Ashton cammina velocemente verso il giardino, ma prima di poter uscire Niall e Jenna entrano in casa.
«Oh Ashton, Bea! Ciao!» saluta felice Jenna «Allora io vado, ci vediamo stasera.» dice stavolta rivolgendosi a Niall dandogli un bacio sulle labbra e entrambi si allontanano raggiungendo l'ingresso.
Quando Niall torna da solo Ashton non ha cambiato espressione.«Tutto bene?» chiede Niall sorridente.
«E me lo chiedi? Mi spieghi che problemi hai?!» lo rimprovera Ashton alzando la voce mentre Bea si avvicina a me.
«Cosa ho fatto?» dice perdendo il sorriso.
«Seriamente? Da due mesi ti abbatti, sei triste, senza speranze. Hai speso ogni giorno lamentandoti! Lei aveva bisogno di te soprattutto oggi e tu sei stato tutta la mattina con Jenna?» si interrompe Ashton per lasciare spazio ad una falsa risata. Mi sento in imbarazzo e in colpa, avrei voluto passare del tempo con Niall, ma non volevo obbligarlo. Mentre Ash continua a parlare lo sguardo di Niall incontra il mio e non posso evitare di guardare verso il basso. «Bene Niall, la prossima volta che sentirai il bisogno di andare a piangere da qualcuno disperandoti per la paura di non riuscire a farti volere bene come prima da Mia, non contare su di me!» conclude allontanandosi da noi facendo prima scontrare la sua spalla con quella di Niall. Quest'ultimo si passa le mani tra i capelli mentre Bea lo guarda non sapendo se avere pena per lui o esserci arrabbiata. Non sopportando la situazione decido di uscire fuori lasciando la stanza piena di tensione e subito dopo aver varcato la soglia sento le voci dei due discutere, ma non mi soffermo. Cammino sempre con l'appoggio delle mie stampelle sino all'amaca sulla quale siamo seduti io e Niall nella foto appesa in camera nostra e mi ci sdraio sopra con un po' di difficoltà.
Il cielo è perfettamente azzurro e poco vento mi scombina i capelli. Mi piacerebbe avere qualcosa a cui pensare, qualcosa da ricordare. So che il dottore ha detto che devo fare poche domande, ma ho bisogno di sapere, sapere chi sono.
Sposto il mio sguardo dal cielo ad una stanza al piano di sopra che si affaccia sul giardino, non riesco a vedere bene, ma sembra ci sia qualcuno. La curiosità ha la meglio su di me ed entro in casa: Niall e Bea sono seduti sullo stesso divano, ma non parlano. Cammino scambiando un mezzo sorriso con lei mentre cerco di evitare lui. Salgo al piano di sopra andando verso la stanza che non conosco e prima passo da quella di Ashton, ma non c'è. Man mano che mi avvicino si sente il suono di qualche strumento musicale. Provo ad abbassare la maniglia ed entro lentamente. Ashton sta suonando la batteria, è impegnato, concentrato e sudato. La canotta che aveva prima è buttata in un angolo accanto a varie chitarre, dall'altra parte della stanza c'è anche un pianoforte. Si vede tutta la passione che mette nel suonare, non si è neanche accorto della mia presenza. Quando si ferma per aggiustare la bandana mi nota.«Hei.» dice con il fiatone alzandosi e raccogliendo la maglietta.
«Suoni molto bene.» mi complimento, ma arrossisco quando, ancora sudato e senza maglietta, si avvicina a me.
«È una passione che ho sin da bambino.» spiega appoggiando una mano sulla mia schiena invitandomi ad uscire dalla stanza con lui.
«Non vuoi suonare più?» chiedo mentre camminiamo per il corridoio.
«Mi sono sfogato abbastanza per oggi.» mi sorride.
Quando arriviamo in cucina la tavola è apparecchiata per tre persone e non vedo Niall.
«Non vuole mangiare.» mi dice Bea leggendomi nel pensiero. Annuisco cercando di apparire il meno delusa possibile, ho come la tentazione di andare da lui, ovunque sia in questo momento.
Ci sediamo e mangiamo velocemente tra una risata e l'altra.«Sai dov'è Niall?» chiedo a Bea appena finiamo di pranzare non potendo più aspettare.
«A me ha detto di essere in camera vostra.» mi informa Bea con un sorriso che può sembrare insignificante, ma che invece mi sprona ad andare da lui.
Aprendo la porta, lui è la prima cosa che vedo. È difronte la finestra con le mani appoggiate sulla soglia, alle orecchie ha delle cuffiette ad un volume abbastanza alto dato che riesco a sentire qualche nota.
Cammino verso di lui cercando di non farmi vedere, mi metto in piedi dietro di lui e, facendo un grande sforzo, appoggio le stampelle al letto facendo uso delle mie gambe; per fortuna il letto è a pochi centimetri da me. Prendo un respiro e lo abbraccio da dietro appoggiando il viso contro la sua schiena. Sento i suoi muscoli contrarsi, ma si rilassa quando si accorge che sono io; si toglie le cuffie e mi accarezza lentamente le braccia per poi girarsi verso di me. Faccio mezzo passo per avvicinarmi ancora di più e quando lui si accorge del fatto che non ho supporto mi solleva da terra e fa avvolgere le mie gambe al suo bacino. Respiro il suo profumo continuando ad abbracciarlo, ne avevo bisogno. Nessuno dei due sta parlando, lui mi stringe fortissimo e non ha intenzione di farmi riappoggiare i piedi a terra, e a me non dispiace.«Scusami, Ashton aveva ragione.» mi dice ad un certo punto.
«Non volevo obbligarti, non è una cosa così importante.»
«No Mia, lo è. Non so che mi è preso, che poi mentre stavo con lei pensavo solo a te.» dice come d'istinto. Io mi irrigidisco e lui lo nota, quindi mi lascia e prendo di nuovo le stampelle. «Nel senso che sapevo avrei dovuto passare del tempo con te.» aggiunge.
«Ah, non preoccuparti.» dico a bassa voce e lui si passa una mano tra i capelli.
Alternare momenti di incredibile affetto a momenti di imbarazzo è la cosa che odio di più. Sospiro e mi allontano da lui, ma mi richiama: «Mia..»«Dimmi.» dico speranzosa di non so cosa.
Lui mi guarda negli occhi rimanendo immobile, poi distoglie lo sguardo.«No niente..» dice girandosi per darmi le spalle, la voce spezzata. Sospiro di nuovo e faccio per uscire, ma mi ricordo di una domanda.
«Niall, sono stanca di tenere i mille dubbi che ho per me. Ho bisogno di sapere chi sono i miei genitori.» dico riavvicinandomi, lui si gira con gli occhi leggermente lucidi.
«Non ne ho idea.» dice cercando di rendere la voce stabile.
«Ma come? Dicono che viviamo insieme da quando eravamo piccolissimi, come fai a non saperlo?» chiedo sentendomi quasi presa in giro.
«Esatto. Abbiamo vissuto insieme, in un collegio. Tua nonna ti ha portato lì a sei anni, non si è mai più fatta sentire.»
«Non sapevo neanche prima chi fossero i miei genitori..?» chiedo debolmente mentre mi si forma un nodo alla gola. «E mia nonna?»
Lui scuote la testa e io divento sempre più fragile.«E tu invece? I tuoi genitori?» continuo a fare domande.
«Neanche io so chi siano..»
«Cosa? Seriamente non abbiamo mai provato a cercarli? Perchè?»
«L'idea spaventava entrambi, se non ci hanno mai contattato deve esserci una ragione. Una volta mi hai detto che la cosa di cui avevi più paura era la possibile reazione, un altro rifiuto.»
«Non mi interessa nulla adesso! Voglio sapere chi mi ha dato la vita e voglio sapere perchè hanno rinunciato a me. Li andrò a cercare.»
«Ma non sai come o da dove partire!»
«Per questo ho bisogno di te, Niall.»
«Non lo so, devo pensarci. Forse non è il momento adatto.»
«Non sarà mai il 'momento adatto' per te, per me invece lo è e sono più determinata che mai.» dico infine avvicinandomi velocemente alla porta «con o senza di te.» concludo uscendo.
STAI LEGGENDO
Remember When ||Niall Horan-Ashton Irwin||
Fanfiction«È stata la mia ancora per tutto questo tempo, un punto di riferimento, la luce alla fine del tunnel. Era la mia salvezza all'interno di quel posto simile ad una prigione. Avevamo detto per sempre, e adesso, per avermi salvato, non ricorda neanche i...