"Sappi che ti vorrò sempre bene"

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Fate sentì un tonfo provenire dall'altra stanza, poi un pianto disperato. Sarà anche stata piccola, ma non ci voleva un genio per capire che qualcosa non andava. La bambina sapeva che il pianto era della madre, anche se non era lì con lei. Anche se era strano. Lei riusciva a "percepire" il fatto che la madre stesse piangendo.
Buttò lo sguardo verso il puzzle che stava facendo (uno di quelli per bambini di tre anni) e sulle bambole con le quali aveva giocato prima. Queste ultime, ad un suo gesto, si alzarono delicatamente in aria e volarono nello scatolone dei giochi. Il puzzle lo avrebbe finito più tardi. Si alzò in piedi e, ad un altro suo movimento della mano, la porga si aprì da sola e la bambina si diresse in corridoio.
Fate, prima di aprire la porta, ascoltò. Nella stanza non c'era solo sua madre che piangeva. Si sentiva anche una voce, una voce profonda e saggia, ma soprattutto antica, di un uomo. A quel punto cercò di aprire la porta, ma la sua magia non funzionò. Strano. Per lei la magia era sempre stata "ordinaria amministrazione", una cosa che riusciva a controllare. La voce dell'uomo scomparve e a quel punto riuscì ad aprire la porta.
La madre era sul letto, in lacrime ovviamente. Appena si avvicinò, la donna, Margot, la prese tra le braccia e quasi la stritolò da quanto forte l'abbracciava.

-Mi dispiace tanto Fate, mi dispiace tanto.

Fate cominciava a spaventarsi: la madre per lei era sempre stata un puno di riferomento, non una persona da consolare.

-Ascoltami Fate ri prego.

La madre si guardò attorno preoccupata.

-Non ho molto tempo. Ti prego ricordati i tuoi nomi Fate, ricordati i tuoi nomi!

Ricordarsi i suoi nomi? Certo che se li ricordava, Margot glieli ripeteva fin da quando era piccola. In genere la gente aveva al massimo un nome normale e un secondo nome. Nell'antichità invece, soleva darne più di due, cosa che aveva fatto sua madre. Lei ne aveva addirittura sei di nomi: Fate, Destiny, Victory, Feith, Lose, Hope e Justice.

-E tieni questo tesoro, portalo sempre con te: ti proteggerà e... Farà in modo che tu ti ricordi di me.

A quel punto le diede la sua collana. Era molto semplice, una semplice catenina con un ciondolo dorato, diviso da alcune incisioni in dodici parti, come un orologio.

-Ma soprattutto Fate, ricordati di una cosa... Sappi che io ti vorrò sempre bene.

A questo punto la strinse in un ultimo abbraccio, mentre due mani fredde come l'acciaio cominciarono ad afferrare Fate, che, chiudendo gli occhi, cominciava già a dimenticarsi il volto della madre.

La Dea PerdutaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora