Non riesco più a capire

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Rachel e Fate stavano aspettando l'autobus alla stazione e il tempo sembrava non passare mai. Erano uscite da scuola verso le 10:30, e ormai erano le 11. Era mezz'ora che aspettavano.
Fate sembrava ancora sconvolta per l'incontro con quel mostro.
Rachel invece non sapeva cosa fare di lei: non aveva mai visto NESSUN semidio in grado di creare oggetti dal nulla.
La parte razionale della sua mente le diceva di portarla al Campo Mezzosangue, parlare di lei con Chirone e capire se era una minaccia o una normale semidea.
Il suo intuito invece le diceva di portarla il più lontano possibile da Chirone, di portarla lontano da chiunque potesse in qualche modo riconoscerla.
E poi voleva saperne di più della collana: quando si era messa a brillare a Fate era venuto come un lampo di genio e si era ricordata il nome di quell'affare. Avrebbe voluto parlarne con lei, ma dopo quello che aveva passato non le sembrava un ottimo argomento per cominciare una conversazione

-Dai Fate é arrivato l'autobus. Saliamo.

Fate la seguì senza replicare. Il conducente del mezzo, quando salirono, le guardò molto male, e Rachel poteva capire bene il perché. Insomma, due sedicenni con due zainetti e due valigie, con le facce sconvolte e i capelli tutti spettinati possono a tutti gli effetti sembrare due scappate di casa.
Alla fine il conducente alzò le spalle e fece loro cenno di sedersi in fondo.
Rachel pagò i biglietti e si diresse in fondo al mezzo e si sedette di fianco a Fate.

-Rachel: dove stiamo andando?

Rachel cercò di guardarla negli occhi, ma avevano qualcosa di strano, sembravano spaventati e incuriositi allo stesso tempo.

- Non avresti dovuto farmi questa domanda. Onestamente nemmeno io riesco a capire più niente. Sappi solo che stiamo andando a sud, verso New York. Poi... Vedremo cosa fare.

Fate non sembrava totalmente convinta, ma quella risposta le bastò. Dopo solo due minuti si addormentò stringendo il ciondolo tra le dita.
Rachel pensò che in effetti faceva bene a dormire. Anche lei avrebbe dovuto farlo, ma non potevano riposare entrambe: almeno una avrebbe dovuto controllare che non succedesse nulla.
E pensò che avrebbe dormito quando fosse arrivata a destinazione, al sicuro.

***

Dieci ore. Quel viaggio interminabile era durato dieci interminabili ore. E Rachel era rimasta sveglia tutto il tempo, per due motivi. Il primo era il fatto che Fate aveva dormito tutto il tempo.
Il secondo era il fatto che proprio non riusciva a dormire, aveva la sensazione di essere in pericolo. E poi non sapeva dove andare. All'inizio aveva pensato al Campo Mezzosangue, ma non era più sicura di quella scelta. Quindi avrebbe cercato di prendere tempo.
Quindi aveva pensato a casa sua, ma pensò che ai suoi genitori non avrebbe fatto per nulla piacere il fatto di vedere arrivare a casa la figlia appena scappata da scuola con una sconosciuta.
No, per niente.
Quindi... Bé, aveva pensato a Percy. Sapeva che era a casa sua a New York per terminare gli studi alla Goode High School, poi si sarebbe trasferito con Annabeth a Nuova Roma. Ma per ora era ancora lì. Verso le cinque aveva provato a chiamarlo a casa, ma non aveva risposto nessuno, né lui, né sua madre Sally, né il suo patrigno.
Forse erano usciti insieme, aveva pensato. Sperò che fosse così.
Scesero dall'autobus quando ormai erano le 21.
Subito Rachel, stanca morta, si diresse verso casa di Percy con Fate alle calcagna. Stava pensando a cosa dire a Percy e a sua madre quando fosse entrata in casa loro.

- Stai sbagliando strada.

La voce di Fate la riscosse dai suoi pensieri.

-Come scusa?

-Casa del tuo amico é di là, a destra. Non a sinistra.

Con grande sorpresa di Rachel, aveva ragione. Era così stanca che stava sbagluando strada. Guardó Fate con gli occhi sgranati.

-Come facevi a saperlo?

La ragazza si guardò intorno con aria confusa.

-É solo che... Mi sembrava di aver visto... Senti lasciamo perdere.

E ripresero a camminare in silenzio. Wow pensó Rachel. Quello era stato il dialogo più lungo che aveva avuto con quella ragazza da quando erano uscite da scuola.
Dopo circa 20 minuti arrivarono sotto casa di Percy. Rachel guardò l'orologio colorato: segnava le 21:55.
Chissà se Percy o i suoi genitori stavano già dormendo. Decise comunque di suonare il campanello. Dopo qualche secondo rispose la voce di Percy.

-Chi é?

Per fortuna Percy era

-Percy ti prego apri sono Rachel.

-Rachel ma cosa ci fai?... Senti sali.

Dopo qualche minuto si trovarono davanti a casa del figlio di Poseidone. Quando aprì la porta aveva in mano Vortice sotto forma di penna giustamente. Una precauzione nel caso Rachel non fosse stata davvero lei.

-Rachel ma... Cosa ti é successo? Hai un aspetto orribile! E chi é... Lei?

Rachel era stranita. Aveva solo viaggiato in autobus, cosa aveva di così orribile?
Riuscì a guardarsi per un secondo nello specchio in fondo all'ingresso. Sembrava un cadavere: la pelle era pallidissima, gli occhi erano spenti, i capelli tendevano al bianco ed erano flosci. In più non si reggeva in piedi. Si rese conto solo a quel punto di tenere la mano di Fate.

-Senti Percy, lei é...

Appena lasciò la mano della bionda per entrare in casa, si sentì debolissima e cadde a terra.
Aveva gli occhi semichiusi, non riusciva a tenerli aperti. Si sentiva sempre più debole, le mancava l'aria.
Sopra di sé vide Percy che urlava, ma non riusciva a sentire nulla. Vide anche Fate, ma solo per qualche secondo. Dopo ciò vide solo buio.
Buio .

La Dea PerdutaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora