Quella stessa notte Mattia si svegliò di soprassalto, strappato al sonno dalle sue stesse grida strozzate. Era trasalito violentemente e si era seduto in fretta, tappandosi la bocca con la mano per domare i suoni quasi isterici che ne uscivano. Il suo respiro era affannoso, e il cuore gli batteva più veloce del solito: il biondo riusciva a sentirlo martellare nella sua gola, rendendogli difficile deglutire.
“M- m-erda…”
Era la quinta volta in un mese che doveva strapparsi a forza da un altro incubo. Lo faceva sentire nauseato al punto da doversi raddrizzare a sedere e ingoiare respiri lenti e profondi per calmarsi, e fu proprio quello che fece, allungando le mani a stropicciarsi gli occhi prima di guardarsi nervosamente intorno nella sua camera.
Espirando profondamente, Mattia si voltò a guardare il comodino accanto al suo letto. Il suo telefono era lì. Esitando solo per un istante, allungò una mano ad afferrarlo. Quando lo schermo si accese, trovò lì ad aspettarlo un messaggio di Christian.
“Dormi bene, Matti.” Era stato inviato due ore prima.
Il ragazzo scorse il dito sullo schermo e sbloccò il telefono con mani tremanti.
Da: Mattia (Inviato alle 2:47)
<<Ci sei?>>
Christian:
<<Sì! Matti? Pensavo che fossi andato a dormire.>>
Il biondo dovette aspettare la risposta dell’altro per quasi un minuto. Fu il minuto più lungo che fosse mai stato costretto a sopportare.
Mattia:
<<Mi sono svegliato. Incubi.>>
Christian:
<<Incubi? Hai avuto un incubo? Brutto?>>
Mattia:
<<Beh, abbastanza da svegliarmi.>>
Christian:
<<Svegliarti in modo silenzioso?>>
Mattia:
<<No, più nel modo cliché, dove ti drizzi a sedere nel letto sudando freddo.>>
Christian:
<<Ti stai calmando? Ti senti meglio?>>
Il biondo fissò il messaggio e liberò un sospiro tremolante. A giudicare dalle sue mani ancora tremanti, era chiaro che non si sentiva meglio.
Mattia:
<<Sì. Sono solo un po’ scosso.>>
Christian:
<<Non ti credo sulla parte del “sì”.>>
Mattia:
<<Sono a posto.>>
Christian:
<<Beh, dunque… Vedremo.>>
Aggrottando la fronte, Mattia fissò lo schermo del telefono e appoggiò la testa di lato. Non era da Christian mettere in discussione quello che diceva in modo così diretto.
Mattia:
<<Non c’è niente da vedere…>>
Premette il tasto “Invia” e osservò attentamente il telefono, aspettando che comparissero le piccole ellissi in basso a sinistra sullo schermo. Invece, venne accolto dal nulla. Non ottenne una risposta, né alcun segno che ce ne sarebbe stata una.
Mattia si accigliò e lasciò che la luce dello schermo si affievolisse fino ad annerirsi. Tenne il telefono tra le mani tremanti e chiuse gli occhi nel tentativo di riprendere sonno. Ma era difficile, dato che, ogni volta che cercava di assopirsi, quella paura snervante di rifare lo stesso sogno lo risvegliava di scatto. Gemette e si coprì il viso.
-
Il cellulare del biondo vibrò contro la sua fronte. Sussultò e allontanò la mano per osservare lo schermo.
Christian:
<<Guarda fuori! (@´∀`)ノ>>
“Cosa?” il biondo scalciò le gambe fuori dal letto e raggiunse la finestra. “Impossibile-” Aprì le persiane e guardò giù.
Fuori, nel cuore della notte, c’era Christian, con la sciarpa bordeaux fatta a maglia intorno al collo, una giacca, jeans e pantofole. Guardò in alto e sorrise, sbracciandosi all’impazzata nella sua direzione.
Il ragazzo sgranò gli occhi. “No, no, no, no-” Si staccò dal davanzale e corse fuori dalla stanza, giù per le scale e dritto alla porta d’ingresso. La spalancò e si trovò davanti il moro, che correva verso di lui sorridendo e rabbrividendo a ogni passo.
“Posso entrare?”
“No! No, siamo-”
“Perché no?”
“Torniamo subito in ospedale. Ti riporto indietro.” Mattia sporse le braccia e spinse via l’altro ragazzo.
“Come? No!” si rifiutava di cedere. Questa volta fu lui a spingere via il biondo. “Sono appena arrivato da lì.”
“Esatto, perché è quello il tuo posto!” sentì che le sue parole erano piuttosto dure, ma era l’unico modo che aveva per dirgli la verità. “Sei malato, hai bisogno di assistenza medica.”
“E allora? Non riesco a dormire.” Il moro scacciò le mani di Mattia. “Qual è il problema?”
“È più di questo!” Fece più forza con le braccia, costringendo l’altro ragazzo a fare un passo indietro. “Hai già avuto due attacchi di panico questa settimana, e le tue allucinazioni stanno peggiorando. In questo momento casa mia non è il posto per te.”
“Mi vengono gli attacchi di panico quando non ci sei,” rispose ingenuamente. “E le mie allucinazioni non sono così tremende.”
Mattia digrignò i denti dietro una faccia vagamente irritata. “Smettila di cercare di far finta che non sia questo gran problema… Magari tu non ci credi, ma io…” Si fermò e allungò le braccia per spingerlo ancora. “Andiamo e basta.”
“Non voglio.” Il moro prese le mani del biondo nelle sue.
“Chri, basta.”
“Non voglio tornare indietro!”
“Come hai fatto a sgattaiolare fuori?”
“Sono sgattaiolato fuori! Non fanno comunque molta attenzione a me!”
Il ragazzo liberò le sue mani con uno strattone e fissò il moro. Per quanto la cosa lo facesse infuriare, sapeva che non sarebbe andato da nessuna parte se non l’avesse prima lasciato entrare in casa sua. Deglutì profondamente.
“Vieni dentro.” si fece da parte.
Gli occhi del moro si accesero di quella luce familiare mentre entrava saltellando in casa sua. Si tolse le pantofole e aspettò che il suo amico entrasse. Mattia entrò e si sbatté la porta alle spalle.
“Hai scelto la notte perfetta” disse in tono aspro mentre arrancava su per le scale. “I miei non sono a casa.”
“Non avrei fatto rumore in ogni caso,” gridò il ragazzo, seguendolo.
Mattia sospirò. “Ti riporterò in ospedale entro le sette di domattina.”
“Per me va bene! Pensa che faccia faranno quando mi vedranno arrivare da fuori. Pensa che faccia faranno quando si accorgeranno che non sono nemmeno nella mia stanza.” era euforico.
Il biondo entrò in camera sua e chiuse la porta dietro al moro. “Io vado subito a dormire.”
“Ma pensavo che avessi avuto un incubo.” Christian rimase in piedi accanto al letto.
“Ce l’ho avuto…” S’interruppe per un momento. “…È per questo che sei venuto fin qui? Per l’incubo?”
Il moro lo fissò. “Perché hai detto che stavi bene, e io sapevo che non era vero.”
A Mattia mancarono le parole. Ricambiò il suo sguardo, poi abbassò rapidamente gli occhi. Si tirò debolmente la maglia con una mano. “Capisco.” Allungò una mano per accendere la lampada sul suo comodino.
Sedendosi sul bordo del letto, il moro si passò una mano dietro il collo. “Su cos’era il sogno?”
Mattia si sedette nel letto e si avvolse in un lenzuolo. Gettò quello blu all’altro ragazzo, ricordandosi quanto gli era piaciuto l’ultima volta che gli aveva fatto visita. Lo guardò mentre lo raccoglieva tra le braccia e ci si avvolgeva. Poi il ragazzo lo fissò, in attesa della risposta.
Il biondo sospirò. “Stavo annegando.” Le sue mani stuzzicavano i pallini di lanugine attaccati al lenzuolo. “Annegavo dentro qualcosa di scuro, un po’ come il catrame. Lottavo e cercavo di uscire, ma… non avevo nessun potere. Ero così debole, ed ero arrivato al punto di riuscire a malapena a respirare. La mia faccia era l’unica cosa che spuntava.” inclinò la testa all’indietro per mostrarlo, tamburellando le dita sul mento.
“Mi sforzavo. Ma alla fine, non riuscivo a muovermi. Urlavo, ma non mi usciva nessun suono. Nessuno poteva sentirmi. Non c’era nessuno.” scrollò le spalle. “Il liquido ha iniziato a riempirmi il naso e la bocca, e sono riuscito a svegliarmi solo quando ormai stavo soffocando.”
Dopodiché, Mattia non disse più una parola. Si limitò a stringersi nelle lenzuola che lo circondavano. Girò la testa per guardare fuori dalla finestra, lanciando timide occhiate alla luna.
Il moro si spostò più vicino a lui, stringendo in una mano la coperta che gli era stata data.
Il biondo restò al suo posto, pensando che l’altro ragazzo avrebbe rispettato i suoi spazi personali e sarebbe rimasto a mezzo metro da lui, ma con sua sorpresa, Christian gli appoggiò la testa su una spalla e lo cinse con un braccio.
Mattia si dimenò, a disagio. “Cosa stai facendo?”
“Ti sto consolando?” Ribatté l’altro, alzando la testa. “Non è questo che fanno gli umani?”
Il biondo lo osservò attentamente. “Non parlare come se tu non lo fossi…”
Il moro ridacchiò piano e posò di nuovo la testa sulla sua spalla. Per un momento non parlarono, e la stanza si riempì dei suoni ovattati dell’esterno.
“Hey.”
“Che c’è?”
“Guardiamo Cloud Atlas.”
“No.” Mattia scosse la testa.
Christian brontolò tra sé e sé. “Perché no? Non ce l’hai sul computer?”
“Ce l’ho, ma non voglio guardarlo. È lungo, e l’ho già visto circa sette volte.”
“Beh, se l’hai guardato sette volte, perché non guardarlo un’ottava?”
“Perché sono le tre del mattino e voglio riuscire a farmi qualche ora di sonno. Quando il film finisce, saranno le sei. Allora dovrò accompagnarti in ospedali prima che i dottori si accorgano che non ci sei e vadano fuori di testa.”
Al moro sfuggì una risata, e il suono fece sollevare le sue labbra in un sorriso. “E se l’hanno già scoperto?”
“Sarebbe un problema.”
“E poi metterebbero a soqquadro la stanza per cercarmi.”
“Sarebbe un bel casino da rimettere a posto.”
Girando la testa, Christian guardò il biondo. “Sei sempre così diretto in tutto quello che dici. Come mai?”
“Io… Non lo so.” inspirò lentamente. “Sono fatto così. A volte penso di essere divertente. Ma la gente non ride mai alle mie battute.”
Il moro sbuffò. “Quand’è che avresti mai cercato di fare una battuta?”
“Quando ho detto che per loro sarebbe stato un bel casino da rimettere a posto…” sembrava sinceramente confuso. “Non è stato divertente, neanche lontanamente?”
Christian non poté fare a meno di sghignazzare, inclinando la testa all’indietro. “Quella era la tua idea di battuta?”
“Stai facendo troppo rumore, fai piano.” diede una leggera spinta al suo ospite. Tuttavia, sembrò solo far ridere il moro ancora più forte. Mattia strinse le labbra, frustrato, ma quell’espressione svanì in fretta quando una lieve risata gli sfuggì dalle labbra.
“Beh, adesso stai ridendo…” Cercò di nascondere il proprio sorriso. “Quindi suppongo di essere piuttosto divertente.”
Christian gli lanciò un’occhiata. “Sì, ma per tutti i motivi sbagliati.” La sua risata si affievolì insieme a quella di Mattia. “Sai… Non penso di averti mai sentito ridere, o visto sorridere, se è per questo.”
Alzando una spalla, il biondo afferrò il suo telefono. “Beh, adesso sì.”
Christian guardò lo schermo. “Cosa stai facendo?”
“Sto impostando una sveglia per le sei di mattina.” appoggiò il telefono e lentamente si riappoggiò, posando la testa sul cuscino. Christian fece lo stesso, cingendolo ancora con un braccio.
È strano. Fissò il soffitto e sospirò. Perché glielo stava lasciando fare?
La testa di Mattia ciondolò di lato, in direzione dell’altro ragazzo.
“Spero non ti dispiaccia se dormo” bisbigliò.
“Certo che no. Mi sono presentato a casa tua senza preavviso alle tre del mattino. Hai tutto il diritto di dormire…”
“Spero solo che non sia da maleducati-”
“Non lo è.” Chiuse gli occhi. “Buonanotte.” Il biondo si avvolse nelle lenzuola.
“Ci vediamo fra tre ore.” Sussurrò Christian.
Dopodiché, tra di loro cadde il silenzio completo. Il biondo aveva tenuto gli occhi chiusi per un discreto tempo, cercando di cadere in un sonno profondo, ma si accorse che non ci riusciva, o almeno, non così rapidamente come credeva di poter fare. Mantenne un respiro regolare e controllato per quaranta minuti; sembrava profondamente addormentato, ma si trovava alla deriva tra la realtà e il mondo dei sogni.
Ci fu silenzio, e poi ci fu un suono. Un suono delicato, gentile. Il suono di qualcuno che muoveva il braccio cautamente per non svegliare qualcun altro.
Mattia continuò a fingere di dormire, sentendo che aprire gli occhi e controllare gli avrebbe richiesto uno sforzo molto maggiore che restare immobile. Così continuò a tentare di prendere sonno, senza aspettarsi niente da quel rumore.
Per questo fu sorpreso quando provò una sensazione dolce sulla fronte. Dovette trattenersi con tutte le sue forze dal trasalire sotto quel tocco poco familiare.
Erano dita. Dita esitanti che sfioravano la fronte di Mattia per scostare una ciocca di capelli.
Tenendo gli occhi chiusi, si godette quella sensazione. Riusciva a percepire tutta la riluttanza in ogni movimento della mano di Christian.
Il moro aveva paura di svegliarlo. Così tanto che le mani gli tremavano leggermente ogni volta che scostava i suoi capelli.
In maniera lenta ma graduale, il cuore del biondo accelerò i battiti. Le sue mani si contrassero, e si avvicinò, appoggiandosi al tocco. Purtroppo, si rivelò una mossa controproducente, perché la mano dell’altro si ritirò in fretta. Mattia a quel punto si rilassò, continuando a fingere di dormire.
Dopo aver visto il biondo spostarsi, il ragazzo non mosse più un muscolo. L’ultima cosa che voleva era svegliarlo, quindi restarono in silenzio per diversi minuti di fila. Mattia immaginò che Christian non avrebbe più fatto nulla per il resto della notte; quindi, si concentrò di nuovo sul tentativo di dormire.
“Mi dispiace.”
Quelle parole furono a malapena un bisbiglio, e giunsero senza preavviso. Sembrava quasi che il moro stesse parlando da solo.
Mattia rimase zitto e immobile.
“… Non avrei mai voluto trascinarti nella mia vita…”
Christian inspirò più che poteva. Mattia sentì il suo petto gonfiarsi. Riusciva praticamente a sentire il cipiglio nella sua voce.
“So che sono insopportabile. So di essere una causa persa. E so che lo sai anche tu… Eppure, rimani con me.”
S’interruppe per un momento, poi parlò di nuovo. La sua voce era un lieve tremore.
“Quindi… Grazie.”
Il moro non aveva altro da dire. Appoggiò la guancia sulla testa del biondo e restò fermo, non osando svegliarlo.
Ma ora Mattia non sarebbe mai riuscito a dormire. Le parole dell’altro ragazzo lo perseguitavano, ripetendosi nella sua mente, ancora e ancora.
Deglutì, sperando di liberarsi del nodo che aveva in gola.
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in another life
FanfictionDormire non era più facile come prima, Christian lo sapeva, e ora lo sapeva anche Mattia. [1° in #zenzonelli- 3/8/22] [1° in #lgbt- 4/8/22] DISCLAIMER Questa storia non è mia, ma è una traduzione dell'inglese di un'altra, proveniente da un altro fan...