capitolo 4

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"Mattia!"

Erano trascorse altre due settimane dall'ultima volta che Mattia aveva visto Christian, ma stavolta l'aveva aspettato fuori dall'ospedale, a diversi metri dall'entrata.

Il biondo aveva sollevato lo sguardo dal telefono e se l'era ficcato in tasca mentre l'energico paziente si faceva strada nel cortile. In men che non si dica, Christian era di fronte a Mattia, ansioso di arrivare in palestra.

"Sono settimane che non metto piede fuori." Si guardò attorno. Quel giorno era stranamente freddo, con ogni tanto una brezza che faceva frusciare le foglie morenti. Quegli occhi verdi esaminavano tutto quanto, decisi a non perdersi nulla.

Christian infilò le mani nelle tasche della sua felpa, incurvando le spalle. Espirò con uno sbuffo di fumo. Era più pallido di prima, e le borse sotto i suoi occhi erano più scure. Il moro sembrava esausto oltre ogni dire, eppure era lì, emozionato di andare in palestra.

Mattia non aveva ancora nemmeno aperto bocca quando Christian si voltò di scatto per concedergli tutta la sua attenzione.

"La palestra è più o meno a dieci minuti a piedi, da quella parte." Il biondo indicò la strada.

"E allora andiamo!" il moro si avviò a passo di marcia, costringendo l’altro ragazzo ad affrettare il passo per stargli dietro, che lo volesse o meno.


Il suono cigolante delle loro scarpe sul pavimento della palestra risvegliava in lui così tanti ricordi che Mattia si prese un momento per richiamare alla memoria i vecchi tempi, come se farlo avesse potuto riportarlo indietro a quando danzava ogni giorno dopo la scuola. Dopo un po', riaprì gli occhi con un sospiro, poi avanzò al centro. Si era portato una radio, nel caso non gliene avessero fornita una.

"Che stile di danza praticavi?" domandò Christian ad alta voce, togliendo finalmente le mani dalle tasche della felpa. Teneva la testa piegata all'indietro mentre scrutava la palestra.

Mattia mosse qualche passo. "Latino. E tu?"

Il moro sorrise. "Ero l’insegnante della scuola di mia madre, e il ballerino di hip hop più bravo passato per quel suolo." Imitò il gesto di roteare il braccio, come per fare un trick. "Pensi di poter ballare per me?"

"Certo."

Mattia e Christian mantenevano una sorta di comunicazione non verbale tra loro. Il loro rapporto era quantomeno strano. Il biondo rispondeva freddamente alle sue domande, con poca o nessuna emozione, ma il moro si prendeva a cuore le sue risposte e replicava in tono eccitato. Non sembrava offendersi facilmente. Christian era molto diverso da chiunque Mattia avesse mai incontrato prima.

Dove molte persone si sarebbero distaccate, il moro si aggrappava e non lasciava andare, tanto insistente quanto energico. Era molto inquietante. L’altro ragazzo si voltò e aggrottò le sopracciglia.

Se non fosse stato un paziente, non gli avrebbe dato il suo numero.

Il ragazzo moro accennò qualche passo di nuovo e si mise in posizione.

"È tutto così nostalgico." La voce di Christian traboccava di emozione. Prese un lungo respiro per prepararsi. Mentalmente, era più che pronto, ma non lo era altrettanto fisicamente.

Christian mancò la base dodici volte.

"Merda, merda." Non mascherò la sua frustrazione. "Per favore, rimettila di nuovo!" chiese a Mattia.

“Non c'è modo di fermarti, vero?” Ruotando la rotellina della radio, Mattia rimise la base nel punto in cui il moro avrebbe dovuto ballare. Voleva che Christian ci riuscisse almeno una volta per evitare che la rabbia verso sé stesso lo gettasse in un attacco di panico.

Guardando Christian concentrarsi, Mattia azionò la musica. La cosa lo riportò indietro ai tempi del liceo. Ora bastava solo che il malato prendesse il tempo.

Il suono del palmo della mano di Christian sul pavimento somigliava molto a un'esplosione. Mattia trasalì. Era passato molto tempo dall'ultima volta che aveva sentito un rumore così forte. Era fantastico.

"Ah! Hai visto?" il moro scoppiava di emozione. Era euforico. "Ho appena fatto un trick perfettamente!" Senza esitazione, si mise a correre per l’intera palestra.

Mattia sapeva che probabilmente correre non fosse la cosa migliore per lui, ma non fece commenti.

Dopo tre basi, ci fu un altro boato, e un altro grido di gioia da parte dell'ex insegnante. Mattia alzò le sopracciglia.

"Impressionante." Guardò verso Christian, aspettandosi altre grida di gioia, invece nulla.

Christian aveva lo sguardo fisso su un punto lontano, un'espressione confusa in viso. Dopo un momento parlò di nuovo, a bassa voce.

"Loro... Non sono veramente qui, giusto?" Quelle parole gli uscirono di bocca con riluttanza.

Mattia guardò nella direzione dove si era fissato lo sguardo del moro. Nessuno. Erano le uniche due persone in palestra. Affondò l'unghia del pollice nel suo indice e tornò a guardare Christian.

"Non sono veramente lì." Dovette costringersi a pronunciare quelle semplici quattro parole.

Christian mormorò un "Okay" prima di indietreggiare di svariati passi. "Per favore, potresti continuare ancora per un po'?"

"Certo." Mattia annuì una volta.

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