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Le avevano addestrate per adempiere completamente agli ordini, senza commettere errori che non si potessero risolvere in un nano secondo. Le avevano addestrate sul campo chimico, su quello biologico e naturale, comprendendo allenamenti rigidi per il corpo e la mente.
Test medici su test medici.
Non idoneità o idoneità.
Sottoposte ogni giorno a qualcosa di diverso che le aveva piano piano segnate fino alle ossa, creando solchi che facevano male solo al pensiero.
Ma in ogni famiglia esiste una pecora nera, quel componente che non è perfetto come ci si aspetterebbe.

- Non te la devi prendere, mamma e papà sarebbero comunque fieri di te.

Le ripeteva sempre la maggiore, cercando di farle un sorriso di incoraggiamento mentre stringeva affettuosamente la mano sulla sua piccola spalla.
Ma non sarebbe mai stato così, perché loro erano morti cinque anni prima.
Non sarebbero mai state vere quelle parole.

Loro hanno sempre puntato tutto su di te. Io sono solo la seconda figlia che non avevano previsto.

La sua mente faceva sempre lo stesso ragionamento ma, per non farlo trapelare, strinse le palpebre insieme alle meningi, rilassandosi poco dopo aver inibito le sue emozioni.
E ogni giorno, sempre la stessa storia, stessa routine straziante. Sempre le stesse odiose parole uscivano dalla bocca dei medici.

- Non è idonea.

Quante volte aveva desiderato sentirsi all'altezza di quello che i suoi genitori le avevano lasciato; anni e anni di studio sul pianeta più ostile mai scoperto: Pandora.
Quando si impara a pronunciarlo correttamente non ti esce più dalla testa.
Pandora.

- L'hanno fatto per regalarci un futuro migliore.

Le diceva la sorella ogni volta che la beccava piangere in un angolo della branda a causa dei ricordi che la soffocavano, che le incurvavano le spalle verso il basso, come volessero schiacciarla.

- Volevi continuare a vivere in un mondo che per noi non avrebbe mai avuto nulla?

- No! Io volevo soltanto una famiglia!

Aveva sbottato una volta, creando una crepa irreparabile in quel rapporto sacro che voleva solo preservare, proteggere. Era l'ultima cosa che le rimaneva, l'ultima cosa che la faceva sentire umana.

Cinque anni erano passati in fretta e uno dei più grandi progetti che la RDA avesse mai ideato stava finalmente andando in porto.
Stavano per mandare sul suolo di Pandora delle creature geneticamente modificate chiamate: Avatar.
Anche questo nome ti resta impresso nei ricordi mano a mano che lo senti. Quel progetto era l'unica cosa di cui si parlava; tutti speravano che gli studi precedentemente fatti fossero andati a buon fine.

- È qualcosa di più grande di voi e noi messi insieme. - aveva annunciato una volta il Colonnello Miles Quaritch davanti ad un gruppo smisurato di soldati. - Tutto quello che vi hanno insegnato sulla Terra, tutto quello che avete imparato durante il servizio militare lo dovete dimenticare. Qui le uniche regole che dovete rispettare sono quelle di Pandora, se non lo fate, morirete. Io sono qui per tutelarvi, proteggervi - fece una pausa per camminare in mezzo alla navata, osservando ogni individuo presente - ma non ci riuscirò, non con tutti. - disse con voce ferma, tornando dinnanzi alla massa. - Quindi vedete di non farvi ammazzare.

La ragazza se ne stava tornando in stanza quando qualcuno la prese per la spalla, facendola rallentare di colpo.

- Che fai, scappi? - chiese in una risata Evangeline, sua sorella maggiore.

- Vorrei. - rispose in uno sbuffo, guardandola negli occhi. Abbassò il capo poco dopo, notando nella mano della ventottenne un tablet sottile fatto di vetro.

oel ngati kameieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora