17. Liam: la verità (Parte I)

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Avevo le farfalle nello stomaco

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Avevo le farfalle nello stomaco.

Perché diavolo avevo le farfalle nello stomaco?

Non ci capivo più nulla.

Mi gettai sul mio letto, senza preoccuparmi di cambiarmi.

In realtà qualcosa capii... capii che probabilmente, ero molto diverso da colui che mi ero sempre considerato.

Non avevo mai guardato una ragazza, mai pensato che qualcuna fosse carina. Ripensai a ciò che provavo incrociando lo sguardo di Andrew. Mi mancò il respiro ricordando i suoi occhi che sembravano leggermi dentro.

E compresi. La verità fu come un fulmine a ciel sereno. Mi colpì al cuore come un pugnale affilato. Perché io non volevo solo amicizia da Andrew.


Avevo pensato a lungo. Per tutta la notte. La conclusione era rimasta la stessa. Provavo qualcosa per Andrew, non c'erano dubbi.

La vergogna era bruciante. Mi scaldava le guance, mi riempiva gli arti di brividi. Io ero... gay? Non sapevo come comportarmi. Andrew sicuramente mi avrebbe riso in faccia, se l'avesse saputo. Non avrebbe più voluto avere a che fare con me. Magari avrebbe ricominciato a bullizzarmi.

No, non potevo. Avrei tenuto quel segreto per me, in eterno. Avrei vissuto nell'ombra, come già ero abituato a fare prima dell'amicizia con Andrew. Però non volevo rinunciare a lui... anche se solo come amico, era meglio di niente.

Presi quindi una decisione: nessuno avrebbe mai scoperto il mio orientamento sessuale... ma avrei continuato ad essere amico di Andrew, fino a quando lui avrebbe voluto.

A quel punto mi voltai verso la sveglia. Avevo ancora un paio d'ore per dormire. Chiusi gli occhi e calmai i respiri, ma Billy si insinuò nella mia mente.

Lui non deve sapere. Ti umilierebbe. Sei uno sfigato. Sei sbagliato. Nessuno deve sapere.

Io... io non sono sbagliato, trovai il coraggio di ribattere.

Oh, lo sei eccome. Tu non sei normale, non lo sarai mai. Sei solo uno scherzo del destino, qualcuno che non merita di vivere.

Le lacrime mi pizzicavano gli occhi, tuttavia non volevo mostrare a Billy di essere debole. Presi un sospiro e seppellii il viso nel cuscino, senza più ascoltarla. Poco dopo mi addormentai.

***

«Ehi, Liam!» mi chiamò Andrew.

Avevo cercato di evitarlo per tutta la giornata, tuttavia ora durante la pausa pranzo mi aveva trovato. Non sapevo come, dato che mi ero nascosto in corridoio rinunciando anche a mangiare.

«Ciao...» mormorai.

Andrew non sembrò notare il mio disagio. Si sedette allegro accanto a me. «Ti ho cercato dappertutto! Che ci fai qui?»

Scossi le spalle. «Non avevo fame».

Andrew ridacchiò. «Comunque, sono venuto per chiederti una cosa».

«Ah sì?» ero piuttosto disinteressato riguardo a qualunque cosa stesse per dire. La vergogna mi logorava ancora, e Billy non aiutava di certo.

Tu non meriti la sua amicizia. Sei il rifiuto dell'umanità. Uno scherzo del destino.

Strinsi i pugni, tornando a concentrarmi su Andrew. Mi stava osservando. «Hai capito cos'ho detto?»

«No, scusa... Puoi ripetere?»

«Ti ho chiesto se ti va di venire alla partita, stasera. Sai, per fare il tifo» esitò per un momento. «Per me».

Mi mancò il respiro, interruppi il nostro contatto visivo. Spostai lo sguardo sul muro bianco davanti a me, spoglio, senza nulla. Mi dava l'idea della libertà, ragionai, mentre facevo profondi respiri. Quando finalmente tornai in me, osservai Andrew. Era rimasto in attesa, immobile, con espressione dubbiosa. 

«Scusa» sussurrai. «Verrò con piacere. Vincerete di sicuro».

«Prima o poi mi dirai la verità?» ribattè lui, senza neanche gioire per ciò che gli avevo detto.

Abbassai lo sguardo sulle mie mani. «È complicato».

«Promettimi almeno che farai uno sforzo. Che quando sarai pronto, me lo dirai. Che se avrai bisogno di parlare con qualcuno, non esiterai a venire da me».

Il suo tono era dolce, preoccupato. Non avrei mai creduto fosse possibile. Forse... forse... forse c'era una speranza. Decisi che gli avrei parlato di ciò che sentivo dopo la partita. Anche perché il tono con cui aveva pronunciato "la verità", era incredibilmente allusivo.

«Sì» acconsentii.

Andrew annuì, e poi rimanemmo in silenzio per molto tempo, fino a che il corridoio non si riempì di nuovo di studenti. Lui si alzò, sempre senza dire nulla, salutandomi con un cenno della mano. Non era arrabbiato o deluso; sapeva che preferivo così e aveva imparato ad assecondarmi. Lo persi di vista poco dopo, tra la gente, e solo allora mi concessi di sorridere. Mi voleva. Lui mi voleva.

Angolo autrice

Un nuovo capitolo per voi! Tanti dubbi, poche certezze, molto dolore. Oh, povero Liam!

Chissà se ci sono speranze... o se rimarrà ferito. Se si è solo illuso o è la verità.

Questa in realtà è solo la prima parte del capitolo. L'ho diviso in due un po' perché altrimenti sarebbe stato troppo lungo in confronto agli altri, un po' perché volevo troppo pubblicare questa parte!

Cercherò di attivarmi per pubblicare anche la seconda parte a breve. Abbiate speranza.

Nella prossima parte, Liam andrà alla partita di Andrew... chissà se poi troverà il coraggio di dirgli "la verità", ma non ciò che Andrew vuole sapere, o se terrà tutto per sé?

Lo scoprirete presto ☺♥

Se il capitolo vi è piaciuto, lasciate commenti e stelline ♥♥

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