12: Ricordi

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Marta Parker, una volta Marta Loil, aveva vissuto una vita assolutamente perfetta

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Marta Parker, una volta Marta Loil, aveva vissuto una vita assolutamente perfetta. Era nata in una famiglia onesta, che non aveva problemi ad arrivare a fine mese, con due genitori splendidi che l'amavano molto. Aveva trovato l'amore della sua vita, Patrik Parker al college e, una volta conclusi gli studi, si erano sposati. Neanche un anno dopo, Marta aveva scoperto di essere incinta. La gravidanza era stata una trepidante attesa per i due sposi, che avevano fatto di tutto per godersi ogni attimo. Quando il loro bimbo era nato, quando Andrew era nato, tutto andava per il verso giusto.

Qualcosa doveva accadere...

A un anno dalla nascita di Andrew, Marta aveva cominciato a stare poco bene. Aveva poche forze, faticava a mangiare, le capitava spesso di svenire. Le venne diagnosticato il cancro. Tutte le notti che il piccolo Andrew dovette passare senza la sua mamma furono un vero inferno. Il bambino non smetteva un attimo di piangere, e Patrik non sapeva cosa fare. Marta era all'ospedale, e non poteva occuparsi del figlio.

Appena vide il marito e il figlio che stava per compiere due anni entrare nella stanza d'ospedale, Marta protese le braccia in avanti per prendere il bambino. Patrik glielo porse con gentilezza e le stampò un bacio sulla guancia. «Stai un po' meglio?»

A quella domanda, Marta si immobilizzò.

«Amore?» insistette l'uomo.

Marta si concentrò sul bambino, guardando ovunque meno che il marito, e poi si sfilò con mani tremanti la bandana che teneva in testa. Quel gesto rivelò la nuca completamente pelata a causa della chemioterapia. «Non sto migliorando» rivelò con voce flebile.

Patrik rimase immobile per qualche secondo, poi l'abbracciò. «Andrà tutto bene».

In quel momento, l'uomo mentiva. Non sapeva cosa sarebbe accaduto, tuttavia sperava con tutto sé stesso che la sua amata Marta guarisse. Sapeva che toccava a lui infondere speranza, e così si impegnò a farlo, insieme al nascondere tutte le sue paure e accantonarle. Si fece forza per la sua amata e per il loro bambino, e non mostrò mai la propria tristezza.

Dopo due anni di terapie, finalmente Marta venne dichiarata guarita. Purtroppo, però, a causa di alcune complicazioni della malattia, le venne detto che non avrebbe più potuto avere figli.

«Perché?» pianse Marta, abbracciando a sé il proprio unico figlio.

Patrik l'abbracciò, senza dire nulla. Sapeva bene quanto la donna avrebbe desiderato avere due, tre, magari anche quattro figli. Per tutta la vita, Marta si sentì in colpa per non aver potuto dare un fratellino o una sorellina ad Andrew. A volte, quando la tristezza si mescolava alla rabbia, Marta si svegliava nel cuore della notte. Piangeva e urlava, si contorceva, non riconosceva alcun tocco o voce. A seguito di quelle crisi, la donna rimaneva stanca e debole per alcuni giorni. Andrew aveva sempre cercato di fingere che la sua vita fosse perfetta, eppure non era così. Lo sapeva bene, quando si premeva il cuscino sulle orecchie e si voltava dall'altra parte, tentando di convincersi che le urla e i pianti non fossero reali.

Angolo autrice

La verità... Ma forse, a questo punto, sarebbe stato meglio non sapere nulla. Ve lo immaginate, il piccolo Andrew rannicchiato tra le coperte, costretto a sentire le urla della madre?

Nel prossimo capitolo, accadrà qualcosa di sconvolgente... qualcosa che cambierà le vite di entrambi i protagonisti... forse per sempre.

Se aveste voglia di supportarmi con commenti o stelline, mi fareste molto piacere ☺

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