"I cultisti incappucciati cantano: Ave, Signore Vecna...Ave Signore Vecna.
Si voltano, si tolgono i cappucci.
Riconoscete la maggior parte di loro da Makbar, ma ce n'è uno che non riconoscete.
La sua pelle...raggrinzita, disidratata. E, inoltre, non è solo il braccio sinistro che gli manca...ma anche l'occhio!" esclamò Eddie.Nella stanza si alzarono urla di negazione e di sorpresa.
"Vecna è morto" affermò Jeff.
"Sì, l'ha ucciso Kas" continuò Mike.
"Così si credeva amici miei, così si credeva. MA VECNA VIVE!" ed Eddie posizionò la statuina del cattivo sul piccolo trono.
La loro concentrazione è massima. Pensare alla prossima mossa è indispensabile.
"Avete paura, siete stanchi, siete feriti. Fuggite davanti a Vecna e ai suoi cultisti? O restate e combattete?"
La risposta a tutti loro sembrò scontata.
"Combatteremo...fino alla morte" disse seria Medea, venendo seguita da tutti gli altri.
Eddie si mise a ridere mentre osservava quella ragazza che con determinazione voleva combattere invece che fuggire.
A turno ognuno di loro lanciò i dadi, a volte inferendo punti ferite a Vecna, altre volte venendo feriti a loro volta.
Ma alla fine si resero conto che forse non sarebbero riusciti a sconfiggerlo.
Per questo chiamarono un timeout."Ragazzi odio dovervelo dire...ma dobbiamo scappare" disse Gareth rassegnato alla sconfitta.
Jeff e l'altro ragazzo si trovarono d'accordo.
"Non avevamo detto fino alla morte?" disse incredula Medea: non si aspettava che fossero così codardi da fuggire di fronte al nemico.
"No, non letteralmente" ribadì Gareth.
"Vecna ci ha decimati" intervenne Jeff "come lo uccidiamo con due giocatori?"
"Anche tu? Gli restano solo 15 punti ferita, non fate i cacasotto" disse Dustin, appoggiando quindi Medea.
"Ehi" si intromise Eddie "se mi è consentito intervenire, signori miei e signore... ammiro la passione, ma è saggio prendere a cuore la preoccupazione di Gareth il Grande: non c'è alcuna infamia nella ritirata. Non provate a fare gli eroi. Non oggi okay?"
"Un secondo" rispose Dustin per poi rimettersi a parlare con gli altri.
"Quanti punti sono rimasti a voi due?" chiese a Medea e ad Erica.
"12" risposero in coro le due ragazze.
"È molto rischioso" disse Mike "ma ci siete voi sul campo di battaglia: quindi sta a voi decidere"
"Tu che dici Wind Hunter?" chiese Erica a Medea.
"C'è da chiederlo?" rispose ovvia la maggiore.
"Che si fotta allora" disse Dustin girandosi verso Eddie "uccidiamo quel figlio di puttana"
"Le possibilità di successo sono una su 20" disse preoccupato Jeff.
"Mai fare pronostici" rispose Erica, più determinata che mai "dammi il D20".
Erica tenne il dado per un po' tra le mani, scuotendole, prima di lanciarlo sul tavolo.
Una, due, tre volte rotolò sul tavolo...per poi fermarsi...la faccia esposta dava 11.
"L'hai...mancatoooo" disse vittorioso Eddie.
"No, cazzo" si lamentò Erica.
Ma la partita non era ancora finita.
Medea doveva ancora tirare, e se solo fosse bastata la rabbia e la frustrazione che provava, allora avrebbe già vinto.Fu così che Medea prese quel dado tra le dita: lo osservò brevemente prima di agitarlo tra le mani e lasciarlo cadere.
Tutti loro stavano trattenendo il fiato: c'era chi supplicava, chi si disperava, chi invece con il cuore in gola attendeva la disfatta.
E il dado fece 20.
Urla di gioia si liberarono nell'aria: avevano sconfitto Vecna.
Medea raccolse il dado, lanciandolo in direzione di Eddie.
"Te l'avevo detto che ti avrei fatto il culo" gli disse con un'espressione di sfida.
Eddie le sorrise di rimando, per poi chinarsi verso il tavolo ed allungare le braccia in direzione delle due ragazze, che si abbracciarono dalla felicità.
Dopo qualche minuto uscirono dalla scuola, ancora eccitati dalla vittoria appena compiuta.
In contemporanea, tutti i tifosi e gli atleti si stavano riversando in cortile dalla palestra.
Nella confusione Medea notò Lucas, circondato dai suoi compagni di squadra, che lo acclamavano: i Tigers avevano vinto, probabilmente proprio grazie a Lucas.
Anche lui si voltò in loro direzione: ma il suo sorriso si spense. Aveva visto come i suoi amici avessero preferito giocare a D&D piuttosto che tifare per lui; vedere inoltre sua sorella con loro lo fece sentire ancora più solo. Medea gli mostrò un sorriso dispiaciuto ma allo stesso tempo consolatorio. Lucas gliene rivolse uno timido, prima di andarsene con gli altri giocatori.Anche Medea si congedò dagli altri: si aspettava per lo meno che Eddie l'avvicinasse per darle spiegazioni, ma il ragazzo era troppo preso dal ricordare la partita che si accorse troppo tardi che la ragazza si era allontanata.
Medea si era diretta velocemente verso la sua moto: si mise il casco, abbassò la visiera e ritornò dal retro verso il cortile frontale.
Lì, mentre si faceva largo tra le persone per non investirle, vide Eddie salire in macchina con una ragazza, la quale indossava la divisa da cheerleader.
Medea a quella vista provò ancora più rabbia e fastidio ma se ne dimenticò presto: non poteva provare quelle sensazioni per quel ragazzo, non ne valeva la pena.Arrivò a casa sua in poco tempo: si voltò verso casa di Eddie e notò che la sua auto era già lì...lui e la misteriosa ragazza erano a casa sua.
Si girò sbuffando ed entrò nella roulotte.
Si tolse come prima cosa le scarpe, rimanendo semplicemente con i calzini. Tolse anche i pantaloni, cambiandoli con un paio di bermuda neri della tuta. Rimase invece con la maglia dell'Hellfire: le era molto larga e perciò le restava comoda addosso.
Si lavò i denti, si sciolse le trecce e si pettinò i capelli, lasciandoli nuovamente sciolti.
A quel punto afferrò un libro, "Carrie" di Steven King, e si mise sdraiata sul suo letto, spegnendo le luci tranne quelle a led sul soffitto.
Per risparmiare sulla bolletta, aveva comprato quelle lucine, che, oltre a fare una bella atmosfera alla camera, consumavano poco.
"Carrie" era un libro che Medea leggeva almeno due volte l'anno: fin da quando lo aveva scoperto, all'orfanotrofio, non faceva altro che leggerlo. In qualche modo si sentiva simile a Carrie, e leggerne la faceva sentire meno sola e più compresa.D'improvviso udì un urlo spaventato di qualcuno non lontano da casa sua.
Si rizzò a sedere, curiosa ma al contempo intimorita.
Sussultò quando qualcuno iniziò a bussare violentemente alla sua porta. Cercò di ignorare chiunque ci fosse là fuori, ma i rumori divennero sempre più insistenti che Medea non poté fare finta di nulla.
Così prese un coltello da cucina e si avvicinò alla porta.
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Dear Eddie, it's me, Medea
FanfictionNel laboratorio di Hawkins c'erano molti bambini, eppure nessuno di loro e nemmeno i dipendenti erano a conoscenza di un'altra bambina rinchiusa lì dentro. Non aveva poteri, non aveva nome, non aveva numero. Brenner era l'unico a conoscenza della...