- No.
- Perché?
- Non hai bisogno di una giustificazione Leyra, ho detto di no. - rispose con fermezza Kate mentre camminava per i corridoi affollati della RDA.
Era da due settimane che i lavoratori avevamo chiuso l'area C per riparare il laboratorio. Passare senza dare spallate alle altre persone era diventata un'impresa impossibile.
- Si che ne ho bisogno! - sbottò la giovane prendendola per la spalla, facendola girare bruscamente. Si fissarono intensamente fino a quando Kate non chiuse gli occhi, respirando profondamente per calmarsi. Li riaprì.
- Leyra-
- Cos'è che non vuoi dirmi? Perché non posso governare un Avatar? - domandò esasperata.
- Non sei idonea.
Quelle parole le crearono un forte colpo al cuore. Tutti i medici, da quando aveva messo piede lì dentro, le avevano sempre detto che dai risultati degli esami risultasse non idonea per adempiere ad un progetto del genere. Tutti tranne Kate, che aveva continuato a provare, solo per darle un barlume di speranza da seguire. E adesso che l'aveva finalmente trovata, non poteva raggiungerla.
- Pensavo davvero mi vedessi diversamente. - sussurrò con delusione.
- Io non ti vedo come un fallimento, Leyra. Ma gli esami parlano chiaro. In questo momento non sei sufficientemente stabile emotivamente e mentalmente per permetterti di stare in un corpo che non è il tuo. - spiegò, cercando di essere il più chiara possibile.
- Ma uscirò da questa situazione. - si impose. - e quando succederà, nemmeno in quel caso potrò?
Non azzopparmi adesso che sto imparando a volare.
Kate sospiro di nuovo, massaggiandosi le meningi con la mano sinistra. La guardò ancora, leggendo la sua espressione: fronte e sopracciglia aggrottate, bocca semiaperta, respiro affannoso e occhi luminosi, pieni di suppliche. Le stava chiedendo per favore, le stava chiedendo di andare contro le regole, cosa che un medico non dovrebbe fare. Le stava chiedendo di darle la libertà che meritava, mettendo però in pericolo la sua vita e quella di un Avatar. - Potresti. - sussurrò e si sentì meglio nel vederla sorridere tenue, come se le avesse tolto un peso dalle spalle. Tornò seria. - ma non ci sarebbe il tempo. - continuò, smorzando quella poca gioia che la minore stava provando.
- Cosa intendi?
La prese per il polso. - Vieni con me. - sussurrò vicina al suo orecchio per poi trascinarla nel suo ufficio.
Appena furono dentro chiuse la porta a chiave, si tolse il camice, camminò fino alla sua sedia di pelle nera e ci si sedette a peso morto. Emise uno sbuffo stanco, chiudendo gli occhi.
- Quindi? - insistette la giovane.
- Dammi un minuto, ti prego - sospirò affranta, appoggiando i gomiti sulla scrivania per sgranchirsi il collo e grattarsi la cute. - mi scoppia la testa.
Leyra annuì, sedendosi sul divanetto. Abbassò lo sguardo alle sue mani che stavano accarezzando la pelle opaca che ricopriva il cuscino. Cominciò a muovere la gamba, facendola andare su e giù velocemente.
- Sei stressata? - domandò con tono calmo, vedendo quel movimento.
La guardò e negò. - Sono solo curiosa e impaziente. - ammise.
Kate sospirò di nuovo e si alzò per darle le spalle. La ragazza si spostò di poco per vedere che cosa stesse facendo e successivamente notò un grande libro tra le sue mani. La donna si avvicinò alla giovane e si sedette di fianco a lei sul divanetto. Allungò lo sguardo per leggere la copertina.
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