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Per l'ora di cena del giorno dopo, tutti sapevano che io e Theodore Mundford ci eravamo appartati all'ingresso della Sala Comune di Grifondoro. Incredibile come il gossip viaggi in fretta, quando parte da Fred e George.

«Come hai osato non dirmelo subito?» sussurrò Angelina, agguantandomi non appena mi fui seduta sulla panca per farmi mettere vicino a lei. Perfetto, era arrivata anche la mamma chioccia a farmi la predica.

«Non abbiamo fatto niente!» affermai, per quella che mi sembrava la centesima volta quel giorno.

«Be', la gente in giro dice il contrario»

«La gente in giro non c'era, quando è successo!»

«Allora lo vedi che qualcosa avete fatto!?».

Alzai gli occhi al cielo. Parlare con un muro avrebbe sortito più effetto.

Per tutta la settimana cercai di rimanere lontano sia da Theo che da Fred, che comunque aveva deciso di evitarmi a sua volta. Non avevo voglia di rimanere invischiata in scandali e chiacchiericcio, vista la quantità immane di compiti a cui eravamo sottoposti. Pagine e pagine di temi da scrivere, dai rituali di Evocazione per Antiche Rune al Dominustèrra, un incantesimo particolarmente difficile che genera un terremoto in un raggio di quindici metri.

Se volevo rimanere in pari con la mole di studio, non mi erano concesse distrazioni. E, di sicuro, io non ne volevo avere.

Il venerdì cominciò imbronciato e zuppo come il resto della settimana. L'unica nota positiva era che finalmente ci sarebbero state le selezioni per il posto vacante da Portiere nella squadra del Quidditch di Grifondoro, e io avrei potuto ritornare a cavalcare una scopa.

Quando per le quattro e mezza io e Angelina scendemmo verso il campo di Quidditch per sistemare le ultime cose, trovammo Fred e George già là. Facevano giri di campo a cavallo delle loro scope, veloci come dei falchi. Se fossi stata una loro preda, probabilmente non avrei avuto scampo. Sembravano terribilmente letali.

A quella distanza era impossibile distinguere chi fosse uno e chi l'altro, ma uno dei due stava volando come se avesse il diavolo alle calcagna, come se volesse liberarsi di un peso che lo attanagliava al terreno.

«Weasley!» gridò Angelina, richiamandoli a terra con un gran sventolare di braccia. «Ci serve aiuto con i Bolidi!».

Scesero davanti a noi, i capelli scompigliati dal vento e i visi resi rossi dallo sforzo di controllare una scopa, la divisa attaccata al fisico dal sudore. Non c'era bisogno che io e Angelina ci guardassimo negli occhi per renderci conto che entrambe stavamo pensando esattamente alla stessa cosa.

«S-sì» mormorò lei, la voce resa instabile dall'improvviso calore che la pervadeva. «Apro il baule. I Bolidi dovrebbero essere legati, ma non si sa mai».

Il baule conteneva quattro palle di dimensioni diverse, una Pluffa, due Bolidi, fortunatamente legati, e il Boccino d'Oro.

«Eccola qua» disse Angelina, tirando fuori la grossa palla rossa che ormai conoscevo nei minimi particolari. Poi chiuse in fretta il baule, prima che i Bolidi decidessero di uscire fuori e iniziare a colpirci in testa.

Nel frattempo, mi diressi verso il ripostiglio delle scope volanti per recuperare la mia. Era una Tornado Reel X, che mi ero fatta regalare per lo scorso compleanno. Era costata un occhio della testa, ma ne valeva la pena, visto che si muoveva come se mi leggesse nel pensiero.

«E' nuova quella scopa?». Sobbalzai spaventata, e la scopa cadde a terra con un gran clamore. Sentii Fred dietro di me ridere. «Siamo sulle spine, Callaghan?»

«Con te? In uno sgabuzzino? Be', direi di sì» esclamai, appoggiandomi una mano sulla bocca quando mi accorsi di averlo davvero detto ad alta voce. La risata di Fred non aiutava a far diminuire il rossore che mi era salito sulle guance, rendendo ancora più evidenti le mie lentiggini.

Headgirl - Fred Weasley ffDove le storie prendono vita. Scoprilo ora