Non era un ricordo

748 52 6
                                    

Percy stava andando in camera sua, quando Fate lo raggiunse e lo abbracciò. Era un abbraccio da sorella.

-Grazie Percy. Grazie di tutto quello che state facendo. E...

Voltò un attimo la testa.

-Non fidarti sempre dei puoi poteri. É una sensazione, ma so che ben presto ti sfuggiranno di mano. Non so come o quando o dove, ma succederà... Ora, bé, notte.

E se ne era andata. Che bella buonanotte. Poi gli tornò in mente ciò che doveva fare quella notte. Non gli piaceva cosa stava per fare, ma era necessario. Già prima era incuriosito dai poteri di Fate, ma dopo che Rachel aveva pronunciato la profezia, ciò che aveva visto nella sua mente quando aveva viaggiato nei ricordi dell'amica aveva un senso.
Odiava il suo piano.
Non cercò nemmeno di addormentarsi, si avvicinò direttamente alla finestra. La luna splendeva in cielo, e Percy si sentì ancora peggio.
Luna=Artemide=Cacciatrici=Bianca.
Pensava ancora che fosse colpa sua se lei era morta.

-Ehi Percy.

Si girò di scatto e dietro di sé vide Nico. Certo, dovevano dormire nella stessa camera. Il più grande scosse la testa.

-Ciao Nico. Come va?

Anche lui si voltò a guardare la luna.

-Come pensi che possa stare? Sono abbastanza sconvolto. Insomma... Un'altra profezia... E ci siamo sempre noi in mezzo. Sembra una maledizione.
-Magari lo é... E noi non ce ne accorgiamo nemmeno.

Il più piccolo si appoggiò con i gomiti alla ringhiera del balcone.

-Secondo te... Cosa vuol dire?
-I sei nomi... Si riferiscono a Fate di sicuro.

Il ragazzo lo guardò stranito.

-E perché mai scusa? Lei si chiama Fate, e allora?

Percy sorrise. Decise di rispondergli esattamente come aveva fatto la bionda la prima volta.

-Hai tempo?
-Tempo? In che senso?

Percy gli elencò tutti i nomi.

-Fate Destiny Hope Victory Lose Feith.
-Wow.

Percy rise. Ma era una risata amara, non era davvero allegro.
Nico sbadigliò.

-Bé, é tardi. Vado a dormire. Notte Percy.

Nico si diresse in camera, e si addormentò subito.
Percy si concentrò. Cerco di richiamare quella dea che avrebbe preferito non rivedere più.

"Percy Jackson. Stai chiedendo il mio aiuto?"

Percy rabbrividì e si appoggiò al balcone. Nekbeth. Era lì con lui.

Aiutami... pensa.

Nekbeth, chissà per quale motivo, scelse di aiutarlo. Si fuse insieme al ragazzo, che si ritrovò avvolto in un avatar a forma di avvoltoio.

Portami da Sadie Kane. Ho bisogno di parlare con lei.

La dea e Percy si sollevarono in aria e cominciarono a volare ad una velocità incerdibile verso Brooklynn.
Là Percy atterrò sul tetto, dove c'era già un'altra persona oltre a lui e ad un grifone gigante.
"Grazie Nekbeth"
La dea nel frattempo aveva abbandonato il suo corpo e nello stesso momento la ragazza bionda si voltò.

-Oh, ciao Percy. Quanto tempo. Come mai qui?

Sadie Kane era seduta là davanti a lui. Quel giorno aveva delle ciocche colorate di rosa, una maglia viola e rosa e dei pantaloni neri. Oltre ai soliti e sacri anfibi, ovviamente.

La Dea PerdutaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora