Cosa stiamo facendo?

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La notte era scesa sulla piccola cittadina di Hawkins. Tutti i suoi abitanti stavano dormendo. Tutti tranne due ragazzi, nascosti in un capanno sul Lover's Lake.

Entrambi non riuscivano a dormire.
Avevano preso dalla casa delle coperte e dei cuscini trovati in alcuni armadi: li avevano messi nella barca e sul tavolo.
Poi si erano appunto divisi nei due giacigli, ma nessuno dei due riusciva a cadere nelle braccia di Morfeo.

"Ho detto una cazzata...prima"

Medea si girò per guardare Eddie, che aveva appena proferito parola.

"Cosa?"

"Del perché non mi sono fatto vivo ieri sera, prima di D&D" disse Eddie continuando a fissare il soffitto, mentre Medea aspettava che continuasse.

"E qual è la verità?"

"La verità è che non so perché ti abbia chiesto di venire prima. Non era per la mossa o per la strategia di gioco. Penso che avessi solo voglia di vederti"

Medea era spiazzata: in quel momento nel suo stomaco si mosse qualcosa. Si chiese se a parlare fosse davvero Eddie oppure l'erba che si era fumato quel giorno: era parecchia, ma lo fece per cercare di placare l'ansia.

"E perché non sei venuto?" chiese lei con un filo di voce.

"Ero fatto, nel bosco" iniziò a dire lui "e la mia mente non lucida non faceva altro che pensare a quell'incontro...e a te".

Ecco appunto, pensò Medea, probabilmente era il fumo a parlare. Tuttavia quell'affermazione l'aveva lasciata immobile. Sperava di non aver sentito bene: non era pronta ad affrontare quell'ipotetico discorso.
Ma poi Eddie continuò.

"Mi sono spaventato e quindi non sono venuto.
Ho raccattato i ragazzi e sono arrivato dopo.
Quando ti ho vista lì, che aspettavi, mi sono sentito una merda...perché non lo meritavi" concluse Eddie, finalmente girandosi verso di Medea. Ma lei si era già girata da un po', e fissava con insistenza il soffitto.

"Scusa se te l'ho detto. Credo di essere ancora un po' fatto" ridacchiò leggermente.

Eddie aspettava una risposta, un commento, ma Medea non rispondeva, ne si muoveva.

"Meds...dì qualcosa per favore"

Medea, sentendo come l'aveva chiamata, sorrise: Meds le piaceva come nomignolo. Molto meglio del Meddy di Steve.

"Penso che non dovresti più fumare così tanto" disse lei a bassissima voce, con un tono che Eddie riconobbe come sarcastico.

Si alzò, mettendosi a sedere a penzoloni sul tavolo, mentre continuava a ridacchiare su ciò che si erano detti.
Poggiò i gomiti sulle ginocchia e si mantenne la testa con le mani, mentre teneva gli occhi chiusi. Il cuore ancora le batteva a mille se ripensava alle parole di Eddie, e una parte di lei sperava che le pensasse davvero, da lucido.

Eddie la continuava a guardare: nonostante la droga, lui sentiva davvero quelle cose, e dirle a Medea gli aveva tolto un peso dal petto.
Quella ragazza l'aveva cambiato in un certo senso. Sentiva di poterle dire tutto, senza paura.
Era seduta sul tavolo, a pochi passi da dove si trovava lui. Con la testa bassa e i capelli che le nascondevano il viso. C'era poca luce lì dentro, la luna non doveva essere abbastanza luminosa da penetrare dalle piccole finestre del capanno. Ma orami i loro occhi si erano abituati alla penombra e riuscivano a vedere bene.

D'improvviso, Eddie si sentì preso dall'impulsività. Si alzò lentamente e silenziosamente dalla barca, avvicinandosi a lei. Sapeva che a muoverlo non era il suo cervello, che in quel momento non si trovava in piena forma, ma anche lo fosse stato, lui non si sarebbe opposto.

Dear Eddie, it's me, MedeaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora