- Si ke win säpi.
T: - Non avere fretta.
Sussurrò Jake, vedendola tendere la corda dell'arco con troppa decisione.
- Tìng mikyun ne ngeyä txe'lan 'ekong, hufwe, 'rrta.
T: - Ascolta il battito del tuo cuore, il vento, la terra.
Continuò a dire, vedendola respirare piano, silenziosamente, socchiudendo di poco le labbra.
- Ngop rel mì ngeyä, sì kem.
T: - Crea l'immagine nella tua mente, e agisci.
Leyra scoccò la freccia, vedendola conficcarsi perfettamente al centro del bersaglio che avevano pitturato. - Evvai! - esclamò contenta, uscendo dal suo nascondiglio per andare a prendere la freccia. La staccò dalla corteccia, toccando il buco con i polpastrelli. - Centro perfetto! - aggiunse, girandosi verso il suo maestro.
Jake sbucò dalle felci, sorridente. - Brava, ottimo. - si complimentò. - Sei migliorata molto.
- Grazie, ma il merito è tutto di Neytiri. - sorrise di rimando, sentendo la coda agitarsi entusiasta.
Erano passate due settimane da quello che era successo. La carcassa del pa'le era stata seppellita dopo averle donato un seme dell'Albero Sacro. Avevano fatto diversi minuti di silenzioso, susseguiti poi da parole rivolte ad Eywa, pregandola di accogliere l'anima del povero animale fino a quando non si sarebbe ricongiunta con quella sei suoi cari. Mo'at le aveva permesso di partecipare alla cerimonia, dicendole come dovesse comportarsi. Era surreale come anche qualcosa di così triste, potesse nascondere un lato magico e indistruttibile. Durante quelle due settimane il suo corpo era diventato ancora più forte. Riusciva a correre per lunghe distanze senza stancarsi subito. Neytiri le aveva insegnato a tirare con l'arco, ad usare la foresta come protezione e mezzo di trasporto. Avevano di tanto in tanto combattuto con i pugnali; la principessa riteneva il combattimento corpo a corpo l'ultima soluzione, ma comunque necessaria. Dopo quelle lezioni, aveva buttato la sua arma umana, lasciando che Neytiri e Mo'at le insegnassero a crearsi il proprio pugnale. Quello che portava al fianco destro, adesso, era di sua proprietà. L'elsa era fatta di roccia levigata a cui aveva fatto due incisioni per ogni lato e una profonda sulla punta. Successivamente aveva reso affilato un pezzo d'osso, incastrandolo nella fessura, chiudendo quello che rimaneva con dell'argilla, sigillandolo meglio con della liana. Come primo tentativo non era male. Jake, invece, si era impegnato per insegnarle il combattimento a mani nude, ad istruirla su varie tecniche di combattimento a squadra e singolarmente. Leyra aveva riconosciuto, proprio in quei momenti, il suo lato da marine. Adesso invece, stava continuando a provare con la mira, sapendo che tra poche ore avrebbe dovuto intraprendere la prima battuta di caccia. Sapeva andare a cavallo e tirare con l'arco. Per completare il suo Iknimaya, cioè il rito di passaggio, e diventare ufficialmente taronyu, cacciatore, doveva completare la caccia alla perfezione. Solo così avrebbe potuto seguire gli altri giovani Na'vi fin sui monti Hallelujah per raggiungere Oorah, la dimora degli Ikran. Sospirò, accorgendosi di aver le orecchie leggermente all'indietro.
- Cosa ti turba? - chiese il giovane, salendo sull'albero, diretti verso casa.
Lo seguì con disinvoltura, infilandosi l'arco indosso come un ornamento. Tirò indietro una treccina, giocherellando con le perle. - Se la caccia va male, non diventerò mai taronyu.
- Non è vero. - la fermò, prendendo la rincorsa per saltare da un ramo all'altro. A mezz'aria si aggrappò ad una liana, usandola come altalena per darsi lo slancio. Si girò verso di lei, aspettandola.
Sistemò l'arma, facendo i suoi stessi movimenti. Con presa ferrea usò la stessa liana. Spingendosi in avanti liberò un sospiro e, chiudendo gli occhi per un millesimo di secondo, percepì il suo corpo volare nel vuoto. Atterrò in piedi e incolume sull'altro ramo. Aprì gli occhi, continuando a seguirlo. - Spiegati meglio.
