«Non devi stare qua con me, lo sai, vero?» mi disse Katie, sdraiata su un lettino dell'Infermeria. L'infermeria era sostanzialmente una stanza molto grande e luminosa.. Allineati lungo le pareti erano presenti tanti letti dalle candide lenzuola di lino, ognuno munito di separé per garantire la privacy e un piccolo comodino. Al momento, l'unico lettino utilizzato era quello in cui era sdraiata Katie, ancora pallida ma con un candido sorriso che le percorreva il viso. Madame Prince era riuscita a bloccare l'emorragia, ma le aveva vietato di tornare in sala Comune prima di aver passato almeno dodici ore in osservazione. Il che voleva dire rimanere in Infermeria tutta la notte.
«Non c'è altro posto in cui vorrei essere» la rassicurai, sdraiandomi leggermente vicino a lei, stando attenta a non occupare troppo spazio. «Tenendo conto che stasera avrei una ronda insieme alla Parkinson». Katie fece una smorfia che rappresentava molto bene il mio stato d'animo.
«Ti piace fare la Caposcuola?».
Sorrisi lievemente, colpita dalla domanda. Non me lo aveva ancora mai chiesto nessuno, forse perché tutti erano convinti di conoscere già la risposta.
«Piacere è una parola grossa» ammisi, alzando le spalle. «Ho un sacco di responsabilità. Ma sicuramente è un onore essere stata considerata dagli insegnanti e da Silente all'altezza del compito. Vuol dire che mi ritengono in grado di aiutare gli altri»
«Hanno ragione» affermò Katie sorridendo, «se c'è una cosa che tu sai fare bene, è aiutare gli altri».
Un paio di ore dopo mi trovavo a passeggiare per i giardini di Hogwarts, a debita distanza dal Prefetto di Serpeverde, che a sua volta non voleva avere niente a che fare con me. A differenza di quel pomeriggio, non si arrischiava a fare commenti quando c'erano così pochi metri di distanza. Soprattutto, non quando avevo la bacchetta a portata di mano.
Era una serata calda, ma non c'era nessuno in giro. Ne approfittai per ripensare alle parole di Katie.
Aiutare gli altri.
Sì, era una di quelle cose che avrei potuto fare per il resto della mia vita. Era qualcosa che dava senso alla mia vita. Ma come avrei potuto trasformare questa mia passione in un lavoro?
La targhetta sulla scrivania di fianco a mio padre aveva già inciso il mio nome, ed aveva una forza attrattiva non indifferente. Ma più tutti erano convinti che sarei finita a lavorare al Ministero, più a me venivano dei dubbi. E non riuscivo ad uscire da quel vortice tra un lavoro sicuro e ben pagato, e un lavoro che magari mi sarebbe piaciuto di più ma sul quale non avevo ancora le idee chiare. Come un cane che si insegue la coda.
Quando tornai in sala Comune, ero troppo stanca per intimare agli ultimi studenti rimasti di andare a letto. Visto che Ron ed Hermione erano ancora svegli, decisi di lasciare a loro il piacevole compito di assicurarsi che tutti rispettassero il coprifuoco, e mi rifugiai nel mio letto caldo. Angelina, nel letto di fianco al mio, stava blaterando qualcosa sul nuovo allenamento di Quidditch, disegnando degli schemi articolati su un foglio di pergamena. Ma il fuoco scoppiettante mi indusse in un rassicurante stato ipnotico, e qualche minuto dopo ero già scivolata nel mondo dei sogni.
Il giorno dopo fu una domenica oziosa, che passai per la maggior parte del tempo in biblioteca da sola, a studiare. Era l'unico posto dove sapevo che i gemelli non mi avrebbero mai seguito.
Il lunedì dopo mi rifiutai di seguire Angelina in sala Comune, e rimasi un po' più del solito a crogiolarmi nel calore delle lenzuola. Sapevo che la ragazza avrebbe raggiunto i gemelli e sarebbero andati insieme in sala Grande per mangiare qualcosa, ma non avevo voglia di vederli. Non dopo quello che avevano fatto a Katie e allo spavento che ci avevano fatto prendere. Sapevo che la cosa giusta da fare sarebbe stata andare dalla McGranitt e farla finita con questa storia delle Merendine Marinare, prima che qualcuno si facesse male sul serio, ma l'immagine del viso di Fred e dei suoi occhi ammalianti mi impediva di fare qualsiasi cosa avrebbe potuto danneggiarlo. Potevo, però, cercare di evitarlo il più possibile.
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Headgirl - Fred Weasley ff
FanfictionPossa il suono di una musica leggiadra e l'eco di una risata irlandese, riempirti il cuore di felicità, che duri e si rinnovi nel tempo. Possano i cardini su cui poggia la nostra amicizia mai potersi arrugginire. Maeve Callaghan, diciassette anni...