IV

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Era da mezz'ora che Leyra stava seduta sullo scomodo materasso del suo letto. Vuoto. Ecco cosa stava fissando. I pensieri le affollavano la testa, rendendo il suo cuore vulnerabile alle sensazioni di oppressione e tristezza che aleggiavano nell'aria. Solo un mese era passato da quell'incidente, ma l'idea che i fatti fossero andati proprio in quel modo la lasciava atterrita ogni volta che ci pensava. Non che non ci pensasse, ma cercava di mascherare le voci che le urlavano dentro alle orecchie; quelle stesse voci che davano origine ai ricordi che la lasciavano sveglia la notte. Si alzò senza rendersene conto, andando a farsi una doccia. Si spogliò e si lasciò percorrere dall'acqua mentre fissava il muro monocolore. Era tutto uguale, così maledettamente uguale. Velocemente si lavò e, senza asciugare i capelli, uscì dalla stanza pulita e con indosso una felpa pesante. Faceva freddo. Pian piano entrò in mensa, venendo accolta da innumerevoli sguardi: chi compassionevoli, chi dispiaciuti, rammaricati. Alcuni non riuscivano nemmeno a guardarla mentre altri erano perfino lucidi dalla commozione.

- Smettetela, non c'è niente da vedere. - disse fortemente Kate, avvicinandosi alla ragazza. Tutti quanti obbedirono e ricominciarono a mangiare la loro colazione salata. - Hey. - appoggiò una mano sulla spalla della fanciulla dopo averle accarezzato una guancia pallida. Si guardarono per un lieve secondo e Leyra capì che l'amica stesse aspettando un qualsiasi segno di vita.

- Ei... - sussurrò con voce tenue e rauca. Abbassò immediatamente lo sguardo sentendo la gola bruciare, probabilmente a causa delle innumerevoli urla che aveva emesso i giorni successivi all'incidente, quando era uscita dallo stato di shock, capendo cosa davvero fosse successo. La dottoressa sorrise leggermente, felice che una parola fosse stata data. La abbracciò delicatamente, come a chiederle il permesso di farlo. Leyra non si scompose ma nemmeno ricambiò.

- Come ti senti? - domandò interessata.

Si guardarono.

- Hai ragione, domanda idiota. - si maledì.

La mora non si scompose.
Non rise come suo solito e non continuò la conversazione con altri dolci insulti. Prese un vassoio e si mise in coda per prendere la colazione. Aveva fame? No, per niente, ma qualcosa doveva metterlo sotto i denti se voleva continuare a camminare sulle proprie gambe.
Fissò il cibo quando glielo misero sul piatto: uova strapazzate, latte caldo e focaccia ripiena.

- Tu adori la focaccia ripiena.

Un ricordo la fece sussultare, la sua voce la fece sussultare. Si morse la lingua per non fare trapelare nulla ma quando alzò gli occhi e li incrociò con Zayden, non riuscì a nascondere il luccichio. Non si era nemmeno accorta che stesse lavorando come cuoco. - Te la tolgo? - domandò con tono dolce.

Annuì tenue.

Le tolse l'alimento dal piatto con movimenti lenti e le diede una fetta di torta alle mele. Leyra guardò di nuovo il piatto e poi lui. Stava per dire qualcosa ma la sua voce la bloccò. - Assaggiala, so che ti piacerà. - le fece un sorriso e servì chi era in coda dopo di lei.

- Vieni, siediti vicino a me. - disse Kate circondandole le spalle con un braccio, portandola al suo tavolo. Si sedettero e cominciarono a mangiare nel più totale dei silenzi.

Di tanto in tanto la dottoressa le lanciava un'occhiata, controllando che mangiasse tutto quello che aveva sul vassoio, sapendo come l'accaduto le avesse chiuso lo stomaco. D'altro canto, la ragazza si stava sforzando di non rimettere ogni forchettata che ingeriva. Non si ricordava fosse così difficile mangiare un pasto intero. Quando finì le uova, bevve a piccoli sorsi il latte, beandosi del calore che la tazza emanava alle dita gelide delle mani. Si girò quando sentì una mano toccarle i capelli ancora umidi.

- Rischi di prendere un malanno. - affermò preoccupata la donna mentre stringeva nei polpastrelli qualche ciuffo.

Leyra abbassò il capo facendole emanare un sospiro.

oel ngati kameieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora