Capitolo 24

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Ogni singolo passo mi porta indietro un ricordo, una risata o un pianto che poi scompare di nuovo.
Tengo stretta la mano di Niall mentre saliamo queste antiche scale, sono un fascio di nervi, ho paura di cosa potrebbe succedere. Percorriamo il corridoio dove altri ragazzi parlano e scherzano tra loro, arriviamo sino a metà strada dalla fine davanti la porta di una stanza.

«Questa è l'ultima delle stanza delle ragazze, quella la prima dei ragazzi.» mi spiega Niall indicando con la testa la porta della stanza accanto, so che non sono delle stanze comuni.

«Sono le nostre, giusto?» chiedo conoscendo la risposta. Lui annuisce e la voglia di entrare si fa sentire sempre di più. «Non c'è nessuno dentro?»

«No, di solito queste camere rimangono vuote per tenere un certo distacco tra ragazzi e ragazze, la nostra è stata un'eccezione perchè eravamo veramente tanti quell'anno e non c'erano camere disponibili, poi, visto il rapporto che si era venuto a creare tra noi, hanno deciso di farci rimanere in queste.»

«Quindi posso entrare?» chiedo impaziente.

«Sì che puoi, vuoi che venga con te?»

«Preferisco andare da sola per adesso.» gli dico, lui abbassa il capo e si allontana verso la sua camera mentre io abbasso la maniglia per entrare nella mia. In un istante sento come se il tempo si fermasse, mi guardo intorno e inizialmente non vedo nulla, sento solamente emozioni: allegria, dolore e felicità. Sento che in questa stanza ho passato la mia vita, ma non riesco a vedere nulla.
Mi abbatto contro l'armadio continuando a fissare il letto, poi succede tutto in un attimo: ricordi di me e Niall che saltiamo su quel letto sino ad addormentarci sfiniti, ricordi di litigi e nottate insonni, ricordi del mio diciottesimo compleanno e di tutte le promesse fatte quella sera. Istanti della mia vita mi passano velocemente davanti e anziché essere felice di aver ricordato qualcosa la tristezza prende il sopravvento, ho veramente vissuto queste cose? Chi diavolo sono io?
Lacrime cominciano a scendere per le mie guance mentre la mia mente formula così tante domande a cui non so rispondere che urla disperate sono l'unico sfogo per liberare rabbia e frustrazione.

«Mia, basta!» la voce di Niall mi distrae portandomi fuori dalla bolla di ricordi che si era venuta a creare intorno a me pronta a distruggermi da un momento all'altro. Lui mi abbraccia da dietro provando a calmarmi riuscendo a farmi smettere di urlare.

«Va tutto bene adesso, cosa è successo?» mi chiede, la vicinanza delle sue labbra al mio orecchio mi fa sentire benissimo la sua voce che mi fa venire la pelle d'oca.

«Ho visto tutto, ho visto noi.» rispondo trattenendo le lacrime. «Vorrei rivivere quei momenti, ero così felice. Ho sentito la sensazione che si prova nel guardare negli occhi una persona e pensare che starai bene sino a quando quella persona sarà con te, dedicare tutta te stessa a qualcuno che ti rende felice senza offrirti nulla se non la propria presenza.»

«Conosco quella sensazione.» dice senza mai lasciarmi.

«Veramente ci serviva così poco per stare bene?» chiedo girandomi per guardarlo negli occhi.

«E non abbiamo mai avuto bisogno di nient'altro.» risponde Niall.

«Voglio ricordare altro, voglio sapere di più.» dico con l'intento di uscire dalla stanza.

«No, Mia!» mi blocca per un braccio lui «Per oggi è abbastanza, secondo ciò che ha detto il dottor Kramer adesso non dovresti neanche essere qui.» mi spiega, so che ha ragione lui.

«Va bene.» acconsento aspettando che sia lui a guidarmi.
Torniamo al piano di sotto ma prendendo un'altra rampa di scale dalla parte opposta. Arrivati sotto passiamo davanti una grande sala, sembra una mensa e rimango qualche istante e fissare il tavolo sotto una finestra in fondo alla sala.

«Niall..» dico in un sussurro permettendo alle gambe di muovermi come loro desiderano.

«Mia non dirmi che stai per-» si interrompe Niall quando salgo sulla panca e poi sul tavolo dandomi una spinta con le braccia per poi ritrovarmi a cavallo sulla finestra, guardo giù verso i cespugli e decido di fare una salto giù dall'altra parte. «-e invece lo hai appena fatto.» continua Niall, riesco a sentire il divertimento dietro la sua voce, in un secondo è fuori con me a guardare l'enorme prato.

«Adesso dovremmo correre, no?» gli sorrido, non so di preciso cosa io stia facendo ma so di averlo già fatto prima, mi sento libera.

«Dove stai andando?» ride lui seguendomi.

«Non ne ho idea!» rispondo lasciandomi scappare una risata un po' folle. Continuiamo a correre sino a quando il prato finisce e inizia una serie di alberi. Niall si siede sfinito appoggiando la schiena ad un albero e io mi siedo automaticamente tra le sue gambe. Riesco a sentire come il suo petto faccia su e giù, mi guardo attorno e ho la consapevolezza di essere a casa.

«Eravamo qui, nella stessa posizione, per il tuo diciottesimo compleanno.» si lascia sfuggire Niall.

«Veramente penso di ricordare quella notte.» sorrido pensando al ricordo di me e lui a parlare della vita che ci avrebbe accolti una volta usciti dal collegio.

«Veramente?» chiede spalancando gli occhi.

«Sì, però ricordo solo la parte finale, prima di addormentarci.»

«Ah, l'importante è che ricordi qualcosa.» sospira.

«Possiamo tornare a casa adesso? Ho bisogno di vedere Ashton.» dico dopo qualche istante di silenzio alzandomi, Niall si alza senza dire nulla e raggiunge la macchina.

«Come ti senti?» mi chiede lui dopo aver guidato per qualche minuto.

«Meno vuota.» rispondo guardando fuori dal finestrino.

I minuti passano nel silenzio totale, a volte non so proprio cosa gli prenda: un secondo prima è la persona più solare del mondo e il secondo dopo mi tratta come se fossi una totale sconosciuta.

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NIALL's POV

"ho bisogno di vedere Ashton"

Oh Dio, stava andando tutto così bene. Era il nostro momento, nel nostro posto, cosa diamine le è passato per la mente? Dal modo in cui mi guarda sembra quasi che possa ascoltare i miei pensieri.

«Che c'è?» le chiedo senza distogliere lo sguardo dalla strada, lei distoglie lo sguardo senza dire nulla. Quando arriviamo a casa scendiamo entrambi dalla macchina nel solito silenzio, lei suona il campanello e subito Ashton si presenta alla porta.

«Mia!» le sorride abbracciandola, poi avvicina le labbra alle sue e io distolgo lo sguardo.

«Come è andata?» le chiede entrando in casa.

«Ciao anche a te Ash.» mi intrometto, lui si gira verso di me facendo una piccola risata per poi battermi il cinque, subito dopo torna con il braccio attorno le spalle di Mia. Ci sediamo tutti e tre su uno dei tanti divani e lei comincia a raccontargli la nostra giornata.

Remember When ||Niall Horan-Ashton Irwin||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora