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In quel finesettimana mi sentii felice come non mi capitava di essere da parecchio tempo. Solo avere di fianco a me Fred mi mandava al settimo cielo. Non sapevo come chiamarlo, quello che stava succedendo fra noi, ma mi piaceva. Sembrava sciocco, un po' fragile e imperfetto, ma bellissimo.

Ci eravamo ripromessi che per qualche tempo avremmo tenuto un profilo basso, ma si stava rivelando una sfida parecchio difficile, soprattutto quando riusciva a distrarmi da ciò che stavo facendo senza neanche farlo apposta.

Domenica sera ero seduta ad uno dei tavoli della Sala Comune di Grifondoro, intenta a finire di scrivere un saggio di Storia della Magia insieme ad Angelina che mi stava pregando di aiutarla.

«La prima guerra mondiale babbana» stava borbottando, intingendo la punta della sua penna d'oca nell'inchiostro nero, «cosa me ne frega a me della prima guerra mondiale babbana...»

«Tecnicamente, ha avuto un'incidenza molto forte anche sul Mondo Magico» obiettai, «i maghi inglesi cercarono di aiutare i babbani il più possibile, nonostante lo Statuto di Segretezza. Pensa che i babbani avevano inventato delle armi particolari, da fuoco mi sembra si chiamino, che creavano delle esplosioni e dei lampi di luce molto simili a degli incantesimi, il che aiutò a mascherare quelli veri utilizzati dai Membri della Comunità Magica...»

«Sì, bla bla bla...quante righe dovevamo fare?»

Non le risposi. La mia attenzione era stata totalmente catturata dallo scoppio di una risata che conoscevo molto bene. Dall'altra parte della Sala, di fianco ad un camino acceso e scoppiettante, Fred, George e Lee erano chini su dei fogli, a parlare tra di loro e progettare nuovi Tiri Vispi. Stavano ridendo tutti e tre, tenendosi le mani sulla pancia. Anche a quella distanza, non ci misi più di un minuto per riconoscere quale fosse Fred e quale George. Era un misto tra il modo in cui rideva, il modo in cui i capelli scombinati gli ricadevano sulla faccia e quella familiare sensazione al basso ventre che provavo ogni volta che posavo lo sguardo su di lui.

Accidenti, era davvero bello.

Macnas, il mio gattino nero che fino a quel momento era accoccolato sulle mie gambe, si alzò stiracchiandosi e balzò a terra. Annusò un pochino in giro, poi, attirato dal rumore, si avviò zampettando verso Fred. Macnas lo adorava. Ogni volta che eravamo insieme, il gatto gli si strusciava addosso e miagolava fino a che non veniva preso in braccio. E Fred era sempre ben contento di coccolarlo un po'. Mi sentivo leggermente tradita, ma non sapevo se dal ragazzo o dal gatto.

«Maeve, ma ci sei?» mi chiamò Angelina, sventolandomi una mano davanti alla faccia. Io dovetti fare uno sforzo enorme per distogliere lo sguardo dal rosso, e tornare a concentrarmi sulla mia amica. «Che stavi guardando?» domandò lei, con un sorriso malizioso stampato in volto e un sopracciglio alzato più di quanto pensavo fosse possibile.

«Mh? Niente, il gatto» borbottai io, tornando a fissare la mia pergamena.

«Il gatto» ripeté lei, chiaramente scettica. «Be', il gatto non ha dei compiti da finire. Io invece sì».

«Non avete ancora finito?» chiese Lee, avvicinandosi insieme ai gemelli al nostro tavolo. Effettivamente, si era fatto tardi e in sala Comune erano rimasti ben pochi studenti. Io ed Angelina eravamo state così concentrate sui nostri lavori che non ce ne eravamo rese conto.

«Ci sono quasi» rispose lei, «mi manca solo la conclusione»

«Poi mi farai copiare, vero?» domandò George già sfregandosi le mani pregustando un compito gratis.

«Neanche per sogno, Weasley».

Guardai la coppietta senza ascoltarli davvero. Sullo schienale della mia sedia si era appoggiata una mano che conoscevo benissimo, e solo sentire il suo pollice sfiorarmi la schiena mi rendeva estremamente conscia del mio corpo, dei miei capelli spettinati e gonfi, della felpa estremamente larga che stavo indossando. Non sentivo di meritarmi la sua attenzione, il suo affetto. Non meritavo niente di lui. Eppure lui era ancora lì.

Headgirl - Fred Weasley ffDove le storie prendono vita. Scoprilo ora