Capitolo 9 "è stato da codardo"

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Come il giorno prima Evelyn si risvegliò dalla simulazione con il cuore in gola.

Si strinse nelle ginocchia e appoggiò la testa sulle braccia. Odiava la sua mente, odiava avere paure così complicate e radicate, non sapeva se mai se ne sarebbe liberata.

"Eve, tieni"

Quattro le porse una bottiglietta d'acqua che la ragazza afferrò ringraziandolo con lo sguardo. Fino a quel momento era stata così stanca, così intimorita da sè stessa, da non aver pensato che Quattro aveva visto le sue paure più nascoste per due volte di fila. A questo punti cosa doveva pensare di lei? Beh probabilmente che era una pazza, se già non aveva capito che fosse una Divergente

"Come hai fatto?"

Le chiese con sguardo serio, lei abbassò lo sguardo perché non si sentiva abbastanza forte per reggerlo

"A fare cosa?"

"Eve, come hai fatto?

è stato più... beh più strano di ieri. Non c'è un filo logico nella simulazione."

A Quattro la situazione non poteva essere più chiara. Le simulazioni di Evelyn erano inconcludenti.

Era una divergente, e nonostante sapesse bene cosa volesse dire non aveva mai visto nessuno affrontare la paura come faceva lei. Il suo modo di muoversi nella simulazione era forse qualcosa di mai registrato.

Evelyn si passò la lingua fra le labbra non sapendo cosa dire, aveva di nuovo perso di vista l'obbiettivo principale durante la simulazione: fare l'intrepida.

"Che risultato hai avuto? Al test attitudinale"

"Erudita"

"Non credo proprio"

Si voltò per guardalo, era sicuro di quello che diceva. Era come se la stesse sfidando, ma Evelyn era senza forze e non poteva vincere questa volta

"Scusa?"

"Credo che tu non sia sincera con me"

"Perchè non dovrei esserlo su una cosa del genere?è un dato inserito anche nel database"

L'unica cosa che poteva fare per salvarsi era reggere il suo sguardo, dimostrarsi sicura in quello che diceva e fare finta di non capire dove Quattro volesse andare a mirare

"Te lo chiedo un'altra volta, qual è stato il risultato?"

"Erudita"

Evelyn sapeva come mentire, l'aveva studiato. Aveva studiato quali fossero i movimenti facciali che smascherano una bugia, era difficile metterli in pratica ma doveva concentrarsi e fare del suo meglio.

Quattro era seccato, non importava quanto lei fosse sicura, lui sapeva cosa aveva visto. Le stava mentendo, le aveva dato l'occasione di confidarsi e non l'aveva colta.

"Bene. Puoi andare"

Si alzò e le diede le spalle, era arrabbiato. Lei senza dire alzò uscì dalla stanza, con la testa molto più incasinata di quando era entrata.

Quando lei uscì Quattro si concesse qualche minuto seduto su quel divanetto. Era così concentrato a capire come funzionasse la mente della ragazza da non aver considerato fino in fondo che cosa avesse visto.

Le sue paure erano complesse, si sviluppavano rapidamente e prendevano delle pieghe inaspettate. Questo poteva solo significare che fossero così a fondo, così radicate, da dominare.

Non avrebbe mai immaginato che Eric potesse essere il frutto di un padre violento e psicologicamente pressante. O meglio, non se lo aspettava ma ora che lo sapeva giustificava molti dei comportamenti freddi del ragazzo. Quello che davvero non si sarebbe aspettato erano le paure della ragazza.

In me c'è una parte di ogni fazione - DivergentDove le storie prendono vita. Scoprilo ora