I talloni di Draco fanno clic sul familiare parquet levigato e lui stringe saldamente la bacchetta nel palmo liscio. Il terrore lo circonda come una cosa tangibile. C'era stato un suono; qualcosa che gli aveva inacidito lo stomaco e gli aveva fatto ribollire il panico nelle vene. Cos'era stato? Da dove veniva? Accelera il passo, i ritratti dei suoi antenati sono sfocati mentre quasi corre lungo il corridoio. Sente delle voci, un sibilo nauseante, un rombo di risate.
E poi un urlo; puro come il cristallo e affilato come un frammento di vetro conficcato crudelmente nella morbida pelle.
Sussulta e si mette a correre.
Quella era il suono.
(Oh dio, oh dio, deve arrivare a lei.)
Adesso sta correndo a tutto gas, ma la porta è sempre poco più avanti, irraggiungibile, e le urla si moltiplicano, una sopra l'altra in un'ondata inesorabile. Sente lacrime calde rigargli il viso. Il suo cuore si stringe. Si allunga, cercando di aggrapparsi a una porta, si tira in avanti, ma scivola e cade, cadendo verso il basso mentre la visione del suo viso contorto gli squarcia la mente.
Il suo impatto con il pavimento è un rapido, brutale sussulto...
—Draco si alzò a sedere con un sussulto, gli occhi spalancati e le dita che si stringevano le lenzuola fradice. Si guardò intorno selvaggiamente, le sue orecchie cercavano il suono, le urla, ma non c'era niente.
Tutto era silenzioso e immobile.
Era nella sua camera da letto, nell'appartamento, a San Cipriano.
Theo era nella stanza accanto.
Draco si costrinse a respirare, dentro e fuori, mentre la memoria emergeva oltre il terrore senza fiato dell'incubo.
La festa. Aveva bevuto troppo. Così tanto da bere che non si era preoccupato della pozione del sonno senza sogni che Blaise aveva portato.
Un errore evidente.
Si lasciò cadere sui cuscini e si passò una mano ruvida tra i capelli. Deglutendo pesantemente, permise al suo cervello di viaggiare indietro sul terreno del sogno ora che era saldamente radicato nella realtà. Gran parte di esso era familiare; il maniero, il terrore, l'incapacità di fare qualcosa per la violenza che accadeva appena fuori dall'inquadratura.
Ma le urla... e la loro proprietaria. Erano nuovi.
Hermione. Cazzo.
Si sfregò le mani sul viso e si strofinò gli occhi e poi le tempie. Che cosa stava pensando? E facendo?
L'aveva quasi baciata quella sera, al lavandino e sulla soglia mentre si salutavano. E il modo in cui l'aveva guardata e le aveva parlato... davanti a tutti.
Fottutamente pazzo. E sconsiderato.
Non poteva andare avanti. Il pensiero aveva un sapore di finalità, sebbene portasse con sé un'immediata ondata di dolore e frustrazione.
Impulsivamente, si girò e afferrò una fiala dal comodino: altrimenti non sarebbe mai tornato a dormire. Aprendo il tappo, bevve tutto prima di potersi domandare nulla, il sapore dell'anice dolce e della malva gli inseguiva la gola con la promessa dell'oblio. Si asciugò la bocca e fece appena in tempo di voltarsi prima che una marea nera lo sommergesse e i suoi occhi si chiudessero svolazzando.
***
Draco si svegliò tardi la mattina dopo con un mal di testa assurdo e una rinnovata sensazione di essere andato troppo oltre la notte prima. Rimase sdraiato in silenzio, rivedendo l'incubo e gli eventi che lo avevano preceduto, il suo rimpianto e l'irrequietezza crescevano fino a quando alla fine si alzò dal letto e fece una passeggiata attraverso l'appartamento silenzioso per prendere acqua e pillole babbane per il dolore. Sistemandosi su una poltrona, fissò senza vedere il relitto del soggiorno, (bicchieri sporchi, mozziconi di sigaretta e bottiglie piene a metà su ogni superficie) momenti di quello che era successo lì la notte prima gli balenarono nella mente.
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Bending Light - scullymurphy - TRADUZIONE ITALIANA
FanficLa storia originale appartiene a SCULLYMURPHY su Ao3, questa è la TRADUZIONE ITALIANA Draco Malfoy era in esilio, anche se la chiamavano protezione. Era l'estate dopo il sesto anno e aveva accettato l'offerta di Silente, aveva disertato dall'altra p...