31. Liam: non è facile essere sé stessi

398 44 162
                                    

Io e Andrew parlammo a lungo a proposito di come farlo sapere a tutti

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Io e Andrew parlammo a lungo a proposito di come farlo sapere a tutti. Andrew avrebbe voluto fare un annuncio, ma io avevo immediatamente bocciato l'idea a causa della mia timidezza e di Billy che, nonostante avesse cominciato a zittirsi, continuava a intervenire nei momenti meno opportuni. Se avessi lasciato che Andrew facesse quel discorso, probabilmente sarei crollato come a casa sua. Ed era ciò che volevo evitare, dato che avrebbe attirato troppi sguardi.

Alla fine optammo per far fare tutto ai pettegolezzi.

Lunedì mattina entrammo a scuola mano nella mano, sorridendoci teneramente. Ci fermammo davanti al mio armadietto, dove presi i libri per la lezione che sarebbe iniziata poco dopo, in seguito ci salutammo con un bacio tenero e piuttosto intimo, lì, davanti a tutti. Le nostre labbra si incontrarono e, mentre le mie guance si coloravano di rosso, le mie braccia non poterono fare a meno di cercare un contatto con Andrew. Mi lasciai avvolgere da lui e rimanemmo così per un po'.

Con lentezza, Andrew si separò da me, sorrise, e si guardò attorno. Tutti si erano zittiti, ci stavano guardando a bocca aperta.

Già, miei cari. Andrew Parker sta con un ragazzo! Sta con lo sfigato per eccellenza!

Sorrisi a mia volta, strinsi la mano di Andrew prima di lasciarla andare.

«A dopo» mormorò, ed ero così felice ma al contempo imbarazzato che non risposi nemmeno.

Gli amici di Andrew gli andarono subito incontro, chiedendo spiegazioni, ma lui si limitò a sfoggiare un sorriso e a dire: «Più chiaro di così non può essere».

***

Le battutine non tardarono ad arrivare.

Alla seconda ora trovai la scritta "Frocetto" sul mio armadietto, scritto con la vernice rossa. Sospirai di sollievo nel ricordare che Andrew aveva due ore di matematica e che quindi non l'avrei visto nel corridoio, così avrei avuto abbastanza tempo per eliminare quello schifo. Sapevo come avrebbe reagito se lo avesse scoperto, si sarebbe cacciato nei guai, e non volevo che accadesse.

Purtroppo non riuscii a pulire per niente, ma non sarebbe comunque servito: le foto erano dappertutto, accompagnate da commenti osceni e omofobi.

***

Vidi Andrew all'inizio del corridoio. Era furioso. I pugni stretti, la mascella contratta, si faceva strada meccanicamente e con poca grazia tra la gente, tirando spallate senza curarsi di niente e nessuno.

Arrivò davanti a me, mi accarezzò la guancia. «Stai bene?»

«Non è nulla, Andrew» lo rassicurai con sincerità.

«Nulla? Mi stai prendendo per il culo?» sbottò. «Siamo nel ventunesimo secolo, cazzo, non nel millequattrocento! Hai letto i commenti? "Bruciate figli di satana", "Contro natura", "Schifosi"! Dovrebbero solo farsi i cazzi loro, non dovrebbe importargliene niente se noi due stiamo insieme, noi due siamo felici, è questo che conta, punto!»

Concluse quella frase con il fiato corto. Il suo petto si alzava e abbassava velocemente, mentre cercava di riprendere la calma.

Gli presi la mano. «Lo so, è uno schifo, ma ci sono abituato. Sul serio, non è nulla. Se la prendono con me perché sanno che non mi difenderò, ma non è differente da ciò che subivo prima».

«È comunque ingiusto» ribatté.

«Non voglio che ti cacci nei guai per questo. Sul serio, Andrew, sto bene».

Lo baciai, senza pensarci, senza vergognarmi. Neanche quando percepii quello strano formicolio, quegli sguardi puntati su di noi, non smisi neanche a quel punto, non me ne pentii. Quando mi separai da Andrew, mi voltai verso la folla e, a seguito di un coraggio che non pensavo di avere, dissi: «Questo è ciò che siamo, ciò che rimarremo, quindi vedete di farci l'abitudine!»

Non credo di aver mai visto Andrew più orgoglioso di me quanto lo era in quel momento.

***

Quella stessa sera, uscimmo con gli amici di Andrew. Al contrario di tutti gli altri, si mostrarono felici della nostra relazione. Non fecero troppe battutine, o comunque nessuna offensiva, e ci trattarono esattamente come prima.

Mi resi conto di averli giudicati male, così come avevo giudicato male Andrew. Non erano solo atleti stupidi, avevano una mentalità aperta ed erano intelligenti, anche se non sfruttavano questa capacità a scuola.

La serata fu piacevole, Billy rimase zitta e io riuscii ad aprirmi sempre di più con quelle persone, che ormai non erano più sconosciuti, ma amici.

Verso mezzanotte, stanco dalla serata e bisognoso di riposo, salutai tutti e mi diressi fuori.

Era marzo, l'aria era ancora fredda, e mi strinsi nel cappotto un po' tremante. La piccola cittadina di Sardfille era silenziosa, quasi del tutto, lì non c'era molto da fare. Chi si voleva divertire andava nelle città vicine, più grandi e frenetiche.

Camminavo solo, assorto nei miei pensieri, sorridevo ricordando tutti i baci tra me e Andrew. Amavo che non dovessimo più nascondere ciò che eravamo.

All'improvviso, percepii una strana presenza dietro di me.

Mi vennero i brividi, cercai di rimanere calmo, ma non riuscivo a ragionare lucidamente.

Mi fermai e mi voltai lentamente.

Mirko mi restituì un sorriso smagliante. Dalle iridi dilatate e l'espressione folle intuii che doveva essere ubriaco, se non peggio.

«Ciao, Liam. Ti sono mancato?» mentre parlava avanzò di un passo, con lo stesso sorriso inquietante e un luccichio negli occhi pari a quello che aveva poco prima di picchiarmi.

«L-lasciami in pace» mormorai, ma fu quasi una supplica.

Sei patetico, ringhiò Billy.

No... stava riprendendo il controllo...

Mirko si avvicinò ancora, mi prese per la felpa e mi trascinò per qualche metro, fino in un vicolo sporco, in cui aleggiava un odore sgradevole.

La paura mi ostruiva la gola, ma ero tornato impotente, non riuscivo a reagire né a muovermi. Lacrime di terrore mi pizzicavano gli occhi, temevo di sapere già che cosa volesse fare.

«P-perché?» riuscii a sussurrare.

«Per colpa tua sono stato cacciato dalla squadra» ringhiò lui. «La pagherai».

Cercai di divincolarmi, ma Mirko mi spinse contro il muro bloccandomi con il proprio corpo.

«Ora io e te ci divertiamo, frocetto» ridacchiò.

«No...» protestai con voce flebile, ma non riuscii a dire altro.

Mirko mi abbassò la cerniera dei pantaloni. E lì capii che non avevo scampo.

Angolino autrice

Purtroppo, neanche ora che tutti sanno la verità le cose vanno bene...

Povero Liam...

Che cosa accadrà? Mirko finirà ciò che vuole fare, o Liam verrà aiutato?

Se il capitolo vi è piaciuto lasciate commenti e stelline!

Aggiorno lunedì ♥

Voglio solo te |🌈|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora