Capitolo 23

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Demet

Da quando sono andata via dal locale insieme a Madison continuo a sentire uno strano dolore al petto. Sembra come se qualcuno o qualcosa mi trafiggesse il cuore mentre un nodo alla gola mi impedisce di respirare in modo regolare.

<Ti devo portare in ospedale Demet. Tu non stai bene> Madison urla in preda al panico mentre continua a muovere la gamba in modo nervoso.

<Non ho niente> mento spudoratamente mentre mi distendo sul divano. Non so cosa mi sta succedendo ma ho un presentimento davvero brutto, il mio cuore lo percepisce.

<Chi cazzo è a quest'ora!> sbotta nuovamente quando sentiamo bussare alla porta. La vedo andare verso la porta e per quanto vorrei alzarmi il dolore si fa sempre più intenso mentre il cuore martella dentro la gabbia toracica.

<Penso che tu, tu dovresti venire qui Demet> la voce tremolante di Madison mi fa alzare dal divano all'istante precipitando all'ingresso.

Il mio respiro si mozza quando sulla soglia di casa vedo Dylan mentre cerca di reggere Caleb. I suoi occhi sono chiusi, la maglietta bianca sporca di sangue e lo sguardo di Dylan è di puro terrore.

<Mettilo sul divano> ordino in modo impacciato mentre mi porto le mani nei capelli disperata.

<Cosa gli è successo?> chiedo, dopo essermi ricomposta. In questo momento devo restare lucida.

<Non ha importanza> risponde solamente e dopo aver appoggiato Caleb sul divano strappa la sua maglietta mettendo in bella mostra il motivo del suo sanguinamento.

<Oh cazzo> strilla Madison scioccata mentre si copre la faccia con le mani, lei ha paura del sangue.

<È stato sparato. Salvalo> sussurra con la voce spezzata.

<Io, io non posso> rispondo di rimando.

<Non lo posso portare in ospedale Demet, tu sei la mia unica speranza in questo momento>

Continuo a guardare il corpo di Caleb quasi privo di vita e quando la mia mente finalmente riesce a capire la gravità della situazione mi sento mancare un battito. Mi aveva detto che lui sta sempre bene cazzo. Maledetto bugiardo, impreco mentalmente mentre acconsento con la testa.

<Ha perso abbastanza sangue, questo lo posso notare dai suoi vestiti zuppi quindi avrà bisogno di una trasfusione. Mi serve un bisturi, una pinza chirurgia, guanti, un kit per ricucire, garze sterili e disinfettante, iodopovidone se possibile. Ah e ha bisogno anche della flebo per idratarlo> ordino decisa mentre vado in bagno per disinfettarmi le mani.

<Sei sicura che vuoi farlo?> la voce di Madison interrompe i miei pensieri facendomi sussultare.

<Non ho scelta. Non posso lasciarlo morire> lui no.

<Non ci pensare> sussurra a malapena mentre sento la sua voce incrinarsi. Semplice a dirlo, difficile a farlo, vorrei dire ma non voglio scombussolarla nuovamente, per questo resto in silenzio.

<Sono pronta> ammetto decisa una volta tornata in soggiorno.

<Voglio silenzio e che nessuno si muova e se non siete in grado a sopportare siete pregati di uscire. Non mi servono distrazioni perché una volta preso il bisturi in mano non posso sbagliare> ordino in modo duro mentre incinto con lo sguardo Dylan di aiutarmi a spostarlo sul tavolo in cucina. Il divano è decisamente troppo basso per fare quello che sto per fare.

<Io non posso guardare> Madison sbotta a piangere scappando fuori.

<Vai da lei, qui me la cavo da sola>

Faccio un lungo sospiro mentre chiudo gli occhi cercando di concentrarmi e quando finalmente mi sento pronta apro nuovamente gli occhi ponendo due dita sul suo braccio cercando la vena cefalica per poi metterli la farfallina che mi permetterà di fargli l'anestesia e in un secondo tempo per la trasfusione. Disinfetto la sua ferita per poi afferrare il bisturi  e senza esitare ulteriormente faccio un incisione sulla sua ferita.

Da quando ne ho memoria sono affascinata dalla medicina. Forse il fatto che la mamma mi portava sempre con lei è stato l'input che mi ha portato in questo mondo. Ad ogni visita, ad ogni intervento, io ero sempre presente anche se la maggior parte delle volte dovevo nascondermi per partecipare.

Il primario dell'ospedale non sempre era carino, non mi voleva mai in mezzo ai piedi ma la mia curiosità era più grande e lui decisamente troppo stupido per farsi fregare da una ragazzina. Molte volte Linda mi procurava i kit per suturare ed io sperimentavo sulla frutta. Conosco ogni osso del corpo umano, ogni posto di ogni organo e questo mi fa pensare quanto Caleb sia stato fortunato. Il proiettile che lo ha colpito si è fermato a pochi millimetri dal suo cuore.

<Dio mio> sussurro scioccata quando riesco finalmente ad estrarre il proiettile. Pulisco la ferita con le garze sterili mentre tampono il sangue per poi iniziare a suturare. L'ho fatto così tante volte che potrei farlo anche ad occhi chiusi ma su di lui non voglio rischiare. Copro infine la ferita con altre garze per poi togliermi i guanti e buttarli nella spazzatura. Appoggio le mani sul bordo del lavandino chiudendo gli occhi mentre le lacrime non cessano di scendere.

<Sei stata brava>

<Sta zitto> sussurro a malapena cercando di ricompormi. Sapevo che c'era qualcosa che non andava, ed in questo momento mi rendo conto che il mio cuore tremava per lui. Io non posso preoccuparmi per questo ragazzo.

<Demet, stai bene?> continuo a sentire la voce di mio fratello mentre mi chiama interrottamente ma l'unica cosa a cui riesco a pensare in questo momento è che Caleb deve stare bene, lui si deve riprendere e giuro che appena sarà sveglio se la vedrà con me per non aver mantenuto le sue parole.

"Io sto sempre bene" aveva detto, certo come no.

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