XXVIII

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(Michele)

Michele spalancò le braccia e le sue ali si allargarono, occupando l'intero spazio del corridoio. Erano molto più grandi di quelle di Angel e Azrael, alcune piume avevano filamenti dorati e pendevano sulla sua massiccia schiena come fasce. Indossava un'armatura di metallo chiara, con spallacci e schriniere decorate di rune magiche. I suoi lunghi capelli biondo grano cadevano morbidi sulle spalle, gli occhi azzurri scintillarono su di me.

Lucifero arrossì fino alla punta delle orecchie e anche mio padre non trovò nulla da dire, nonostante fosse chiaro che entrambi fossero a disagio a trovarsi di fronte un vecchio fratello. Il Caduto si era battuto contro di lui, aveva deciso di cercare una libertà tramite le armi e si erano affrontati duramente, lasciando indietro il loro legame. Azrael era stato un Arcangelo, un fratello per Michele, e nessuno degli altri lo aveva aiutato nel momento del bisogno.

«Asrael» mi chiamò gentile Michele e io alzai il mento, attento.

Deglutii la vergogna subita da Gage Bryce, mi sfregai il viso e andai da lui. Angel aveva le mani giunte e la sua espressione era preoccupata. Seppi che fosse stata lei a chiamarlo, era l'unica che avesse un reale motivo per contattarlo e ne aveva i mezzi. Lucifero e Azrael avrebbero preferito morire anziché chiedere soccorso a quel guerriero.

«Signore» borbottai emozionato, non sapendo come altro chiamarlo.

«Michele» disse gentile. «Chiamami Michele, dopotutto, in un modo o nell'altro, sei mio nipote.»

Evitai di fare una smorfia. Zio Michele era troppo strano e sentii Azrael mugugnare in dissenso alle mie spalle. L'Arcangelo sprizzava felicità e la sua aura mi accecò, era davvero troppo pensante e mi faceva male alla pelle stargli troppo vicino, mi sentivo bruciare. La sensazione sgradevole che percepivo alla bocca dello stomaco con Angel aumentò del triplo di fronte a quell'uomo robusto.

«Angel!» ringhiò Lucifero, sperando di non sembrare aggressivo. «Perché lo hai chiamato?»

«Lo ha fatto di nascosto, ero impegnato con i tuoi Caduti e quando sono rientrato... me lo sono trovato davanti!» sbottò Azrael.

«Mettete da parte l'orgoglio e ascoltatelo» ci zittì Angel. «I Paladini sono immischiati in questa faccenda, stanno combattendo i Cavalieri e sono stati i primi ad accorgersi degli squilibri. Merita di essere ascoltato.»

Kiral fece un sospiro. «Lo sapevi davvero?» lo accusò.

Michele annuì. «Ne avevo il sospetto. E avevo ragione. Mesi fa la Regina bianca ha salvato dal rogo di una chiesa una ragazza e l'ha fatta divenire un membro della guardia celeste come Cavallo. Degli Eretici avevano cercato di entrare in possesso dei libri di Guillaume Aubert, supponendo fossero custoditi in quel luogo. I Demoni hanno saccheggiato vari musei e hanno derubato molti oggetti collegati a quest'ultimo. Per quanto la Regina ci avesse avvertiti, Dio aveva chiuso un occhio sulla questione, ritenendola inutilmente superflua. Credevamo di stessero preparando per un altro ScaccoMatto, invece...»

«Invece vogliono uccidere As!» strepitò Aileen.

Michele la vide in quell'istante e i suoi occhi si fecero pensosi. Senza chiedere guardò Lucifero e lui affilò lo sguardo, protettivo. Aileen aveva la stessa smorfia infastidita del Caduto.

«Capisco» disse. «Da quando Dio vi ha minacciati pensavo foste scappati da qualche parte. Persino il grande Creatore ignora la sua esistenza. Per il momento direi che è meglio così. Che buffo, non credevo che un tipo egoista come te fosse capace di amare qualcosa» giudicò.

«Potrei dire lo stesso di te» rimbeccò Kiral. «Ti sei divertito alle spalle di tutti.»

L'Angelo gonfiò il petto, scontento. «Come hai detto, prego?»

La leggenda di Kiral - Il cupido di sangueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora