«E' arrivata la prefetta perfetta!»
«Aspettate, aspettate. Adesso è diventata Caposcuola, dobbiamo trovarle un nuovo nomignolo»
«Che ne dite di Caposcuoletta?»
«Caposcuoletta? Caposqualetta, magari!»
In tutto ciò, non ero ancora riuscita ad entrare all'interno dello scompartimento, ma non appena lo feci, venni sommersa da urla e risate che mi riempirono il cuore. Come ero riuscita a rimanere amica con quei soggetti per sei anni di fila non lo sapevo, ma sta di fatto che non sapevo più come fare a meno di loro.
«Fatela respirare» si impose Angelina Johnson, aiutandomi a trascinare le valigie all'interno dello scompartimento. Tra tutte le ragazze che conoscevo, esclusa forse mia sorella, Angelina Johnson era quella più tosta di tutte. A volte, mi era capitato di desiderare di essere come lei. Un po' menefreghista, sicura di sè, dritta per la sua strada. Una alla quale il giudizio degli altri non interessava. Una che non sembrava avere un briciolo di ansia.
Lo scompartimento era sovraffollato per quelli che erano i miei gusti, ma trovai comunque un posticino vicino al finestrino. Poi, preso un respiro profondo, fui pronta a dare attenzione ai miei amici e compagni di casa.
I più chiassosi, senza alcuna ombra di dubbio, erano i gemelli Weasley, gli stessi che si erano inventati l'appellativo "prefetta perfetta", e che ne stavano cercando un altro adatto al mio nuovo ruolo. Quando poi erano accompagnati da Lee Jordan, che non a caso in quel momento era seduto davanti a loro, i guai erano assicurati.
Già dal quinto anno, mi ero accorta di essermi cacciata in una situazione particolarmente scomoda. Quando fui nominata Prefetto di Grifondoro, sapevo che gli insegnanti si aspettavano che riuscissi a tenere a bada Fred e George, visto quanto, nonostante la evidente diversità dei caratteri, eravamo diventati amici nel corso degli anni. Eppure, neanche io riuscivo a resistere al loro fascino, ed ero diventata una loro alleata. Lo sarei stata, perlomeno, fino a che la professoressa McGranitt non mi avrebbe scoperto.
Aprii la gabbietta del mio gatto, lasciando che Macnas girasse libero per lo scompartimento. Sapevo bene che tutti i ragazzi presenti lo adoravano, e che erano sempre felici di averlo in giro.
«Ciao Mac! (pronunciato Mec)» esordì Fred, seduto di fianco a me. Lo prese con una mano, era talmente piccolo da poter essere tirato su in quel modo, e se lo appoggiò comodamente sulle gambe. Macnas iniziò a fare delle fusa rumorose, da bravo ruffiano quale era.
«Lo confondi così» affermai, con il tono di chi deve sempre ripetere la stessa cosa. «Si pronuncia Mock, anzi, ancora meglio se lo chiami col suo nome intero. Mocknus». Fred fece un verso strano, come se si stesse per strozzare, mettendosi poi a ridere. Gli altri si accodarono alle risate. Io alzai gli occhi al cielo, visibilmente scocciata. Venivo sempre presa in giro per le mie origini irlandesi.
In realtà, io l'irlandese non lo sapevo parlare. Non bene come aveva saputo farlo mia nonna, comunque. Conoscevo solo poche parole, ma ci tenevo a portare un po' di Irlanda dentro di me, che fosse nell'azzurro dei miei occhi, nella costellazione di lentiggini che mi percorrevano il viso o nel dare un nome alle cose che amavo.
«Che cosa voleva dire, poi?» chiese Angelina, che tra tutti era sempre stata quella più sensibile alle discriminazioni, anche se fatte scherzando.
«Vuol dire giocoso» spiegai, prendendo il gatto dalle gambe di Fred con un gesto stizzito e portandolo vicino a me. Macnas miagolò in disapprovazione, ma dopo qualche carezza mi si accoccolò sulle gambe. «E non prendetemi in giro».
«Non mi sembra giocoso, dorme tutto il tempo» affermò George, perplesso.
«Un po' come te, Weasley?» lo prese in giro Angelina. Guardai quei due scambiarsi uno sguardo fin troppo lungo, in cui nessuno dei due sembrava voler cedere. Forse, valeva la pena chiedere chiarimenti ad Angelina, non appena ci sarebbe stata l'occasione. Avevo l'impressione che, durante le sue lettere estive, non mi avesse raccontato proprio tutto.
STAI LEGGENDO
Headgirl - Fred Weasley ff
FanfictionPossa il suono di una musica leggiadra e l'eco di una risata irlandese, riempirti il cuore di felicità, che duri e si rinnovi nel tempo. Possano i cardini su cui poggia la nostra amicizia mai potersi arrugginire. Maeve Callaghan, diciassette anni...