XXI

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Spalancò gli occhi, come se si fosse appena svegliata da un incubo. Alzò le mani, toccando freneticamente il tettuccio del link ancora chiuso. Sbatté le palpebre, sentendo un conato salirle alla gola, bruciandole l'esofago. Prima che soffocasse, qualcuno la liberò. Girò il capo, sporgendosi verso l'esterno, lasciando libera la gola da quel bolo acido. Riprese fiato, sentendo le gote rosse e gli occhi umidi. La sensazione di bruciore in gola le fece salire un secondo conato, ma decise di serrare le labbra quando vide arrivare di corsa Summer insieme ad un'addetta alle pulizie. Aveva già fatto un bel casino, non voleva rendere il tutto ancora più stomachevole.

- Tesoro, ti senti bene? - chiese la donna mentre le teneva i capelli e la fronte. Le pupille si muovevano velocemente, esaminandole ogni centimetro di pelle.

- A-alla gran-de... - sussurrò affannando, scusandosi con la ragazza che stava pulendo quello schifo.

Piano piano la aiutarono a mettersi seduta, portandole qualcosa per farle passare la nausea. Summer le mise al braccio lo sfigmomanometro, misurandole così la pressione. - Anche oggi è bassa - la guardò - dovresti riposare.

- Ho altri programmi. - la interruppe con un sussurro roco, puntando lo sguardo sul colonnello Quaritch che stava arrivando. Scese dal lettino barcollando, spostando la donna per arrivare a lui.

- Parker.

Leyra si avvicinò frettolosamente, spingendolo all'indietro quando fu troppo vicino. Non sapeva di quanto lo avesse spostato, o se l'avesse davvero fatto, ma avrebbe voluto continuare. Uno sguardo gelido e autoritario si posò sulla sua figura esile e debole, facendole venire i brividi. Scacciò quella sensazione di pericolo, avanzando di nuovo verso di lui.

- Non ti conviene. - l'avvisò, ma lei non ascoltò. Era succube dei suoi sentimenti, pregna di una rabbia funesta. Allungò le mani verso il viso rugoso dell'uomo, ma non lo toccò minimamente. Non capiva come, ma si ritrovò sul pavimento, a faccia in giù. La tempia destra doleva da morire, aumentando le fitte alla testa che già possedeva. Udì Summer urlare il suo nome, affiancandola immediatamente. Si mise a sedere lentamente, toccandosi il punto che le faceva male. Osservò attentamente i polpastrelli sporchi di rosso, sentendo l'odore ferroso del sangue. Quella percezione le fece tornare in mente quel povero pa'le massacrato.

- Che le prende? - chiese Quaritch, guardando la dottoressa.

- Non lo so, non si è mai comportata così prima d'ora. - rispose, continuando a guardare la giovane. Le spostò delicatamente il viso. - O mio dio Leyra, stai sanguinando. - velocemente prese la manica del camice bianco, utilizzandola come fazzoletto per impedire a quelle gocce di sangue di finirle in un'occhio.

La ragazza fissò l'uomo con odio e rabbia, tentando di alzarsi una seconda volta. Voleva affrontarlo, ma qualcuno la tenne salda per terra. - Tu brutto stronzo!

Alzò un sopracciglio. - Vedi di moderare i termini signorinella. - rispose a tono, facendo una gara di sguardi. Bruciavano entrambi. Strinse i pugni, facendo diventare le nocche bianche.

- Sei stato tu! - cercò di liberarsi dalla presa ferrea della dottoressa. - Sei un mostro! - le vene del collo erano in rilievo, pulsanti.

La guardava con indifferenza fino a quando un ghigno spuntò sul suo volto. - Adesso che ne hai la possibilità, parla. - la stuzzicò.

Con uno strattone si liberò, alzandosi con le braccia tese e le mani aperte. Mirò al collo, ma venne fermata prima che riuscisse ad arrivarci. Voleva strozzarlo e sentire il suo respiro terminare sotto i palmi. Si dimenò ancora, scalciando con braccia e gambe. Con la coda dell'occhio vide una ciocca rossa vicino alla guancia. Zayden la stava trattenendo. Perché? Scacciò quella domanda, ringhiando frustrata, consapevole non l'avrebbero lasciata andare di nuovo. - Sei stato tu ad ucciderlo! Era un animale indifeso! - sbraitò di nuovo, sentendo gli occhi inumidirsi ancora.

oel ngati kameieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora