3.

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Il suo piano era di non intromettersi, di farsi gli affari suoi e dormire, per poi alzare gli occhi al cielo l'indomani quando a colazione si sarebbero presentati una miriade di ragazzi in hangover.

Ma ciò non fu possibile. La musica era davvero troppo alta, Nico si rigirò nel letto per un numero infinito di ore senza però riuscire a prendere sonno, e ogni volta che credeva di starci riuscendo un'acuto di una qualche canzone gli faceva venire un'infarto.

Imprecò e prese la ferrea decisione di prendere per i capelli Connor non appena lo avesse visto. Affondò la testa sotto il cuscino e quando nemmeno in quella posizione i forti suoni gli diedero tregua, si alzò di scatto con l'irritazione che gli montava dentro.

Afferrò il proprio giubbino e si fiondò fuori, l'aria gli arrivò in faccia con la forza di uno schiaffo ben piazzato, divenne un ghiacciolo e i suoi capelli gli coprirono il volto, per cui decise di legarli velocemente e alla meno peggio.

Solo dopo notò alcuni ragazzi di fronte alla Casa di Ermes intenti a ballare e bere, soprattutto bere.
Nico si chiese dove cazzo riuscivano a reperire tutto quell'alcol, poi ci pensò meglio e decise che in fondo preferiva non saperlo.

Si avvicinò senza preoccuparsi di essere notato, siccome nessuno si accorgeva mai della sua presenza.
Avrebbe fatto un lavoro pulito: entrare, chiedere gentilmente (minacciandolo) a Stoll di abbassare la musica poiché c'erano altre persone che volevano dormire (probabilmente c'era solo lui ma decise che questo dettaglio non lo avrebbe rivelato) e tornarsene soddisfatto nella propria Casa.

Subito dopo aver sorpassato la soglia della Casa di Ermes avrebbe voluto non averlo fatto.

Tutti i ragazzi del campo erano concentrati in quel salotto, in un angolo un paio di mastodontiche casse pompavano canzoni a tutto volume, all'angolo adiacente, invece, incontabili mini frighi contenevano alcolici di tutti i tipi, dalle birre ai liquori, ed infine luci che spruzzavano colori diversi catturavano tutto l'ambiente. A Nico venne il mal di testa solo a guardarle, non vedeva un cazzo!

Troppo tardi capì che gli sarebbe stato impossibile trovare Connor là in mezzo, nonostante ciò provò a cercarlo con lo sguardo, e ovviamente non ebbe fortuna.

Decise quindi di assecondare il pressante impulso di uscire da quel buco di culo. Davvero non ce la faceva, il suo corpo emanava allarmi impossibili da evitare alla sue mente 'via da qui, via da tutta questa gente, scappa'.

D'un tratto gli sembrò che tutti intorno a lui fossero in grado di percepire il suo disagio, ogni piccola occhiata che gli lanciava chiunque era un macigno che gli si posava sul petto. Senza accorgersene iniziò a sudare freddo ed ad avere caldo, troppo caldo.

Ma chi minchia gliel'aveva fatto fare di uscire dal suo letto!? Era impazzito!? Poteva benissimo sopportare un po' di musica alta per qualche ora. Si rese spaventosamente conto che ora quelle note le sue orecchie le percepivano a stento, come ovattate.

Aveva un imminente bisogno d'aria, tuttavia si mosse lo stesso con compostezza misurata o avrebbe attirato ulteriori sguardi su di se, ma non appena si fu voltato verso la porta, corse fuori.

C'erano dei ragazzi anche lì, ma sempre meglio di prima. Si domandò come fosse possibile che ci fossero così tante persone al Campo visto che durante il giorno se ne incrociavano molte di meno. Si spogliò del giubbino e senza preoccuparsene tirò fuori una sigaretta, sentiva il proprio corpo avidamente bisognoso di calmare i nervi e liberare la mente.

Respirò profondamente quell'aria pura e fredda, ma di un freddo confortante, un freddo che era in grado di accompagnarlo e non di strattonarlo.
Pensò di aver finalmente evitato il peggio.
Si sbagliava.

Nero petrolio // solangeloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora