte, suppongo."
Ash fece spallucce.
"Bel modo di fare lo scaricabarile. Comunque tranquillo, ho già in mente un bel piano per quando l'occasione si presenterà...
Sai, per certe cose bisogna aspettare il momento propizio, non si corre certo alla cieca!"
"E quanto pensi di metterci in tutta questa storia...?" lo prese in corner l'uomo.
Lui si bloccò sul posto fino a quando non sorrise tranquillamente dicendo:
"A tempo debito!"
"Mi auguro per te che non stai aspettando un altro King of Fighters... ci vogliono mesi prima che ne ricapiti uno." ribatté Mukai.
"Facciamo pure anni... ma quale migliore occasione per riunire i poteri necessari?"
Il giovane efebico si passò una mano sulla guancia e ridacchiò.
"E credo di non essere l'unico ad essersene accorto."
Difatti, si potevano vedere Saiki e Botan discutere in maniera molto riservata e da parecchi minuti.
"Quindi... hai compreso il compito che ti ho chiesto?" gli chiese lui.
Lei fece una leggera riverenza.
"Farò in modo di accelerare le cose. Sarà facile manovrando le persone giuste come marionette per mezzo dei miei fili. E ho già in mente la persona giusta per farlo..."
"Bene... non deludermi. O sai quali saranno le conseguenze." rispose infine Saiki, prima di darle le spalle; "Non importa se ci vorranno anni... voglio... quel potere."
"Lo avrai, mio signore. Ora, se vuoi scusarmi... devo cominciare a muovere le pedine in modo di ottenere risultati nel più breve tempo possibile." fece Botan...
Prima di dileguarsi come una folata di vento, sparendo letteralmente nell'ombra.
"Molto bene..."
Senza farselo ripetere, Saiki scomparve nell'oscurità di quell'edificio, non volendo minimamente essere disturbato da lì in poi.

The King of Fighters: Green FlamesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora