23. Liam: liberi da qualunque vincolo

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Andrew ignorò le mie chiamate per una settimana

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Andrew ignorò le mie chiamate per una settimana. A scuola faceva di tutto per evitarmi, sia nei corridoi che in mensa, e non avevamo alcuna lezione insieme.

Non capivo. Gli avevo fatto qualcosa?

Non potevo saperlo, perché mi allontanava, e le poche volte in cui ci incontravamo ignorava ogni mia domanda, senza nemmeno incrociare il mio sguardo.


«Andrew!» lo chiamai.

Si fermò nel mezzo del corridoio. Era in ritardo per la lezione perché si era fermato a parlare con il coach, e io l'avevo aspettato.

«Devo andare a lezione» rispose secco senza voltarsi.

Continuai a parlare come se non avesse detto nulla. «Perché mi ignori?»

Rimase immobile per qualche secondo, ma a me sembrarono minuti interminabili.

In seguito si voltò lentamente verso di me. Aveva gli occhi colmi di lacrime, tremava. Sembrava debole, fragile, come mai l'avevo visto.

«Andrew...» sussurrai.

Non sapevo cosa dire, come aiutarlo, ma non ce ne fu bisogno. Mi raggiunse, appoggiò la testa sulla mia spalla. Si aggrappò a me, lasciandosi andare, liberandosi delle lacrime.

Inizialmente rimasi impacciato, rigido, però poi lo abbracciai, accarezzandogli i capelli. Passai la mano tra le sue ciocche castane, morbide, nel tentativo di rincuorarlo.

«Mi dispiace per averti ignorato» sospirò, stringendosi ancora di più a me.

«Andrew... non che questo non mi piaccia, ma qualcuno potrebbe vederci».

Odiai pronunciare quelle parole, ma sapevo quanto fosse importante per lui mantenere il segreto e non volevo rendergli le cose più difficili.

Annuii e si separò da me, stampandomi un veloce bacio sulla guancia. «Ci vediamo dopo al cancello?»

Acconsentii senza fare domande, non volevo turbarlo ulteriormente. Lo guardai andare via, chiudendo gli occhi potevo ancora percepire la sensazione delle sue braccia che mi stringevano, delle mie dita tra i suoi capelli.

***

«Mi vuoi dire dove mi stai portando?»

«Non ci penso neanche» ridacchiò Andrew.

Eravamo nella sua macchina, viaggiavamo da oltre dieci minuti e non riuscivo a comprendere quali fossero le sue intenzioni.

Dopo poco apparve al lato della strada un cartello che segnava la fine di Sardfille, la nostra città.

«Andrew, sul serio!» insistetti.

Scosse la testa, sorridendomi provocatorio. «È una sorpresa! Ora chiudi la bocca e goditi il viaggio».

Sbuffai, così Andrew mi prese una mano nella sua. A quel contatto mi rilassai. Desideravo sempre più ardentemente dirgli ciò che provavo, dirgli che lo amavo, ma quando aprii la bocca la voce mi rimase bloccata in gola.

«È tutto okay?»

La domanda mi colse di sorpresa, sobbalzai, e ciò fece insospettire Andrew. Mi guardò in cerca di spiegazioni.

«Odio le sorprese...» spiegai scrollando le spalle.

Andrew credette in una presa in giro, ridacchiò e mi scompigliò affettuosamente i capelli.

Arrivammo pochi minuti dopo a un paesello dimenticato, non c'era nulla, ci vivevano pochissime persone.

«Che facciamo qui?»

«Smettila di fare domande, Liam, non ti risponderò. Avrai ogni risposta a tempo debito».

«Crudele» commentai guardandolo male.

Andrew sfoggiò l'ennesimo dei suoi splendidi sorrisi, prima di prendermi per mano e attirarmi a sé. Posò una mano sulla mia guancia.

«Qualcuno potrebbe vederci» sussurrai.

«Nessuno ci conosce, qui... siamo liberi da qualunque vincolo» mormorò di rimando. «Non è una sensazione bellissima?»

Non risposi, circondai il suo collo con le braccia, iniziai ad accarezzargli i capelli. Andrew sospirò, prendendomi per i fianchi e premendo prepotentemente le proprie labbra sulle mie.

Rimanemmo così per chissà quanto tempo, abbracciati, bisognosi l'uno dell'altro, a baciarci riprendendo a malapena fiato.

«Andrew» mormorai alla fine di quel tempo indefinito.

Lui intrecciò le nostre mani, e ci andammo a sedere su una panchina. «Dimmi».

«Non... insomma... non mi hai mai raccontato della tua famiglia» mormorai. «Non sei costretto se non vuoi!» aggiunsi subito dopo.

Andrew strinse di più la mia mano, ma con gentilezza, con amore, senza l'intento di farmi male. «No, va... va bene. Hai ragione, ne hai il diritto».

Fece una pausa, puntando lo sguardo all'orizzonte.

«I miei genitori dirigono un'azienda prestigiosa di abbigliamento» esordì. «L'hanno creata dal nulla, quando erano giovani, si chiama M&P».

«È famosa in città, ma i miei genitori non mi hanno mai comprato nulla... Sai, "non conto abbastanza"» dissi.

Andrew non commentò, sembrava molto concentrato nel cercare il modo giusto per esprimere ciò che voleva dire. «Sono molto impegnati, ma sono delle brave persone e cercano di trovare del tempo per me. Purtroppo però mia madre...»

«Tua madre?» incalzai affettuosamente.

«Quando sono nato, le è stato diagnosticato il cancro» sussurrò a occhi bassi. «Ora... ora grazie a Dio è guarita, ma non ha più potuto avere figli dopo di me, e questo l'ha distrutta. Inoltre, ogni tanto, a causa dei sensi di colpa e della rabbia, ha delle... crisi, diciamo. Urla, piange, non riconosce nessuno, e poi per un paio di giorni è completamente senza forze».

Rimasi senza parole. Ero scioccato, non sapevo come aiutarlo. Accarezzai la guancia di Andrew, scoprendola umida... di lacrime. Mi stupii, non credevo fosse il tipo da piangere in pubblico, ma non mi feci troppe domande e asciugai una per una tutte le lacrime che gli rigavano il viso.

Lo abbracciai, stringendo a me il suo corpo tremante. Mi parve debole, piccolo, indifeso, e feci di tutto per proteggerlo con il mio amore e il mio affetto.

Lui si aggrappò a me nello stesso modo in cui solitamente io mi aggrappavo a lui, come cercando di non affogare nel mare di dolore e sentimenti da cui era circondato, e io lo strinsi sempre più forte, mormorandogli all'orecchio che ero lì e sarei rimasto.

Quando si fu calmato, mi diede un bacio sulla guancia. «Sei la prima persona che mi vede piangere. Sei... sei tanto importante».

Posai il mento sulla sua nuca. «Lo sei anche tu».

Angolino autrice

È inutile ormai, ogni volta che scrivo questa storia devo tenere sotto mano i fazzoletti.

*si soffia il naso*

Ehm... dov'eravamo?

Ah sì... *si ricompone* Andrew ha detto la verità a Liam! Loro due diventano sempre più teneri, il mio cuoricino rischia di sciogliersi!

Sempre meglio, giusto? E se capitasse qualcosa? Mi spiace, non ammetto spoiler. Abbiate pazienza ♥

Se il capitolo vi è piaciuto lasciate commenti e stelline ♥

Prossimo aggiornamento lunedì! ♥

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