24. Andrew: dolcezza

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La nostra relazione progredí piano piano

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La nostra relazione progredí piano piano. Liam veniva spesso a casa mia, i miei genitori credevano fossimo amici ed erano sempre più felici di quella frequentazione. Liam mi aiutò a studiare, e cominciai a prendere dei bei voti, a comprendere gli argomenti. Io, in cambio, gli insegnai a giocare ai videogiochi. Inutile dire che imparò in fretta e finì per essere un degno avversario. Molte volte mi batteva, gongolando sorridente e, quando eravamo da soli, abbracciandomi e baciandomi.

A scuola, avevo fatto in modo che Liam venisse accettato nel mio gruppo. Man mano che i miei amici lo conoscevano, si convincevano di quale persona interessante e simpatica si nascondesse dietro lo sfigato timido.

Un giorno come tanti, dopo che ebbe assistito a un mio allenamento, andammo a casa mia.

«Liam?» domandai quando ci fummo rifugiati in camera mia, seduti sul mio letto, Liam appoggiato al mio petto.

«Dimmi».

Sorrisi ripensando a tutte le conversazioni iniziate così, perché ognuna di esse aveva ampliato il nostro rapporto.

«Come va con Billy?»

Si bloccò. Ogni tanto, era capitato che i miei amici ci sentissero parlare di Billy, e si erano così convinti che fosse la sua ragazza.

Liam la prese per tale motivo sul ridere, ma quando si voltò incontrando i miei occhi indagatori, capì che non era così.

Sospirò, prendendomi la mano. «A volte parla, ma sta perdendo potere su di me, quindi capita sempre meno spesso».

«E quando capita?» insistetti. «Liam, devi dirmi tutto, o non ti potrò aiutare».

«La ignoro. A volte è facile, altre difficile. Se non siamo insieme, penso... penso a te. Mi aiuta. Alla fine risolvo facilmente».

Lo abbracciai più stretto e gli diedi un bacio sulla guancia. «Ora dice qualcosa?»

«Che sono ridicolo» ridacchiò.

«Vuoi che faccia qualcosa?»

Ero desideroso di aiutarlo.

Fece un sorriso, uno dei pochi così sinceri che sfoggiava. «Baciami».

E io obbedii, senza esitazione. Premetti le sue labbra sulle mie, insistentemente, ma con dolcezza. Lo accarezzai, esplorai il suo corpo, il corpo del mio Liam. Poggiai la fronte sulla sua, prendendo fiato ma senza allontanarmi.

«Ancora» sospiró.

Non me lo feci ripetere, lo baciai di nuovo, continuando a stringerlo, per fargli sapere che lo avrei protetto per sempre. Non avrei più permesso che Billy, o Mirko, o qualche altro stronzo gli facesse del male.

***

Avevo proposto un paio di volte a Liam di passare un pomeriggio a casa sua, ma lui aveva sempre detto di no. Diceva ci fosse il rischio che i suoi fratelli ci vedessero, o i suoi genitori; per di più, voleva tenersi lontano il più possibile da quel luogo orribile. Io lo capivo, ma sentivo anche il bisogno di vedere laddove era cresciuto, e le persone che gli avevano rovinato la vita.

Provai ad insistere, tuttavia non ottenni nulla; decisi quindi di arrendermi, per il momento. Un giorno, mi promisi, avrei ottenuto quella piccola concessione.

Il tempo passava velocemente, presto iniziò a nevicare, e io e Liam ne approfittammo per tornare bambini. Facemmo la lotta a palle di neve, un pupazzo, l'angelo in quella splendida distesa bianca che avevo sempre amato.

Eravamo in piedi, ridevamo senza controllo. Piano piano smettemmo per prendere fiato. Mi distrassi solo per pochi secondi, ma bastarono perché Liam mi saltasse addosso, afferrandomi per il bacino, e mi trascinasse a terra.

«Liam!» protestai, ma non riuscii a dire altro, perché lui si staccò dal mio bacino, si sedette sul mio petto e mi baciò. Mi aiutò in seguito ad alzarmi, e sembrò essere sul punto di dire qualcosa, ma rinunciò.

«Credo... credo sia il momento di tornare a casa» mormorò.

Annuii, mi avvicinai a lui e lo baciai di nuovo, a lungo. Non volevo separarmi da lui, ma non potevo costringerlo.

Lo guardai andare via con una stretta al cuore.

***

Liam mi chiamò quella sera. Non risposi immediatamente, quasi volessi punirlo, ma non ero in grado di resistergli, così afferrai il telefono dopo a malapena due squilli.

«Ehi».

«Mi spiace per essere andato via in quel modo prima» disse subito.

«Non fa niente... C'entra Billy?»

«Sì... stava... stava per impossessarsi di nuovo di me, avevo bisogno di stare da solo» spiegò.

«Allora non hai nulla di cui scusarti» decisi. «Va tutto bene. Veniamo qui a casa mia anche domani pomeriggio?»

«Sì, ma non pensare nemmeno di oziare; dopodomani abbiamo il compito di chimica» mi ordinò severo.

«Come desidera, professor Anderson» ridacchiai dando uno sguardo all'ora. «È tardi, domattina mi sveglio presto...»

«Come sempre, per allenarti, lo so» concluse al posto mio. «Buonanotte, Andrew».

«'Notte, Liam» risposi sbadigliando.

Quella notte, sognai noi due abbracciati. Sognai di avere il coraggio di dire a tutti la verità.


Angolino autrice

Questo capitolo è un po' meno triste, che ne dite? Anche se un tono "amaro" ci dev'essere sempre, altrimenti non sono contenta. A parte gli scherzi, ciò che scrivo è solo la realtà dei personaggi, non lo faccio apposta... e mi faccio del male da sola ahahah.

La tenerezza aumenta sempre di più, ma Andrew troverà il coraggio di dire la verità? E Liam cosa ne penserà?

Non provate a estorcermi informazioni, non accadrà. Non lo saprete fino a lunedì! O forse, chissà, bisognerà attendere di più. ♥

Intanto, se avete voglia di lasciarmi un commento con le vostre impressioni e la risposta a questa splendida domandina mi fareste tanto piacere (anche una stellina se volete farmi scoppiare di gioia ♥).

Piccolo e innocente spoiler: i prossimi due capitoli tratteranno di NATALE! 

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