XIV

41 7 0
                                    

Hypnos aprì la bocca sconvolto. «Non puoi!» obiettò. «Il principino è un Demone reale...»

Gage Bryce aprì gli occhi. «Un Demone? Lui?» Mi tirò i capelli e mi alzò in piedi. «No, a me non pare proprio che questo idiota sia un Demone, però gli occhi... oh, che fuoco puro!»

Kiral fremette. «Vuoi me, lo so, quindi lascia in pace As. Non c'entra con questo.»

Alzò un sopracciglio. «È tuo figlio, anche se lo neghi è una parte di me. Gli avete dato la vita, lo avete tenuto, quindi fa parte di ogni cosa qui» ripeté furioso. «Lo hai portato qui e lo avete fatto restare pur conoscendo i rischi. Posso vedere nella sua testa e lo avete fatto sentire di merda. Ve lo ha mai detto?» Mi passò un braccio sulle spalle e mi coccolò. «Lo hanno preso in giro, umiliato e voi non avete mai fatto nulla. Sono sempre io il genitore cattivo?»

«Sì» dissero in coro Azrael e Kiral.

L'Incubo mi prese il collo e mi spinse verso la vetrata a pezzi. Gli strinsi le dita sulla pelle del braccio per darmi un appiglio in più, mentre con i piedi faticato a tenermi sull'orlo prima del burrone. I miei genitori urlarono e schizzarono per prendermi, il mostro tagliò loro la strada, con la coda colpì Kiral e lei volò via, schiantandosi sulla parete vicino a Hypnos.

«Non biasimare quello che faccio, Sasha, non sei mai stata nessuno. Puoi essere diversa fuori, però io ti vedo per quella che sei e sei la mia fottutissima bambina di quindici anni, la stessa che dormiva con un cazzo di orsetto di peluche perché aveva paura del buio» urlò. «Prima ero nel buio, ora lo sono diventato.»

Kiral si rialzò piano e quando si mise in ginocchio le entrò nella mente, le scardinò ogni protezione mentale, ogni barriera creata per eclissare ogni nemico, e la fece urlare. Come con me, mi fece vedere il lato peggiore di me stesso, l'orrore che avevo vissuto e i rancori che ancora conservavo.

Lei si gettò a terra e si picchiò la testa, strillando. I suoi occhi diventarono del tutto neri, offuscati da quelle terribili memorie di violenza. Azrael le corse vicino, supportandola.

«Non è reale, Kiral! Non è reale!» le ripeteva.

Mamma era in preda ad una crisi.

«Riprenditi pure i tuoi incubi, tesoro. A te penso tra un momento» rimirò con boria. «Ora voglio giocare un po' con te. Avevo detto che le avrei tolto la cosa a cui teneva di più al mondo.»

Faticai ad intendere a cosa si stesse riferendo, mi stava strozzando, poi le sue dita si aprirono e il suo corpo divenne immateriale. Misi un piede nel vuoto e scivolai oltre.

Vidi tutto al contrario e il mio cervello si spense. Le luci del rifugio si allontanarono velocemente e mi trovai a combattere contro il duro rumore del vento delle orecchie, il gelo negli occhi e il bruciore del sangue sulle ferite fresche. Pensai che qualcuno avesse urlato o fu un suono portato dalla brezza fredda, mi risuonò come un'eco in testa e persi il controllo del mio corpo.

Cadevo a capofitto senza pensieri. Ero abbastanza cosciente da sapere che sarei morto, mi sarei spiaccicato sulle rocce della valle e in meno di mezzo secondo il mio corpo sarebbe esploso in mille pezzi per colpa della velocità. Non avrei provato dolore, sarebbe stato rapido e magari mi sarei liberato di ogni peso e rimorso. Avrei dato un enorme dispiacere a Matthew e lui si sarebbe arrabbiato con Kiral e Kiral si sarebbe arrabbiata con Azrael. Era una reazione a catena e l'avrei causata io.

Avrei potuto lasciare tutto, ma non mamma insieme a quel mostro di suo padre, non di nuovo. Azrael l'aveva salvata la prima volta, le aveva dato una possibilità di rinascita e Gage Bryce era tornato a causa mia. Aveva portato un mutante al rifugio per divertimento, per distrarre i miei genitori dal suo vero scopo e far del male a tutti i ragazzi che avevano cercato una casa vera, come me.

La leggenda di Kiral - Il cupido di sangueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora