Capitolo 44

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Demet

Uno strano odore arriva alle mie narici facendomi arricciare il naso. Ma questa è puzza di bruciato, penso mentalmente mentre apro finalmente gli occhi. Inizio a guardarmi intorno, squadrando con lo sguardo tutta la stanza ma di fumo neanche l'ombra.

<Ma che cazzo> sbotto impaurita quando dall'altra parte della porta sento un forte rumore. Scendo dal letto dirigendomi direttamente in cucina ma mi fermo quando davanti a me trovo Caleb vicino ai fornelli intento a fare chissà cosa.

<Stai cercando di dare fuoco alla casa per caso?> urlo contro di lui quando vedo nell'aria una nebbia di fumo.

<Ma che ti urli, stavo per bruciarmi> sbotta contro di me. Ma che modi teneri abbiamo di rivolgerci uno contro l'altro.

<Non so tu ma la casa di sicuro stai per bruciarla se non ti togli subito da lì che poi, si può sapere che stai combinando?> chiedo curiosa mentre mi avvicino per spegnere i fornelli.

<Volevo preparare la colazione> fa spallucce in modo quasi indifferente mentre io sorrido felice alle sue parole.

<Hai ingerito più zucchero del dovuto?> lo prendo in giro cercando di non scoppiare a ridere.

<Sei una stronza> risponde in modo duro, anzi fa finta di usare un tono di voce freddo ma non ci riesce dato che l'attimo dopo ridacchia.

<Hai dormito bene?> chiede mentre si avvicina a me sfiorando poi la mia guancia. Mi sono resa conto che lui cerca sempre un contatto con me e per quanto può sembrare strano a me piace. Il suo tocco riesce sempre a calmarmi.

<Fino a quando non hai cercato di dare fuoco alla casa>

<Lo sai che ancora dobbiamo parlare vero?>

<Chi lo dice scusa?> sbuffo mentre lui mi rivolge un occhiataccia.

<Senti ragazzina, ieri sera non ho detto niente perché eri decisamente sconvolta ma tu non sai quanto mi sento il sangue bollire nelle vene per la rabbia. Come fai a sapere che quel bastardo è libero?> chiede incazzato mentre io mi stacco da lui portandomi le mani nei capelli pensando se dirglielo o meno. Ho paura di quello che succederà se solo scoprisse la verità, ma la mia paura è rivolta a lui, non voglio che si faccia del male.

<Ieri sera l'ho visto alla festa> sputo fuori la verità in modo troppo veloce. Quando avevo alzato lo sguardo sulla figura di Dylan io l'ho visto, ho visto Louis poco più lontano da lui mentre mi fissava intensamente, ecco perché sono scappata. Inizialmente avevo pensato che magari avessi immaginato tutto quanto ma mentre salivo le scale in modo veloce dirigendomi il primo possibile al piano di sopra io ho sento la sua risata, la stessa risata malsana che fece quella sera.

<Per quale cazzo di motivo non me l'hai detto?> sbotta arrabbiato mentre per il nervoso spinge con il piede una sedia facendola ribaltare.

<Non volevo> si scusa subito quando mi vede sussultare per colpa del rumore.

<Lui si è portato via la mia adolescenza Caleb, ha allontanato mio fratello, ha maltrattato mia madre, io non voglio che faccia più del male alle persone a cui voglio bene> soprattutto a lui.

<E a te chi ci pensata eh? Sei sempre in guardia proteggendo le persone intorno a te ma a te chi ci pensa ragazzina?>

<Sono sempre riuscita a cavarmela da sola> rispondo semplicemente mentre alzo le spalle.

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