10: ricordi

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Lisa Anderson, una volta Lisa Hart, strappava nervosamente le erbacce dal piccolo orticello, borbottando tra sé e sé

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Lisa Anderson, una volta Lisa Hart, strappava nervosamente le erbacce dal piccolo orticello, borbottando tra sé e sé.

«Ma si può? Tutte a me capitano!» ripeteva, e intanto strappava e gettava in un secchio accanto a lei. Aveva solo trentadue anni, era ancora giovane e inesperta.

I piccoli Blake, Oscar e Hudson, di appena due anni, scorrazzavano attorno a lei. Ad un certo punto i bimbi, intenti a rincorrersi con parecchia determinazione, rovesciarono il secchio delle erbacce. Normalmente, Lisa era accondiscendente - forse fin troppo - nei confronti dei gemelli, ma quel giorno era al limite.

«Finitela, imbranati che non siete altro!» urlò.

I bambini si bloccarono, i loro sorrisi si spensero.

Lisa si rese immediatamente conto dell'errore, lasciò ricadere a terra le erbacce che aveva appena rimosso e raggiunse i suoi figli. Si inginocchiò accanto a loro e gli accarezzò i visini identici, poi mormorò con voce flebile: «Perdonatemi, piccoli. La mamma è un po' stanca».

Oscar, Hudson e Blake scossero le spalle, si guardarono per un momento e poi tornarono a giocare.

Quell'episodio venne dimenticato dai bambini, ma non da Lisa. Appena ebbe finito con le erbacce e aver raccomandato ai suoi figli di fare attenzione a non farsi male, mentre giocavano, rientrò in casa. Si diresse nel bagno e prese un nuovo test di gravidanza dal suo nascondiglio, sotto il lavandino, incastrato tra i tubi. Aprì titubante la scatolina. Era il quarto test di gravidanza quella settimana. Se fosse stato nuovamente positivo... non ci sarebbero stati più dubbi. Ma non sarebbe stato così, certo che no; lei non era incinta. Sarebbe andato tutto bene.

Cazzo. No, non sarebbe andato tutto bene. Niente sarebbe andato bene. Incinta. Di nuovo. Com'era potuto accadere? Lisa si costrinse a smettere di piangere. Si guardò allo specchio. I capelli castani legati malamente, gli occhi rossi e gonfi dal pianto, la mano posata sul ventre. «Barty!» chiamò la donna.

Suo marito arrivò in pochi minuti e, nel trovarla in lacrime, si preoccupò. Barty abbracciò Lisa e, nel farlo, il suo sguardo cadde sul test. Barty si irrigidì. «Tu...»

«Sì» tagliò corto la donna.

Non parlarono più della cosa, per tutto il giorno. Si limitarono a rimanere uno accanto all'altra, nel tentativo vano di consolarsi e prendere una decisione.

«Non ci dovete neanche pensare!» ringhiò Carl Hart, il padre di Lisa. «Tu non abortirai!»

«Papà...» mormorò la donna in lacrime. «Silenzio!» ribatté lui.

«Non possiamo gestire anche un quarto figlio... per favore...» tentò di nuovo Lisa.

Carl le tirò un pugno, facendola cadere a terra. «Ti ho detto di no!»

«Carl, per favore...».

Stavolta fu Barty a farsi avanti.

Carl si voltò minaccioso verso di lui. «Chiudi quella boccaccia!»

Barty fece un passo indietro e strinse a sé Lisa.

«Terrete questo bambino» dichiarò Carl.

E così fu fatto.

Angolo autrice

Ci tenevo ad aggiungere questa parte, perché nessuno nasce cattivo. Non sto assolutamente cercando di giustificare i genitori di Liam, che hanno reso la sua vita un inferno, ma di permettere a chi legge questa storia di comprendere a pieno ogni personaggio, anche i più meschini, anche i più odiati. Ogni personaggio merita di svilupparsi ed essere capito. Questa è la mia opinione.

Per chi avesse voglia di supportarmi con commenti/stelline, mi fareste davvero un grande piacere ♥

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