quindicesimo

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Shinsou era paralizzato, gli occhi spalancati la sudorazione azzerata e tutto intorno a lui sembrava essersi fermato...

L'aveva fatto di nuovo...

Aveva perso il controllo sul suo quirk e chi ci aveva rimesso era stato un altro bambino...

Certo, forse se lo meritava, ma questo non era una scusa valida...

Se fosse successo con izuku?

Aveva urlato ed in un istante si era sentito come connesso alla mente del biondino, nonostante lui non lo volesse...

Ed in quel momento, era lui che sembrava essere vittima del suo stesso quirk...

Hitoshi non riusciva a muovere un muscolo mentre i colori e le figure intorno a lui si facevano sfuocate...

Come... Come ho potuto? C'erano tanti altri modi per difendere izuku, solo a parole... Perché non l'ho fatto?
Perché ho usato il quirk?
Adesso... Adesso anche lui penserà che sono un mostro....
Non voglio... Vi prego non portatemi via anche lui... È... È stato l'unico che non si è fermato alle apparenze....
Ma forse...
Io sono davvero così...
Mi odio così tanto...
Come posso pretendere di farmi accettare da qualcuno se il primo che vorrebbe la mia sparizione sono proprio io...

No, izuku... Ti prego... Almeno tu... Salvati... Salvati dal mostro che sono sempre stato, non farti abbindolare dalle mie parole e dal mio cuore che tenta sempre di convincermi che anch'io ho un posto nel mondo...
Non ce l'ho...
E questa è stata l'ennesima prova...

Ti prego... Vattene...

Con le lacrime agli occhi il piccolo Hitoshi, disattivò il quirk, sentendosi sporco, viscido, orribile, la testa pulsava e senza riuscire a vedere cosa stava succedendo, corse via...

Corse il più veloce possibile sentendo, dei piccoli passi, poco dietro di lui...

Ed allora strinse le mani sulle orecchie, senza mai fermarsi, tentando di accelerare ancora nonostante i singhiozzi, nonostante l'affanno e la mente in subbuglio che non lo lasciava respirare...

Finché stanco e privo di forze... Si arrese...

I passi continuavano a susseguirsi dietro di lui ed ormai né la mente né il cuore potevano più sopportare quello scenario...

Urlava, il piccolo Hitoshi continuava ad urlare in un angolo remoto della sua psiche che qualcuno lo aiutasse, che qualcuno gli tendesse la mano, ma il suo cervello non voleva saperne di accettare che un altra vita venisse rovinata per colpa sua...

Sì... Perché era questo ciò che sentiva... Chiunque si sarebbe mai avvicinato avrebbe sofferto, irrimediabilmente, per colpa sua, così come da sempre è stato...

Da quando sua madre è morta poco dopo averlo partorito, così come suo padre non riuscendo più a gestire le spese famigliari rimase ucciso in una vendita clandestina...

Così come suo zio, che lo aveva accolto in casa, ma sembrava che in realtà fosse solo un peso in più, un'ulteriore bocca da sfamare, che gli portava via tempo e soldi, nonostante non mancassero di certo in quella casa... Ecco come si sentiva Hitoshi...

Un mostro, uno scarto, un pericolo ed una minaccia per la tranquillità e il sostentamento delle persone...

Non aveva un luogo da chiamare casa, né tantomeno qualcuno da definire famiglia... Era solo... E forse era meglio così...

Con le gambe che tremavano sotto il peso del suo corpo, si accasciò sotto il primo albero che si trovò di fronte...

Ormai non ci provava nemmeno ad asciugarsi le lacrime che continuavano a scendere dai suoi occhi ed in lontananza vide una macchietta verde avvicinarsi...

Non voleva, doveva andare via, o sarebbe rimasto coinvolto nella sua sventura... Ed Hitoshi non lo voleva...

Ma le gambette del più piccolo continuavano ad avvicinarsi e lui non aveva la voce per mandarlo via...

Il suo corpo si piegò sul suo...

E lui non aveva le forze per respingerlo...

Sentì nuovamente quell'abbraccio caldo che poche ore prima lo aveva rincuorato e le sue mani si strinsero incontrollate alla sua schiena...

Aveva paura, il violetto aveva terribilmente paura di fare del male a quel bambino, aveva paura di rovinarlo, ma nello stesso tempo non voleva lasciarlo andare...

Si sentiva per la prima volta a casa, si sentiva bene, si sentiva compreso ed il suo cuore non riusciva più a continuare a lottare...

Così, affidò completamente i suoi ultimi battiti a quel bambino...

Non voleva... Lui era il maggiore, avrebbe dovuto lui prendersi cura di quel cucciolo, ma non poteva... L'aria non entrava più nei suoi polmoni e tutto ciò che riusciva a fare era versare lacrime che lo lasciavano sempre più esposto... Sempre più debole...

E quelle manine calde continuavano ad essere lì, ferme, sulla sua schiena, ogni tanto si muovevano  e si stringevano maggiormente per coccolarlo

Ed Hitoshi, spense definitivamente la sua voce nel cervello e si abbandonò completamente al suo cuore...

Ti prego izuku... Salvami...

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