Capitolo 64

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Demet

Una volta scesa dalla macchina a passi felpati mi dirigo dentro casa decisa più che mai.

<Mamma> inizio a chiamarla appena metto piede dentro casa.

<Mamma, dove sei?> continuo a chiamarla mentre giro ogni stanza ma lei non c'è. Questa donna ultimamente sparisce sempre soprattutto quando sa che le devo parlare, sembra proprio farlo apposta ma non riuscirà a scappare per sempre, i nodi prima o poi vengono al pettine.

Esco nuovamente di casa dopo aver preso i miei sandali argentati che sicuramente staranno benissimo con il vestito che devo andare a ritirare tra non molto. A piedi mi dirigo nella strada principale aspettando il taxi che avevo prenotato. Oggi è l'ultimo giorno dell'anno e stasera saremmo tutti invitati al gran palazzo del signor Yaman. Ho già capito che a lui piace fare le cose in grande già da quando sono stata a casa sua la prima volta e ho potuto confermare il mio stesso pensiero quando non molto tempo fa sono andata alla sua festa di affari e per quanto vorrei non andarci stasera io non posso, non ho scelta.

"Sei pronta?" è questo che dice il messaggio che ho ricevuto poco fa mentre sono uscita dal negozio.

"Pronta, più o meno" rispondo velocemente mentre a piedi mi dirigo verso casa. Ogni volta che devo andare a casa di Caleb mi viene spontaneo definirla anche mia, forse perché orami ci vivo praticamente ogni giorno o forse perché proprio mi piace l'idea di avere una casa nostra, un nostro posto.

<Ma si può sapere che fine hai fatto? Tra non molto dovremmo andare> la voce di Caleb la sento praticamente appena mette piede dentro casa e per come sta urlando sono sicura che si trova nella camera da letto.

<Ero a piedi> urlo a mia volta mentre lo raggiungo nella stanza poggiando sopra il letto lo scatolo che contiene il mio vestito.

<Potevi chiamarmi, sarei venuto a prenderti>

<Sono sicura che sei risuscito a sopravvivere senza di me per qualche ora> mi prendo beffa di lui mentre ridacchio divertita. Ultimamente non si stacca da me neanche un attimo, sembra un orsacchiotto in cerca di coccole.

<Stronza> borbotta infastidito del mio commento mentre mette il broncio.

<Vado a farmi una doccia, nel frattempo riportami il mio Caleb> esco dalla stanza ridendo quando lui urlando mi manda direttamente a quel paese. Si è fatto così tardi che devo darmi una mossa sia nel lavarmi che nel prepararmi e in più mi devo preparare psicologicamente.

<Piccola sei pronta?> chiede Caleb appena apre la porta della nostra stanza. Posso vedere tramite specchio la sua figura alle mie spalle mentre mi guarda spudoratamente ma non in modo malizioso, lui, lui mi guarda con un luccichio diverso, innamorato.

<Sei bellissima> la sua mano si possa sulla mia schiena nuda mentre la sua bocca riempie la mia spalla di piccoli baci. Non è la prima volta che lo fa e non lo fa senza un motivo, lui bacia ogni cicatrice come se volessi farmi dimenticare ogni brutto ricordo di questi segni e come lui allevia ogni mio dolore io lo farò con lui, per sempre.

<Pensi che vada bene per la festa?> chiedo curiosa mentre guardo allo specchio le nostre figure vedendo riflettere le nostre anime innamorate. Ho scelto un vestito in seta lungo a sirena, con il collo alto mentre sulla schiena viene incrocio con dei lacci lasciando la schiena nuda.

<Sei perfetta> sussurra piano mentre mi fa girare lentamente verso di lui unendo le nostre labbra in un piccolo bacio. Si incammino mano nella mano verso l'ascensore per poi dirigerci in macchina. Sono sicura che se ritardiamo di altri 5 minuti Tessa darà di matto dato che le avevo promesso che sarei arrivata prima.

<Dovrò ammazzare un bel po' di persone questa sera> ringhia in modo duro appena mettiamo piede dentro casa di suo padre mentre io cerco di nascondere un sorriso. È geloso fino al midollo.

<Sei una stronza, avevi detto che saresti arrivata prima> sbotta Tessa appena mi vede.

<Bellissimo vestito>

<Grazie, ehi non ci provare, distrarmi solo per non prenderti la mia sfuriata> sbotta l'attimo dopo mentre mi tira una gomitata.

<Giù le mani sorellina>

<Dio santo, ma che fine ha fatto Caleb stronzo? Sei troppo possessivo per i miei gusti> Tessa lo prende in giro cercando di restare seria, orami anche lei è a conoscenza della gelosia di suo fratello e davanti a me non fa altro che prenderlo in giro.

<Signore e signori benvenuti..> la voce fastidiosa di Tom inizia a ripetere una lunga e noiosa frase che molto probabilmente avrà imparato a memoria solo per fare il benvenuto a tutti noi. Afferro al volo un calice di champagne bevendolo tutto d'un sorso.

<Cosa ci fa lui qui?> sento la voce Caleb ringhiare decisamente incazzato. Sposto lo sguardo su di lui cercando di capire a cosa si riferisce e quando lo vedo mi cade il bicchiere dalle mani.

<Caleb> inizia a urlare con voce fredda il suo nome attirando così l'attenzione di tutti mentre si incammina verso di lui, verso di me.

<Lacroix> sputa in modo rabbioso mentre lo vedo appoggia la mano dietro la su schiena dove tiene la pistola.

<Pensavo che ero in carcere, a marcire dentro fino alla fine dei tuoi giorni> inizia a ridere in modo malsano mentre a me si ferma persino il respiro.

<Tu che ne sai?>

<Diciamo che un uccellino ha cantato> continua a ridere mentre punta i suoi occhi su di me.

<Cosa vuol dire tutto questo?> chiede Caleb sconvolto dopo aver seguito il suo sguardo arrivando da me.

<Ma come, la piccola Demet ancora non te l'ha detto?>

<Dirmi cosa?> chiede incredulo mentre continua a guardarmi.

<Non ti sembra strano che la polizia ti ha arrestato? Se fossi in te io mi farei due domande, chi sapeva del tuo carico di droga? Ah ragazzo mio, tuo padre non ti ha insegnato che non devi fidarti delle donne?>

Gli occhi di Caleb si sgranano quando forse finalmente capisce. Lui lo aveva detto solo a me proprio la sera prima di partire. Lo vedo negare con la testa cercando nel mio sguardo una spiegazione o magari una verità diversa.

<Perché?> chiede solamente sconvolto, distrutto ma soprattutto deluso.

<Perché lei è mia>

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