10.

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Era invaso da ansia, ansia e ancora ansia, si vergognava di se stesso per essersi finito un intero pacchetto di sigarette.

Ne aveva uno di scorta dentro il mobile del bagno, ma si rifiutò di aprirlo, non voleva fare così schifo. Si affacciava alla finestra ogni due secondi per vedere se Will stesse arrivando, sinceramente non capiva se voleva che parlassero il più in fretta possibile o che ciò non dovesse proprio accadere.

In un momento di puro panico, pensò di mettersi nel letto così da poter fingere di dormire nel momento in cui il biondino avrebbe bussato, ma poi si ripetè che procrastinare non avrebbe giovato alla sua salute.

Il tempo passava e del figlio di Apollo neanche l'ombra, alla fine Nico esaurì la forza di provare ansia e si abbandonò sul divano, avrebbe voluto leggere qualcosa ma non trovò il coraggio poiché la canzone di Achille lo aveva distrutto troppo.

Quindi si mise a fissare il soffitto scuro mentre si rassegnava al fatto che Will non sarebbe mai venuto, e lui che ci aveva persino creduto!
Fece una smorfia di risentimento, e non appena qualcuno bussò alla porta si maledì.

Promemoria per il futuro: mai provare risentimento per una cosa che non volevi nemmeno accadesse poiché a quel punto accadrà sicuramente, le Parche ascoltano.

Il moro deglutì, respirò profondamente sperando di racimolare quanto più coraggio possibile e aprì
"Ehi, scusa il ritardo ma Austin e Kayla non mi lasciavo andare... ma tu perché non sei venuto a mensa?" Nico dovette sforzarsi per richiudere la bocca.
Will era bellissimo.

Non importava quanta oscurità lo avvolgesse, lui brillava comunque: i dolci riccioli biondi che ricadevano ordinatamente scomposti sul volto fine, lo sguardo azzurro capace di ricordare tanto un cielo privo di nuvole quanto il ghiacciaio più immacolato del mondo, un sorriso a trentadue denti che cercava di giustificare il suo ritardo e che senza dubbio ci stava riuscendo.

Indossava lo stesso jeans del pomeriggio, ma ora ad accompagnarlo c'era una camicia bianca, decisamente troppo leggera per proteggerlo dal quel freddo pungente, ai piedi delle converse celesti.

Nico notò una catenina d'oro che aveva appesa al collo, ma quello che attirò più di tutto la sua attenzione, ed il suo corpo, furono le mani.

Ferme e capaci, sapevano sempre come muoversi senza rimanere lì appese, dita affusolate terminavano con uno strato di smalto giallo sulle unghie curate.
"Nico?"

Nico. Cazzo! Come si faceva a mantenere il controllo di se stessi con quella voce che ti percorreva l'anima!?
Nico. Cazzo! Nico! Era in pigiama!

***

'Ti prego saltami addosso, ti prego annusa il mio nuovo profumo che ho messo solo per incontrare te' sorrideva e continuava a sorridere, altrimenti la voglia di stringere Nico lo avrebbe sopraffatto.

Pensò che il figlio di Ade fosse davvero sexy intrappolato in quei morbidi pantaloni neri
"Will, le persone non stanno ai tuoi comodi, se fossi arrivato anche solo un minuto dopo non ti avrei aperto" gli puntò un dito contro il petto mentre entravano e si chiudevano la porta alle spalle.

"In quel caso sarei rimasto qua fuori finché non lo avresti fatto" rispose deciso
"Si certo, con quella camicia praticamente trasparente addosso?" Will abbassò lo sguardo per guardarsi
"Ops, ho dimenticato il giubbino"
"Non ci provare!" continuò ad accusarlo Nico, allorché il biondino alzò le mani in segno di resa

"D'accordo, hai vinto, sono disposto a fare qualunque cosa per farmi perdonare e potrei aver messo questa camicia per fare colpo su di te" attese qualche secondo per godersi la reazione dell'altro alle sue parole.

Nero petrolio // solangeloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora