ventiquattresimo

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Il primo ad aprire gli occhi fu il piccolo hitoshi, la mano di Dabi era ora posata dolcemente sulla sua testa, mentre la sua prese a sfregare gli occhietti ancora impastati dal sonno, sedendosi, per poi sbadigliare facendo attenzione che le dita del corvino non scivolassero dai suoi capelli...

osservò la scena nel suo complesso ed un sorriso si erse spontaneo sul suo volto quando notò izuku sul petto di Tomura... O meglio... Vide una gobba sotto la maglietta nera con qualche ciuffetto verde che spuntava dal colletto... Mentre un braccio dell'azzurino era sul piccolo e l'altro intrecciato a quello di Dabi, mentre si stringevano la mano posta sulla guancia del ragazzo...

Hitoshi si soffermò per la prima volta su quel gesto... le dita incastrate e strette fra di loro, come se non potessero mai più staccarsi, eppure in un contatto che aveva imparato, non facesse male...

Perché il violetto... Fino al giorno prima, non si ricordava se quella stretta facesse male o no, era troppo piccolo per rivivere l'ultima volta che la sua mamma lo aveva accarezzato in quel modo ed il padre era solito trascinarlo per il polso piuttosto che per la mano...

Una volta... Dopo essere stato punito, si era affacciato dalla finestra di camera sua, quando una giovane bambina gli passò di fronte, mano nella mano con quello che intuì essere il padre...

E a quella scena, il piccolo Hiroshi corse davanti allo specchio dove il segno rosso delle imponenti cinque dita paterne era ancora ben visibile ed allora, sollevò la sua mano, andando a far combaciare le sue dita con gli spazi bianchi fra i segni, stringendo però i denti, in una smorfia di dolore, quando una fitta improvvisa gli colpì il volto costringendolo a ritrarsi...

Eppure il viso della bambina era sorridente... Quel contatto... Non avrebbe dovuto provocare dolore...

Hitoshi si disse perché quella sul suo volto, non fosse una vera mano... Ed allora, provò ad incastrare la sua sinistra con la destra, ad unirle, ad accarezzarsi il dorso...

Eppure... Eppure anche quel contatto non andava bene...
Perché dai suoi occhi, una lacrima scivolò silenziosa, mentre un altro tipo di dolore gli stritolava il petto...

***

Lentamente, tentando di non svegliare il corvino, afferrò le sue dita affusolate, portandosele di fronte a sé...

Ne osservò con premura e devozione, la forma allungata, le unghie non troppo lunghe e la differente sensazione che provava quando scorreva fra la pelle sana e quella bruciata... Morbida e ruvida al tempo stesso ma uniformata da un flebile calore che lo rassicurava sempre...

Ne percorse il perimetro ed il palmo con la punta delle dita prima che queste si incastrassero...

Ed il violetto, per la prima volta, sentì quello che aveva visto anni prima nella bambina...

Perché nonostante nell'ultimo periodo sia Dabi che izuku lo avessero tenuto spesso per mano, si era completamente dimenticato di quella domanda e quella curiosità che si portava dietro da sempre...

E finalmente lo sentì, sentì il calore sul suo palmo, sentì una pace senza eguali espandersi nel suo corpo e si sentì protetto come mai prima di allora, sentì il sorriso allargarsi ancora di più sul suo viso e questa volta, la lacrima che versò sembrava così giusta, mentre il suo cuore batteva veloce nel suo petto...

E quasi sussultò quando vide quelle dita stringersi alle sue...

Alzò lo sguardo, rimanendo paralizzato qualche istante quando le sue iridi incrociarono gli zaffiri del maggiore per poi rilassarsi immediatamente al sorriso di quest'ultimo...

D: "buongiorno piccolo..."

Un leggero rossore coprì le guance del violetto mentre distolse lo sguardo...

H: "scusa... Non volevo svegliarti..."

D: "Medusina non preoccuparti, non mi hai svegliato tu... "

H: "quindi... Quindi posso fare colazione comunque?"

Gli occhi del minore si rialzarono lucidi su Dabi, che sorpreso, lasciò la mano di Tomura, per battersi leggermente sul petto, invitando il più piccolo a raggiungerlo, che così fece, senza però mai lasciarlo andare...

Mano che, una volta comodo, gli accarezzò i capelli e la guancia sentendo il violetto strusciarsi sopra di essa...

D: "perché non dovresti fare colazione? Non hai fatto nulla di male"

H: "papà... Papà non voleva che lo svegliassi... Quando la notte avevo gl'incubi e provavo ad andare dai miei genitori... Lui si arrabbiava... E la mattina non mi faceva mai mangiare..."

Un dolce bacio venne lasciato dal corvino sulla sua fronte per poi condurlo a posare la testa a livello del suo cuore...

D: "qui puoi mangiare quanto vuoi piccolo e se mai dovessi avere un incubo... Sarò qui per te, non mi importa che ore sono, non esitare a venire da me, cucciolo... Non dovrai più preoccuparti delle persona che una volta ti hanno fatto del male... Fidati... Non ne avrai più bisogno... Non ti lascerò tornare da loro, non ti lascerò alle loro torture..."

H: "ma lo zio? Lui... Lui è ancora vivo, Anche se... Non penso si accorgerà mai della mia assenza..."

D: "non sarà più un problema nemmeno lui Medusina... Fidati di me... Mai mai più  dovrai tornare nuovamente in quel posto... Questa sarà la tua casa e tutti noi siamo qui per prenderci cura di te..."

H: "e potrò stringere la mano a tutti voi?"

Gli occhi di Hiroshi si illuminarono mentre una leggera risata lasciò le labbra del corvino che prese a fargli il solletico, facendolo scoppiare a ridere fragorosamente...

D: "piccola peste guarda che ho capito che con tutti noi, intendevi se potevi stringere le manine della mia alghetta...  Sei fin troppo simile a me per provarmi a fregarmi con certi trucchetti..."

H: "p-haha però posso?"

Dabi sospirò arreso con ancora il sorriso sulle labbra annuendo leggermente

D: "e va bene... Te lo concedo... Ma ti tengo d'occhio Medusina..."








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