17. Liam: la verità (Parte II)

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«Sei venuto!»

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«Sei venuto!»

Mi voltai verso Andrew. Stava correndo verso di me. Mancava poco all'inizio della partita, ma lui mi aveva detto di aspettarlo all'entrata della palestra, perché voleva salutarmi.

Feci un debole sorriso. «Te l'avevo promesso».

Liam mi abbracciò, una stretta tra amici. Le mie narici vennero inondate dal suo odore, la mia schiena scossa da un brivido. Avrei voluto rimanere così per sempre, tra le sue braccia, tuttavia pochi secondi dopo Andrew fece un passo indietro.

Mi sforzai di sfoggiare un altro sorriso. «Io... io allora vado sugli spalti. Ci vediamo dopo».

Avevo già la nausea, alla sola idea di stare in mezzo a tutta quella gente, così vicini per giunta. Ma per Andrew, l'avrei fatto.

Tu... cominciò Billy.

Però ormai avevo imparato a controllarla, a zittirla. Presi profondi respiri, non la sentivo più. Ero calmo. Salii sugli spalti e, quasi per miracolo, trovai un posto libero. La squadra entrò, indossavano l'uniforme del riscaldamento, verde bottiglia.

La canottiera attillata metteva in risalto gli addominali di Andrew, lasciandogli scoperti i bicipiti muscolosi. Il respiro mi rimase incastrato in gola, mi inumidii le labbra con la lingua senza mai distogliere lo sguardo da lui. Tra un esercizio e l'altro, lui continuava a cercarmi tra la folla, per accertarsi che fossi lì o, magari, che stessi bene. Quella prospettiva mi fece stare bene, forse ad Andrew importava di me. Era la prima volta, un'emozione nuova e piacevole.

Il campo si svuotò di nuovo, i giocatori tornarono negli spogliatoi per indossare l'uniforme ufficiale. In quei brevi attimi, tornai ad accorgermi del brusio attorno a me. Tutti erano lì con qualcuno, chiacchieravano osservando il campo, ma con distacco. Probabilmente non gli interessava neanche la partita, era solo un punto di ritrovo, o un modo per sbeffeggiare quelli dell'altra squadra.

Non ero mai stato ad una partita, prima. Però in fondo mi piaceva. L'atmosfera era carica di eccitazione e aspettativa, e non ero io il centro di ciò. Era rilassante rendermene conto.

Finalmente i giocatori tornarono, stavolta indossavano una divisa blu elettrico, ancora più attillata della precedente. Andrew cercò nuovamente il mio sguardo, io gli sorrisi per dirgli che c'ero, che sarei rimasto a fare il tifo.

Fu lui il primo a prendere la palla. L'afferrò con sicurezza, si voltò e cercò con sguardo apprensivo qualcuno a cui passarla. Si fece vedere un suo amico, ero piuttosto convinto che si chiamasse Tyler. Andrew gli passò la palla e poi si spinse in avanti, liberandosi velocemente di un avversario che tentava di placcarlo.

Era libero, corse per tutto il campo, continuando a schivare gli avversari. Jason e Mason presero il possesso della palla e cominciarono a fare passaggi tra loro, fino ad arrivare in prossimità del canestro, laddove Andrew, alle prese con un giocatore della squadra avversaria particolarmente temerario, li stava aspettando. Mason, che aveva in mano la palla, in quel momento, guardò il proprio capitano, come in attesa di istruzioni. Doveva rischiare? Passare la palla? Oppure tentare lui stesso un tiro, nonostante fosse braccato da troppi per riuscirci?

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