La ragazza del caravan

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Medea era la nipote di Circe, e come lei era avvezza alla magia. Fu sposa di Giasone, uno degli argonauti in cerca del vello d'oro.
Per vendetta e per colpa del cuore spezzato, uccise i suoi figli, pur di far soffrire il marito traditore. Ritenuta selvaggia, barbara e irrazionale, nascondeva debolezze che tuttavia non vengono ricordate nei miti.
Dopotutto, Medea significa "astuta", e forse è proprio per questo che scelse questo nome.








Hawkins, 1986
Ultimo anno di liceo. Finalmente questa tortura sta giungendo al termine. Una scuola piena di falsità, ipocrisia, vanità che non vedeva l'ora di lasciarsi alle spalle.

Medea Wood sognava di andarsene da quella scuola, da quella cittadina dell'Indiana, da quelle persone così ottuse e arretrate che la facevano sentire inadatta, diversa.
A 18 anni si dovrebbero avere sogni, speranze, obiettivi, ambizioni, ma lei voleva solo diplomarsi e andarsene.

Non aveva una famiglia: se n'era andata dall'orfanotrofio della città l'estate prima, appena compiuti 18 anni. Da allora viveva in un caravan, in affitto, mentre faceva qualche lavoretto precario. Cercava di sopravvivere e di andare avanti come riusciva.

L'anno prima, mentre passava davanti alla bacheca dei vari club extra scolastici, un volantino attirò la sua attenzione: un certo Eddie Munson cercava reclute per il suo club di Dungeons&Dragons, l'Hellfire.
Poteva non sembrare, per via delle apparenze, ma durante gli anni in orfanotrofio passava praticamente tutto il suo tempo a leggere o ad imparare a giocare ai giochi da tavolo presenti nella struttura. Lo faceva da sola, ma le andava bene. E così aveva imparato tutto quello che c'era da sapere su D&D.
Così lei aveva preso quel numero scritto sul foglio e aveva parlato con Eddie. Il ragazzo si era ritrovato stupito dalla sua richiesta: non c'era nessuna ragazza nel club ma l'accettò volentieri, soprattutto dopo aver constatato che fosse parecchio brava a giocare.
Insieme a lei altri tre ragazzini del primo anno si "arruolarono" nel club di gioco: Mike Wheeler, Lucas Sinclair, Dustin Henderson.

L'Hellfire Club era l'unica cosa che la spronava ad andare a scuola e a non mollare gli studi a soli due anni dalla fine.
Ormai era marzo, dell'ultimo anno, e in due mesi la scuola sarebbe finita, si sarebbe diplomata e sarebbe sparita.
Dunque quegli incontri in quell'aula scolastica dopo le lezioni erano per lei un toccasana.

Riusciva ad organizzare studio, sessioni di D&D e il lavoro; al momento lavorava alla videoteca di Hawkins e dava ripetizioni di storia e letterature straniere, le uniche materie che sopportava e nelle quali andava bene.

Alla videoteca lavoravano anche Steve Harrington e Robin Buckley. I due vi lavoravano da poco prima di lei, tuttavia furono disponibili ad insegnarle tutto sul mestiere che quel luogo offriva, e ben presto Medea si ritrovò a pensare che la stramba della banda e il più popolare della scuola non fossero così male dopo tutto.
Robin era molto simpatica, un po' imbranata forse anche ingenua, ma il suo fare schietto e la sua onestà trovarono subito la stima di Medea, la quale possedeva le stesse qualità.
Steve invece era piacione, piaceva alle ragazze, che quasi lo veneravano, tuttavia aveva difficoltà a trovare una relazione seria.
Secondo Medea era rimasto legato al passato, a Nancy Wheeler.
Nancy era stata la prima ragazza a farlo scendere dal suo piedistallo di onnipotenza e perfezione: gli aveva fatto aprire gli occhi ed effettivamente aveva funzionato.

Inutile dire che appena Steve conobbe Medea non esitò a provarci, ma lei era all'altezza del nome che portava: troppo furba e intelligente per cedere alle attenzioni di Steve Harrington.
Concordarono di restare amici e si poteva quasi dire che fossero migliori amici.
Medea era anche a conoscenza dell'orientamento sessuale di Robin: glielo aveva confidato una volta.
Dunque il trio era già bello che unito, compatto e inseparabile.

Per inerzia approfondì la conoscenza con Dustin: quel ragazzino amante di D&D adorava Steve, lo vedeva come suo punto di riferimento. Passava tutti i giorni alla videoteca, a chiacchierare con loro, a passare il tempo.
Medea poté dunque conoscerlo anche fuori dal contesto del gioco di ruolo.

Ma tutto aveva una fine, una ricaduta.
Dopo la scuola, il lavoro, e le sere alternate tra ripetizioni e D&D, Medea tornava sempre alla sua roulotte, da sola.
Vi entrava, frugava qualcosa da mangiare in frigo; nei giorni peggiori saltava la cena.
Dentro quelle sottili mura tutta la spensieratezza che l'aveva accompagnata svaniva, soffocava là dentro.
Anche lei si sentiva soffocare.
Le serate le passava al telefono, fuori sul patio a leggere romanzi di fantascienza, o semplicemente a contemplare il cielo e a vagare con la fantasia.
Le piaceva particolarmente: immaginare mille scenari diversi, mille mondi lontani da esplorare.
Ma il peggio arrivava quando si decideva a dormire: non riusciva mai a passare una notte tranquilla. Soffriva di insonnia ed era perseguitata da incubi, sempre gli stessi.

Delle mura bianche, piastrellate ... tante porte lungo il corridoio ... luci a neon che sfarfallano ... un allarme che continua incessantemente a suonare ... i suoi polmoni che bruciano dalla corsa, che non riescono a prendere aria ... una porta che cade.

Si risvegliava sempre matida di sudore, con l'affanno, e gli occhi ancora pieni di quelle immagini.
Quasi mai riusciva a riaddormentarsi: restava sveglia fino all'alba, si faceva una doccia, si preparava e la sua giornata ricominciava, ancora, ancora e ancora.

Non ne aveva parlato con nessuno dei suoi incubi, nemmeno a Steve e a Robin.
Odiava lamentarsi con gli altri perché odiava le lamentele. Inoltre i suoi problemi di fiducia le ostacolavano l'apertura verso gli altri, per parlarne.
Aveva anche pensato di andare dalla psicologa della scuola, ma pensava fosse inutile, come se dicendo i suoi problemi ad alta voce questi sarebbero scomparsi.
Quindi li sopportava, e la mattina faceva finta di niente, andando a scuola, sedendosi al tavolo dell'Hellfire, andando al lavoro, e poi casa, di nuovo.

Quel giorno soleggiato di marzo tuttavia cambiò la vita monotona di Medea.

Dear Eddie, it's me, MedeaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora