Nonostante avesse ancora qualche dolore, il passaggio dentro il link avvenne con successo, facendola svegliare nuovamente in quel corpo blu. Allungò una mano, toccando delicatamente la grande amaca che le faceva da letto, vedendo successivamente come si stesse aprendo, proprio come la crisalide di una farfalla. Traballando un poco riuscì a mettersi a sedere su di essa, stiracchiandosi. Si sentiva stranamente riposata. Girò il capo, cercando Jake con lo sguardo, trovando però il suo giaciglio vuoto. Controllò nei dintorni, sperando di vederlo sbucare da qualche parte, ma non successe nulla. Prendendo un grosso respiro si alzò in piedi, cercando di non cadere come un'idiota. Si aggrappò al ramo che la sera precedente aveva usato per raggiungere l'amaca, e con le gambe si diede lo slancio per appendersi. Fece forza sulle braccia, sentendo ancora qualche ferita provocarle fastidio, e riuscì a mettere piede sul grande tronco. Diede un veloce controllo ai vestiti per poi cominciare a camminare. L'obbiettivo era quello di trovare i due indigeni. Voleva cominciare le lezioni, e voleva farlo immediatamente. Riuscì a trovare le scale, cominciando a scenderle piano piano, non volendo spaventare il popolo con la sua presenza. Appena mise piede per terra ammirò l'ambiente circostante. Era tutto molto illuminato grazie alle grandi arcate che sorgevano da diversi lati. Migliaia di indigeni camminavano avanti e indietro, reggendo enormi cesti sulla schiena o attaccati ai fianchi e alle braccia. Al loro interno c'erano dei frutti aperti dalla buccia fucsia; l'interno era lucido e d'uno strano color viola. Leyra notò gruppi di bambini giocare, correndo da una parte all'altra con in mano dei giocattoli di legno, probabilmente regali dati dai genitori. Quello spettacolo la fece sorridere leggermente. Alcuni Na'vi cominciarono a guardarla di sottecchi ma le loro espressioni erano cambiate abbastanza dalla sera precedente. Forse il fatto di aver cambiato vestiario le aveva permesso di risultare meno estranea ai loro occhi. In qualche modo si sentì meglio, percependo meno tensione nell'aria. Le proprie orecchie si rizzarono quando vide con la coda dell'occhio un bambino avvicinarsi. Aveva le mani giunte, creando una sottospecie di ciotola chiusa. Leyra lo riconobbe: era il bambino a cui aveva offerto il Teylu il giorno precedente. Gli sorrise, accucciandosi alla sua altezza, non volendo spaventarlo.
- Kaltxì.
T: - Ciao.
Disse sorridendo.Il bambino mosse la piccola coda freneticamente, probabilmente molto agitato. Prese un grosso respiro e si avvicinò ancora, allungando verso di lei le mani chiuse.
- Kempe lu nefä?
T: - Cosa c'è?
Domandò stranita, non capendo cosa volesse dirle.Aspettò una risposta da parte sua, non volendo mettergli fretta o pressione. Per lui era davvero difficile avvicinarsi ad un'estraneo. Leyra però era molto contenta del fatto che ci stesse provando. Non smise di sorridere mentre lo guardava con tenerezza.
- Fpi nga.
T: - Per te.
La sottile voce uscì lieve come una piuma, accarezzandole l'udito. Lo vide aprire le mani, permettendole così di ammirare cosa tenesse nascosto. Erano delle perline colorate, identiche a quelle che aveva visto ornare i capelli di innumerevoli indigeni. Non capiva come mai le stesse dando delle perle ma il gesto gentile la emozionò profondamente, facendole accentuare ancora il sorriso.- Fpi oeti? Irayo.
T: - Per me? Grazie.Vide il bambino boccheggiare, cercando le parole per aggiungere qualcosa alla conversazione. La ragazza attese di nuovo, sentendo la propria coda muoversi con sinuosità, segno di tranquillità.
- Nga srung oeti, oe nìrangal na fte tam ʼaw ʼu.
T: - Mi hai aiutato, vorrei fare una cosa.
Aggiunse timidamente.- Salew.
T: - Fa pure.Notò come fece un piccolo sorriso insieme ad un leggero movimento di orecchie. Si avvicinò ancora, appoggiando le perline per terra per poi guardarla con quei grandi occhi gialli. Leyra rispose allo sguardo, lasciandolo dolce e delicato. Il bambino allungò timoroso la manina, quasi aspettando una sua mossa. La ragazza cercò di capire se potesse davvero osare, non riuscendo a sopportare l'idea di vederlo scappare via. Alzò anche la propria di mano, porgendogli il palmo. Piano piano il bambino appoggiò la sua mano molto più piccola e con un dito in meno sulla sua gigante. Leyra sorrise. Si era fidato di lei. Le aveva dato un'opportunità. Successivamente il bambino scoppio in un risolino adorabile, avvicinando le dita ai suoi capelli lisci. La ragazza si tolse la molletta, lasciandogli libero arbitrio. Era curiosa di cosa volesse fare. Delicatamente le prese delle ciocche, cominciando ad intrecciarle con attenzione e precisione, stando attento a non tirare troppo. Prima di chiudere tutto il lavoro, il bambino si piegò, prendendo delle perline, infilandole nella treccia. Mise prima quella rotonda di colore rosso, successivamente il rettangolo marrone e un altro cerchio, però giallognolo. Chiuse la treccia con un piccolo nodo. Si allontanò un secondo per ammirare il suo operato, sorridendo contento. Leyra allungò una mano verso la treccina, passando i polpastrelli sopra ai decori, sorridendo anche lei.
