XXIX

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Ad uno ad uno, di propria volontà, si inginocchiarono. Caddero e misero la testa sull'erba, in un segno di rispetto e resa. Vorrei poter ricordare quel momento in quel modo, quando i Demoni mandati da Samael scelsero per che parte lottare e mi riconobbero come Re legittimo, tuttavia alcuni di loro non mi accettarono e si ribellarono, ribadendo che fossero fedeli al precedente. Fu molto doloroso doverli cacciare e ucciderli. Lo feci da solo. La battaglia era mia e nel tempo successivo liberammo Odda dall'assedio.

La cittadina era distrutta, c'erano vittime ovunque, la luce era saltata, come le linee telefoniche e il collegamento wi-fi. Fu una sensazione orribile arrivare in piazza e contare i cadaveri dei ragazzi e dei bambini ammucchiati come bestie, mezzi mangiati senza pietà. Non diedi la colpa a nessuno, se non a Samael. I Demoni eseguivano solo i suoi ordini e toccava a me riportare l'ordine.

Chiamai Vite e lui arrivò subito. Mi sembrò molto più accomodante delle volte precedenti, segno che o dovesse temermi a morte o forse gli andassi a genio.

«Dividi gli uomini. Voglio che il gruppo più numeroso rimanga qui a sorvegliare il rifugio e Odda. Se ci sono sopravvissuti aiutateli. Il resto viene con me» ordinai. Annuì e si fece avanti. «No, preferisco che tu rimanga qui. Mi serve una persona di fiducia.»

«Mi fa piacere sentire che ti fidi di un Caduto, però il mio Imperatore è distante e...»

«Lucifero se la sa cavare. Ha combattuto contro Dio, ricordi?» incalzai.

Presi con me un gruppo modesto di Caduti e il resto lo lasciai a Odda, insieme ai ragazzi del rifugio. I Demoni mi seguirono in volo, aiutando i loro nuovi alleati ad attraversare l'oceano. Con molte probabilità il resto dei rifugi era in uno stato peggiore di quello norvegese, i Demoni li avevano già accerchiati e io non avevo il tempo materiale per liberarli tutti.

Azrael volava accanto a me e si perse, sentendo la voce di mamma nella sua testa. «C'è un problema. Un grosso problema. I Demoni hanno attaccato Parigi e l'Artemis è crollato. Una delle Pedine era una lontana parente di Aubert e i Cavalieri l'hanno presa. Gli mancava la formula e ora ce l'ha!» ringhiò fuori di testa.

Arrivammo a Parigi con la notte dalla nostra parte: la città era spaccata, divisa dai Demoni e dall'OverTwo e dall'altra resistenza. I mostri infernali però sembravano non finire mai, sbucavano dalle ombre e ne usufruivano il potere, eseguendo gli ordini del loro Re. Parlare era fuori discussione in una situazione simile. Ogni minuto era importante.

I vicoli di Parigi erano a soqquadro, c'erano negozi distrutti, alberi, parchi e macchine danneggiati, cadaveri ad ogni angolo. Le strade erano ricoperte di sangue e nell'aria si sentiva odore di zolfo e polvere da sparo. Nel cielo si era creato un enorme pentacolo che avvolgeva la città in un fascio rossastro e le nuvole avevano coperto in un denso telo grigiastro ogni cosa. Tirava un forte vento in direzione del museo, proprio dove era in corso la battaglia finale.

Mamma era da qualche parte in città, avvertivo la sua magia e stava combattendo. Sgombrai la mente ed entrai in quella di lei: Kiral e Lucifero stavano fronteggiando Gage Bryce sul tetto di un edificio. Sopra di loro svettava un'altissima torre e su una delle antenne rimbalzava il segnale magico, a turno tentavano di avvicinarsi per deviare il segnale, senza troppo successo.

I due combattevano in sincrono, utilizzarono a loro favore il collegamento della benedizione per coordinarsi e, senza lasciare tregua all'Incubo, lo assalirono. Gage Bryce era all'angolo, ma aveva tutta l'intenzione di vincere, o almeno di portarsi uno di loro nella tomba.

Il Louvre era un accentramento di magia oltre ogni dimensione logica. C'era una bufera terribile e l'aria mi spingeva via. La piazza del museo era distrutta, gli edifici che lo circondavano stavano cadendo a pezzi e l'acqua delle fontane veniva risucchiata verso l'alto. Al centro c'era Samael.

La leggenda di Kiral - Il cupido di sangueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora