(Ru)
Alzai la spada sopra la testa e la impugnai salda. Kai non si prese nemmeno il disturbo di allarmarsi. In un attimo, Azrael gli rubò l'arma e si immischiò, parando il colpo al posto dell'altro. Le braccia calarono in un colpo unico e non bastò la forza di Azrael e il metallo dell'arma a placare la vergogna che mi bagnava gli occhi e la stretta al cuore.
La lama che il Demone reggeva si spaccò a metà e io, per l'impatto, finii di nuovo a terra, con la punta della spada incastrata tra i piedi di Azrael. Per poco non gli mozzai un piede e restai immobile, con i muscoli rigidi, a stringere il manico dell'arma come se ne valesse della mia vita.
Kai emise un lungo grugnito sorpreso e gli altri ragazzi iniziarono a borbottare con più foga, accennando al fatto che avessi rotto una spada a mani nude, che la mia aura fosse improvvisamente diversa, più fetida, e che non somigliassi affatto ad un essere umano. Le parole si accumularono nelle orecchie, fischiavano, e mamma dovette correre verso di me e scuotermi per farmi tornare nel mondo reale.
Mi staccai dalla spada e la furia cedette posto al rimorso. Avevo già vissuto quelle emozioni; erano orribili, mi mangiavano vivo ogni fibra del corpo e mi impedivano di pensare. Avevo fatto del male a Jackson Groove e a mio padre, per questo evitavo qualunque genere di stress e abusavo delle cuffie alle orecchie per non essere costretto a diventare chi fossi davvero nel profondo del mio animo.
Azrael aprì la bocca e pensai che mi avrebbe urlato contro, detto che fossi uno stupido inetto, eppure spalancò le braccia e mi abbracciò forte, ridendo come un matto.
«È stato fantastico! Sei un portento!» esultò e gli altri ragazzi si avvicinarono, domandandomi se potessi insegnare loro qualcosa. «Mio figlio è fortissimo!»
Passai il resto del giorno con gli altri, in palestra, ad allenarmi senza troppi sforzi. Per quanto volessi, non riuscii a liberarmi di quella sensazione sgradevole dal petto. C'era qualcosa legato in me, nel profondo, e liberarla non era una cosa saggia. Vergogna e rabbia nascondevano l'immensa paura che quel mondo mi fece avere di me, della mia indole.
A cena tutti sgomitarono per stare al tavolo con me, erano contenti e mangiai tra risate e battutine imbarazzanti. Feci parecchie foto e dovetti resistere alla tentazione di postarle online per via dell'aspetto dei miei nuovi amici, tra squame, ali, peli e zanne prominenti. Alcuni di loro si inserirono volentieri nel video per papà, lo salutarono e parlarono ad alta voce, altri mi accusarono di essere uno stregone maligno che volesse rubare le anime, compresa Sithi. Mi spaventai quando mi dissero che non avessero mai visto un iPhone.
Stavo parlando con Kai e Nanni, la ragazza ninja con i capelli neri, della mia vita fuori dal rifugio e di come Nanni avesse vissuto fino ai nove anni con sua madre in una tribù, dei cacciatori avevano depredato il suo villaggio e dato fuoco ad ogni cosa, costringendola a vivere nel mondo umano prima di essere trovata da mamma a Manuas, in Brasile.
Mio padre si alzò dal tavolo in cui gran parte degli adulti e mentori – le persone che portavano i propri figli o allievi nei rifugi per allenarli sotto sorveglianza – mangiavano tranquilli e zampettò verso di me, passandomi un boccale di nascosto.
«Ho sedici anni, non posso bere» lo informai.
«Non è birra, scemo» mi prese in giro.
Nanni batté le mani sul tavolo. «È idromele! La Somma Kiral non ce lo lascia bere affatto, dice che offusca i sensi. Lord Azrael, la prego, ce lo faccia assaggiare!» lo pregò.
Le mise una mano in faccia e la zittì. «I bambini non bevono!»
«Ho diciannove anni!» si indignò.
STAI LEGGENDO
La leggenda di Kiral - Il cupido di sangue
Fantasy(II libro ufficiale della saga - sequel di La leggenda di Kiral) As è convinto di essere un normale studente del liceo quando, all'improvviso, viene attaccato da un Demone nel bel mezzo di New York. Salvato da suo padre e un altro misterioso individ...