Fu Macnas a svegliarmi, quasi cinque ore dopo. Si era addormentato in mezzo a me e a Fred, su quel divano bitorzoluto ed usurato che per noi era diventato il migliore dell'universo, ma ad un certo punto decise che ci fosse qualcosa che proprio non andava ed emise un miagolio acuto che si insinuò nei miei sogni.
«Che c'è...?» borbottai mezza addormentata, muovendo la mano ad occhi chiusi per cercarlo in quello che pensavo fosse il mio letto. Trovai un ciuffo di peli morbidi, anche se non mi ricordavo che il mio gatto li avesse così lunghi. Presi ad accarezzarlo, cercando di calmarlo. «Sssh, tranquillo Macnas...» sussurrai quando questo riprese a miagolare. «Sveglierai le altre...»
«Nonostante tutto questo mi faccia piacere, sono abbastanza sicuro di non chiamarmi Macnas».
Feci un salto dallo spavento, ribaltandomi giù dal divano con un tonfo sonoro. Da qualche parte di fianco a me scoppiò il rumore di una risata che conoscevo benissimo. Mi strofinai gli occhi per poi aprirli lentamente. La Sala Comune era immersa nel buio, l'unica debole fonte di luce le braci ormai quasi spente all'interno del camino. Alzai lo sguardo, trovandomi gli occhi di Fred fin troppo vicini. Si era sporto dal divano, guardandomi divertito mentre io mi ritrovavo sul freddo pavimento. I suoi capelli erano ancora più spettinati del normale. Di fianco a lui, gli occhi gialli di Macnas mi guardavano curiosi, ed era palese che si stesse chiedendo perché la sua padroncina fosse per terra quando il divano era così caldo.
«Brutto risveglio?»
«Tu che dici?» sbuffai, sedendomi di nuovo sul divano e lasciando che mi circondasse con le braccia. D'improvviso, non avevo più freddo. «Ci siamo addormentati?»
«Così sembrerebbe» rispose, lasciandomi un lieve bacio sulla spalla. Io mi appoggiai a lui, sorridendo lievemente.
«Qualcuno avrebbe potuto vederci»
«E allora?» sbuffò lui, «che ci vedano, non mi vergogno di stare con te».
Il mio cuore mancò un battito. "Stare con me". Non ce lo eravamo ancora detti. Non ci eravamo ancora dati un nome. Noi non "stavamo insieme". Non ancora.
Fred notò il mio tentennamento. Fui sicura che lo vide, perché lasciò andare la mia vita. La lasciò andare lentamente, come se non volesse ma fosse costretto. Fu un qualcosa che mi fece più male del previsto.
«Forse è meglio se ne parliamo più tardi- affermò, alzandosi a sua volta. «A dopo».
Si allontanò verso le scale per i dormitori maschili, sparendo nel buio della notte. Avrei potuto correre da lui. Avrei potuto raggiungerlo, prenderlo per mano, fermarlo, baciarlo e farla finita con quel tira e molla. Avrei potuto fargli capire ciò che provavo per lui, cercare di dare un nome ai brividi, alle labbra secche, al cuore battente, alla pelle d'oca. Allo stato in cui mi lasciava ogni volta che mi toccava. Ma non ci riuscii. Non ero mai stata una persona coraggiosa quando si parla di sentimenti.
Avevo bisogno di sicurezza, nella mia vita. Avevo bisogno di organizzazione, di avere sempre chiaro tutto. Ero sempre stata così, fin da piccola. Al contrario di mia sorella, sempre così disordinata, sempre così imprevedibile, io ero a mio agio nell'ordine, nella pulizia, nella tranquillità. Era da quando avevo dieci anni che organizzavo le mie giornate per filo e per segno, e facevo impazzire i miei genitori perché pretendevo di sapere che cosa avremmo mangiato a pranzo e cena nella settimana successiva quando era ancora il venerdì prima.
Io prosperavo nell'ordine, sia mentale che fisico. Era il luogo in cui potevo studiare, coltivare le mie passioni. Era la condizione che mi permetteva di essere una Caposcuola, una giocatrice di Quidditch, una studentessa del settimo anno, un'amica, una sorella. Una fidanzata.
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Headgirl - Fred Weasley ff
FanfictionPossa il suono di una musica leggiadra e l'eco di una risata irlandese, riempirti il cuore di felicità, che duri e si rinnovi nel tempo. Possano i cardini su cui poggia la nostra amicizia mai potersi arrugginire. Maeve Callaghan, diciassette anni...